domenica 29 dicembre 2019

Le falsità cristiane che durano da 2000 anni!

Vins Lilly a ANTIKITERA.NET

PIETRO APOSTOLO È STATO IL PRIMO PAPÀ ED È STATO CROCIFISSO A ROMA? DUE FAKE CHE STANNO ANDANDO AVANTI DA 2000 ANNI.
Nei quiz televisivi quando si fanno domande di religione, sbagliano quasi tutti ma ad una tutti sanno rispondere. Chi è stato il primo Papa della chiesa Cattolica...risposta: PIETRO.
Nulla di più falso.
Negli atti degli apostoli (che descrive la prima comunità cristiana) nessuna persona era superiore all’altra, in quanto Gesù era la vite e tutti gli altri i suoi tralci. Pietro e Paolo erano di pari importanza. Pietro è stato definito l’apostolo dei GIUDEI e Paolo l’apostolo delle GENTI. E questo ci porta al secondo punto, che Pietro non si è mai spostato dalla sua terra mentre Paolo ha molto viaggiato portando il messaggio del Vangelo lungo tutte le terre bagnate dal mediterraneo. Pietro invece divenne VESCOVO di Antiochia dal 34 al 64 dc...sino alla sua morte. (Quindi la favola di essere morto a Roma crocifisso al contrario...ecc.ecc. Non è una realtà storica ma influenzata dalla voglia della chiesa Cattolica del 400 dc di dimostrare di essere la continuazione della comunità apostolica delle origini).
Paolo di Tarso invece fu imprigionato dalla comunità di Gerusalemme che lo volevano condannare per le sue predicazioni eretiche (per i sacerdoti di Gerusalemme), ma poiché era cittadino romano ottenne di poter essere processato direttamente da un tribunale romano. Giunse quindi a Roma alla fine degli anni 50 dc dove stette per molti anni agli arresti domiciliari sino all’esito del processo verso il 64 dc anno in cui fu decapitato.
Ma allora quando i VESCOVI DI ROMA divennero PAPI ?
Bisogna andare alla fine degli anni 700 dc.
Nel 728 d.c. Liutprando (re dei longobardi) dono’ ( per motivi politici) al vescovo di Roma la città di SUTRi (Viterbo), sita su un’altura inespugnabile col suo vasto territorio.
A Sutri il vescovo di Roma tenne alcuni concili e fu utilizzata come sicuro rifugio in periodi di pericolo.
Ma poiché l’appetito vien mangiando, il vescovo romano non si accontento della sola Sutri e chiese di più ai longobardi ...che non concessero.
Allora si rivolse allo schieramento opposto (i Franchi).
L’incontro tra il vescovo Stefano II ed il re dei Franchi Pipino, avvenne nel 754 a Quiercy in Francia.
Stipularono un accordo che dette a Stefano II i seguenti territori:
- Il Ducati di Roma costituito da vari nuclei bizantini del Lazio
- lo stato di Ravenna (corrispondente in pratica a tutta l’Emilia Romagna)
- la Pentapoli (Rimini, Pesaro, Senigallia e Ancona).
Dopo questo accordo il Vescovo di Roma poteva ritenersi un Sovrano di tutto rispetto.
Comincio ad ampliare il suo esercito per espandere il suo territorio.
Nel 777 d.c. Alla testa delle sue truppe conquista la città di Terracina strappandola ai longobardi.
Due anni dopo (779 d.c.) il vescovo di Roma Leone III fece il salto di qualità. Questo era accusato di varie nefandezze quali ADULTERIO, SPERGIURO, E CORRUZIONE nella gestione del territorio che amministrava. Il 25 Aprile di quell’anno Leone III, durante una pubblica processione venne picchiato a sangue dalla folla inferocita nei suoi confronti.
Leone III, anche se malconcio, riuscì a scappare dal linciaggio e si rifugia a cavallo in Germania dove chiese la protezione dei Franchi.
In quell’occasione conobbe Carlo (il futuro Carlo Magno) che capi la favorevole occasione che si era creata e presiedette uno speciale tribunale che processo’ Leone III ...assolvendolo da tutte le sue accuse (chi l’avrebbe detto).
Con la fedina penale immacolata Leone III torna a testa alta in Italia nella basilica romana (scortato da Carlo Magno e tutti i suoi soldati).
Il 25 dicembre dell’anno 800 d.c. Incorona Carlo Magno IMPERATORE del Sacro Romano Impero. In quell’occasione ebbe un’occhio di riguardo anche per il figlio di Carlo (principe Pipino) che venne nominato quindi RE D’ ITALIA.
Dopo questa celebrazione tutti gli astanti si prostrarono in ginocchio ai piedi del nuovo imperatore Carlo (Leone III compreso) per la rituale adorazione espressa col Bacio del piede.
Alla fine di ciò il nuovo Imperatore del sacro romano impero si giro e porgendo la mano a Leone III, in funzione dei poteri conferitogli dalla nuova carica nomino’ PAPA il contentissimo Leone III.
Questo nuovo titolo onorifico fu mal digerito da TUTTI gli altri Vescovi che contestarono al vescovo di Roma qualsiasi sua supremazia.
Ma ciò che non poté la dialettica poterono i soldati del sacro romano impero.
Si dovette però aspettare il pontificato di Gregorio VII (1073-1085) che sancì definita mente questa onorificenza arrivando a farsi chiamare “Vicario di Dio in Terra”, ed in quell’occasione furono creati i simboli di questa nuova carica quali la Tiaria o Triregno, del baldacchino e della Sedia Gestatoria.
Da quel momento in poi furono rifatte tutte le cronologie facendo partire il calendario dei PAPI dal primo papa (San Pietro) ...senza neanche chiedergli se fosse d’accordo....ed improvvisamente Gregorio VII divenne il 157’ imo papa della chiesa cattolica.

Pieve di San Lorenzo, montiglio


San Lorenzo è menzionata per la prima volta in un elenco di pievi vercellesi risalente al X secolo. Una pieve era la chiesa principale di una circoscrizione ecclesiastica alla quale facevano riferimento numerosi centri abitati. Nel 1474 San Lorenzo fu sottomessa alla nuova diocesi di Casale. Oggi invece è solamente una cappella cimiteriale a causa dell’abbandono della popolazione del villaggio che nel medioevo si sposta in centri più sicuri e provveduti di difese.
L’edificio si trova a circa seicento metri dal paese di Montiglio
Come molte altre chiese monferrine è ubicata sulla sommità di una collina da cui domina l'incantevole paesaggio agreste. Durante i diversi lavori di restauro succedutisi nel corso degli anni sono venute alla luce alcune lapidi funerarie di epoca romana, questi reperti suggeriscono che un tempo, dove ora sorge la chiesa, esisteva un altare pagano ( è stato anche ipotizzato, tramite un'iscrizione votiva, che fosse dedicato al dio Mercurio). Molto probabilmente anche le popolazione celtiche, che anticamente abitavano queste zone, usufruirono di questo punto di forza della terra. I primi documenti in cui si cita la pieve risalgono al X secolo, in un elenco delle chiese vercellesi, poi verso il 1474 essa passò sotto la nuova diocesi di Casale allora istituita. La pianta dell'edificio è a croce rettangolare a tre navate, nelle laterali sono state ricavate 6 cappelle a pianta semi esagonale e due a pianta rettangolare, vi è una sola abside semicircolare centrale. La chiesa misura circa 16 mt. di lunghezza per una larghezza di circa 8 mt. che divengono 10 mt. nella zona pre-absidale. L'anonima facciata è a capanna e fu ricostruita nel 1959. Vi è il portone d'ingresso e più sopra un rosone circolare. La parete sud ha la muratura di blocchi squadrati di pietra.
In questo luogo è stata rispettata e sublimata l'antica arte di ricercare un punto di forza della terra e di costruirvi sopra un edificio con le metodiche appropriate, ed infine sacralizzarlo. Questo per consentire alla popolazione il contatto ed il dialogo con la divinità e una costante e continua connessione con altri punti di forte energia.
La chiesa di Montiglio è percorsa da tre vene acquifere sotterranee di una buona consistenza, che hanno profondità variabili tra i 18-19 e i 23-25 mt.; è tagliata trasversalmente da una linea sincronica che la collega alle altre chiese romaniche della zona nonché ai più importanti luoghi di culto esistenti.
Le due vene minori si incrociano esattamente sotto l'altare nell'abside centrale, formando una croce latina pressoché perfetta. Sulla vena acquifera che attraversa tutta la navata e che passa poi sotto la porta di ingresso, delimitandone la larghezza, è stato congeniato un percorso di guarigione. Si tratta di una serie di punti sacralizzati e tarati a frequenze diverse. Entrando nella chiesa e sostando sulla pietra di ingresso a zero unità biometriche, la nostra energia biofisica riceve una sorta di reset che ci dispone ad assorbire e far nostre le altre frequenze che passo dopo passo incontreremo e che in un saliscendi vibratorio risuoneranno in noi e in tutte le nostre cellule.

La Stele di Metternich

 Si tratta di una stele che fa parte della collezione egizia del Metropolitan Museum of Art di New York, alla quale son state attribuite proprietà taumaturgiche al confine fra magia e medicina.
È stata datata attorno al attorno al 380-342 a.C., durante il regno di Nectanebo II della XXX dinastia egizia. Tuttavia, rimane sconosciuta la provincia imperiale di provenienza.
La funzione principale della stele di Metternich era la cura magica dai veleni, soprattutto quelli degli animali. L'acqua veniva fatta scorrere sulla stele e raccolta, per poi essere bevuta dalle persone intossicate. La persona si sarebbe identificata col bambino Horus, che aveva sofferto le stesse pene. Durante questo processo venivano recitati riti religiosi.
I primissimi incantesimi della stele sono relativi ai rettili e ad altre creature pericolose. Il più importante era il demone serpente Apopi, nemico di Ra per il quale rappresenta il diavolo. L'incantesimo obbligava il serpente a perdere la testa e ad essere arso in pezzi. La seconda metà dell'incantesimo avrebbe obbligato il serpente a vomitare, e mentre il sacerdote pronunciava l'incantesimo anche la persona malata avrebbe vomitato, liberando il suo corpo dal veleno.
Il successivo incantesimo era diretto ai gatti. Il gatto conteneva un po' di un dio o di una dea, ed era in grado di distruggere qualsiasi tipo di veleno. L'incantesimo chiedeva a Ra di aiutare il gatto quando ne aveva bisogno.
Buona parte della stele è coperta di inscrizioni che raccontano storie, come quelle già descritte che parlano di veleni e cure. La più famosa è la storia di Iside e dei Sette Scorpioni. Questa storia occupa la maggior parte della stele, e fa riferimento soprattutto ai disturbi legati ai veleni.
Iside era la madre di Horus, ed assieme a suo padre Osiride governava il mondo dei vivi. Osiride fu ucciso dal fratello Seth, geloso del suo potere. Quando Iside e Nefti lo scoprirono, riportarono in vita Osiride con l'uso della magia. Seth era arrabbiato ed uccise di nuovo Osiride, spezzandone il corpo in molte parti e spargendone i resti per tutto l'Egitto. Osiride divenne quindi faraone dei morti e dell'oltretomba, mentre il mondo dei vivi non era governato da nessuno.
Seth era contento, pensando che sarebbe diventato il faraone dei vivi, ma non sapeva che Iside era incinta del figlio di Osiride. Egli sarebbe diventato faraone dei vivi per diritto di nascita. Dopo che Iside ebbe dato alla luce Horus, si pensò che il bambino sarebbe diventato faraone dei vivi, ma ancora una volta Seth scoprendolo divenne furioso.
A questo punto sulla stele inizia il vero incantesimo. Seth fece avvelenare il bambino da uno scorpione, spesso associato col serpente demone Apopi. Iside fu incredibilmente addolorata dalla morte del figlio, e chiese aiuto a Ra. Egli inviò Thot, il quale riportò in vita il figlio. A partire da questo momento Ra diventa un difensore di Horus, come avrebbe fatto il padre Osiride se fosse stato in vita.
Horus visse, ed in seguito si scontrò con Seth per decidere chi sarebbe stato il faraone dei vivi. Durante il combattimento Seth strappò un occhio a Horus vincendo la battaglia. È da qui che nasce la simbologia dell'occhio di Horus. Seth divenne di nuovo faraone dei vivi. Iside non poteva stare a guardare, dato che suo figlio era il re di diritto. Si recò nell'oltretomba travestita, in cerca di Seth. Gli disse che qualcuno cattivo aveva rubato al figlio qualcosa che era suo di diritto. Seth ordinò di rimediare al problema, non sapendo a chi si stava riferendo. Iside si mostra a Seth ed egli tenta di ritrattare, ma Ra fa da testimone nominando Horus faraone dei vivi.
La maggior parte della stele parla di come Horus fu avvelenato e curato. Gli antichi Egizi utilizzavano la stessa cura per le persone comuni. I malati avrebbero avuto al loro interno lo spirito di Horus, e quindi potevano essere curati allo stesso modo di Horus stesso. Le storie riportate su questa stele, soprattutto quella di Iside e Horus, sono tra le più complete ritrovate sui monumenti.
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https://flic.kr/p/czbSmE
#quandoildestinodiventafato

L'ABBAZIA DI FARFA


Nel cuore dell'antica terra Sabina, ai piedi del monte Acuziano, in un'atmosfera di mistico silenzio, che avvolge anche il caratteristico Borgo che la circonda, sorge la storica abbazia di Farfa, immersa nel fascino di una natura verdeggiante e sorridente, nella fresca aria mattutina che si respira intorno, riscaldata da un dolce sole i cui raggi oltrepassano i rami degli alberi, prima di giungervi.
L'abbazia di Farfa è un luogo particolarmente attraente, ricolmo di pace, di serenità, di semplicità, come sono semplici i monaci benedettini che vivono, in un clima di profonda spiritualità, la loro vita quotidiana tutta dedita al Signore e alla Madonna, alla quale essa è dedicata.
Fu dichiarata monumento nazionale nel 1928, per la bellezza architettonica ed artistica del monastero e della basilica, testimonianza di una storia più che millenaria tra periodi di grande splendore e periodi di decadenza o addirittura di distruzioni e dispersioni, seguiti sempre da rinascite e ricostruzioni, sì che ancor oggi l'abbazia è un centro di cultura e di spiritualità. Straordinaria anche la fioritura della santità, dal primo al secondo fondatore, rispettivamente S. Lorenzo Siro e S. Tommaso da Moriana, fino ai Beati Placido Riccardi e Ildefonso Schuster.
Tante le visite di re, imperatori e papi fino a quella di Giovanni Paolo II il 19 marzo 1993. Migliaia i visitatori che oggi la frequentano per ammirare il patrimonio di cultura e di arte che essa custodisce e rende accessibile e per il desiderio di trascorrere qualche ora o qualche giorno di riposo fisico e spirituale, usufruendo anche delle strutture di accoglienza e di ristoro, nonché del parco e delle passeggiate nella proprietà della Fondazione "Filippo Cremonesi", che comprende pure le caratteristiche abitazioni del Borgo di Farfa con le graziose botteghe gestite da abili artigiani.

Sirio: la stella che ci guida

Quest’ ora è notturna e veritiera
Sirio giudica dall’alto, mentre le ombre
tacciono
J.Saramago

Non Attaccarsi all'Illuminazione




Il Sesto Patriarca, Hui Neng, ha detto: "Dimorare nella vacuità e mantenere una mente calma non è zazen". Inoltre, "Lo Zen non è limitarsi a starsene seduti a gambe incrociate".
Vi confonderà, questo, se non capite che cos'è la nostra pratica e vi attaccate alle parole; ma se capite che cos'è il vero Zen, sapete anche che le parole dei Patriarchi intendono, in un certo senso, metterci in guardia.
[...] Se avete praticato il vero zazen sarete felici di tornare alla vita quotidiana, ma se provate qualche esitazione vuol dire che siete ancora attaccati allo zazen. Per questo il Sesto patriarca ha detto: " Se dimorate nella vacuità e vi attaccate alla pratica, quello non è vero zazen".
Quando praticate zazen, attimo dopo attimo, accettate quello che già avete ora, in questo momento, e siete soddisfatti di quello che fate. E' sufficiente che lo accettiate senza avere nulla da recriminare. Quello è zazen. Anche se non ci riuscite sapete cosa fare, quindi sedervi in zazen vi spinge a fare anche altre cose. Proprio come accettare il male alle gambe mentre sedete in meditazione, accettate la vita di tutti i giorni anche se potrebbe essere molto più difficile che non praticare lo zazen.
Se riuscite ad assaggiare il sapore della vera pratica [...] e poi tornare alla vostra vita attiva e indaffarata senza perdere il sapore ella pratica, questo vi sarà di grande aiuto. Anche se è difficile, anche se siete molto occupati, porterete sempre nella mente il sapore della calma, non perchè ci siete attaccati ma perchè l'avete goduto. [...]
Può darsi che crediate di avere raggiunto l'illuminazione, ma se siete occupati o presi in qualche difficoltà e pensate di doverla sperimentare di nuovo, quella non era vera illuminazione: è un qualcosa a cui vi state attaccando. [...] L'illuminazione non è qualcosa che potete incontrare dietro appuntamento. Se organizzate la vostra vita, non ci sarà bisogno di prendere appuntamento: lei si presenterà all'angolo di strada dove la incontrate sempre. La nostra Via è fatta così. E' una stupidaggine.
E' così che si raggiungere l'illuminazione. Non c'è niente da ridere. Sto parlando di una cosa reale. Non prendere appuntamenti significa non aspettarsi l'illuminazione, non attaccarvisi.
Quando siete mossi dall'illuminazione vi basta anche solo vederla, anche un'occhiata sola, per essere felici tutto il giorno. Se pretenderete troppo da lei significa già che siete attaccati all'illuminazione.
"Limitarsi a dimorare nella vacuità non è vera pratica". "Senza dimorare nel nulla, si ha la vera mente". Se vi attaccate a qualcosa, dunque, perderete la vostra illuminazione.
Anche se fate di tutto per ottenere un appuntamento, non funziona.

Shunryu Suzuki Roshi 


© Tora Kan Dōjō

sabato 28 dicembre 2019

Lo sciamano amerindo Don Juan

“Aprire gli occhi su qualcosa è sempre
una faccenda molto personale.”
(don Juan Matus)
Nel 1960 il giovane antropologo Carlos Castaneda viaggia tra il deserto messicano di Sonora e l’Arizona per cercare notizie utili alla sua tesi in Antropologia nell’Università della California a Los Angeles. Alla stazione degli autobus incontra don Juan Matus, un vecchio indios Yaqui esperto di peyote che rivede molte volte per raccogliere informazioni sulle piante medicinali usate dagli indiani messicani.
Dopo un anno di incontri e interviste, il vecchio indiano gli concede la sua fiducia e lo introduce nel suo mondo. Don Juan gli rivela che lui è un nagual come pure Carlos, perciò lo prende come suo apprendista. Castaneda affronta un addestramento lungo 15 anni che descrive nei 13 libri che raccontano le sue esperienze con don Juan.

Un libro straordinario

La ricerca di Iside
Autore
Jurgis Baltrušaitis
Risvolto
Sin dai tempi di Erodoto, l’Egitto ha esercitato una singolare fascinazione sull’Occidente. In confronto agli Egiziani, i Greci si sentivano «giovani» – e nella sapienza egizia vedevano un antico e ben custodito tesoro. Da allora a oggi, si può dire che tale fascinazione non sia mai cessata, assumendo le più varie forme: l’Egitto ispira il Rinascimento ermetico e i progetti rinnovatori di Giordano Bruno così come, secoli più tardi, ispirerà la moda dei mobili Impero o i camini di Piranesi. Chiunque si accingesse a una ricerca delle origini approdava all’Egitto. E un’immensa attrazione esercitava la scrittura geroglifica, in cui molti riconoscevano una forma di comunicazione non discorsiva, superiore a quella della scrittura alfabetica, più adatta di questa a trasmettere i segreti celati sotto il velo di Iside. Il mito della dea sembra così presiedere, in tutte le epoche, alle speculazioni più ardite, compositi grovigli dove l’erudizione e la fantasticheria spesso si intrecciano inestricabilmente. Occorreva allora il maestro delle anamorfosi, degli specchi e delle aberrazioni – Jurgis Baltrušaitis – per ricostruire alcuni dei passaggi più oscuri e sorprendenti di quel sinuoso percorso che Iside ha compiuto nell’immaginazione occidentale, percorso che si iscrive a pieno diritto nella storia e nella dottrina delle «prospettive depravate». Di questo «Egitto assoluto» troveremo le tracce nei luoghi più distanti: dalle pagine del pansofo Athanasius Kircher alle scene del Flauto magico, dalla Lapponia alla Bastiglia, dai templi druidici a quelli massonici. Sotto il sigillo dell’«egittomania», l’Europa ha raccolto molta della sua follia e della sua sapienza. «Un’iconografia fantasiosa aggiunge una nota di bizzarria a queste evocazioni dell’Egitto esteriore. Quest’ultimo si trasfigura continuamente sconfinando in regioni nuove, teologiche, scientifiche ed etnografiche ma rimane sempre un miscuglio di stranezze, paradossi, ragionamenti rigorosi e falsi poetici, corrispondenti in un certo senso agli “aromi” che Iside, secondo gli autori dell’Antichità, aveva fatto amalgamare alla cera colata nelle false immagini del morto Osiride. La leggenda del mito egizio non è soltanto la nostalgia di un paradiso perduto. È anche una logica implacabile che sfiora il delirio e un’erudizione posta al servizio del sogno».
Pubblicato per la prima volta nel 1967 e riapparso nel 1985 nella presente edizione ampliata, La ricerca di Iside, è il «terzo e ultimo pannello del polittico delle Prospettive depravate».

Forze magnetiche che si sprigionano in pietre particolari a forma di piramide


La piramide che ha sconcertato gli scienziati di tutto il mondo
Piramide di Ben-la piramide magnetica nera.
Questa piramide ha sconcertato gli scienziati e per migliaia di anni non sono stati in grado di risolvere il mistero.
La piramide è fatta di pietra nera ma non è una pietra ordinaria perché tutti i suoi componenti non esistono sulla terra - La pietra di ferro nero non esiste se non nello spazio dei meteoriti. E quì c'è un altro mistero perché è una pietra di ferro molto dura e difficile da lavorare e forare, quindi come è stata tagliata in modo così preciso negli angoli e nelle sfaccettature dandole questa raffinatezza unica?

Che orribile scempio !!


L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Questo è quanto sta accadendo al castello svevo-angioino-aragonese di Manfredonia (Fg). Si tratta di "lavori appaltati dal Segretariato regionale Puglia MiBACT e autorizzati dalla Soprintendenza" atti a realizzare un ascensore per disabili. Fine meritorio ma siamo sicuri che sia la via meno invasiva per consentire a tutti di fruire della struttura?

L'AMARO CASO DELLE BASILICHE DI CIMITILE

LA VERITÀ STORICA SULLE ORIGINI CRISTIANE RESTA UNA CHIMERA ANCHE SE CI SI DEDICA SOLO ALLA STORIA LOCALE
Esistono realtà archeologiche per la storia del cristianesimo primitivo di estremo rilievo in Campania, rilevanti non solo per la storia locale, ma quella di tutte le primissime comunità cristiane, come il complesso delle Basiliche di Cimitile, che danno allo studioso che volesse dedicarvisi, dolori da fare invidia a quelli del parto.
Qui , un atteggiamento "predatorio" nei primissimi interventi archeologici italiani, seguito da successivi studi diciamoli "possessivi" tedeschi (ad oggi risulta scomparso il diario del sovrintendente Chierici che solo in Germania continuano a leggere), completato dall'atteggiamento "baronale" tipicamente culturalmente servile degli ultimi studi, ha determinato una totale "fraudolenta" mis-comprensione del fenomeno con palesi e roboanti errori e ipotesi interpretative "di comodo", basate su postulati non dichiarati fatti diventare certezze.
Quel che ne esce fuori é un pastrocchio risibile dove invece si avrebbe a disposizione un gioiello di straordinario interesse per studiare il rapporto tra le prime comunità di origine ebrea siriaca e la loro trasformazione in comunità protocristiane.
Ci sarebbe da studiare a fondo casi di trasformazione in edifici cristiani di ambienti inizialmente adibiti a sinagoghe con caratteristiche tipicamente italiche (con palesi similitudini con altri singolari casi italiani come Bova Marina) a loro volta provenienti dalla conversione sacrale di ambienti adibiti ad uso civile ( e non parlo di domus ecclesiale ma del cubicula di un rabbino) come la Basilichetta dei Martiri.
Ci sarebbero da studiare affreschi assai singolari come un Adamo ed Eva del II-III secolo (!!!!!) dove l'albero viene aggiunto successivamente a tempera sull' affresco precedente ad imitazione di un analogo dipinto presente nelle catacombe di Napoli.
Peccato che il pastrocchio di cui sopra, e il sistematico fraudolento depredamento di materiali archeologici e di archivio, insieme alla "intimidazione" culturale, fa rendere piste di indagine che sarebbero d'obbligo, come queste, un vero e proprio suicidio accademico.
Ed ecco che palesi evidenze tipicamente ebraiche, come sepolture totalmente prive di corredo funerario o presenza di lampade votive ebraiche e presenza certa di folte comunità ebraiche nel II e III secolo, seguite da chiari riferimenti nel poderoso materiale documentale degli inni di Paolino di Nola debbano essere totalmente ignorate.
Si lascia quindi spazio alle indicate risibili analisi stratigrafiche dove ció che si trova piú in basso finisce per essere piú recente di ciò che sta piú in alto, o che danno per scontato che quelli che con evidenza appaiono i resti di una antica villa rurale romana (peraltro citata nei testi di Paolino di Nola) siano quelli di un cimitero pagano.
Alla fine se si aggiunge anche che gli ambienti vengono resi inaccessibili, anche solo per una visita turistica, a chi propone nuovi elementi di indagine, non resta che un tale voltastomaco da obbligarti a mandare tutti a farsi sodomizzare insieme ai tanti italici baroni e lasciare imperare la italica mediocrità.
Resta solo il sogno che un giorno anche in Italia possa giungere il rispetto umano, la libertà dallo strapotere ecclesiastico nello studio storico delle origini cristiane e lo stile accademico anglosassone ove la scienza viene prima degli "affari" e della "chiesa" laica o religiosa di appartenenza.
Ma in questo paese dove lo stile "mafioso" impera in tutti i gangli del potere economico e culturale questo resta un sogno che tale rimarrà fino alla notte dei tempi...e intanto le testimonianze storico archeologiche si disgregano inascoltate sotto i nostri occhi.

ORIONE-ORIOLO:

Oriolo Romano e Orione
Il collegamento tra Oriolo ed Orione
"Già il nome Oriolo sembra richiamarsi ad Orione, ma un ulteriore collegamento, più profondo, ci consente di associare queste due realtà:la costellazione è perfettamente allineata con la planimetria di Oriolo, come in alto così in basso.
Lo stesso Giorgio III Santa Croce, fondatore nel 1562 di Oriolo, ne indicò le direttrici riportandole su una mappa che si trova all’Archivio Segreto Vaticano. La costellazione di Orione è ben visibile nel confronto con la mappa del Catasto Gregoriano posizionando la cintura con l’inizio delle 3 vie, che nella planimetria risultano perfettamente sfalsate come le 3 stelle centrali della Costellazione o della cintura di Orione.
Se poi allarghiamo la visuale, e ci riferiamo alla carta tecnica regionale in scala 1:10000 del 1990, la costellazione di Orione combacia perfettamente con la particolare morfologia urbana: la clessidra è visibile ad occhio nudo e le stelle di Orione corrispondono a punti molto particolari di Oriolo, infatti:
• Betelgeuse, chiamata anche Alpha Orionis, è una grande stella rossa nella costellazione di Orione. È la 13ª stella più brillante del cielo, una supergigante rossa, e uno dei vertici del triangolo invernale; corrisponde al bivio per la Mola.
• Heka o Meissa (ë Ori) è la testa di Orione, corrisponde alla chiesa di San Rocco.
• Bellatrix (ã Ori), di magnitudine 1,7: “la donna guerriera” forma la sua spalla sinistra. Indica la via verso la faggeta.
• Alnitak, Alnilam e Mintaka (æ, å e ä Ori) compongono la Cintura di Orione. Queste tre stelle brillanti messe in fila bastano da Sole per identificare la costellazione.
• Alnilam: corrisponde alla piazza Umberto I.
• Mintaka: corrisponde alla chiesa di San Giorgio.
• Saiph (ê Ori) di magnitudine 2: si trova all’altezza del ginocchio destro di Orione. È allineata insieme ad Alnitak lungo l’asse della via delle Olmate dove si racconta vi fossero due colonne.
• Rigel (â Ori) è la stella più luminosa della costellazione (magnitudine 0,2). Situata all’altezza del ginocchio sinistro, è una supergigante blu estremamente calda e luminosa. Corrisponde al convento dei Cappuccini
Fonte:
https://sites.google.com/…/orioloromanoobserv…/oriolo-orione
 Nessuna descrizione della foto disponibile.

venerdì 27 dicembre 2019

I grandi Iniziati

Pitagora, Cristo, Buddha, Zarathustra e l'India
Di Cesare C. Torella di Sanleucio

Tutta la Tradizione esoterica e mistica in Occidente ci perviene attraverso Platone e il suo maestro Pitagora. Lo stesso Cristianesimo storico e Gesù storici nascono in un'ambiente fortemente influenzato dal Platonismo. Quello di Esseni e Terapeuti era, infatti, il nome che si davano i Platonici trai Giudei. In generale, ritengo molto interessante quanto ci tramanda la Tradizione neo-platonica circa le origini di Pitagora.
Sappiamo, infatti, come questo antico iniziato vivesse in Magna Graecia, tra Crotone (Calabria) e Metaponto (Lucania).
Tuttavia, secondo quanto ci tramandano i biografi appartenenti alla sua stessa Scuola - Porfirio e Giamblico -, Pitagora avrebbe acquisito le sue conoscenze durante alcuni viaggi in Oriente: in particolare, il Padre dei Filosofi avrebbe visitato l'Egitto e la Media (Persia), spingendosi fino in India. Altresì, secondo la medesima Tradizione, in India sarebbe stato iniziato anche Apollonio di Tiana, filosofo pitagorico del primo secolo dopo Cristo. Anche questi come Pitagora e Platone, sarebbe vissuto tra Grecia e Italia meridionale (Magna Graecia).
D'altra parte - come più volte ho scritto -, all'India ci collega anche l'ascendenza del medesimo Abramo ovvero Rama di Ur. Tutto ciò non fa che ratificare quanto asserito da Guenon ovvero che India ed Egitto fossero i due Centri Iniziatici dell'antichità, che a loro volta trasmettevano gli insegnamenti ereditati rispettivamente da Iperborea ed Atlantide (Centri già scomparsi nell'Antichità). Infine, vi prego di notare un altro aspetto che unirebbe le figure di Pitagora, di Buddha e dello stesso Cristo.
Secondo i Pitagorici, il loro fondatore sarebbe stato un sacerdote del Sole o Apollo e proprio a questo Dio rimanderebbe il nome stesso del Maestro: infatti, il nome Pitagora deriverebbe da Pizio attributo di Apollo, in quanto uccisore del demone Pitone.
A sua volta, anche Buddha si vuole che discendesse, attraverso Rama, dal dio Sole o Surya. Ad Apollo, tuttavia, era stato identificato lo stesso Cristo, di cui si celebrava la Nascita il 25 dicembre - ovvero nel Dies Natalis Dei Solis - e al quale rendevano omaggio tre Re Magi venuti dall'Oriente. Ora, quest'ultimo dettaglio ci riporta ancòra alla medesima Tradizione. Infatti, quello di Magi era appunto l'attributo dei Sacerdoti di una religione dello stesso ceppo arya: quella persiana di Zarathustra.
Nell'immagine, busto di Pitagora.
Foto pubblicata da Wikipedia, alla voce corrispondente.



giovedì 26 dicembre 2019

Aion Zervan


Aion, Divinità mitraica del Tempo Eterno.
In vari templi mitraici sono state trovate rappresentazioni di una figura mostruosa, con una testa di leone e un corpo umano intrecciato da un serpente. Su nessuno di questi, tuttavia, c'è un'iscrizione che dica esattamente quale divinità è rappresentata. Diversi tentativi sono stati fatti, in particolare negli ultimi anni, per equiparare questa figura ad Ahriman, il dio del male, un suggerimento del prof. R. Zaehner di Oxford e accettato, con riserva, dallo studioso belga dei persiani, Duchesne-Guillemin. È vero, ci sono alcune iscrizioni dedicatorie ad Ahriman, ma sono scolpite su altari e ne sono registrate solo tre, una a Roma, in Inghilterra e in Austria. Avevano ovviamente l'intenzione di placare il dio del male e di implorarlo di scongiurare la sua forza magica, e dovevano essere state inscritte da seguaci di Mitra che erano molto turbati che preferivano invocare lo stesso Ahriman piuttosto che riporre completa fiducia nel proprio dio. A noi sembrerebbe strano trovare un altare dedicato al diavolo in una chiesa cristiana, ma per l'antico modo di pensare questo non era insolito e persino sacrifici di cinghiali furono fatti per pacificare il malvagio Ahriman.
La figura dalla testa di leone è il dio del Tempo chiamato Aion dai Greci e Zervan nella letteratura persiana. Per quanto riguarda i testi persiani, si devono distinguere tre diversi aspetti del Dio del Tempo. Secondo l'insegnamento ortodosso di Zarathushtra, Zervan è una creatura di Ahura-Mazda, il Dio del Bene. Secondo una seconda teoria, tuttavia, c'erano originariamente due archetipi, quello del Bene e quello del Male. Una setta sassanide separata considerava Zervan Akarana, Tempo infinito, come la causa e la fonte di tutte le cose. Ahura-Mazda e Ahriman nacquero entrambi da Zervan e furono soggetti a lui, e i seguaci di questo culto si chiamarono Zervanisti. Sembra plausibile che lo stesso Zervan, dopo aver subito tutti i tipi di influenze straniere, sia stato ammesso nel pantheon mitraico e che la figura con la testa di leone non sia altro che Zervan che era identificato nei testi greci con Kronos e, nel mondo romano, con Saturno. Questo dio è per lo più ritratto in una posa ieratica rigida, con le gambe vicine. A volte viene mostrato nudo, anche se spesso il suo sesso è mascherato da un lenzuolo o da un serpente avvolgente, come se fosse destinato a lasciare il sesso vago della divinità o a comunicare che entrambi i sessi erano uniti in lui, e che era in grado di autoprocreare. Tra le spire del serpente, che spesso si snoda, significativamente, sette volte attorno al dio, a volte compaiono i segni dello zodiaco. La figura orribile di solito ha una testa di leone con criniera fluente e bocca spalancata che mostra minacciosi denti sporgenti. Per un effetto più impressionante , la bocca era talvolta dipinta di rosso e la gola scavata. Una statua di Saida in Africa ha un'apertura nella testa, ed è molto probabile che vi si introducesse una torcia accesa. La statua sembrava quindi respirare fuoco e ispirare così ancora più rispetto per il dio di quanto il suo terribile volto da solo potesse evocare. In un caso ha in mano due torce, mentre una fiamma a punta lunga esce dalla sua bocca e si fonde con le fiamme dell'altare. Un autore sconosciuto scrisse in un saggio su Saturno che "a volte è rappresentato con l'apparenza di un serpente a causa del freddo eccessivo, e altre volte con la bocca di un leone spalancata a causa del caldo torrido". A volte questa strana creatura porta una chiave con entrambe le mani, in connessione con Giano, il sovrano dell'ianus, la porta d'accesso agli inferi di cui possedeva le chiavi. Infine, sono stati tracciati dei parallelismi tra Saturno e Sarapis, la divinità egizia del regno dei morti, ed è in qualche modo collegato a certe figure siriane che si trovano intrecciate da serpenti.
#quandoildestinodiventafato

mercoledì 25 dicembre 2019

Una notizia blindata

Campione d'Italia passa alla Svizzera? Alta tensione con l'Italia

Non se ne parla proprio, anzi ci diano il Ticino e la si termina li.

 Risultati immagini per Campione d'Italia

martedì 24 dicembre 2019

Questa è una persona che non si può dimenticare


Questa fotografia è stata scattata in Irlanda nel 1972, e ritrae una ragazza che spara usando l'arma del suo fidanzato, caduto ferito in una battaglia contro l'esercito britannico.
L'uomo sopravvisse, trasportato in un luogo sicuro, grazie al sacrificio della sua ragazza che affrontò i soldati inglesi fino a rimanerne uccisa.
Quando il comandante del battaglione inglese scoprì di aver lottato contro una donna, ordinò ai suoi soldati di non toccarne il corpo e permise agli irlandesi di seppellirlo. Si dice che questi abbiano sentito il comandante inglese esclamare: "La regina non si preoccupa di noi come questa donna si è preoccupata per il suo uomo e la sua terra".
La foto è stata scelta come simbolo per la festa della donna in Irlanda, accanto alla frase: "Non aver paura di legarti con una donna forte. Può arrivare il giorno in cui lei sarà il tuo unico esercito."
- Piero Lenoci.

Il Montesicuro Cataro, che sicuro non fu, perché luogo di tragedia

MontséGur
Nel Sud della Francia, nella regione della Linguadoca, l’antica Occitania, alle porte dei Pirenei, sul contrafforte piú orientale del picco di St. Barthelémy denominato Tabor come il monte della Trasfigurazione, maestose si ergono sul colle detto “Pog” le rovine del castello di Montségur, eletto a santuario dei “Perfetti”, custode del Santo Graal. Dice Rudolf Steiner che i Catari comparvero «come una meteora nel secolo dodicesimo. Si denominavano cosí, perché “cataro” significa “puro”. Erano uomini che per il loro modo di vivere e per il loro comportamento morale dovevano essere puri. Dovevano cercare la catarsi interiormente ed esteriormente per costituire una comunità che doveva essere una pura struttura».
Espugnata il 16 marzo 1244 da seimila zelanti soldati della Chiesa di Roma, la roccaforte fu distrutta e vennero fatti prigionieri duecentoventicinque Catari, tra uomini e donne. Considerati “eretici” perché non abiurarono la loro fede, vennero tutti condotti al martirio del rogo. In loro memoria, ai piedi del Pog è stata eretta una stele con la scritta “Ai Catari, ai martiri del puro amore cristiano”....