Interno della chiesa dedicata a san Gaudenzio, vescovo di Novara, nel paese di Baceno, nel cuore della Valle Antigorio
l'affresco dell'ultima cena, dipinto dalle sapienti mani di Giacomo da Cardone, uno dei pochi pittori eretici del nostro passato..
Il Cristo abbraccia Giovanni comprendendo che sarà l'ultima volta. Qualcuno tradirà per pochi denari… Un tavolo inclinato che sembra voler far scivolare tutto quello che sorregge. Piatti, posate ed alimenti sembrano sospesi nello spazio che occupano. Lo spazio tra l'avere e l'essere. Il pittore ci ha accompagnato negli ultimi momenti della vita di una persona. Giacomo ci permette di essere parte della storia narrativa dipinta sulla parete.Uno spazio vuoto tra gli apostoli posti di fronte al Cristo. Quello spazio è riempito da un coltello in bilico, con il manico rivolto allo spettatore. Sembra volerci chiedere di afferrarlo, di fermare la caduta dell'oggetto. Gli altri uomini di fede si stringono attorno all'uomo posto al centro della scena. Quelli sono i primi uomini che hanno creduto, formeranno il primo nucleo che porterà nuovi concetti dal vicino oriente all'occidente….
Giacomo, fantasioso e versatile, si lasciò lusingare dalle idee luterane. Fu catturato nel 1561 ed accusato d'essere luterano. Fu esaminato e giudicato dall’inquisitore generale di Milano Fra Angelo Enguada. Fu sottoposto al tratto di corda o squassamento. Questa tipologia di tortura è nota per essere stata la prima utilizzata dalla santa Inquisizione. Giacomo da Cardone, alla fine degli interrogatori cui fu sottoposto, abiurò. Non sappiamo a quale livello di tortura fu sottoposto, sappiamo che qualche tempo dopo l’arresto ritornò nella natia Montecrestese. Qui finisce la tortura fisica ed inizia quella psicologica. Dopo una severa inquisizione fece atto d’abiura dei suoi errori. Fu soggetto ad una dura penitenza e rimandato in Ossola. Trascorso il tempo della condanna per eresia, quattro anni, i compaesani si riuniscono in un forte atto di solidarietà: chiedono il reintegro di Giacomo all’ufficio di Notaio. Tanto fecero che il pittore fu reintegrato con decreto del 19 agosto 1566. L’atto fu firmato dal vicario del vescovo di Novara monsignore Serbelloni. Un interessante documento riporta:
Un interessante documento riporta: “Giacomo da Cardone dopo essere caduto nell’eresia, dopo la sua penitenza, è sempre vissuto da cattolico e cristiano secondo i precetti della Santa Cattolica Ortodossa e Romana chiesa e come si conviene a quell’uomo probo che sempre fu, eccetto la caduta di sopra, ed è al presente, ed ha sempre condotto vita onesta modesta e morigerata.”
l'affresco dell'ultima cena, dipinto dalle sapienti mani di Giacomo da Cardone, uno dei pochi pittori eretici del nostro passato..
Il Cristo abbraccia Giovanni comprendendo che sarà l'ultima volta. Qualcuno tradirà per pochi denari… Un tavolo inclinato che sembra voler far scivolare tutto quello che sorregge. Piatti, posate ed alimenti sembrano sospesi nello spazio che occupano. Lo spazio tra l'avere e l'essere. Il pittore ci ha accompagnato negli ultimi momenti della vita di una persona. Giacomo ci permette di essere parte della storia narrativa dipinta sulla parete.Uno spazio vuoto tra gli apostoli posti di fronte al Cristo. Quello spazio è riempito da un coltello in bilico, con il manico rivolto allo spettatore. Sembra volerci chiedere di afferrarlo, di fermare la caduta dell'oggetto. Gli altri uomini di fede si stringono attorno all'uomo posto al centro della scena. Quelli sono i primi uomini che hanno creduto, formeranno il primo nucleo che porterà nuovi concetti dal vicino oriente all'occidente….
Giacomo, fantasioso e versatile, si lasciò lusingare dalle idee luterane. Fu catturato nel 1561 ed accusato d'essere luterano. Fu esaminato e giudicato dall’inquisitore generale di Milano Fra Angelo Enguada. Fu sottoposto al tratto di corda o squassamento. Questa tipologia di tortura è nota per essere stata la prima utilizzata dalla santa Inquisizione. Giacomo da Cardone, alla fine degli interrogatori cui fu sottoposto, abiurò. Non sappiamo a quale livello di tortura fu sottoposto, sappiamo che qualche tempo dopo l’arresto ritornò nella natia Montecrestese. Qui finisce la tortura fisica ed inizia quella psicologica. Dopo una severa inquisizione fece atto d’abiura dei suoi errori. Fu soggetto ad una dura penitenza e rimandato in Ossola. Trascorso il tempo della condanna per eresia, quattro anni, i compaesani si riuniscono in un forte atto di solidarietà: chiedono il reintegro di Giacomo all’ufficio di Notaio. Tanto fecero che il pittore fu reintegrato con decreto del 19 agosto 1566. L’atto fu firmato dal vicario del vescovo di Novara monsignore Serbelloni. Un interessante documento riporta:
Un interessante documento riporta: “Giacomo da Cardone dopo essere caduto nell’eresia, dopo la sua penitenza, è sempre vissuto da cattolico e cristiano secondo i precetti della Santa Cattolica Ortodossa e Romana chiesa e come si conviene a quell’uomo probo che sempre fu, eccetto la caduta di sopra, ed è al presente, ed ha sempre condotto vita onesta modesta e morigerata.”
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