27 GIUGNO - La chiesa cattolica celebra san Cirillo d'Alessandria, assassino della grande IPAZIA d'Alessandria.
Soltanto alla luce dell'ossessiva sete di potere si comprende l'enormità e la ferocia dell'infamia di Cirillo.
Attribuiva a chi non la pensava come lui: "stoltezza", "eccesso", "smisurata ignoranza", "insensatezza e depravazione": lo accusa di "oltraggio", "molestia", "follia" e di "giochi di prestigio e chiacchiere senza senso", "al massimo grado di stupidità". Queste persone sono "altamente sacrileghe", "calunniatrici e ingannatrici di diritto", "per così dire ebbre" e "annebbiate dai fumi dell'alcool", minati dai "fermenti della malvagità", gravemente affetti da ignoranza di Dio", pieni di "follia" e professano dottrine "di origine diabolica". "Essi distorcono la fede tramandataci, basandosi sull'invenzione del ritorno del drago che emerge dalle acque", cioè di Nestorio.
Cirillo chiede all'imperatore: "Avanti dunque con le ondate dirompenti di quegli uomini ... ", "avanti con i pettegolezzi e le chiacchiere senza senso, con parole abbellite da chimere e inganno!" Infatti, come dicono le parole dirette all'imperatore della predica inaugurale di Nestorio: "Sconfiggi con me gli eretici ... ", anche Cirillo intese l'annientamento degli eretici come un ovvio obbligo di chi detiene il potere e nel 428 ottenne un editto contro tutti gli eretici. E minacciava con le parole del Vecchio Testamento: "Se non si convertono, il Signore farà luccicare la sua spada contro di loro".
Il 17 ottobre 412 Cirillo tte con decisione contro gli "ortodossi" novaziani, fino a quel momento tollerati. La loro morale puritana non riuscì a impressionarlo. In aperto contrasto col governatore imperiale, Cirillo fece chiudere con la forza le chiese degli ortodossi novaziani e si appropriò di tutti i loro beni. Diede il colpo di grazia ad alcune sette, naturalmente con la "penna", la sua principale arma vien detto qui. "Oh follia", gridava sempre più spesso"; "Oh ignoranza, senno sconsiderato!", "Oh sproloquio da suocera, intelletto assopito, in grado solo di blaterare ... ". Gli eretici abbondano soltanto di "invenzioni irreligiose", "favole raccapriccianti" e di "pura stupidità". Essi sono "il culmine della malvagità". "La loro gola è davvero una tomba spalancata ... , le loro labbra celano veleno di vipera". "Rinsavite, voi ebbri".
Perseguitò anche i messalliani, penitenti dai capelli lunghi, provenienti per lo più dagli strati più infimi della società, che interpretavano la "fratellanza" come comunità mista di uomini e donne.
Quando il governatore Oreste manifestò il suo dissenso, dal deserto giunse un'orda di monaci, seguaci del santo, "che puzzavano di sangue e di bigottaggine già da lontano" (Bury). Essi accusarono Oreste di idolatria e procedettero contro di lui. Se il popolo non fosse accorso in suo aiuto probabilmente la pietra che lo colpì alla testa, invece di ferirlo, l'avrebbe ucciso. All'attentatore suppliziato e morente, Ammonio, Cirillo riservò onori da martire, santificando il monaco in una predica.
La tortura che portò il "martire" alla morte, preparò il terreno per l'uccisione di Ipazia.
Nel marzo del 415, durante il tumulto di Alessandria, Cirillo acconsentì, o meglio fomentò (Lacarrière) l'esecuzione di Ipazia. Figlia di Teone, matematico e filosofo, ultimo rettore a noi noto del Museion, l'accademia alessandrina, Ipazia fu maestra del vescovo Sinesio di Cirene, che in una lettera la definisce "madre, sorella e maestra" e "filosofa amata da Dio", e che era seguita anche da molti uditori cristiani. Cirillo covò rancore contro Oreste, il praelectus augustalis, anche perché questi trovava gradita la compagnia della filosofa. II patriarca diffuse notizie false su di lei e riuscì, con l'aiuto di prediche che la diffamavano come maga, ad aizzarle contro il popolo. Presa a tradimento dai monaci fedeli a Cirillo e guidati dal chierico Pietro, Ipazia fu trascinata nella chiesa di Kaisarion, dove fu spogliata e letteralmente fatta a pezzi con schegge di vetro; infine, la salma dilaniata fu pubblicamente bruciata, "la prima caccia alle streghe della storia" (Thieβ).
Il patriarca Cirillo si guadagnò la nomina di "ideatore spirituale del crimine" (Giildenpenning). Persino il volume Riformatori della Chiesa, con tanto di imprimatur ecclesiastico (1970), scrive di costui, uno dei più grandi santi cattolici: "Almeno per la morte della nobile pagana Ipazia, egli è responsabile". Anche uno dei più obiettivi storici cristiani, Socrate ritiene che i seguaci di Cirillo e la chiesa alessandrina furono accusati del fatto. "Ci si può convincere che la nobile e colta donna divenne realmente la vittima più eminente del vescovo fanatico" (Tinnefeld).
Scrisse trenta libri contro "il sacrilego Giuliano" e dieci Contro i Galilei ed è solo per un caso che tutti questi libri siano conservati mentre quelli degli scienziati e meccanici di Alessandria siano spariti, ndr]. Cirillo, responsabile di molteplici menzogne, della diffamazione di Nestorio, della più alta corruzione, colpevole di appropriazione indebita in favore della chiesa e di se stesso, di aver esiliato e usato brutalità di tutti i generi, di concorso in omicidio; questo diavolo, che riuscì sempre a dimostrare quanto fosse pericoloso "inimicarsi Dio e umiliarlo abbandonando la retta via", da subito si gloriò del nome di "difensore della verità", di "amante appassionato del rigore". L'ideatore della prima "soluzione finale" della Chiesa cristiana, alla quale sarebbero seguite molte altre, divenne il "più nobile santo dell' ortodossia bizantina" (Campenhausen), ma anche uno dei più brillanti santi della chiesa cattolico-romana, "doctor ecclesiae", padre della chiesa.
Uno studioso come Geffcken, nonostante aspiri all' imparzialità e si sforzi di ricercare "i due aspetti del bene", per Cirillo prova soltanto ribrezzo: "fanatismo senza vera, brillante passione, erudizione senza profondità, zelo senza una vera e propria fede, grossolana litigiosità senza esercizio dialettico e infine nessuna sincerità nella lotta ... ". Non soltanto Geffcken è di quest'opinione, ma anche la maggioranza degli storici non cattolici. E ciò ha i suoi buoni o ancora meglio cattivi motivi.
Quando il grande santo morì, tutto l'Egitto tirò un sospiro di sollievo. Il generale sollievo lo testimonia una lettera, forse apocrifa, inviata al padre della chiesa Teodoreto: "Finalmente, finalmente è morto quest'uomo terribile. Il suo congedo rallegra i sopravvissuti ma sicuramente affliggerà i morti."
Attribuiva a chi non la pensava come lui: "stoltezza", "eccesso", "smisurata ignoranza", "insensatezza e depravazione": lo accusa di "oltraggio", "molestia", "follia" e di "giochi di prestigio e chiacchiere senza senso", "al massimo grado di stupidità". Queste persone sono "altamente sacrileghe", "calunniatrici e ingannatrici di diritto", "per così dire ebbre" e "annebbiate dai fumi dell'alcool", minati dai "fermenti della malvagità", gravemente affetti da ignoranza di Dio", pieni di "follia" e professano dottrine "di origine diabolica". "Essi distorcono la fede tramandataci, basandosi sull'invenzione del ritorno del drago che emerge dalle acque", cioè di Nestorio.
Cirillo chiede all'imperatore: "Avanti dunque con le ondate dirompenti di quegli uomini ... ", "avanti con i pettegolezzi e le chiacchiere senza senso, con parole abbellite da chimere e inganno!" Infatti, come dicono le parole dirette all'imperatore della predica inaugurale di Nestorio: "Sconfiggi con me gli eretici ... ", anche Cirillo intese l'annientamento degli eretici come un ovvio obbligo di chi detiene il potere e nel 428 ottenne un editto contro tutti gli eretici. E minacciava con le parole del Vecchio Testamento: "Se non si convertono, il Signore farà luccicare la sua spada contro di loro".
Il 17 ottobre 412 Cirillo tte con decisione contro gli "ortodossi" novaziani, fino a quel momento tollerati. La loro morale puritana non riuscì a impressionarlo. In aperto contrasto col governatore imperiale, Cirillo fece chiudere con la forza le chiese degli ortodossi novaziani e si appropriò di tutti i loro beni. Diede il colpo di grazia ad alcune sette, naturalmente con la "penna", la sua principale arma vien detto qui. "Oh follia", gridava sempre più spesso"; "Oh ignoranza, senno sconsiderato!", "Oh sproloquio da suocera, intelletto assopito, in grado solo di blaterare ... ". Gli eretici abbondano soltanto di "invenzioni irreligiose", "favole raccapriccianti" e di "pura stupidità". Essi sono "il culmine della malvagità". "La loro gola è davvero una tomba spalancata ... , le loro labbra celano veleno di vipera". "Rinsavite, voi ebbri".
Perseguitò anche i messalliani, penitenti dai capelli lunghi, provenienti per lo più dagli strati più infimi della società, che interpretavano la "fratellanza" come comunità mista di uomini e donne.
Quando il governatore Oreste manifestò il suo dissenso, dal deserto giunse un'orda di monaci, seguaci del santo, "che puzzavano di sangue e di bigottaggine già da lontano" (Bury). Essi accusarono Oreste di idolatria e procedettero contro di lui. Se il popolo non fosse accorso in suo aiuto probabilmente la pietra che lo colpì alla testa, invece di ferirlo, l'avrebbe ucciso. All'attentatore suppliziato e morente, Ammonio, Cirillo riservò onori da martire, santificando il monaco in una predica.
La tortura che portò il "martire" alla morte, preparò il terreno per l'uccisione di Ipazia.
Nel marzo del 415, durante il tumulto di Alessandria, Cirillo acconsentì, o meglio fomentò (Lacarrière) l'esecuzione di Ipazia. Figlia di Teone, matematico e filosofo, ultimo rettore a noi noto del Museion, l'accademia alessandrina, Ipazia fu maestra del vescovo Sinesio di Cirene, che in una lettera la definisce "madre, sorella e maestra" e "filosofa amata da Dio", e che era seguita anche da molti uditori cristiani. Cirillo covò rancore contro Oreste, il praelectus augustalis, anche perché questi trovava gradita la compagnia della filosofa. II patriarca diffuse notizie false su di lei e riuscì, con l'aiuto di prediche che la diffamavano come maga, ad aizzarle contro il popolo. Presa a tradimento dai monaci fedeli a Cirillo e guidati dal chierico Pietro, Ipazia fu trascinata nella chiesa di Kaisarion, dove fu spogliata e letteralmente fatta a pezzi con schegge di vetro; infine, la salma dilaniata fu pubblicamente bruciata, "la prima caccia alle streghe della storia" (Thieβ).
Il patriarca Cirillo si guadagnò la nomina di "ideatore spirituale del crimine" (Giildenpenning). Persino il volume Riformatori della Chiesa, con tanto di imprimatur ecclesiastico (1970), scrive di costui, uno dei più grandi santi cattolici: "Almeno per la morte della nobile pagana Ipazia, egli è responsabile". Anche uno dei più obiettivi storici cristiani, Socrate ritiene che i seguaci di Cirillo e la chiesa alessandrina furono accusati del fatto. "Ci si può convincere che la nobile e colta donna divenne realmente la vittima più eminente del vescovo fanatico" (Tinnefeld).
Scrisse trenta libri contro "il sacrilego Giuliano" e dieci Contro i Galilei ed è solo per un caso che tutti questi libri siano conservati mentre quelli degli scienziati e meccanici di Alessandria siano spariti, ndr]. Cirillo, responsabile di molteplici menzogne, della diffamazione di Nestorio, della più alta corruzione, colpevole di appropriazione indebita in favore della chiesa e di se stesso, di aver esiliato e usato brutalità di tutti i generi, di concorso in omicidio; questo diavolo, che riuscì sempre a dimostrare quanto fosse pericoloso "inimicarsi Dio e umiliarlo abbandonando la retta via", da subito si gloriò del nome di "difensore della verità", di "amante appassionato del rigore". L'ideatore della prima "soluzione finale" della Chiesa cristiana, alla quale sarebbero seguite molte altre, divenne il "più nobile santo dell' ortodossia bizantina" (Campenhausen), ma anche uno dei più brillanti santi della chiesa cattolico-romana, "doctor ecclesiae", padre della chiesa.
Uno studioso come Geffcken, nonostante aspiri all' imparzialità e si sforzi di ricercare "i due aspetti del bene", per Cirillo prova soltanto ribrezzo: "fanatismo senza vera, brillante passione, erudizione senza profondità, zelo senza una vera e propria fede, grossolana litigiosità senza esercizio dialettico e infine nessuna sincerità nella lotta ... ". Non soltanto Geffcken è di quest'opinione, ma anche la maggioranza degli storici non cattolici. E ciò ha i suoi buoni o ancora meglio cattivi motivi.
Quando il grande santo morì, tutto l'Egitto tirò un sospiro di sollievo. Il generale sollievo lo testimonia una lettera, forse apocrifa, inviata al padre della chiesa Teodoreto: "Finalmente, finalmente è morto quest'uomo terribile. Il suo congedo rallegra i sopravvissuti ma sicuramente affliggerà i morti."