domenica 28 giugno 2020

La dove ora sorge il Vaticano



Il circo monumentale di Nerone, era un impianto per spettacoli dell'antica Roma lungo 540 metri e largo circa 100, che sorgeva nel luogo dove oggi si trova la basilica di San Pietro in Vaticano, in una valle che correva da dove si trova la parte sinistra della basilica fino quasi ad arrivare al Tevere.L'opera fu iniziata da Caligola e completata da Nerone, era stata costruita all'interno della villa di Agrippina Maggiore, villa che alla morte della madre di Caligola passò in eredità a Nerone.

sabato 27 giugno 2020

L'oracolo di Zeus

Dodona - Montagnando.it
Veduta delle rovine del tempio di Dodona, in Epiro dove si trovava un oracolo di Zeus che si manifestava attraverso il fruscio delle foglie di quercia “alta chioma del dio” .... La sacralità del luogo risale probabilmente al III millennio a.C. conferendogli la qualità di uno dei più antichi centri di culto della Grecia. Qui Zeus, potrebbe aver sostituito un oracolo più antico dedicato a una divinità della terra. A Dodona infatti egli era associato non con Era, la sua sposa, ma con Dione, un’antica divinità femminile il cui nome deriva dalla stessa radice di quello di Zeus. Nel santuario operavano sia sacerdotesse che sacerdoti; questi ultimi sono chiamati “Selli” da Omero, il quale riferisce che essi “mai lavano i piedi e dormono in terra” a far segno del loro legame con la divinità della Terra….

venerdì 26 giugno 2020

Luoghi della trascendenza

 L'Eremo di Poggio Conte: misteri scavati nella roccia
 
L’Eremo di Poggio Conte è uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi della Tuscia. Si trova in un luogo solitario e selvaggio, raggiungibile attraverso un sentiero che costeggia il fiume Fiora. La Chiesa è scavata nel tufo ed affascina gli studiosi per la presenza contemporanea di simboli religiosi e pagani.
A Poggio Conte, e nel territorio circostante della Tuscia viterbese, sono stati rinvenuti resti del popolo etrusco; le antiche tombe a camera intagliate nelle pareti tufacee furono recuperate in epoca medievale ed adibite ad alloggio per i monaci.
’eremo di Poggio Conte si trovava in prossimità della dogana tra i territori pontifici e la Toscana. Le prime tracce scritte del sito si riscontrano in una antica carta del 1027 ma, con molta probabilità, è nel corso dei secoli XII-XIII che il romitorio fu abbellito architettonicamente e pittoricamente.
In contrasto aperto con l’opulenza della Chiesa romana, a partire dell’anno Mille si fece strada l’esigenza di abbracciare una vita spirituale pura ed ascetica, lontana dai fasti e dagli intrighi della Curia.
L’adozione di questi nuovi modelli di vita diede il via a forme di fede radicali e a scelte consapevoli di allontanamento dalla società. Le enormi ricchezze della gerarchia pontificia venivano dimenticate in questi luoghi di venerazione del Divino e della Natura.L’interno dell’edificio sacro, a cui si accede da un portale sovrastato da un foro, è costituito da pareti affrescate con motivi floreali e geometrici. Decorazioni insolite per una chiesa cristiana.È proprio per questo motivo che gli studiosi ritengono che il sito dell’eremo, almeno all’inizio della sua storia, nel XII secolo, sia appartenuto all’Ordine dei Templari e che, successivamente, con la loro soppressione nel 1312, sia stato modificato attraverso una ristrutturazione della volta….

Le radici etrusche di Roma

The hard truth - /int/ - International - 4archive.org


La tomba François nella necropoli di Ponte Rotto a Vulci, è uno dei più importanti monumenti etruschi, soprattutto per la sua ricchissima decorazione ad affresco che ne fa una delle più straordinarie manifestazioni della pittura etrusca..con le straordinarie copie del Ruspi..e la storia che narra..dei fratelli Vipsania (Vibenna) e Mastarna, con Vel Saties l'auspice e il piccolo Arnza..

giovedì 25 giugno 2020

La notte di San Giovanni

Commenti


La magia della notte di San Giovanni
Nella notte di San Giovanni, la più magica di tutte le notti dell'anno, la rugiada che inumidisce i prati acquista miracolose facoltà rigenerative e rotolarsi nell’erba bagnata renderà il fisico scattante, vigoroso ed attraente. Questo rituale dicono che sia miracoloso per guarire quanti soffrono di reumatismi. Durante questa notte si raccolgono le noci acerbe per metterle sotto spirito e farne il famoso liquore nocino.
In questa notte tra il 23 ed il 24 giugno alcune erbe raccolte bagnate di rugiada in questa speciale oscurità diventano prodigiose, come: la ruta, celebre per le sue proprietà contro lo stress e l’ansia, tonificante per le arterie e vasi capillari riduce l’infiammazione dell’artrite. L’artemisia, ritenuta erba con poteri anticancro, la salvia usata contro il mal di pancia, la menta, rimedio contro l’influenza, l’iperico – noto anche come “erba di San Giovanni”-, un tempo usato per cicatrizzare le ferite, il rosmarino per contrastare le calvizie, e per ultimo ma non ultimo, il proverbiale aglio: “Chi non prende aglio a San Giovanni, è povero tutto l’anno”.
Le leggende dicono che solo a mezzanotte in punto, una pianta di felce che nasce accanto lungo i ruscelli fiorisca: chi riuscirà a cogliere questo fiore acquisterà la fama di saggio e capacità di leggere il passato e prevedere il futuro.
La notte di San Giovanni è soprattutto una notte che colorata d’Amore: perché il 24 giugno è considerata la data più propizia ai matrimoni, numerosissimi sono i “rituali” di previsione sentimentale che le ragazze prive di fidanzato possono provare a eseguire esattamente a mezzanotte.
Altra usanza è raccogliere un cardo e bruciacchiarlo, nasconderlo in una fenditura del muro e la mattina aspettare di vederlo verde e fresco come appena colto, se così sarà vorrà dire che ci si innamorerà felicemente corrisposte entro l’anno.
Oppure, prendere un uovo separalo dal rosso prendere l’albume e lasciarlo in un bicchiere sul davanzale della finestra; se, il mattino, si troverà l’albume ricoperta di bollicine, entro poco troveranno un uomo bello, buono e ricco.
A mezzanotte, prendere tre fave: alla prima togliere completamente la buccia, alla seconda togliere la metà della buccia, e alla terza lasciarla intatta. Incartare le tre fave come caramelle con tre carte identiche, metterle sotto il cuscino e dormirci sopra. Il mattino pescandone una a caso, se la buccia è intera vuol dire che s’incontrerà un marito ricco, con mezza buccia benestante e senza buccia povero. In certe zone le ragazze usano, prima di addormentarsi, pregare San Giovanni di far mostrare loro in sogno il volto del futuro compagno; altri dicono che se una ragazza a mezzanotte si guarderà allo specchio, vedrà riflesso accanto al suo volto quello di lui.
La notte di San Giovanni in Veneto le ragazze che avevano più di un pretendente scrivevano su dei bigliettini i nomi dei loro spasimanti, uno per uno: piegavano i biglietti in quattro e li gettavano in un catino d’acqua. Il bigliettino che a contatto l’acqua si apriva per primo, conteneva il nome dell’uomo “giusto”. I maschi, invece in questa notte dovranno cogliere delle foglie di maggiorana verbena e valeriana, farle seccare al sole giugno, ridurle in polvere e, al momento che giudicheranno propizio, gettarle addosso alla donna desiderata, sembra che il successo sia certo.
Le ragazze abruzzesi da un’antica usanza si svegliavano all’alba del 24 giugno per guardare il sorgere del sole poiché la prima che avesse visto nel disco luminoso e sanguigno il volto di San Giovanni decapitato dopo la danza dei sette veli di Salomè, entro l’anno si sarebbe felicemente maritata.
La notte di San Giovanni è anche celebre e resa ancor più magica dai suoi mille fuochi, che si accendono in tutta Europa, tradizione antichissima tramandata dai Fenici che adoravano il dio Moloch, citato nell’Antico Testamento venerato di Cananei, nominato nel Levitico e nel libro dei Re. Concludendo con le feste del solstizio si assisteva alla glorificazione dell’acqua, simbolo della fecondità e della purificazione e vede San Giovanni protettore dalle influenze malefiche, assicurando la rinascita della luce…...

mercoledì 24 giugno 2020

Stonehengei, altre scoperte

STONEHENGE: storia e leggenda si uniscono in questo enigmatico ...
Stonehengei, il sito delle meraviglie. Ha svelato un anello di 20 megaliti, risalenti almeno a 4.500 anni fa, scoperto da un team di archeologici britannici vicino al famoso sito del Neolitico, nel sud dell'Inghilterra. L'annuncio è stato dato dalla Bbc. Gli archeologi hanno scavato un cerchio lungo circa 2 chilometri nell'antico insediamento di Durrington Walls, a circa 3 chilometri da Stonenhenge. L'anello preistorico è formato da megaliti di 10 metri di diametro e 5 metri di larghezza. Il sito appena scoperto aveva un carattere sacro, incentrato sulla stagione dei raccolti agricoli: è stato datato all'età neolitica e secondo gli archeologi era in stretto collegamento con la stessa area sacra di Stonehenge. 

Il professore Richard Bates dell'Università di St. Andrews ha spiegato che la scoperta sta dando "una visione del passato che mostra una società ancora più complessa di quanto potessimo immaginare" per quanto riguarda, ad esempio, la pratica dell'agricoltura durante il Neolitico. Il dottor Tim Kinnaird dello stesso Ateneo ha detto che lo studio dello scavo "offre un ricco e affascinante archivio di informazioni ambientali precedentemente sconosciute. Presto saremo in grado di scrivere una storia dettagliate del paesaggio di Stonehenge 4000 anni fa".


La chiesa di San Giovanni - Lago di Bolsena | Meteo Marta.itOGGI 24 GIUGNO FESTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA (GIANO-VERTUMNO-VOLTUMNA)
UNA VOLTA NEL PERIODO ETRUSCO, ERA LA FESTA DI VERTUMNO (IL SOLE) E SI CELEBRAVA UNA GRANDE RITUALITA', PROPRIO SULLE RIVE DEL LAGO DI BOLSENA.
A Bolsena avveniva il rito del clavus infxio presso il tempio di Norzia (Voltumna) e si stilava il calendario agrario "lunisolare". Proprio in quel giorno si dava inizio alla mietitura. Invece oggi in San Lorenzo Nuovo dove è ubicata la chiesa di San Giovanni in Val di Lago (vedi foto 1 e 2) si celebrava la conclusione della festa del Solstizio Estivo (21-24 giugno)e di San Giovanni Battista. Festa nel periodo pre-cristiano si svolgeva proprio intorno al tempio di Vertumno con una grande manifestazione oggi equivalente alle famose fiere, (raduno di venditori e 
compratori di bestiame e di altri prodotti, coincidente in genere con una ricorrenza religiosa).
A San Lorenzo Nuovo, oggi 24 giugno ricorre da molti secoli l'antica festa in onore a San Giovanni Battista. Festa chiamata "FIERA DI SAN GIOVANNI DI MERCI E BESTIAME" che una volta veniva celebrata sulle rive del lago di Bolsena( fino ai primi anni dell'800), intorno al piazzale della chiesa (vedi foto 1), poi fu trasferita a San Lorenzo Nuovo, essendo la chiesa in stato di abbandono e pericolosa per un suo crollo. Festa che trasferita nel nuovo paese si svolgeva proprio in un luogo chiamato "campo della fiera". . Oggi la chiesa di San Giovanni in Val di Lago è in completo abbandono, si sta aspettando l'inizio dei lavori per un suo restauro. La chiesa fu ricostruita nello stesso luogo dopo un violento terremoto, del 30 maggio 1563, che la distrusse completamente, fu riedificata e realizzata su progetto dell'architetto Pietro Tartarino. Interessante è l'affresco (vedi foto 2) nella parete interna della chiesa dove c'è rappresentato un "sole" simbolo di San Giovanni Battista, parete che all'esterno dal 21-24 di giugno di ogni anno viene baciata dai primi aggi di sole all'alba del solstizio estivo. Interessante sapere anche che si sta parlando di una importante celebrazione, di un rituale, che in pieno periodo etrusco a Roma nel VI secolo a.C, sotto Servio Tullio( che regnò tra il 578 e il 534 a.C.) si celebravano proprio sotto il periodo, dell'avvicinarsi del solstizio estivo, ritualità dedicata alla Dea della Fortuna romana. Vorrei riprendere un passaggio di uno scritto di Vaccai Giulio "Le feste di Roma Antica", pagina 124 : "....Dall'aprile a tutto giugno vediamo rinnovarsi quattro feste dedicata alla Fortuna, di cui le prime due 5 aprile e 25 maggio, sotto il nome di "Fortuna Pubblica e Primigenia", la terza nel medesimo giorno delle Matrali sotto il nome di Fortuna Virile (11 giugno) e la quarta dal 21 al 24 di giugno sotto il nome di "FORS FORTUNA", e questa era la più universalmente celebrata perchè costitutiva la festa del Solstizio Estivo". Invece in Etruria nel luogo più sacro del popolo Etrusco al Fanum Voltumnae, sulla riva del lago di Bolsena, c'era una festa dedicata alle due divinità le più importanti Vertumno(il sole) e Voltumna (la luna) proprio nel giorno del solstizio estivo venivano "unite in matrimonio" con una serie di celebrazioni che venivano svolte in piena armonia con tutto il popolo etrusco proprio nel suo spazio sacro più importante. Oggi ritroviamo diverse manifestazioni in chiave cristiana celebrazioni come, la festa della Madonna del Monte a Marta (festa dedicata la ringraziamento dei prodotti della terra 14 di maggio), la fiera di San Giovanni a San Lorenzo Nuovo, la Festa a Bolsena di Santa Cristina 23-24 luglio,santa che viene assimilata alla dea Norzia), la festa del Solco dritto a Valentano antico rito apotropaico dedicato all'esito di un futuro buon raccolto agricolo, infine non da meno la festa dell'8 di settembre, a San Lorenzo Nuovo, dedicata alla Madonna di Torano, ricalca un antico rito dedicato alla fertilità della donna e alla dea etrusca Turan. Ne ho indicate alcune quelle proprio nel e su lago di Bolsena, feste che richiamano antiche "ritualità" le quali si svolgevano nel periodo Etrusco proprio in "illo tempore".

lunedì 8 giugno 2020

La via dell'eterno ritorno


NIETZSCHE E L'ETERNO RITORNO
 Nietzsche e Kundera ci spiegano l'eterno ritorno – Il Superuovo
L’eterno ritorno si presenta come un esercizio mentale che consiste nell’immaginare che tutti gli istanti costituenti tutta la nostra vita ritornino eternamente e in forma identica a come si sono già prodotti. Tutto, assolutamente tutto ciò che viviamo e che abbiamo vissuto («ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni cosa indicibilmente piccola e grande») si ripeterà infinite volte ed esattamente nello stesso ordine […]. La dottrina dell’eterno ritorno è stata tradizionalmente interpretata come una «teoria» cosmologica, cioè come una spiegazione fisica dell’universo. Questa teoria si basa su un paio di assunti. Primo, Nietzsche concepisce l’universo come una forza o energia finita. Ogni cosa esistente, compresi gli esseri umani, è centro o punto di forza, concrezione della forza universale. Poiché questa forza è finita, vi sarà anche un numero finito di punti di forza e di combinazioni di tali punti, cioè un numero dato di esseri e avvenimenti possibili nell’universo. Tutto ciò che può esistere e accadere […] è per definizione limitato. In secondo luogo, Nietzsche considera che il tempo, il canale dentro il quale si sviluppa la forza dell’universo, sia infinito […]. Questo assunto contraddice evidentemente la concezione biblica del tempo e anche quella della scienza contemporanea […]. La fisica contemporanea sostiene inoltre che il tempo non debba essere pensato separatamente dallo spazio: da Einstein in poi il tempo non è più considerato una grandezza omogenea e indipendente, come pensava Nietzsche seguendo Newton. Mettendo da parte la questione della sua validità scientifica, rimane che dai due assiomi citati - forza finita, tempo infinito - è possibile dedurre l’ipotesi cosmologica dell’eterno ritorno: se il tempo è illimitato e se al suo interno si manifesta un numero limitato di combinazioni di forza, tali combinazioni devono ripetersi indefinitamente. Una delle virtù di questa nuova cosmologia è quella di dissolvere l’opposizione metafisica tra Essere e divenire. Zarathustra strappa l’Essere al regni mummificato del sovrasensibile e lo inserisce nel mondo vivo del divenire. L’unica essenza che possiamo attribuire all’esistente riposa precisamente sulla sua assoluta mancanza di riposo. L’essere intimo delle cose consiste in un divenire radicale, nel loro infinito ritorno […]. Le cose non sono eterne perché immortali, bensì precisamente perché nascono e muoiono infinite volte […]. Zarathustra riesce a catturare l’eternità dentro il tempo, nel cuore stesso della sua fugacità […]. La teoria dell’eterno ritorno concepisce l’universo come un sistema ermetico in cui tutti gli esseri e gli avvenimenti girano senza sosta. Siamo tutti minime parti di un ingranaggio circolare, semplici granelli che salgono e scendono dentro l’«eterna clessidra dell’esistenza». Indipendentemente da quello che facciamo, tutto tornerà infinite volte. Anche le sofferenze e gli orrori, le cose più meschine e disprezzabili […]. In quanto spiegazione della dimensione temporale dell’universo, l’eterno ritorno è una legge deterministica che risulta inumana, difficilmente assimilabile (Toni Llácer; Nietzsche. Il superuomo e la volontà di potenza).
Un’ipotesi come quella dell’eterno ritorno deve intendersi come un «simulacro» esplicativo che non ha la pretesa di verità come quella cui ambisce per esempio la legge di gravitazione universale. Il suo intento è invece quello di polverizzare le nostre certezze per dare impulso a uno specifico stile esistenziale […]. Più che come una confusa teoria cosmologica, quella dell’eterno ritorno va interpretata come una teoria etica che indica con chiarezza un approccio alla vita. In questa prospettiva, l’eterno ritorno è una versione nietzschiana dell’imperativo categorico di Kant. In concreto il nuovo imperativo potrebbe essere espresso in questi termini: qualunque cosa desideri, desiderala in modo da essere in grado di desiderarne anche il suo eterno ritorno. Addio a tutte quelle piccole pigrizie e vigliaccherie che costellano il nostro quotidiano. L’eterno ritorno ci impone un volere assoluto, una volontà che non si rifugia in nessuna scusante […]. Non si tratta solo di sopportare il peso dell’eterna ripetizione di ogni istante, bensì di volerla o desiderarla. La sfida consiste proprio nell’amare un tale peso. Questa è la concezione nietzschiana dell’amor fati o amore del destino. Volere che tutto sia come è: «Non volere che nulla sia diverso né nel passato né nel futuro né per tutta l’eternità» […]. Nulla è superfluo. Tutte le cose sono ugualmente preziose […]. Amare il proprio destino è inseparabile da uno stato di beatitudine, è il godimento supremo riservato a coloro che non hanno bisogno di Dio per celebrare il mondo (Toni Llácer; Nietzsche. Il superuomo e la volontà di potenza).
La teoria nietzschiana dell’eterno ritorno non significa altro che l’amor fati degli stoici, dai quali è probabilmente ripresa, ovvero l’amore per tutto ciò che è, visto nella sua bontà e bellezza (Marco Vannini; Storia della mistica occidentale. Dall’Iliade a Simone Weil).

domenica 7 giugno 2020

Lucus Feroniae




La colonia di Giulio Cesare
È l’antichissima città sabina consacrata alla ninfa Feronia e divenuta in seguito municipio romano con il suo centro monumentale. Il bosco sacro alla dea, il foro con i templi, le ville private ed il piccolo anfiteatro ne fanno un’area archeologica tra le più interessanti nei dintorni di Roma.
Lucus Feroniae è un sito archeologico situato nel comune di Capena, sull’antica via Tiberina, un luogo dove confluivano tre differenti gruppi etnici antichi: Latini, Sabini ed Etruschi. Divenne colonia romana al tempo di Caio Giulio Cesare. Era un antico lucus dedicato alla dea sabina Feronia e il suo santuario era frequentato sia dai Latini sia dai Sabini anche al tempo di Tullo Ostilio. Esso fu saccheggiato da Annibale nel 211 a.C. In età imperiale divenne una comunità indipendente con lo status di colonia in cui si insediarono veterani di Ottaviano . Nel museo annesso, si possono ammirare delle statue provenienti dallo scavo della sala del culto imperiale annessa alla Basilica del Foro. Alcune statue erano dotate di mani e teste intercambiabili, in funzione dell’imperatore regnante. Gli scavi comprendono il Foro romano rettangolare sul quale si affacciano una Basilica, un tempio di epoca repubblicana, un altro tempio di un dio non ben identificato e un viale pergolato pedonale sul quale si affacciano delle tabernae, negozi o botteghe in alcune delle quali, sul pavimento, sono visibili dei mosaici mentre all’ingresso di altre, una sorta d’ideogramma che faceva capire l’attività del commerciante svolta all’interno; una sorta d’insegna pubblicitaria moderna. Al centro del Foro pare che ci fosse una statua dell’imperatore.
Negli scavi vi sono anche un anfiteatro con capienza di circa 5000 persone[delle terme con annessi frigidarium, tepidarium, calidarium, un’area sacra, una schola e la Villa dei Volusii, un complesso residenziale con cisterna a quattro navate e ritratto marmoreo di Menandro.

Nessun filosofo è stato profondo nella misura di Spinoza, l'idea di Giorgio Colli


Giorgio Colli e Spinoza

Il grande Giorgio Colli filosofo e studioso di filosofi, ben conosciuto in Germania che in Italia.  Per lunghi anni Colli cura, tra l'altro, una enciclopedia di autori classici per Boringhieri e per molti di questi scrive anche la prefazione alle opere. Queste sono state poi raccolte in un volumetto pubblicato da Adelphi con il titolo Per una enciclopedia di autori classici.

Baruch Spinoza - WikiquoteQui voglio riportare quella dedicata all'Etica di Spinoza:

"L'Etica richiede lettori non pigri, discretamente dotati e soprattutto che abbiano molto tempo a loro disposizione. Se le si concede tutto questo, in cambio offre molto di più di quello che ci si può ragionevolmente attendere da un libro: svela l'enigma di questa nostra vita, e indica la via della felicità, due doni che nessuno può disprezzare.
Ogni filosofo vuol trovare un senso - ossia un'unità - del mondo; ma gli oggetti che deve considerare sono infiniti, e i nessi concettuali che deve stabilire tra di essi sono, se possibile, ancora più infiniti. Il vigore di un filosofo è misurato dall'ampiezza di questa rete, che egli getta sulle cose, tentando di afferrarle e di stringerle. Ma ciò che conta ugualmente, è la qualità del tessuto di questa rete. La bava del ragno dev'essere rilucente e uniforme, e tenue abbastanza da ingannare la preda. E' la forza dello sguardo, che stabilisce questa unità, lucida e avvolgente.
Per profondità di un filosofo, si intende appunto ciò, e dopo i greci, nessun filosofo è stato profondo nella misura di Spinoza. Chi si accinge a leggere l'Etica, si trova innanzitutto di fronte a difficoltà grandissime: le definizioni, gli assiomi, le proposizioni, gli scolii, si presentano come bastioni inespugnabili, quasi isolati e ostili gli uni agli altri. Ma approfondendo l'indagine, cioè scendendo nei cunicoli sotterranei di ciascun bastione, si scoprono i collegamenti. Per inoltrarsi nel buio di quelle gallerie, occorre possedere un cuore fermo, e un occhio notturno. I contrasti tra i pensieri spinoziani vanno attenuandosi, man mano che si segue centrifugamente la loro concatenazione. E chiunque si compiaccia di indugiare sull'incompatibilità di due proposizioni, dovrebbe ragionevolmente dubitare dell'ampiezza del proprio respiro intellettuale, prima che della coerenza di Spinoza. Perché il punto dove convergono i pensieri di costui - l'unità della sua visione - è sepolto in un abisso, e occorrono giorni e mesi di meditazione, per scavare sino in fondo il pozzo di ogni singola proposizione.
Se tale è la natura di Spinoza, a ben poco serve il collocarlo nel suo tempo, e studiarlo storicamente, indagando il nesso che lo lega ai filosofi precedenti, e ricercando le tracce del suo pensiero nella speculazione posteriore. Certo, egli si serve di molti concetti offerti dalla tradizione, ma li riempie dei suoi contenuti; e quando avremo stabilito i suoi presupposti culturali e i suoi influssi, continueremo a scivolare lungo la superficie di una sfera, in cui invece, come abbiamo detto, si tratta di penetrare sino al centro. D'altronde non ha senso chiederci che cosa sia vivo di lui oggi, perché l'unica risposta sincera è: nulla; tale risposta, anziché autorizzarci a trascurarlo, dovrebbe indurci a riprenderlo seriamente in considerazione. Perciò sono più stimabili, o almeno utili, i suoi denigratori che non i tiepidi e cauti ammiratori. Perché quelli fecero rumore intorno alle parole miti, ma terribili, che suggerivano agli uomini la liberazione dai miti della religione e della filosofia, dalla credenza nel libero arbitrio, dalla millenaria superstizione sul valore assoluto del bene e del male. Eppure, ancor oggi il bene e il male sono concetti assoluti, e il finalismo domina le menti degli uomini.
In Spinoza non vi sono fratture: la sua vita fu in armonia con il suo pensiero. L'uomo non si distingue dalla sua opera. E ancora, il problema della conoscenza non si divide dal problema morale. Così in ogni parte della sua opera. L'antitesi fra razionalismo e irrazionalismo, cui da secoli tutti soggiacciono, è guardata dall'alto, secondo la prospettiva del conatus. Il crepaccio che separa l'individuo dal tutto viene saldato, senza danno né per l'una né per l'altra parte. Attraverso la cosa singola si può giungere intuitivamente alla totalità: la tesi mistica è dimostrata con la ragione.
Spinoza è un'unità, mentre il mondo moderno è una molteplicità frantumata. La voce di Spinoza giunge a noi da lontano, sommessa; non chiede di essere ascoltata. L'Etica ha la fermezza di un tempio, in un paesaggio disabitato: se sapremo contemplarlo, penetrare devoti nel suo interno, conosceremo il divino."

sabato 6 giugno 2020

Un nobile scienziato: Franco Rasetti


Franco Rasetti | Torino Scienza
Uno scienziato italiano arrivato ai massimi livelli della fisica ha abbandonato ogni ricerca per motivi etici, ha cambiato totalmente disciplina ed è diventato uno dei massimi paleontologi al mondo. Una scelta pagata cara: pur avendo avuto un ruolo cruciale negli studi sull’energia atomica, è stato infatti cancellato dai libri di storia.
Franco Rasetti nasce a Pozzuolo Umbro nel 1901. Frequenta l'Università di Pisa dove conosce Enrico Fermi e si laurea in fisica nel 1922. Dopo un anno al California Institute of Technology, è in prima linea nelle ricerche sulla radioattività indotta mediante bombardamento di neutroni. Nel 1930 inizia a collaborare con Fermi nell’istituto di Via Panisperna, e diventa il braccio destro del futuro Nobel. Nel 1939, con l'adozione delle leggi razziali fasciste, pur non essendo ebreo decide di lasciare l'Italia, come diversi componenti del gruppo di Via Panisperna, da Segrè a Pontecorvo allo stesso Fermi. Emigra in Canada all’Université Laval dove compie ricerche su raggi cosmici e spettroscopia nucleare.
Nel 1943 lo chiamano a partecipare alla costruzione di armi nucleari, e al Progetto Manhattan sulla bomba atomica. E lui oppone il gran rifiuto: contrario al coinvolgimento degli scienziati nelle ricerche belliche, dice “La fisica non può vendere l’anima al diavolo“ e conclude senza mezzi termini: “La guerra è una cosa idiota”. Così nel 1947 si trasferisce alla John Hopkins University di Baltimora, dove insegna ancora fisica, ma anche geologia, paleontologia, entomologia e botanica. Negli anni successivi diventa il più autorevole studioso al mondo dell'era geologica del Cambriano. In seguito, si stabilisce in Belgio, dove muore all'età di 100 anni. La sua salma riposa nel cimitero di Pozzuolo Umbro.
”Scoprire i segreti della Natura – scrive nella sua autobiografia - è tra le cose più affascinanti. Ma può darsi che qualcosa sia insieme molto affascinante e molto pericoloso. Penso che gli uomini dovrebbero interrogarsi più a fondo sulle motivazioni etiche delle loro azioni. E gli scienziati, mi dispiace dirlo, non lo fanno molto spesso. Sono ben consapevole che la geologia e la paleontologia non hanno l’alto rango della fisica nella gerarchia delle creazioni dell’intelletto umano. A me comunque, la contemplazione delle meraviglie della natura, una montagna, un fiore, un insetto, un fossile, non hanno dato minor piacere delle creazioni della nostra mente fisica e matematica“.
AS

venerdì 5 giugno 2020

Culti misterici ipogei

 I RESTAURI DELLA BASILICA SOTTERRANEA DEI MISTERI DI PORTA ...
La Basilica sotterranea di Porta Maggiore è, uno dei luoghi più magici e intrisi di mistero di Roma….. Infatti a partire dalla sua scoperta avvenuta casualmente nel 1917 nel corso dei lavori di costruzione del viadotto ferroviario di Roma Termini, agli ultimi interventi di restauro e conservativi voluti e finanziati dalla Fondazione Svizzera Evergète, tutto appare come improntato alla casualità. Costruita nel I^ secolo a.C. dalla famiglia degli Statili, legata all’imperatore Ottaviano Augusto, volutamente ipogea, cioè sottoterra, è un monumento unico nel suo genere per la ricchezza delle decorazioni a stucco e mosaico
Tanto per le decorazioni che il suo essere ipogea e destinata alla sepoltura della “gens” della famiglia, è stata ritenuta sede di culti misterici. Questa ipotesi potrebbe essere avvalorata dalle vicende che hanno coinvolto un importante componente della famiglia: Tito Statilio Stauro, seguace di culti misterici e vicino agli ambienti del Neopitagorismo romano, che adibì la basilica a luogo di ritrovo e ritenuto, per questa nuova destinazione, il rinnovatore delle decorazioni a stucco che ornano le tre navate.
Il bianco avvolgente delle decorazioni e degli stucchi presenti negli ambienti, in particolare il grande abside centrale, ci dicono del suicidio della poetessa Saffo nelle acque di un mare evocato dalle tracce blu che rivestono la parete dell’abside, unica nota di colore insieme alla fascia rossa che circonda tutte le pareti. Saffo comunque sarà accolta nell’aldilà da una Vittoria con una palma in mano, inviata da Apollo e testimone di un passaggio dalla vita materiale ad una spirituale presente nella filosofia neopitagorica, come precisato dalla Soprintendente Daniela Porro.I culti che lì si svolgevano furono dichiarati fuori legge nel 52 d.C. dall’Imperatore Claudio che esiliò anche i cosi detti “matematici” e tra questi i neo pitagorici. Da questo clima d’intolleranza giunse allora il pretesto per la denuncia di superstizione a Tito ed il suo conseguente suicidio per non subire l’onta del processo, forse gettandosi in mare, come immortalato negli stucchi. L’ipogeo a Porta Maggiore, fu abbandonato anche a causa della decadenza della gens Statilia, che forse costituì per il potere imperiale una minaccia concreta, è così cadde nell’oblio fino alla sua casuale riscoperta...

Gli spiriti del focolare

 Folletto - Wikiwand
Landvættir. Sono gli «spiriti del Paese» che sotto diverse forme dimorano in un luogo prima che vi giungano gli uomini; hanno in un certo senso potere sulla natura del luogo e possono dunque soccorrere chi vi si stabilisca senza dare loro disturbo [...]. L’idea che gli spiriti dei morti dimorino nella casa dove abitarono da vivi (e nella quale presso il focolare o la soglia dovettero un tempo essere sepolti) è all’origine della credenza che essi si manifestino talora come folletti o come nani che garantiscono protezione alla famiglia […]. L’antichità della tradizione è attestata altresì dalla presenza di analoghe figure in altre aree del mondo indoeuropeo (cfr. i lares latini) […]. Per l’Islanda abbiamo la testimonianza della "Saga della cristianizzazione", dove è riferito di un tale Koðrán di Giljá il quale venerava uno spirito che viveva in una pietra. Questi gli prediceva il futuro e lo consigliava in ogni cosa. La saga racconta che il vescovo Friðrekr, giunto nella fattoria, distrusse la pietra con preghiere, salmi e acqua santa. Qui si ritrova un’idea insistentemente propagata dai fautori della nuova dottrina: quella cioè che ogni essere o divinità venerato nel periodo pagano non fosse altro che una manifestazione del demonio (Gianna Chiesa Isnardi; I miti nordici, pp. 347-349).
Nell'immagine: geni del luogo e lares, affresco (Casa dei Vettii, Pompei).

martedì 2 giugno 2020

La splendida basilica di Vézelay in Borgogna

In origine era in stile romanico fu trasformata nel XII sec. in gotica dai Maestri d’Opera che provenivano dalle fila dei Cistercensi e dei Templari, e anche se dedicata al culto di Maria Maddalena, ha posseduto la sua Vergine Nera e il suo dolmen….La Wuoivre vi scorre possente, per la presenza di corsi d’acqua sotterranea.
La basilica è la più grande chiesa cistercense del mondo, e si trova all’inizio della via Lemovicense, una delle quattro strade francesi che fanno parte del Cammino di Santiago di Compostela, utilizzata dai pellegrini per giungere a Santiago di Compostela, in Galizia, nella Spagna nord-occidentale.
La basilica è anche un percorso di luce ... Allo scoccare del mezzogiorno nel primo giorno del solstizio d’estate nove cerchi di luce si allineano perfettamente lungo l’asse centrale della navata verso il coro. I cerchi di luce sono prodotti dal sole che filtra attraverso le alte finestre Sud della basilica. Al solstizio d’inverno 21 dicembre raggi di luce, provocano uno spettacolo diverso: ogni capitello del muro nord della navata riceva un punto luce con perfetta regolarità, dalle alte finestre. Vézelay è stato sempre un luogo iniziatico.... siamo nel paese di Eduen, nella Gallia Pelosa, nella terra dei Druidi. Un importante nodo di correnti telluriche si manifesta sotto, in Borgogna, un antico luogo iniziatico, l’energia tellurica radiante in questo luogo ha un’intensità particolarmente forte è il perché di molte guarigioni “miracolose” che avvennero nel corso dei tempi. La tradizione narra di un antico dolmen sepolto accanto alla famosa cripta dov’era custodita la Vergine Nera. I dolmen contrassegnano i nodi delle correnti telluriche, il dolmen è sempre lì, sotto il lato destro della cripta. Così come Chartres o Notre-Dame de Paris, non si può accedere al dolmen della cripta.
Un lungo corso di acqua sotterraneo passa sotto la basilica dal lato sinistro nella parte superiore della navata centrale e poi divide in due rami, uno che passa sotto le scale a sinistra della cripta, e uno alla destra che passa completamente sotto il chiostro. Si può costatare che la basilica è attraversata più volte da queste tre correnti telluriche, è ciò che rende quest’acqua radioattiva, e quindi fonte curativa di guarigione, e con un’intensità massima il 22 luglio il giorno di celebrazione di Santa Maria Maddalena che ha dato il suo nome a questa magnifica Basilica...
 

Sedia del Diavolo

Si chiama "sedia del diavolo" ed è un monumento funebre in laterizio di Elio Callisto, situato in piazza Callisto a Roma. Esso sorgeva su una collina lungo la via antica Nomentana, fu costruito nella metà del II secolo d.C. ed è a due piani con una scala che accedeva al piano semi sotterraneo.
Su ogni parete si aprivano due arcosoli con cinque nicchie sopra di essi, sormontate da piccole finestre. La copertura era a volta a vela e il pavimento in mosaico bianco.
Il monumento è stato chiamato "sedia del diavolo" per il suo nuovo aspetto ottenuto in seguito al crollo della facciata che per uno strano gioco avrebbe assunto la forma di una gigantesca sedia con braccioli e schienale. Capitava spesso che in ques'area si rifugiassero pastori e uomini senza dimora che accendendo il fuoco rimanevano sempre spaventati dall'aspetto inquietante che questo enorme trono assumeva, in quanto con il gioco delle ombre appariva ancora più demoniaco.
l fatto che ci si trovasse a Roma avvalorava ancora di più la tradizione della presenza luciferina, si pensava infatti che il seggio del papa fosse in pericolo a causa del nuovo trono di Satana e per questo divenne anche luogo di aggregazione di suoi seguaci che organizzavano banchetti e orge in suo onore. Si credeva che giungere al cospetto del trono del principe delle tenebre, permettesse di ottenere il dono della profezia e della guarigione da tutte le malattie. Nel 1300 vi erano diverse usanze: c'era chi scriveva sopra il muro i propri desideri affinchè si realizzassero, o chi raschiava frammenti di mattoni per farne pozioni magiche.
Pare che in una precisa zona della "sedia" sia incisa la parola "kabala", scritta con una lettera per mattone. Sarebbe una formula magica incisa dall'alchimista Zum Thurm affinchè chi l'avrebbe battuta con un pugno chiuso per tre volte, dicendo "voglio cambiare storia", avrebbe realmente ottenuto un grosso cambiamento.
Qui avvenivano i "Lemuria" o "Lemuralia" riti funebri celebrati il 9, l'11 e il 13 maggio per esorcizzare i lemuri, ovvero gli spiriti dei morti. Nel rito il "pater familias" doveva buttare alle proprie spalle delle fave nere per nove volte mentre recitava formule propiziatorie.
Venivano celebrati anche i "Parentalia" o "Parentali" in onore degli spiriti defunti dei parenti. Erano rituali che si perpetravano per nove giorni, dal 13 al 21 febbraio, giorno in cui si celebravano le "Feralia", il momento in cui le anime avrebbero potuto aggirarsi liberamente tra i vivi e per questo si portavano molti doni per i defunti affinchè venissero propiziati. La stessa parola "Feralia" in latino significa "portare" regali ai morti che solitamente erano costituiti da ghirlande di fiori, spighe di grano, sale, pane, vino o oggetti personali. Forse un rituale importato da Enea che avrebbe versato viole e vino sulla tomba del padre Anchise….