Doveva essere rimesso al suo posto
Il cippo di Montorio rimane nei magazzini
della Soprintendenza
I tagli del Governo allontanano il restauro
L’Arena domenica 31 luglio 2005 CRONACA, pagina 14Per il ritorno del cippo romano di via delle Logge a Montorio bisognerà attendere. Poco più di un anno fa il masso di pietra della Lessinia, testimonianza tardo imperiale rinvenuta ai primi del Novecento in una zona della frazione in cui sorgevano ville patrizie, venne asportato dalla Soprintendenza archeologica del Veneto per essere restaurato e ricollocato quest’estate nel suo sito originario, vale a dire di fronte alla corte Maggia.
Ma a causa dei tagli del ministero dei Beni culturali, che si ripercuotono sulle attività delle Soprintendenze, il “cubo storico” rimarrà a riposare nei magazzini dell’istituzione veronese ancora per un po’, in attesa che vengano reperiti i fondi pubblici per rimetterlo a posto o quelli di privati, magari della stessa comunità montoriese, che ne finanzino la sistemazione.
I tempi, quindi, si allungano, e di sicuro non ci saranno risposte positive a breve, anche perché questo non è certo considerato un intervento prioritario.
Il “trasloco” del cippo, effettuato in seguito alla segnalazione di alcuni cittadini che ne denunciavano le cattive condizioni, aveva suscitato qualche polemica tra la circoscrizione ed il Comitato dei fossi di Montorio. La questione è finita poi nel dimenticatoio.
Al momento, comunque, l’unica possibilità per facilitarne il rientro è l’autofinanziamento, altrimenti resterà dov’è presumibilmente per parecchio tempo.
I montoriesi possono comunque consolarsi con un cippo sosia di cartapesta, delle medesime dimensioni dell’originale, creato con tanto di iscrizioni latine da un gruppo di giovani della frazione che, tra laltro hanno creato il sito www.montorioveronese.it, lo scorso primo d’aprile. Lo scherzo però non è riuscito in pieno e da mesi il falso cippo, tutto accartocciato, giace vicino alla corte Maggia, sballottato dalla pioggia, dal vento e dalle macchine in manovra.
Per ora, però, è l’unico “masso” presente e bisogna accontentarsi.
Angelo Cipriani
Allarme dei residenti per la scomparsa di uno dei simboli storici del quartiere
Sradicato il cippo romano I montoriesi preoccupati
L’Arena giovedì 15 luglio 2004 CRONACA, pagina 15
Il cippo romano che stava all’ingresso dell’antica Loza conosciuta oggi come Corte Maggia in via Delle Logge a Montorio non c’è più; al suo posto, con tanto di transenne che indicano pericolo, c’è un buco di un metro per un metro. A denunciarlo sono gli stessi cittadini montoriesi che ancora increduli passano davanti alla piccola voragine chiedendosi come mai il cippo romano sia stato sradicato.
A domandarselo sono anche i componenti del comitato fossi di Montorioche da anni vigilano sulle bellezze storiche e paesaggistiche dell’intera frazione cercando al meglio di tutelarla e valorizzarla. «Ero a casa quando sono stato avvisato che due operai della sovrintendenza ai beni culturali stavano asportandolo», racconta ancora incredulo Luigi Alloro, storico del paese. «Non ho fatto neppure in tempo ad arrivare sul luogo che il cippo non c’era già più». È stato Valentino Magagnin membro del direttivo del comitato fossi a lanciare l’allarme di quanto stava avvenendo anche perché fino ad oggi nessuno sapeva che questo reperto archeologico abbisognasse di particolari cure. «L’unica cosa che siamo riusciti a sapere», spiega Lucia Fiorini presidente del comitato, «è che la Soprintendenza ha comunicato lo stesso giorno all’ottava circoscrizione l’intervento che si prestava a fare. Siamo sinceramente preoccupati. Il nostro comitato è da sempre attento a quanto avviene sul territorio tanto più che proprio in questi giorni ci prestavamo a mettere mano ad una proposta di progetto di recupero proprio per questo reperto. Infatti la strada su cui si appoggia è stata più volte asfaltata e mai nessuno ha pensato di isolarlo di modo che le iscrizioni alla base rimanessero intatte. I nostri dubbi sono riferiti al fatto che se effettivamente c’era bisogno di ripulirlo non occorreva a parere nostro spostarlo».
Il masso di pietra è a forma di parallelepipedo, in pietra della Lessinia. Lo caratterizza un’iscrizione latina ascrivibile all’epoca tardo imperiale, vale a dire tra il III ed il IV secolo Dopo Cristo, e da sempre era posto davanti alla cosiddetta corte della decima o Maggia. «È un’ara votiva», specifica Alloro, «che un tale Marco Cincio aveva per testamento ordinato di far erigere a ricordo di se, del padre Publio Cincio e della madre Calidia Seconda. Di questo cippo ne parlano storici antichi come Onofrio Panvinio nella metà del cinquecento nella sua opera Antiquitatum veronensium. E poi ancora Gian Girolamo orti nella Memoria storica sul Castello di Montorio». Il cippo è caro agli amanti della storia di Montoriotanto più che venne alla luce nel luglio del 1908 quando l’allora sovrintende Alessandro Da Lisca diresse i lavori di recupero di moltissimi mosaici rinvenuti nelle ville romane che caratterizzavano la zona. C’è chi afferma tra i presenti che di questi mosaici i montoriesi non ne abbiano saputo più nulla.
«In effetti», precisa Fiorini, «questa è una vasta area archeologica che comprende l’intera via Delle Logge e via Casaletto dove vi era un complesso edilizio romano protetto da un grosso muro a sacco e difeso da torri lungo oltre duecento metri». E Magagnin aggiunge: «Temiamo che come altre nostre testimonianze storiche anche il cippo scompaia e vorremmo delle garanzie». Al suo appello fa eco anche quello di Alloro che conclude dicendo: «Delle numerose iscrizioni che hanno da sempre caratterizzato il nostro territorio questa era l’ultima rimasta. Ora ci è stata portata via dopo che era rimasta nello stesso luogo per ben 16 secoli».
Anna Zegarelli
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