domenica 11 novembre 2007

GLI ARSENIFAGI DELLA CARINZIA

E' una questione di quantità. Io soffro d'asma e uso un prodotto omeopatico che si chiama Arsenicum Album ch30. L'arsenico è un veleno potentissimo che in piccole quantità ha delle virtù. Non solo, ma l'uomo si può assuefare al veleno. Ecco la questione degli arsegnofagi della Carinzia regione al di là della Slovenia negli attuali confini dell'Austria, dove nel 1400 risiedeva una popolazione che si sentiva in pericolo dato che lì'acqua potabile era tolta da torrenti che venivano da lontano. Queste popolazione temendo che le sorgenti fossero avvelenate dall'arsenico abbondante, allo stato concentrato nella zona iniziarono a prendere piccole dosi di questo veleno e cos' si assuefarono, adirittura divennero arsenico dipendenti. le madri incinte inducevano il feto che una volta neonato doveva a sua volta assumere una quantità di arsenico. Questo elemento introdotto nell'organismo generazione su generazione provoco una dipendenza, come dei mutamenti del colore dei capelli(nerissimi e i vecchi non conoscevano l'imbianchimento) degli occhi (da azzurri a neri), gli uomini anziani mantenevano la potenza coeundi sin dopo gli ottanta anni, e nei cimiteri le salme rimanevano incorrotte (per gli invati religiosi fanatici sarebbe stato segno di santità a tutto campo). Di per se tutte le terre della Carnia fino in Istria erano ricchissime di arsenico e a Venzone i corpi si sono mantenuti per questo motivo, addirittura la tradizione dei prosciutti di San Daniele sembra sia dovuta alle quantità di arsenico che si trovano tutt'ora nella acque , che aiuta la conservazioni, in questo caso delle carni del porco. L'intelligenza e l'osservazione della sapienza popolare fece tesoro e si intraprese con meritato successo la conservazioni delle carni suine.Mangia con serenità il prosciutto di San Daniele che può avere delle qualità "benefiche" dato che "farmacos" termine che in greco antico significa veleno, ma un veleno in quantità molto diluite può divenire una medicina, insomma una questione di quantità