venerdì 30 giugno 2023

Il tempio di Efesto

L'Hephaisteion o tempio di Efesto
V sec. a.C.
Situato ad Atene poco sopra l'antica agorà. È uno dei templi dorici meglio conservati al mondo, pur essendo meno noto del vicino Partenone.
Si tratta di un tempio periptero, esastilo, con tredici colonne sui lati lunghi (secondo la proporzione canonica del tempio dorico che pone sui lati lunghi le colonne in numero doppio più uno rispetto alla fronte).



Il frutto necessario per l'andata e ritorno dagli inferi


 

IL SIGNIFICATO ESOTERICO DEL MAGO DI OZ



Con la sua storia memorabile e il suo cast di personaggi pittoreschi, il Mago di Oz divenne rapidamente un classico della letteratura americana. Più di cento anni dopo l’uscita di questo libro, i bambini di tutto il mondo sono ancora incantati dalle meraviglie del mondo di Oz. Pochi, tuttavia, riconoscono che, sotto la sua ingannevole semplicità, la storia del Mago di Oz nasconde profonde verità esoteriche ispirate alla Teosofia. Qui vedremo il significato occulto del Mago di Oz ed il background del suo autore.
Anche se il Mago di Oz è percepito come una fiaba innocente per bambini, è quasi impossibile non attribuire un significato simbolico per quanto riguarda la ricerca di Dorothy. Come in tutte le grandi storie, i personaggi e i simboli, possono essere percepiti con una seconda chiave interpretativa , che può variare a seconda della percezione del lettore. Molte analisi sono apparse nel corso degli anni che descrivono la storia come un “manifesto ateo”, mentre altri lo vedevano come una promozione del populismo. È attraverso la comprensione del background filosofico dell’autore e delle sue credenze, però, che il vero significato del racconto può essere compreso.
L. Frank Baum, l’autore del Mago di Oz è stato membro della Società Teosofica, che è un’organizzazione basata sulla ricerca occulta e lo studio comparato delle religioni. Baum aveva una profonda comprensione della teosofia e, consapevolmente o meno, ha creato una allegoria degli insegnamenti Teosofici quando ha scritto il Mago di Oz.
COSA E’ LA TEOSOFIA?
La Società Teosofica è un’organizzazione occulta, basata soprattutto sugli insegnamenti di Helena P. Blavatsky, che cerca di estrarre le radici comuni di tutte le religioni, al fine di formare una dottrina universale.
“Ma è forse opportuno dichiarare in modo inequivocabile che gli insegnamenti, tuttavia frammentari e incompleti, contenuti in questi volumi, non appartengono né alle religioni indù, nè ai zoroastriani, né alla religione egiziana. Né al buddismo, nè all’islam, nè al giudaismo, né al cristianesimo. La Dottrina Segreta è l’essenza di tutte queste. La Teosofia nasce dalle origini delle religioni stesse, il nostro studio punta a riunire tutti i dogmi originali e fonderli in una religione universale “.
-H.P. Blavatsky, La Dottrina Segreta
I tre obiettivi di questa religione, come stabilito dalla Blavatsky, Judge e Olcott (i fondatori) sono i seguenti:
“In primo luogo – Formare un nucleo della Fratellanza Universale dell’Umanità, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta o colore.
In secondo luogo – Incoraggiare lo studio comparato della religione, della filosofia e della scienza.
Terzo -Lo studio delle leggi della natura che non sono ancora state spiegate e delle forze latenti presenti nell’uomo ».
H.P. Blavatsky
I principi fondamentali della Teosofia sono accuratamente descritti nelle opere della Blavatsky: l’Iside Svelata e La Dottrina Segreta. Al centro degli insegnamenti teosofici sono i principi stessi che si trovano in molte altre scuole occulte: la convinzione della presenza di una “scintilla divina” all’interno di ogni persona che, con la disciplina e la formazione adeguata, può portare a un’illuminazione spirituale e uno stato di virtuale divinizzazione.
Un altro principio importante trovato nella Teosofia è la reincarnazione. Si crede che l’anima umana, come tutte le altre cose nell’universo, passa attraverso sette stadi di sviluppo.
“Gli scritti Teosofici propongono che le varie civiltà umana, come tutto il resto dell’universo, si sviluppino ciclicamente attraverso sette fasi. La Blavatsky postulò che l’umanità intera, si evolva per mezzo di sette “Razze originali”. Così, nella prima età, gli esseri umani erano puro spirito, nella Seconda età, erano esseri asessuati che abitavano il continente perduto di Iperborea, nella terza età i giganti Lemuriani infusi di impulsi spirituali che li dotarono di coscienza umana e avviarono il processo di riproduzione sessuale. Gli esseri umani moderni, infine si svilupparono nel continente di Atlantide. Dal momento che Atlantide fu il “nadir” del ciclo, l’età attuale, che è la quinta, è un momento di risveglio dei doni psichici dell’umanità. Il termine psichico qui significa davvero una permeabilità della coscienza mai vista prima durante le precedenti evoluzioni”
L’obiettivo finale è ovviamente quello di tornare allo stato di divinità da cui siamo emersi. Gli stessi principi (con sottili variazioni) si possono trovare in altri ordini quali i Rosacroce, la Massoneria ed altri culti mistici.
L. FRANK BAUM, UN NOTO TEOSOFISTA
Prima di scrivere il Mago di Oz, Baum cambiò molti lavori – uno di essi fu redattore presso l’Aberdeen Saturday Pioneer. Nel 1890, Baum scrisse una serie di articoli che introdussero i suoi lettori alla Teosofia, possiamo trovare inoltre le sue opinioni su Buddha, Maometto, Confucio e Cristo. A quel tempo, non era membro della Società Teosofica, ma mostrò una comprensione “innata” delle sue teorie. Ecco un estratto delle sue Meditazioni:
“Tra le varie sette, così numerose oggi in America, che si basano sull’occultismo, i Teosofi sono un passo davanti a tutti. La Teosofia non è una religione. I suoi seguaci sono semplicemente “cercatori della Verità”. I teosofi, infatti, sono gli insoddisfatti del mondo, che mettono in dubbio ogni credo. Devono la loro origine ai saggi indiani e sono numerosi, non solo nell’Estremo Oriente, famoso per il suo misticismo, ma anche in Inghilterra, Francia, Germania e Russia. Essi ammettono l’esistenza di un Dio – non necessariamente di un Dio personale. Per loro Dio è la Natura e la Natura è Dio … Nonostante questo però, se il cristianesimo è la Verità, come ci hanno educato a credere, la Teosofia non può rappresentare una minaccia”. -L. Frank Baum, Aberdeen Saturday Pioneer, January 25th 1890
In un altro dei suoi libri, Baum discute l’uso del simbolismo mistico nei romanzi, qualcosa che avrebbe messo in pratica dieci anni più tardi con il Mago di Oz:
“C’è una forte tendenza nei romanzieri moderni a introdurre qualche vena di misticismo e di occultismo nei loro scritti (e nei registi moderni?n.d.r.). I libri di questi personaggi vengono avidamente comprati e letti dal popolo, sia in Europa che in America. Ciò mostra il desiderio innato, nella nostra natura, di svelare il misterioso: di cercare qualche spiegazione, per quanto fittizia, delle cose inspiegabili che vi sono in natura e nella nostra esistenza quotidiana. Infatti, più progrediamo con l’istruzione, più il nostro desiderio di conoscenza aumenta, e siamo sempre meno soddisfatti di non conoscere quella misteriosa fonte dalla quale viene tutto ciò che in natura è sublime, grandioso e incomprensibile”.
Alla fine di questo articolo, Baum insiste sull’ occultismo nella letteratura:
“L’appetito della nostra epoca, per l’occultismo, chiede di essere soddisfatto e mentre la gente mediocre lo tradurrà in mero sensazionalismo, in molti avranno pensieri più alti, nobili e audaci, e chi potrà dire quali misteri scopriranno questi coraggiosi e abili intelletti nelle età future? “-L. Frank Baum, Aberdeen Saturday Pioneer, February 22nd 1890
Due anni dopo aver scritto questi articoli, L. Frank Baum e la moglie Maud Gage aderirono alla Società Teosofica di Chicago. Gli archivi della Società Teosofica di Pasadena, in California, registrarono la loro iscrizione il 4 settembre 1892. Nel 1890, il Mago di Oz venne pubblicato. Alla domanda su cosa avesse ispirato Baum nella stesura della storia, ha risposto:
“E ‘stata pura ispirazione …ho scritto di getto. Penso che a volte il “Grande Autore” abbia un messaggio da far pervenire e debba utilizzare uno strumento. Ho avuto la fortuna di essere tale “Medium” e credo che mi sia stata data la chiave magica per aprire le porte della simpatia, della comprensione, della gioia, della pace e della felicità “. -L. Frank Baum, cited by Hearn 73
Il mago di Oz è molto apprezzato all’interno della Società Teosofica. Nel 1986, la rivista “American Teosophist” ha riconosciuto Baum come un “teosofo notevole”, che bene rappresenta la filosofia dell’organizzazione.
“Anche se i lettori non hanno letto le sue fiabe per i contenuti Teosofici, è significativo come Baum sia diventato un famoso scrittore di libri per bambini dopo essere entrato in contatto con la Teosofia. Le idee teosofiche permeano il suo lavoro e fungono da ispirazione. Infatti, Il Mago può essere considerato come un allegoria Teosofica, intrisa di idee teosofiche dall’inizio alla fine. La storia del Mago di Oz è stata scritta sotto ispirazione ed è stata accolta dall’autore con un certo timore reverenziale come fosse un dono esterno, o viceversa come se provenisse dalle profondità del suo essere “.
Allora qual è il significato esoterico di questa favola per bambini, frutto di una “ispirazione divina” di Baum?
IL SIGNIFICATO OCCULTO DEL MAGO DI OZ
Il cammino verso l’illuminazione
Se non hai mai letto o guardato Il mago di Oz ci sarà bisogno di rinfrescare la memoria, ecco qui un breve riassunto:
Il film segue le vicende di una ragazza di campagna 12enne, Dorothy Gale (Judy Garland), che vive in una fattoria del Kansas con sua zia Em e lo zio Henry, ma sogna di vivere in un posto migliore “Somewhere Over The Rainbow”. Dopo essere stata colpita da un fulmine rimase incosciente immergendosi nel mondo dei sogni, il suo cane Totò e la fattoria venissero trasportati nella magica terra di Oz. Lì, la strega buona del Nord, Glinda (Billie Burke), consiglia a Dorothy di seguire la strada di mattoni gialli per la Città di Smeraldo e incontrare il Mago di Oz, che può farla tornare in Kansas. Durante il suo viaggio, incontra uno Spaventapasseri (Ray Bolger), un Uomo di Latta (Jack Haley) e un Leone Codardo (Bert Lahr), che si uniscono a lei, nella speranza di ricevere ciò a cui essi manca (rispettivamente un cervello, un cuore e il coraggio). Tutto ciò viene fatto allo stesso tempo cercando di evitare la Perfida Strega dell’Ovest (Margaret Hamilton) e il suo tentativo di rubare le scarpette rosse a Dorothy, ricevute in dono da Glinda.
Detto questo, tutta la storia del Mago di Oz è un racconto allegorico del cammino dell’anima verso l’illuminazione – la Yellow Brick Road. Nel Buddismo (parte importante degli insegnamenti teosofici), lo stesso concetto viene indicato come il “Sentiero d’oro”.
La storia inizia con Dorothy Gale che vive in Kansas, a simboleggiare il mondo materiale, il piano fisico, dove ognuno di noi inizia il proprio cammino spirituale. Dorothy sente il bisogno di “andare oltre all’ arcobaleno”, per raggiungere il regno etereo e seguire il percorso dell’ illuminazione. Ha fondamentalmente “superato il Nadir”, dimostrando la voglia di cercare una verità più alta.
Dorothy viene poi portata a Oz da un ciclone gigante, che rappresenta il ciclo del karma, il ciclo di errori e di lezioni apprese. Esso rappresenta anche la credenza nella reincarnazione teosofica: il ciclo delle nascite e delle morti fisiche che hanno lo scopo di preparare l’anima ad essere divina. E’ anche interessante notare che la Yellow Brick Road di Oz inizia come una spirale in espansione verso l’esterno. Nel simbolismo occulto, questa spirale rappresenta il sé in continua evoluzione, l’anima che ascende dalla materia al mondo dello spirito.
La spirale è l’inizio del cammino spirituale
Una breve spiegazione sulla spirale come simbolo occulto:
“Spirale: Il percorso di un punto (generalmente aereo) che si muove intorno ad un asse, mentre continuamente si avvicina o allontana da esso; spesso utilizzato anche per descrivere l’elica, che è generata da un moto circolare assieme ad uno in linea retta. La forma a spirale è un esempio del corso dell’ evoluzione, che porta il moto tutto attorno allo stesso punto, senza mai ripetersi. “
Prima di intraprendere il suo viaggio, a Dorothy vennero date le “scarpe d’argento”, che rappresentano il “cordone d’argento” delle scuole misteriche (Dorothy indossa scarpette rosse nel film a causa di un cambiamento all’ultimo minuto da parte del regista, che pensava che il colore rubino contrastasse meglio con la Yellow Brick Road). Nelle scuole occulte, il cordone d’argento è considerato il legame tra il nostro io materiale e la nostra identità spirituale.
“In Teosofia, il proprio corpo fisico e il proprio corpo astrale sono collegati attraverso un “filo d’argento”, un legame mitico ispirato da un passo della Bibbia che parla di un ritorno da una ricerca spirituale. ‘Or mai il cordone d’argento si è sciolto, dice il libro degli Eccelesiastici,’ allora che la polvere torni alla terra così come era e lo spirito torni a Dio che glielo ha donato ‘.
Nello scrivere Baum fa riferimento al filo d’argento rappresentandolo attraverso le scarpe, che una volta indossate, conferiscono poteri magici.
Durante il suo viaggio lungo la strada di mattoni gialli, Dorothy incontra lo Spaventapasseri, il Boscaiolo di Latta e il leone codardo che sono, rispettivamente, alla ricerca di un cervello, un cuore e del coraggio. Questi strani personaggi incarnano le qualità necessarie per gli iniziati al fine di completare la loro ricerca per l’illuminazione. Baum è stato probabilmente ispirato da queste parole di Miss Blavatsky:
“Non v’è pericolo che l’intrepido coraggio non possa vincere, non c’è prova che una purezza immacolata, non possa affrontare, non c’è difficoltà che un intelletto forte non possa superare”
– H.P. Blavatsky
Dopo aver superato molti ostacoli, il gruppo raggiunge finalmente la Città di Smeraldo, al fine di soddisfare le richieste del Mago.
IL MAGO
Circondato da artifici ed effetti speciali, il Mago si presenta come crudele, rozzo e imprudente. Il mago è in realtà una controfigura che rappresenta il Dio personale dei cristiani e degli ebrei, la figura opprimente usata dalle religioni tradizionali per mantenere le masse nelle tenebre spirituali: Geova o Yahwe. Si viene a scoprire poi che il mago è un impostore, un ciarlatano, che spaventa le persone. Sicuramente non avrebbe potuto aiutare i protagonisti nella missione. Se si legge la letteratura delle scuole Mistero, questo punto di vista nei confronti del cristianesimo viene costantemente espresso.
Detto e fatto tutto, il cervello, il cuore e il coraggio necessari per completare i vari obiettivi, di Dorothy, dello Spaventapasseri, di Tinman e del Leone vengono trovati proprio all’interno dei nostri protagonisti. Le scuole misteriche hanno sempre insegnato ai loro studenti che va fatto affidamento su se stessi per ottenere la salvezza. Per tutta la storia il cane di Dorothy, Toto, rappresenta la sua “voce interiore”, il suo intuito. Ecco una descrizione di Totò tratta dal sito web della Società Teosofica:
“Toto rappresenta l’interiorità, il lato più intuitivo, istintuale, animalesco di noi. Durante tutto il film, Dorothy ha conversazioni con Totò o meglio con il suo io interiore. La lezione qui è di ascoltare il proprio Toto interiore. In questo film, Totò non sbaglia mai. Quando abbaia allo Spaventapasseri, Dorothy tenta di ignorarlo: “Non essere sciocco, Toto. Gli spaventapasseri non parlano. “Ma gli spaventapasseri parlano ad Oz. Toto abbaia anche al piccolo uomo dietro la tenda. È lui a realizzare che il mago è un ciarlatano. Alla Fattoria Gale e di nuovo al castello, la strega cerca di buttare Toto nel cestino. Vuole bloccare in qualche modo la parte istintuale. In entrambi i casi, Toto salta fuori del cesto e scappa. Il nostro intuito può essere ignorato, ma non contenuto.
Nell’ultima scena, Toto insegue un gatto, facendosi inseguire da Dorothy perdendo così il suo giro in mongolfiera. Questo è ciò che porta alla trasformazione finale di Dorothy, alla scoperta dei suoi poteri interiori. La mongolfiera rappresenta la religione tradizionale, con un ometto rinsecchito che promette un viaggio nel “mondo divino”. Toto ha fatto bene a far uscire Dorothy dalla mongolfiera, altrimenti non avrebbe mai scoperto i suoi poteri magici. Questo è un invito ad ascoltare il nostro intuito, i nostri sentimenti viscerali, quei flash momentanei di immaginazione che appaiono dal nulla. “
Come già detto, il falso mago invita Dorothy nella sua mongolfiera per farla tornare in Kansas, la sua destinazione finale. Tuttavia la ragazza segue Toto (il suo intuito) e scende dal pallone aerostatico, che rappresenta le vuote promesse delle religioni organizzate. Questo la porta verso la sua rivelazione finale e, con l’aiuto della Strega Buona del Nord (la sua guida divina), capisce finalmente: tutto ciò che si desidera si può trovare comodamente nel proprio cortile di casa.
Al fine di ottenere l’illuminazione Dorothy deve sconfiggere le streghe cattive d’Oriente e d’Occidente – che stavano formando un asse orizzontale malvagio: il mondo materiale. E’ stata saggia ad ascoltare i consigli delle streghe benigne del Nord e del Sud – l’asse verticale: la dimensione spirituale.
La strega buona del nord rappresenta la “scintilla divina” di Dorothy
Alla fine della storia, Dorothy si risveglia in Kansas: ha saputo unire correttamente la realtà materiale a quella spirituale. Ora è di nuovo contenta e, nonostante la sua famiglia non creda veramente ai dettagli della sua ricerca (gli ignoranti profani), può finalmente dire “Non c’è nessun posto come casa”.
IL MAGO DI OZ UTILIZZATO NELLA PROGRAMMAZIONE MONARCH
Quasi tutta la documentazione relativa al progetto MK Ultra sottolinea l’importanza del Mago di Oz. Nel 1940, la storia venne scelta, come riferito dai membri della comunità di intelligence degli Stati Uniti, per fornire una base tematica per il loro programma di controllo mentale basato sul trauma. Il film venne modificato e al fine di utilizzarlo come uno strumento per rafforzare la programmazione nelle vittime. Ecco alcuni esempi tratti da Total Mind Control Slave di Springmeier:
- Lo stretto rapporto tra Dorothy e il suo cane è un collegamento molto sottile con l’uso di animali nei rituali satanici (famiglio). Ad un bambino vittima del controllo mentale verrà consentito di affezionarsi ad un animale. Il bambino vorrà creare un legame con l’animale che verrà distrutto uccidendo l’animale per creare un trauma nel piccolo.
- Agli schiavi Monarch viene insegnato a seguire “la strada di mattoni gialli.” Non importa quali cose spaventose li attendano, lo schiavo Monarch deve seguire la strada di mattoni gialli, che viene preparata dal loro padrone.
- L’arcobaleno, con i suoi sette colori – ha sempre rappresentato un grande dispositivo ipnotico/spirituale.
- Dorothy è alla ricerca di un luogo dove non vi sia alcun problema, che è un luogo “Al di là dell’arcobaleno.” Per sfuggire dal dolore, gli alterego si rifugiano “oltre l’arcobaleno”. (E’ la stessa cosa di attraversare lo specchio in Alice).
“Somewhere Over the Rainbow” è probabilmente la canzone più dissociativa mai scritta ed è spesso colonna sonora dei film nei momenti violenti o di forte trauma (guardatevi Face-Off). Lo strano effetto prodotto, dove la violenza non sembra più reale, è esattamente come funziona la dissociazione nelle vittime del controllo mentale. Potremo anche ipotizzare che la scena in cui Dorothy si addormenta in un campo di papaveri è un riferimento all’utilizzo di eroina per rilassare e manipolare le vittime del controllo mentale. Considerate anche la neve che cade dal cielo che risveglia Dorothy dal suo sonno. Potrebbe essere un riferimento alla cocaina?
CONCLUDENDO
Storie allegoriche che trasmettono verità spirituali esistono fin dall’inizio dell’uomo. Queste storie, estremamente semplici ma allo stesso tempo profonde, si possono trovare in tutte le civiltà: in quella celtica, in quella indiana, in quella persiana, in quella azteca, in quella greca, in quella egiziana e in molte altre. Consapevolmente o no, Frank Baum ha dato forma ad una allegoria classica che, allo stesso modo, dell’Odissea di Omero, intrattiene le masse e contiene messaggi mistici che possono essere compresi dai “risvegliati”.
Il successo del mago di Oz in America (e del mondo occidentale) conferma quale sia il vero dogma spirituale. Scritto durante il 1890, quando la maggior parte degli americani erano cristiani conservatori, la storia di Baum prevede il progressivo abbandono delle religioni tradizionali da parte del popolo e l’abbraccio ad una nuova forma di spiritualità. I movimenti New Age odierni stanno guadagnando molti adepti e, anche se la maggior parte di loro sono delle buffonate totali, tutti affermano di essere ispirati dalla Teosofia. Potrebbero, storie del genere, aver contribuito alla spettacolare diminuzione del cristianesimo negli ultimi decenni a vantaggio dei nuovi movimenti teosofici?

mercoledì 28 giugno 2023

UNA SCENA DI ESTASI DIONISIACA


Rilievo in marmo a grana fine con scena dionisiaca – I secolo d.C. - Galleria degli Uffizi, Firenze
Gli studiosi hanno ipotizzato che la scena con Dioniso circondato da menadi in estasi, raffigura una scena dionisiaca estatica praticata da donne ateniesi e descritta da Pausania (II secolo d.C.): la presenza sullo sfondo di un treppiede su una colonna con rami di palma sembra indicare che l'azione sia ambientata a Delphi. La menade a sinistra tiene nella mano sinistra un cerbiatto, segue Dioniso con il tirso e infine sulla destra una menade seduta in estasi e un’altra in trans. L'opera può essere assegnata alla scuola neo-attica sulla base di un confronto con statue raffiguranti Menadi danzanti simili sia nello stile che nell'iconografia.
Post di immagini d'arte dai Musei.


Il ricordo che si fa forma

“ Una volta all'anno, nel giorno del solstizio d'estate, il Sole disegna una luce che ricorda questo amore da quasi un secolo...”
La storia di un marmista Evrard Flignot di Bruxelles.
Devastato dalla morte della moglie, costruì per lei un grazioso mausoleo a Cimetière de Laeken. A prima vista all'interno, c'è una persona in lutto che si protende verso un muro vuoto. Ma...


giovedì 22 giugno 2023

L'altro palazzo Te o palazzo dei Sogni

A Cingolo Po dal 1700 al 1730 per volere e finanziamento del Cardinale Agostino Cusani Visconti ambasciatore del papa presso la Repubblica di Venezia e alla corte di Luigi XIV di Francia, il castello fu ampliato e trasformato da fortezza medievale in vera e propria reggia, con un parco di 30 ettari al centro del quale fu edificato un maestoso edificio barocco denominato “Palazzina della caccia”, o più propriamente "Tea House" o "Castello dei Sogni", utilizzato per feste e banchetti. Costruzione di pura rappresentanza consistente in una struttura a forma concava, con al centro un laghetto (oggi non più presente), formata da tre costruzioni circolari a “Gazebo” unite da due corpi di fabbrica.




mercoledì 21 giugno 2023

Un luogo di fascino e di inquietudine

Costozza (Vicenza), oratorio di San Antonio abate, accanto si trova l antico convento di Sant' Antonio, ora abitazione privata. Il complesso è collegato al paese da una scalinata scavata nella roccia. L' oratorio risale al XIII secolo, ben conservato all' esterno mentre all' interno si vedono i segni di numerosi restauri. Ha un altare in pietra ed una pala attribuita allo Speranza. Interessante l' affresco della sacrestia che risale al 1400.
Sant' Antonio Abate, patrono di Costozza viene celebrato come protettore degli scalpellini, lavoro un tempo, diffusissimo in quei luoghi.
L' attività di estrazione della pietra era molto pericolosa quindi i cavatori si raccomandavano al Santo prima di entrare nelle grotte da dove estraevano la celebre pietra bianca di Costozza ora conosciuta come pietra di Vicenza.



lunedì 19 giugno 2023

Aspettando l'alba

Ogni volta che appare l'alba, il mistero è lì nella sua interezza.
René Daumal (1908-1944), filosofo e poeta

francese

Tombe e città

"Tutte le città della terra conservano tombe; ma c'è una città che è tutta una tomba, e si chiama Ravenna. Sia che arriviate via mare su una di quelle navi con le vele dipinte di nero e rosso che percorrono l'Adriatico come enormi farfalle della morte, sia che arriviate via terra, attraverso le giovani pinete di Cervia, in nessun modo riuscirete a vedere l'antica città imperiale. Si erge in mezzo ai suoi grandi prati solitari, e sembra che voglia sprofondare nella terra così come nelle sue chiese e mausolei. Nessun monumento che si distingua dagli altri segnala la sua presenza da lontano: solo una torre un po' pendente mostra il desiderio del cielo. Come una vecchia nave conficcata nella sabbia, Ravenna ha perso tutti i suoi alberi".
GIOVANNI PAPINI: "Mascolinità"

venerdì 16 giugno 2023

Monumenti misteriosi della Sardegna

Il bellissimo Dolmen Sa Covaccada a Mores, SS, nel
Nord Sardegna, il cui nome dal sardo, indica “ciò che è coperto”. Il nome del coperchio noi in Logudorese è “su covacu”…
Si ritiene che questo imponente monumento funerario della preistoria sarda, risalga al 3.500 A.C



Una delle poche città antiche arrivata viva fio a noi

Napoli è la più misteriosa città d'Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell'immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. Napoli è l'altra Europa. Che, ripeto, la ragione cartesiana non può penetrare.
Curzio Malaparte
L'immagine sottostante :
Statua del Nilo II-III secolo d.C - Napoli





martedì 13 giugno 2023

Come spiegare questo dipinto?


La Theotókos (Madre di Dio) Maria con il Santo Bambino Gesù Cristo (1913), un dipinto a olio di Adolf Hitler.
 

domenica 11 giugno 2023

UN GIARDINO PENSILE A PALAZZO MAFFEI



La fastosa e pomposa facciata del "Palazzo Maffei" del 1668, cosi "barocca" da lasciar intuire che si tratta di cosa venuta da fuori (il progetto, infatti, giunse da Roma); Bello perché vario, chissà com'era nei primi tempi, quando sopra il tetto c'era addirittura un magnifico giardino pensile con piante rare e fontane, il che spiega la presenza della balaustra di pietra con le statue di antiche divinità: Ercole, Giove, Venere, Mercurio, Apollo, Minerva (quella di Ercole è la più bianca di tutte perché fu scolpita in un marmo greco, il "pario").


sabato 10 giugno 2023

UN CADUCEO-KERYKEION DI HERMES DA SEGESTA



Parte terminale in bronzo di un caduceo/kerykeion (bastone dell'araldo) – da Segesta, Sicilia, Italia - inizi V secolo a.C. – Dallas Museum of Art, Texas, Usa
Una coppia di serpenti intrecciati sormonta tipicamente il caduceo di Hermes, il messaggero degli dei. Le teste dei serpenti sono articolate con dettagli particolarmente fini.
Il kerykeion greco (caduceo latino) appare nell'arte del primo periodo arcaico il più delle volte come il personale di Hermes, messaggero degli dei e guida sia per i mortali che per gli immortali. A volte è tenuto da Iris, un altro messaggero degli dei (solitamente Era), o da Nike, che in questo contesto funge da araldo della vittoria. L'origine del kerykeion non è chiara, ma potrebbe avere origine nell'antico Vicino Oriente. Nella sua qualità di guida, Hermes era il protettore dei viaggiatori e dei mercanti, nonché il protettore dei ladri che li predavano. Su questo bastone, due serpenti in bilico araldicamente sono uniti in un cappio sorretto da un capitello ionico e da un abaco sottile. I serpenti hanno la barba nella tipica moda greca arcaica, e i loro occhi sono stati perforati per ricevere un intarsio (ora perduto) presumibilmente di un materiale diverso dal bronzo. Le scaglie dei serpenti e delle spirali sul capitello ionico sono state rese da un punzone in file parallele dalla base della testa all'inizio del cappio, che non è decorato. La parte inferiore del capitello ha un foro in cui è stata collocata una lunga asta. Il residuo di ferro ossidato alla base del cappio indica che l'asta potrebbe essere stata fatta di ferro. Gli esempi in bronzo del kerykeion sono spesso decorati con teste di serpente, e nelle rappresentazioni successive il bastone è talvolta raffigurato con serpenti avvolti su di esso. Questi possono essere fantasiosi derivati artistici di nastri, che occasionalmente adornano il kerykeion. Tuttavia, il serpente era considerato un comunicatore tra i vivi ei morti perché trascorre il tempo alla luce del sole e sottoterra. In questo contesto, i rettili fanno un ornamento appropriato al personale di Hermes, poiché nella sua qualità di Psychopompos (guida delle anime) ha scortato le ombre dei mortali morti dal mondo dei vivi al regno dell'Ade. Un certo numero di kerykeia in bronzo sono stati trovati in Magna Grecia, tuttavia questo esempio è riferito da Segesta, in Sicilia.

KAIROS



Frammento di sarcofago con raffigurazione del Kairos (l’occasione, l’istante)
Forse del II secolo d.C.
Attualmente esposto a Roma presso le Terme di Diocleziano
nella mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”
Mostra suggestiva e particolarmente apprezzabile per la trattazione di un tema affascinante come quello del Tempo e anche perché, dopo una chiusura pluridecennale, i visitatori possono godere nuovamente della bellezza di cinque Grandi Aule delle Terme di Diocleziano.
I curatori sono Massimo Osanna, attuale Direttore Generale Musei e Demetrios Athanasoulis, Direttore dell’Eforia delle Antichità delle Cicladi, ai quali si aggiungono Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano e Maria Luisa Catoni.
«Fermati, attimo. Sei così bello!»
Il rilievo appartiene al Museo di Antichità di Torino.
E’rappresentata la personificazione allegorica del momento propizio, resa celebre dal bronzo di Lisippo che, per primo, ne definì l’iconografia.
Si tratta di un rilievo, già porzione di un sarcofago attico e si rimane perplessi alla sua vista riguardo il suo significato. Kairos è la personificazione del tempo inteso come occasione “propizia” difficile da afferrare.
E’rappresentato come un giovane nudo fornito di due ali ricciolute sulle spalle e di una coppia di alette ai piedi, pronto a fuggire via. Abbondanti ciocche gli scendono sul viso, mentre la nuca appare inspiegabilmente rasata. Mentre la sua mano destra regge un oggetto a mezzaluna, un rasoio, la sinistra colpisce il piatto della bilancia per indicare la sua influenza sulle vicende umane. Lui stesso sembra in bilico sulla cornice del rilievo.
Kairós…
La difficoltà che l’uomo da sempre ha vissuto, nel suo sforzo di cogliere l’essenza del tempo, si riflette nella tormentata elaborazione di quel concetto nella cultura greca.
Per gli antichi greci il tempo non era un concetto univoco.
Esistevano almeno tre termini essenziali connessi al tempo: aiòn, chronos e kairòs.
Aiòn è una parola di origine orientale e significa “sempre”. Aiòn è dunque principalmente “ciò che è sempre, ciò che dura, l’eternità”. Nel suo significato di durata aiòn è spesso connesso alla vita, ed esprime il senso dell’estensione temporale dell’esistenza umana.
Aiòn, che in greco è allo stesso tempo “durata”, “vita”, “età”, “generazione”, “secolo”, è il principio vitale sottoposto alla legge della ciclicità eterna, in cui l’eterno è un’infinita ripetizione di finiti.
A quest’idea si contrappone quella di chronos, che è il tempo nel suo scorrere, definito e misurabile. È il tempo divoratore.
Platone nel Timeo (37d, 3-10) chiarisce bene la differenza tra aiòn e chronos:
aiòn è l’aspetto temporale dell’Essere, cioè l’eternità e la durata, mentre chronos è il tempo, aritmetico e misurabile, del divenire, ovvero la transitorietà, il movimento. Mentre per aiòn non c’è un passato e un futuro ma un eterno presente, chronos procede costantemente da un “era” verso un “sarà”.
kairòs rimane un’idea specificamente greca e pressoché intraducibile, densa come appare di significati non semplici da ricomporre in un’unica linea di sviluppo semantico. È un termine estremamente sfuggente.
Se quindi aiòn è il tempo eterno dell’Essere e chronos è il tempo conchiuso del divenire, cos’è kairòs?
È il punto mortale della ferita, il passaggio nell’ordito, il momento critico nella malattia, l’intuizione divina nell’arte, l’equilibrio tra i piatti della bilancia, la punta della lama e la cresta dello spartiacque. È l’apertura. Kairòs è il tempo in cui il divino e l’apparente si incontrano in un varco imprevedibile, che pochi sanno cogliere in tempo. È il momento in cui il problema diventa decisione. È l’attimo fuggente e miracoloso in cui svaniscono in un solo colpo tutte le contraddizioni del mondo.
E’l’attimo geniale, fecondamente creatore, nel quale una pienezza di Essere, travalicando uno sviluppo cronico del tempo, giunge al suo punto culminante.
Il genio di Lisippo, l’ultimo grande maestro della scultura greca classica dal 372-368 a.C. fino alla fine del IV secolo a.C., produsse per Alessandro Magno una statua bronzea (ora perduta) dedicata al kairós, per la quale inventò una iconografia particolare che ebbe in seguito molta fortuna, tanto da venire riprodotta – anche con varianti – in opere scultoree, mosaici, gemme.
L’originale si poteva ammirare nel portico dell’agorà di Sicione, città natale di Lisippo il quale realizzò una statua in bronzo di Kairòs che rappresentava, secondo la descrizione tramandataci da Callistrato, un adolescente nudo, il cui piede sinistro poggiava su una sfera o una ruota. Suoi attributi erano il rasoio e la bilancia.
Fondò in tal modo l’iconografia del dio.
Di quest’opera ci sono giunte molte copie e alcune dettagliate descrizioni.
In una di queste si legge che sul piedistallo era stato inciso questo epigramma di Posidippo di Pella (Antologia Planudea, 275):
«Dimmi, l’artista chi fu? Donde fu?» «Di Sicione» «Ed il nome?» «Lisippo» «E tu chi sei?» «Il nume dell’Occasione»
«Vai sulle punte: perché?» «Vado sempre di corsa» «Nei piedi hai due penne: perché?» «Volo nel vento» «Hai nella destra un rasoio: perché?» «Per provare che al mondo più tagliente discrimine non c’è» «E quei capelli sul viso?» «Perché chi m’incontra m’afferri, per Zeus!» «Ma quella gran pelata dietro?» «Fatto una volta coi piedi volanti il sorpasso, nessuno m’agguanterà da dietro, se pur vuole» «Dimmi, l’artista perché t’ha plasmato?» «Per voi, forestiero: m’ha posto come monito nell’atrio».
Nel rilievo di Torino è assente la sfera sulla quale il giovane dio era in bilico: una variante dovuta alla necessità, da parte dello scultore, di adattare la figura allo spazio disponibile nel fianco del sarcofago.
Tuttavia questa pur pallida eco del capolavoro di Lisippo è capace ancora di evocare la precarietà, l’incertezza di qualcosa che passa… l’attimo fuggente ma anche un momento di grazia o quello dell’ispirazione…

venerdì 9 giugno 2023

Nomi diversi per esprimere le stesse emozioni

Cinquemila anni fa, i Sumeri chiamavano la notte ngi, le stelle mul e la luna Nanna.
Quattromila anni fa, gli Accadi chiamavano la notte mūšu, le stelle kakkabū e la luna Sîn.
Tremila anni fa, gli Ittiti chiamavano la notte išpanza, le stelle haštereš e la luna Arma.
Duemilacinquecento anni fa, i greci chiamavano la notte nux, le stelle astra e la luna Selênê.
Duemila anni fa, i Romani chiamavano la notte nox, le stelle stellae e la luna Luna.
Re, regine ed eroi li guardavano. Così hanno fatto i viaggiatori che tornavano a casa e i bambini piccoli che sgattaiolavano giù dal letto. Così fecero gli schiavi, e le madri e i soldati e i vecchi pastori, e Saffo e Muršili e Enheduanna e Socrate e Hatshepsut e Ciro e Cicerone. In questa oscurità non importava chi fossero, o dove si trovassero. Solo che erano umani.
Pensateci stasera, quando chiudete la finestra. Non sei solo. Condividi questo cielo notturno con secoli di sognatori e osservatori delle stelle e persone che desideravano la quiete. Sei ansioso? Anche gli Ittiti lo erano: lo chiamavano pittuliyaš. Ti fa male il cuore? Anche i greci lo sentivano: lo chiamavano akhos. Coloro che guardano alle stelle per trovare conforto sono una famiglia, e tu appartieni a loro. I vostri antenati sono stati sotto Nanna, Sîn, Arma, Selênê e Luna per cinquemila anni. Ora la sua luce è vostra.....

giovedì 8 giugno 2023

Un samprietino fuori dal comune in piazza san Pietro a Roma

Tra i 2 milioni di sanpietrini che compongono l’enorme piazza di San Pietro, si nasconde un sanpietrino molto particolare noto ai romani come “Il cuore di Nerone”. Si tratta di un piccolissimo bassorilievo a forma di cuore trovato dai ragazzini di Borgo Pio che passavano il loro tempo libero a giocare nella piazza con una palla fatta di stracci e soprannominato in questo modo per nessun motivo particolare. È conosciuto anche con i nomi di “Cuore di Bernini” e “Cuore di Michelangelo” e le leggende che corrono su questa piccolissima opera d’arte sono numerosissime. Secondo la prima è opera di Bernini in segno di un amore mai trovato, la seconda narra che è frutto del lavoro di Michelangelo come simbolo di un amore infranto, un’altra leggenda ancora dice che fu una donna a crearlo per ricordare il marito condannato a morte ingiustamente.
Un’ultima leggenda racconta che fu inciso tristemente da un soldato durante il discorso che Garibaldi tenne qui il 2 luglio 1849, prima di abbandonare Roma, sancendo così di fatto la fine della famosa “Repubblica Romana”.
Intraprendere la ricerca senza una minima traccia è un’impresa impossibile data la sua piccolezza nel complesso della piazza. Il cuore di Nerone si trova nel Libeccio della Rosa dei Venti piantata nella piazza, ed è sicuramente passata sotto milioni di occhi ma identificata poche volte.
Va anche detto che il pavimento della piazza è stato rifatto varie volte, l’ultima nel 1936. In quest’ultima occasione vennero sostituiti tutti i sampietrini preesistenti, tranne però proprio quelli interni ai riquadri della Rosa dei Venti, probabilmente per la forma irregolare dei riquadri stessi, o forse per il materiale ed il colore leggermente diversi rispetto agli altri sampietrini della piazza. Sembra perciò che il “cuore di Nerone” non sia andato perduto per una serie di circostanze incredibilmente fortunose.
Si trova ancora lì, a testimonianza di un passato che, davanti alle migliaia di opere d’arte straordinarie che Roma può vantare, potrebbe apparire ai più trascurabile ma che invece andrebbe trattato con maggior rispetto anche dai romani stessi che, di fatto, per la maggior parte, ignorano il meraviglioso coacervo di leggende, storia e identità che essa trasmette.