mercoledì 3 luglio 2019

il Vangelo di Tommaso

Nonostante l’ampio prestigio riscosso nell’antichità, non è stato il Vangelo di Tommaso a entrare nel Canone neotestamentario, bensì quello di Giovanni, pur essendo stato considerato meno importante nei primi tempi del Cristianesimo. Il testo giovanneo entrò nel Canone con qualche difficoltà - sia per la sua difformità dai tre Sinottici, sia per certi elementi suscettibili di essere considerati di tipo gnostico - ma vi entrò. Del Vangelo di Tommaso, prima che venisse ritrovato tra gli antichi libri copti trovati in Egitto a Nag Hammadi nel 1945, si sapeva solo che era stato dichiarato apocrifo per il fatto di presentare (anche’esso) elementi di tipo gnostico.
Due parole d’inquadramento sull’aggettivo “apocrifo” (ἀπόκρυφος). Originariamente voleva dire nascosto, segreto e, se applicato a un testo, significava riservato a iniziati capaci di intenderlo. Di modo che anticamente aveva un carattere del tutto neutro in ordine all’attribuzione del valore. Ma quando nel II secolo si sviluppò il contrasto fra le correnti gnostico-cristiane e quella che si andava costituendo come “Grande Chiesa”, i polemisti di quest’ultima iniziarono ad attribuire alla parola il significato negativo che si è poi perpetuato. Non stupisce quindi che per un fanatico intollerante come Tertulliano (n. 155?) il termine “apocrifo” fosse equivalente a falso, senza mezzi termini; mentre Origene, per esempio, ancora si mantenne su una posizione più equilibrata poiché, pur usandolo col valore di “non-canonico”, sostenne che non tutto il contenuto degli apocrifi era da respingere. Progressivamente, infine, “apocrifo” acquisì la connotazione di inaffidabile, dottrinalmente ambiguo, se non addirittura eterodosso o eretico.Alcuni dei detti di Gesù contenuti nel testo di Tommaso sono riportati anche da Matteo e Luca, mentre altri sono estranei ai Sinottici. La Pagels, studiando le concordanze e le conflittualità fra i Vangeli di Giovanni e di Tommaso, ha messo in evidenza come siano queste ultime a prevalere, risultando quindi le due differenti rispettive vie spirituali. Per entrambi Gesù è la luce che illumina l’umanità, e essi invitano a volgersi non già alla fine dei tempi, quanto e soprattutto al loro inizio . Ma la grande differenza sta nel fatto che per Giovanni la luce divina è propria di Gesù, mentre per Tommaso appartiene a tutti gli esseri umani, perché creati a immagine e somiglianza di Dio, e tutti sono in grado di conoscerlo. Un forte accento, infine, è posto da Tommaso nel presentare il Regno di Dio come realtà spirituale in atto, e non come evento futuro o luogo dell’al di là ...
Il Cristo del Vangelo di Tommaso, più che un maestro di saggezza e di sapienza è un esperto della maieutica spirituale. Egli non offre risposte e credenze, bensì fornisce indirizzi per un processo di ricerca interiore, che in fondo non persegue nulla che non ci sia già: solo che è ignorato dal soggetto che lo contiene. Si tratta della realtà luminosa del proprio Sé: «Se porterete alla luce quello che è dentro di voi, quello che porterete alla luce vi salverà. Se non porterete alla luce quello che è dentro di voi, quello che non porterete alla luce vi distruggerà» ; e proprio per questo la persona nella sua ricerca deve saper separare l’utile dall’inutile con rispetto e umiltà. Il costante richiamo spirituale all’unità ha un significato nello stesso tempo goseologico e ontologico, perché si tratta dell’unità luminosa delle origini; è l’unità transpersonale col tutto, e quindi con Cristo:
«Gesù disse: Io sono la luce che sovrasta tutte le cose. Io sono il tutto. Da me tutto è venuto e a me tutto giunge. Spaccate un legno e io sono lì. Sollevate una pietra e lì sotto mi troverete»
Questo in fondo si salda con l’impostazione gnostica per cui chi realizza la gnosi «non è più un cristiano, ma un Cristo».Tutta questa impostazione spiega perché il Gesù del Vangelo di Tommaso parli del Regno di Dio come di una realtà già esistente e interior. Vi è anche da rilevare che in tale Vangelo si presenta la questione circa l’elemento femminile in Dio. Gesù vi distingue fra i propri genitori terrestri e quelli celesti: il Padre divino e la Madre, cioè lo Spirito Santo. Il Cristo del Vangelo di Tommaso punta a preparare i suoi seguaci a una nuova vita, con prospettiva diversa, e traccia un’immagine di quello che dovrebbe essere la persona decisa a seguire i suoi insegnamenti:
«La persona prefigurata in essi è immortale: l’adepto non assaporerà la morte e regnerà per sempre, come individuo con doni e poteri straordinari. Il soggetto preannunciato da Gesù beneficia di una forma di vita preesistente , che ha origine dalla luce e ad essa farà ritorno , e si manifesta in un’immagine eterna e invisibile . Questa persona vive nel mondo in modo distaccato, come in transito o addirittura come un viandante senza casa , pur comprendendo chiaramente la distinzione tra il mondo ipotizzato in queste massime e il mondo materiale circostante Tale soggetto lavora duramente per trovare l’interpretazione dei precetti, ma scopre in questa difficile opera una fonte di vita. Le parole di Gesù costruiscono una sorta di persona divinizzata, unita a lui per mezzo della sua bocca , con una condizione più elevata di quella di Adamo , meritevole perciò di entrare in rapporto più intimo con Gesù nella stanza nuziale in cui vivono tutti ni solitari . La finalità ultima di un individuo è trovare quel riposo che viene dalla conoscenza dei segreti e delle realtà nascoste della vita .
A salvare questi adepti non è quindi la Chiesa, ma la parola di Gesù messa in pratica. Si forma comunque una comunità spirituale fra di essi, ma a livello di libera confederazione di fatto, dovuta al percorrere la stessa via. Ben diversa sarà la storia delle chiese cristiane….

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