domenica 28 febbraio 2021

...e cosiì, quando saremo tutti scemi allo stesso modo, la "Democrazia" sarà perfetta!


Fotti la mente. « » ...da: www.unavignettadipv.it

...e cosiì, quando saremo tutti scemi allo stesso modo, la "Democrazia" sarà perfetta! -
Giorgio Gaber, "La Democrazia - prosa", Teatro Bonci, Cesena, 08/10/1996
- Tutte le cosiddette «conquiste» di cui il mondo moderno va tanto fiero si riducono così a grandi parole dietro le quali non c’è nulla, o molto poco: «suggestione collettiva» abbiamo detto; illusione che, per essere condivisa da tanti individui e mantenersi come fa, non può essere spontanea -
René Guénon, "Oriente e Occidente", 1924, p. 38 (Luni - 1993 )
- A parte i lucidi credenti, minoranza agguerrita, nel mondo si trovano ad abitare o credenti per abitudine di famiglia o non credenti affatto: i moderni, coloro che per qualche ragione si ritengono tenuti a non riconoscere alcunché di sovrannaturale. Fra questi si incontrano i più aspri bigotti. Ma qui incontriamo anche l' essere più peculiare del momento: chi non appartiene a una confessione, ma neppure alla bigotteria laica (credere nella scienza, credere nel socialismo, credere nell' individuo, credere nel libero mercato, credere nel proletariato, credere nel progresso). Che cosa penserà allora? Riappare qui l'intatta discriminazione: fra chi usa categorie sacrificali e chi le rifiuta. -
Roberto Calasso, "La rovina di Kasch", 1983, p.206 (Adelphi - 2a ed. 1994)
- La civiltà occidentale ha, fra le altre pretese, quella di essere essenzialmente «scientifica»; sarebbe opportuno precisare meglio che cosa s’intenda con tale parola, ma di fatto questo generalmente non si fa, poiché essa è una di quelle a cui i nostri contemporanei sembrano annettere una sorta di potere misterioso, indipendentemente dal loro significato. La «Scienza», con la maiuscola, come il «Progresso» e la «Civiltà», come il «Diritto», la «Giustizia» e la «Libertà», è anch’essa una di quelle entità che è meglio non cercare di definire, e che rischiano di perdere tutto il loro prestigio non appena si incominci ad esaminarle un po’ troppo
da vicino. -
René Guénon, "Oriente e Occidente", 1924, p. 38 (Luni - 1993 )
- Se c'è una parola malfamata, è "civiltà". -
Roberto Calasso, "Come ordinare una biblioteca", p.42 (Adelphi), 2020
- Indubbiamente, «il Progresso» e «la Civiltà» con la maiuscola possono fare un eccellente effetto in certe frasi tanto vuote quanto declamatorie, adattissime a impressionare la folla, per la quale la parola serve meno ad esprimere un pensiero che a supplire alla sua mancanza; a questo titolo queste due parole hanno una funzione molto importante nell’arsenale di formule di cui i «dirigenti» contemporanei si servono per svolgere con successo la straordinaria opera di suggestione collettiva senza la quale la mentalità specificamente moderna non potrebbe
mantenersi per lungo tempo. A questo proposito, non crediamo che sia mai stata sufficientemente notata l’analogia, peraltro evidente, tra l’azione di un oratore e quella di un ipnotizzatore (dello stesso ordine è anche quella del domatore); segnaliamo incidentalmente questo argomento di studio all’attenzione degli psicologi. Certamente, in maggiore o minore misura, il potere delle parole si è già esercitato in altre epoche, ma ciò di cui non si hanno esempi è questa gigantesca allucinazione collettiva per effetto della quale tutta una parte dell’umanità è giunta a scambiare le più vane chimere per realtà incontestabili; e fra questi idoli della mentalità moderna quelli che stiamo denunciando sono forse i più perniciosi di tutti. Ma ritorniamo alla genesi dell’idea di progresso. -
René Guénon, "Oriente e Occidente", 1924, p. 26 (Luni - 1993)
- Erano teologi i meccanici che hanno messo a punto, oliato e avviato l'ingombrante macchina moderna. Poi si sono ritirati, con discrezione. Rimaneva ormai soltanto da constatare l'aspetto più banale: il passaggio ai fatti, il corteo delle rivoluzioni. Tutto l'artificialismo moderno, che è l' artificio di gran lunga più efficace per operare sul mondo e sviluppare potenza, trova il sigillo della sua tortuosa storia non certo in qualche laico empirista, ma in Calvino. Secondo la definizione di Louis Dumont, quell'artificialismo è "applicazione sistematica alle cose di questo mondo di un valore estrinseco, imposto". Perché su questo mondo si operi con coltelli tanto affilati bisogna che il gesto abbia origine in qualcosa che è fuori del mondo: ed è appunto Calvino a fissare quell'elemento nella volontà, in quanto disponibilità all'arbitrio, derivata da Dio, che è "l'archetipo della volontà". Qualcosa che non appartiene al mondo - e presto vorrà anche ignorare questa sua origine - si pone al centro del mondo e lo scuote, lo artiglia, lo fruga. Gli effetti più devastanti di tale volontà si avranno quando nessuno ormai ricorderà che l'origine di quella potenza è fuori del mondo, perché di un fuori-del-mondo non si usa più parlare - e rimane soltanto da subirne l'azione senza riconoscerla. Dalla teologia si passa a una magia nera di cui non si riesce a scoprire la fonte. Perché essa è in coelestibus. Così, in tutte le sue convulsioni, nelle sue pretese di autonomia, nel suo gesto imperioso e brancolante, "ciò che noi chiamiamo il mondo moderno "individuo-nel-mondo" ha in se stesso, nascosto nella sua costituzione interna, un elemento non percepito ma essenziale di extramondanità". Eppure tutto avviene come se quel cristallo abbagliante, quella mandorla confitta nella psiche non sussistesse. Graecum est, non legitur: ma quella lingua che non si legge è la lingua che agisce. -
Roberto Calasso, "La rovina di Kasch", 1983, p.75-76 (Adelphi - 1994)
- La prima origine di questo stato di cose risale di fatto all’inizio dell’èra moderna, quando lo spirito antitradizionale si manifestò subitamente con la proclamazione del «libero esame», dell’assenza cioè, in campo dottrinale, di ogni principio superiore alle opinioni individuali. Da qui doveva fatalmente risultare l’anarchia intellettuale: da qui deriva la molteplicità indefinita delle sette religiose e pseudo-religiose, dei sistemi filosofici miranti soprattutto all’originalità, delle teorie scientifiche tanto effimere quanto pretenziose; caos inverosimile, dominato, però, in qualche modo, da una certa unità (giacché esiste uno spirito specificamente moderno da cui tutto ciò deriva), ma un’unità, se così si può dire, assolutamente negativa, trattandosi propriamente di un’assenza di principio traducentesi in quell’indifferenza nei riguardi della verità e dell’errore che ha ricevuto, a partire dal secolo XVIII, il nome di «tolleranza». Non vorremmo essere fraintesi: non è nostra intenzione biasimare la tolleranza pratica nei riguardi degli individui, bensì soltanto la tolleranza teorica, che si pretende di applicare alle idee, a tutte riconoscendo i medesimi diritti; ciò implicherebbe logicamente un radicale scetticismo, e invece non possiamo fare a meno di constatare che, come tutti i propagandisti, gli apostoli della tolleranza sono ben sovente, di fatto, le persone più intolleranti. Si è prodotto infatti un fenomeno di una singolare ironia: coloro che hanno voluto rovesciare tutti i dogmi hanno creato, per loro uso e consumo, non diciamo un dogma nuovo, ma una caricatura di dogma, che sono riusciti a imporre al mondo occidentale nel suo insieme; così si sono affermate, con il pretesto dell’«affrancamento del pensiero» e sotto la forma dei differenti idoli, i principali dei quali abbiamo enumerato precedentemente, le credenze più chimeriche che si siano mai viste. -
René Guénon, "Oriente e Occidente", 1924, p. 39 - 40 (Luni - 1993 )
- La tecnica non prende il posto della magia, ma del sacrificio. Come il sacrificio, è innanzitutto un modo per controllare il pericolo, che non è solo il conflitto violento all'interno della società, ma il potere distruttivo, e autodistruttivo, all'interno della vita stessa. La peste sta a significare il conflitto fra gli uomini così come il conflitto fra gli uomini sta a significare la peste. Il sacrificio impone una perfetta consapevolezza della distruzione: se manca questa veggente attenzione, non vi è sacrificio. La tecnica si contenta di giustificarsi con ragioni di utilità pratica. -
Roberto Calasso, "La rovina di Kasch", 1983, p.263 (Adelphi - 2a ed. 1994)
- Duemila anni dopo Cristo, il secolarismo avvolge il pianeta. Così è non perché abbia sconfitto le religioni, bensì perché, fra tutte le religioni, è la prima che non si volga a entità esterne ma a se stessa, in quanto visione giusta e ultima delle cose come sono e come devono essere. -
Roberto Calasso, "L' innominabile attuale", 2017, p. 52 (Adelphi -2020)
- Se il secolo ventesimo è stato il secolo dell'autoriflessione, questo carattere si manifesta anche nel fatto che la società prende se stessa come oggetto che ormai ingloba tutto, grazie a quell'arma invincibile che passa sotto il nome di tecnologia. -
Roberto Calasso, "L' innominabile attuale", 2017, p. 52 (Adelphi -2020)
- "Homo saecularis" non è così contrario alle religioni in sé. Le religioni somigliano molto alle ideologie - e con queste ultime è abituato ad avere a che fare ogni giorno. Chi dice di essere cristiano non deve essere molto diverso da chi dice di essere vegetariano. Sono tutti gruppi, comunità, confraternite. Si può essere comunisti - come anche culturisti. Ogni scelta va rispettata. Sono tutte minoranze. Nicchie. Quel che "Homo saecularis" invece non riesce a cogliere è il divino. Non sa situarlo. Non rientra nell'ordine delle cose. Delle sue cose. -
Roberto Calasso, "L' innominabile attuale", 2017, p. 56 (Adelphi -2020)
- Con la secolarizzazione il senso del religioso tende a estinguersi. E le religioni stesse, quando non si estinguono, tendono a diventare altrettanti partiti, grandi e piccoli. Alla fine, si tratta pur sempre di opinioni. Che potrebbero convivere e alternarsi nel predominio, senza urti. Ma le opinioni possono acutizzarsi e compattarsi. Si trasformano in armi contundenti. Allora si può tornare alla guerra civile - forma aggiornata della guerra di religione. -
Roberto Calasso, "L' innominabile attuale", 2017, p. 56 (Adelphi -2020)
- Mandel'štam pensava per immagini e per abbreviazioni. Una volta, in un saggio del 1922,-delineò in pochi tratti l'evento soverchiante che si stava compiendo, che nessuno riusciva a nominare e di cui egli stesso sarebbe stato una delle innumerevoli vittime: la società che usa chiunque come materiale da costruzione. Di che cosa? Di se stessa. "Ci sono epoche che dicono: non ci importa dell'essere umano, l'uomo va usato come mattone, come cemento, non serve costruire per lui, è lui che serve per costruire. L' architettura sociale si misura su scala umana.a volte diventa ostile all'uomo, della cui umiliazione e nullità nutre la propria grandezza". E subito affiorava l'immagine: "Ognuno avverte la monumentalità della architettura sociale che si sta avvicinando. La montagna non si vede ancora, ma già proietta la sua ombra su di noi e noi, ormai disabituati alle forme monumentali della vita sociale e avvezzi alla piattezza statale e giuridica del secolo diciannovesimo, ci muoviamo in questa oscurità paurosi e smarriti, incapaci di capire se sia l'ala della notte imminente o l'ombra della città natale dove dovremo entrare". Poco tempo dopo, Mandel'ŝtam avrebbe raggiunto la certezza: era davvero "l'ala della notte imminente" - e presto sotto quell'ala sarebbe scomparso. -
Roberto Calasso, "L' innominabile attuale", 2017, p. 33 (Adelphi -2020)
- Divino e sacro: che cosa accade se qualcuno che non è incline a professare una qualsiasi religione riconosce quelle due parole e ne ha esperienza, non meno intensa di quella di un fedele? Dovrà ammettere che quelle due parole indicano qualcosa che sussiste in sé, ancor prima e al di fuori di ogni culto. E già questo invita a squarciare l'involucro protettivo e soffocante costituito dalla superstizione della società. Il divino è che "Homo saecularis" ha cancellato, con cura, con insistenza. Lo ha anche espunto dal lessico di "ciò che è". Ma il divino non è come una roccia, che tutti inevitabilmente vedono. Il divino deve essere riconosciuto. E il riconoscimento è l'atto supremo verso il divino. Atto sporadico, momentaneo, non trasponibile in uno stato. "Incessu patuit dea", il divino è come il passo di una dea, che si fa avanti e subito va oltre. Il divino è uno scintillamento discontinuo, che rinvia a qualcosa di compiuto e continuo. Per "Homo saecularis" tutto questo era evanescente e contrario alla fisiologia che aveva elaborato in se stesso. Era vano, ormai, rivolgere i propri desideri in quella direzione. Fra tutte le varietà di "Homo saecularis" solo i membri della Società degli Amici del Crimine, raccontati da Sade, sapevano attuare desideri precisi, circostanziati e inequivocabili. -
Roberto Calasso, "L' innominabile attuale", 2017, p. 56 (Adelphi -2020)
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Il disincanto
In cosa consiste il punto di vista "laico"?
- Nello stato di sogno l’«anima vivente» individuale (jîvâtmâ) «è essa stessa la sua luce», e produce, per effetto del suo solo desiderio (kâma), un mondo che procede interamente da se stessa, e i cui oggetti consistono esclusivamente in concezioni mentali, vale a dire in combinazioni di idee rivestite di forme sottili, che dipendono sostanzialmente dalla forma sottile dell’individuo stesso, di cui tali oggetti ideali non sono in definitiva che altrettante modificazioni accidentali e secondarie.Questa produzione, d’altronde, ha sempre qualche cosa di incompleto e di incoordinato; perciò è considerata illusoria (mâyâmaya), o dotata solo di un’esistenza apparente (prâtibhâsika), mentre, nel mondo sensibile, nel quale si trova allo stato di veglia, la stessa «anima vivente» ha la facoltà di agire nel senso di una produzione «pratica» (vyâvahârika), anch’essa senza dubbio illusoria rispetto alla realtà assoluta (paramârtha), e transitoria come ogni manifestazione, ma che nondimeno ha una realtà relativa e una stabilità sufficiente per servire ai bisogni della vita ordinaria e «profana» (laukika, parola derivata da loka, «mondo», da intendersi in un senso del tutto paragonabile a quello che ha di solito nel Vangelo). Tuttavia è bene osservare che questa differenza, nel rispettivo orientamento dell’attività dell’essere nei due stati, non implica una superiorità effettiva dello stato di veglia su quello di sogno, quando ciascuno stato sia considerato in se stesso; per lo meno, una superiorità valida soltanto dal punto di
vista «profano» non può, metafisicamente, essere considerata una vera superiorità; anzi, sotto un altro aspetto, le possibilità dello stato di sogno sono più estese di quelle dello stato di veglia, e permettono all’individuo di sfuggire, in una certa misura, ad alcune delle condizioni limitative alle quali è sottomesso nella sua modalità corporea. Comunque sia, assolutamente reale (pâramârthika) è esclusivamente il «Sé» (Âtmâ); è ciò che non può essere in alcun modo raggiunto da concezioni che, in una qualunque forma, si limitano alla considerazione degli oggetti esterni e interni, la cui conoscenza costituisce rispettivamente lo stato di veglia e quello di sogno, concezioni che perciò, non spingendosi oltre l’insieme di questi due stati, restano interamente nei limiti della manifestazione formale e dell’individualità umana. Il dominio della manifestazione sottile può, per la sua natura «mentale», essere chiamato mondo ideale, al fine di distinguerlo così dal mondo sensibile, che è il dominio della manifestazione grossolana; ma questa designazione non andrebbe intesa allo stesso modo del «mondo intelligibile» di Platone, poiché le «idee» platoniche sono le possibilità allo stato principiale, che devono essere riferite al dominio informale; nello stato sottile, possono esistere soltanto idee ancora rivestite di forme, poiché le possibilità che esso comporta non oltrepassano l’esistenza individuale 2( - 2. Lo stato sottile è propriamente il dominio della ψυχή, e non quello del νοϋς; quest’ultimo corrisponde in realtà a Buddhi, vale a dire all’intelletto sopra-individuale).
Soprattutto non si dovrebbe qui pensare a un’opposizione, come quella che certi filosofi moderni si compiacciono di stabilire fra «ideale» e «reale», opposizione che non ha per noi alcun significato: tutto ciò che è, in qualunque modo, è reale per il solo fatto di essere, e possiede precisamente il genere e il grado di realtà che convengono alla sua natura propria; ciò che consiste in idee (è tutto qui il senso che diamo alla parola «ideale») non è per questo né più né meno reale di ciò che consiste in altra cosa, perché ogni possibilità trova posto necessariamente al livello che la sua stessa determinazione le assegna gerarchicamente nell’Universo. -
René Guénon, "L' uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta", 1928, p. 92 (Adelphi - 2a ed.1997)
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venerdì 26 febbraio 2021

Un anello ottenuto da un'unica pietra di zaffiro


Nessuna descrizione della foto disponibile.

Questo splendido anello è costituito da un'unica pietra di zaffiro. Il suo valore sarebbe già di per sé elevato, data la pietra preziosa, ma diventa inestimabile considerato che sarebbe appartenuto all'imperatore romano Caligola, che regnò dal 37 al 41 d.C. Si presume che il volto di donna inciso nella parte superiore dell'anello sia quello di Milonia Cesonia, la quarta e ultima moglie di Caligola.

La terza ristampa del "PIANO DI FONDAZIONE DI VERONA ROMANA"

La terza ristampa del "PIANO DI FONDAZIONE DI VERONA ROMANA" di Umberto Grancelli, è appena uscita, la potete trovare presso le librerie di Verona, o richiedeva all'editore o a Pellini Luigi:

attraverso il blog, o luigi.pellini@virgilio.it, 3356215921




“IL Piano di Fondazione di Verona Romana” è ormai un testo introvabile, e chi ha la fortuna di possederne ancora una copia la conserva gelosamente. Per molti anni ho cercato di poterne acquistare una originale, interpellando librerie, conoscenti vari, ma la risposta era sempre la stessa<>. Solo pochi mesi fa uno degli amici più cari mi ha fatto dono dell’unica copia che aveva, forse impietosito dalla mia vana ricerca. Aperto il testo sulle prime pagine notai un appunto a matita:<>. Credo che queste poche righe sintetizzino una delle tante riflessioni che possono scaturire dopo aver letto questo meraviglioso libro che ci accompagna nei mondi tenebrosi e incantati alla scoperta dei poteri latenti che sussistono in ognuno di noi.Grancelli nella fondazione di Verona ci svela il mondo dimenticato e sconosciuto di una città magica, espressa dalle proprie sacre misure ,dagli antichi riti , dagli allineamenti astronomici, ma soprattutto, lasciando che le pietre stesse ci parlino, oltre dalle scontate geometrie legate al cardo e al decumano , anche se la forma reticolare colpisce al primo sguardo e le strade principali seguono gli assi cartesiani dove l’organismo cittadino ordinario troverà la sua forma palese . Una geometri occulta ci è lentamente svelata, concepita per restare nei secoli così che nessuno la possa scalfire, tenendosi sottotraccia e mantenendo l’equilibrio del cerchio e del quadrato.La parte razionale è quella sviluppatasi dentro l’ansa protettiva dell’Adige, lineare e allineata, così la città conosciuta e la sconosciuta convivono: una dentro l’ansa disposta a reticolo e l’altra, sacra, che è all’origine trova la sua sede sul colle di S. Pietro, dove è il “palatium” del potere e il luogo della forza spirituale , dove il cielo comunica con la terra. Attraverso punti riconducibili ad un disegno mandalico ripresi da templi cristiani ci appare una città composta non solo di assi reticolati ma anche di cerchi e di allineamenti tuttt’ora rintracciabili fissati sul cammino annuale del sole. Lentamente ci viene svelata una città incantata fra la sapienza dell’oriente e dell’occidente,. Luogo fondato su principi eterni e trascendenti, frutto di conoscenze pressoché a noi sconosciute e immemorabili , l’incessante alternarsi della luce e del buio, del terrestre e del sotterraneo.Il colle di San Pietro con i suoi pozzi e le sue cavità e con il teatro ai suoi piedi, è la montagna sacra a cui tutta la città si volge, forse è qui che si tracciò il pomerio come nella fondazione di (segnato da un fulmine inviato dalla divinità più alta), con l’aratro mosso da due buoi , uno di manto bianco e l’altro nero, un aratro a versoio che in qualche museo dell’Etruria è ancora possibile vedere, con l’ala in bronzo che permetteva alla zolla mossa di essere capovolta, in maniera che il sotto diventasse il sopra e viceversa. Liturgie rituali indispensabili per creare la città, gesti compiuti non solo per delimitare , ma anche per orientare verso il cammino annuale del sole e verso le stelle o le costellazioni che da sempre hanno determinato gli atti umani fondamentali, e non esiste cattedrale che non abbia il suo zodiaco e non fanno eccezione le principali chiese di Verona,la Basilica di San Zeno e il Duomo che conservano pareti istoriate di queste dodici figure. Le stesse cattedrali sono la continuazione medioevale di questo sapere arcano, trasposto in simboli, immagini e allegorie. Vivere morire e rinascere, la morte è effettivamente un passaggio, un cambiamento di stato, ogni città ha una sua individualità è una creatura un organismo che nasce e muta. Il colle di S. Pietro era l’acropoli dove più alto sorgeva il tempio dedicato al dio Giano, che chiudeva e apriva ogni ciclo, due facce opposte di una divinità indivisibile che incarna il mistero dell’uomo come unità viva e creatrice, composta da aspetti contrastanti e complementari che si influenziano vicendevolmente.Non a caso Ops Consiva è la paredra di saturno ,ma anche consorte di Giano, è una divinità femminile preposta alla fertilità, alle acque sorgive e feconde, ai granai e alla conservazione del farro base alimentare dei romani, grano particolare selezionatosi nel Lazio, legato anch’esso ai misteri del grano, alla morte resurrezione, e già gli egizi solevano ricoprire il dio dei morti Osiride di cariossidi e farle germinare, perché il grano deve morire, trasformarsi e infine germinare nelle viscere delle madre terra, solo cosi potrà nutrire gli uomini e il pane era legato intimamente ai misteri Eleusini come il vino era legato ai misteri di Dioniso, e nella messa cattolica ritroviamo questi alimenti che ulteriormente si trasformano in carne e sangue. Il colle di San Pietro è l’inizio e la fine di un viaggio eterno di morte e di rinascita, dove le facce di Giano della soglia osservano in opposte direzioni la partenza e l’arrivo, questa divinità italica, come l’apostolo Pietro è munita di chiavi per aprire o chiudere la porta della salvezza. Umberto Grancelli ci ha aperto e accompagnato verso una diversa conoscenza, ma anche verso la speranza che una seppur piccola parte di noi troverà la liberazione eterna.

Kandinsky e lo sciamanesimo…


WASSILY KANDINSKY IN MOSTRA A PISA FINO A FEBBRAIO

Kandinsky e lo sciamanesimo…

La Russia è racchiusa nel profondo della sua campagna, là dove regna un eterno silenzio (Nicolaj Nekrasov)

E’ come un pezzo di ghiaccio entro cui brucia una fiamma: questa è la pittura per Kandinsky (lo scrisse egli stesso in una lettera del 1925) e da questa fiamma partì la ricerca delle radici,  dell’Oriente,  della tradizione popolare, dell’assoluto. Da dipingere addivenendo all’astrazione, per rappresentare solo le emozioni e l’anima, ‘l’orth’ (concetto di anima, o alter ego della persona, che si riunisce ad essa prima della morte secondo il pensiero diffuso nella tradizione popolare della Russia del Nord) attraverso la forma ed il colore……

https://mag.corriereal.info/wordpress/2014/04/01/kandinsky-e-lo-sciamanesimo-very-art/


Prima di dedicarsi all’arte Wassily Kandinsky pensava di diventare antropologo, e durante l’ultimo anno di Università, a seguito di un periodo di  malattia, per ristabilirsi decise di intraprendere un viaggio, che lo segnò per sempre.ARTE E ANTROPOLOGIA. «K» E LO SPIRITUALE NELL’ARTE ...

KANDINSKY, A SCUOLA DALLO SCIAMANO

http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5750

lunedì 22 febbraio 2021

Giano trifronte

Divinità tricefala, rinvenuta presso Reims, Marne, France, 100-200 d.C.
Collezione privata.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante scultura

Sessualità antica

I cosiddetti "amanti di Ain Sakhri", cultura natufiana, Wadi Khareitoun, Palestina, 13.000 b.p.
© The Trustees of the British Museum
La piccola scultura fu pubblicata da René Neuville, vice console francese, nel 1933. L'opera si trovava nella raccolta dell'abate Henri Breuil nel convento dei French Fathers at Bethlehem che Neuville visitò insieme al religioso nell'aprile 1933. Neuville scrive che la statuetta era stata acquisitata da Breuil dai beduini Taamre che gli avevano detto di averla trovata nello Wadi Khareitoun. L'attribuzione al sito specifico di Ain Sakhri, da parte dello stesso Neuville, é tardiva e forse fittizia.
Si tratta della prima immagine di accoppiamento nella storia.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante cibo

La virilità antica

Scultura itifallica, Göbeklitepe, Provincia di Şanlıurfa, Turchia, 9.000 a.C.
Şanlıurfa Müzesi
Questa scultura itifallica mostra un individuo rappresentato in modo non naturalistico. Sono ben rappresentate le parti che evidentemente avevano una maggiore importanza ai fini dello scopo che questa opera doveva assolvere.
È ben evidenziato il volto e il fallo eretto.
Il sito cerimoniale di Göbeklitepe è un aggregato di diverse costruzioni realizzate tra 9.600 e 8.000 anni avanti Cristo. Durante il lungo periodo di frequentazione del sito si notano dei cambiamenti nella realizzazione degli edifici di culto. Quello che è evidente è che l'elemento maschile era l'oggetto privilegiato dei culti che vi venivano praticati.
Göbeklitepe rappresenta in modo monumentale il periodo in cui dall'indistinto principio creativo rappresentato dalle Dee Madri si manifesta la concezione del principio maschile, ben simbolizzato dagli animali e dalle figure umane con falli in evidenza, nel processo della fecondità.
Questa scultura evidenzia l'emergere nella coscienza individuale dell'elemento maschile. Un processo filogenetico che ha un suo riflesso nel percorso ontogenetico di ogni soggetto umano.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante scultura

Sessualità antica

Potrebbe essere un'immagine raffigurante ciboI cosiddetti "amanti di Ain Sakhri", cultura natufiana, Wadi Khareitoun, Palestina, 13.000 b.p.
© The Trustees of the British Museum
La piccola scultura fu pubblicata da René Neuville, vice console francese, nel 1933. L'opera si trovava nella raccolta dell'abate Henri Breuil nel convento dei French Fathers at Bethlehem che Neuville visitò insieme al religioso nell'aprile 1933. Neuville scrive che la statuetta era stata acquisitata da Breuil dai beduini Taamre che gli avevano detto di averla trovata nello Wadi Khareitoun. L'attribuzione al sito specifico di Ain Sakhri, da parte dello stesso Neuville, é tardiva e forse fittizia.
Si tratta della prima immagine di accoppiamento nella storia.

I dio del tempo mitriaco

Edicola con Ahriman, dal mitreo di Cours Victor Hugo, Bordeaux, Gironde, Aquitaine, Francia, 180-220 d.C.
Musée d'Aquitaine, Bordeaux


Potrebbe essere un'immagine raffigurante scultura

venerdì 19 febbraio 2021

Il cristianesimo visto da un poeta neogreco

Il grande poeta premio Nobel di letteratura neogreca Odysseas Elitys, da la sua visione del cristianesimo in un suo famoso verso

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona

La risposta del nobel Odysseas Elitys alla visione cristiana della vita:
Fin da piccolo, mi hanno riempito la testa con l’immagine di una morte imbacuccata di nero, che tiene la vita come una trappola e ce la offre aperta con in mezzo l’inganno del piacere. Ma fatemi ridere. Diceva un’altra cosa chi masticava l’alloro. E non è un caso che giriamo tutti intorno al sole.
Il corpo sa.

giovedì 18 febbraio 2021

In fondo anche questo è un Dio uomo con le sue passioni e debolezza

Potrebbe essere un'immagine raffigurante scultura

Mammelle confuse con scroti

"Qualcuno mi ha contestato, ma queste non sono mammelle, bensì testicoli (scroti per l'esattezza), questo per sottolineare l'ignoranza dei maggiori testi della storia dell'arte, un esempio di grossolana mistificazione accettata in silenzio per secoli". Ho postato su di un gruppo questo e ancora oggi ci sono persone che non riescono a comprendere quello che è assodato, come a dire davanti alla realtà ci sono individui che si ostinano a non guardare e ragionare. Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e scultura

mercoledì 17 febbraio 2021

Cosa sono i Demoni

Risultato immagini per ISHA SCHWALLER DE LUBICZ
"La prima cosa da fare per spogliare questo argomento dai
molti errori che lo complicano è di chiarire ciò che si pensa
siano i demoni. In francese la parola dèmonè sinonimo di 
diavolo e di forze sataniche. A mio avviso, sarebbe più nocivo
che proficuo discutere delle diverse opinioni dei teologi e 
degli occultisti sulla natura e sulla diversità dei demoni.
"Se riprendiamo il nostro principio metafisico, considerando i
diversi ordini di Forze celesti come lo sviluppo armonico
dell'Azione causale, comprendiamo che queste vengono
classificate a partire dall'emanazione dell'Uno, dalla più
potente perché più diretta, per finire alla più sottile perché 
più vicina alla Natura terrestre. È di quest'ultima che fanno parte
gli spiriti angelici, i quali, per tale prossimità, sono gli
intermediari immediati tra l'Umanità e i Mondi celesti e
divini.
"Allora possiamo anche concepire gli stati di opposizione, o
spiriti infernali, come partecipatori in vario modo alla
Disarmonia, perché la loro resistenza reagisce in opposizione
all'Azione causale dello Spirito. Si tratta della natura di tipo
demoniaco il cui prototipo venne chiamato Satana dalla
teologia biblica.
"Ciò che volgarmente viene chiamato demone si rapporta a
queste forze di opposizione che sono le più vicine a noi. Esse
costituiscono la vivace descrizione delle nostre tendenze
d'ostruzionismo verso la realizzazione spirituale, tendenze
che sono la personalizzazione delle stesse tendenze della
Natura dualistica: la tendenza verso la continuità della forma
e delle apparenze, la tendenza verso la differenza, verso il
disordine delle volontà individuali, la violenza, la possessività
e così via.
"Ciò che ci mette in correlazione con esse sono le tendenze che
non abbiamo ancora trasceso. Questo è importante da capire,
in quanto se tolleriamo la loro presenza in noi stessi,
dobbiamo diventarne solidalmente responsabili: ad esempio,
se noi coltiviamo il sentimento dell'odio, aggraviamo la
potenza dell'odio che influenza la collettività umana.
"È così che potete comprendere, senza fantasmagorie, il nostro
modo di relazione con i demoni (o forze d'opposizione) 
più vicini a noi. Meno la loro natura è sottile, più essa è vicino alla
nostra e, quindi, più è facile per loro immischiarsi negli
impulsi psichici dell'uomo. Non potendo incarnarsi come
delle entità umane, essi agiscono sui nostri stati emotivi e 
sul nostro mentale inferiore nella misura in cui il loro stato gli
permette di partecipare.
"Così, il potere che si aggiudicano è una sorta di
compensazione ai poteri spirituali perduti a causa della loro
deviazione ed accrescendosi servono volentieri le
degradazioni degli umani per fare di loro, una volta morti, dei
compagni di disgrazie.
"Il loro potere sugli uomini si spiega con la loro capacità
d'astuzia, di illusione e di sotterfugi, che permettono loro
(servendosi degli elementali) di produrre apparizioni e altri
fenomeni di prestigio. Possono anche usurpare il nome e
l'immagine popolare di certe entità spirituali per illudere i
credenti attraverso istruzioni o predizioni erronee."
"Suppongo che lei attribuisca una parte delle
materializzazioni e dei messaggi spiritici a questi spiriti
impostori."
"Sono i rischi più grandi," rispose Dominique. "Non sarà mai
troppo ripetitivo dire quanto siano nefaste le evocazioni e i
messaggi dell'aldilà, anche e soprattutto se chi partecipa è in
buona fede: innanzi tutto da un punto di vista fisico,
l'astralismo (anche quello che si pretende essere spirituale) ha
effetti disastrosi sul plesso, sul sangue e sulla milza, in quanto
li espone ad una necrosi pericolosa che può diventare
cancerosa.
"Da un punto di vista psichico, i contatti con gli esseri del
Mondo astrale danno loro potere sugli uomini che li hanno
attirati, potere che possono continuare ad avere anche dopo
l'esistenza terrestre.
"Da un punto di vista spirituale, l'errore più grave delle sedute
medianiche è di entrare in contatto con gli esseri disincarnati.
Fortunatamente la maggior parte dei risultati ottenuti sono
dovuti a banali trucchi, ma se per disgrazia si ottiene una 
reale evocazione di un defunto non ancora liberato dagli
attaccamenti terreni dal Testimone permanente, il fatto di essere
richiamato nella nostra atmosfera gli causa delle inutili
sofferenze e delle contaminazioni che ritarderebbero la sua
liberazione."
"Non è possibile che si manifestino delle entità spirituali in
queste evocazioni?" chiese il pilota.
"Potrà risponderle il buon senso, amico mio. Al di fuori degli
esseri disincarnati che è criminale evocare, considerate quali
categorie di spiriti sono gli ospiti abituali delle sedute
medianiche: da una parte le povere larve umane che
producono delle materializzazioni o delle personificazioni
illusorie, dall'altra gli spiriti demoniaci, agenti di fenomeni di
prestigio. Volete dirmi allora come può un'Entità spirituale
venire attirata in mezzo a fantasmi così nocivi e manifestarsi
in un ambiente fisico incompatibile con il suo essere
spirituale? Inoltre, che criterio potrebbero usare gli astanti per
distinguere la realtà del suo messaggio dalle falsità degli spiriti
della menzogna?"
Thomas, visibilmente impressionato, interruppe Dominique:
"Quest'odiosa prospettiva," disse, "tocca il mio scetticismo su
un punto che credevo invulnerabile. Le sue spiegazioni
precedenti mi avevano già dato l'impressione rassicurante di
una realtà. Ma confesso di essere sorpreso di sentirmi turbato
da un argomento che ho sempre ritenuto essere
superstizione."
Dominique ascoltò Thomas con un sorriso comprensivo.
"Sono felice per te," disse, "perché questo prova che la tua
intuizione ha inteso ciò che ho tentato di trasmettervi.
"Quanto alla tua emozione, essa ha una sua ragion d'essere in
quanto questa nuova comprensione ti mette faccia a faccia 
con il pericolo di compromettere il tuo risveglio intuitivo, se ne
sottovalutassi l'importanza.
"Non bisogna dimenticare che la credulità non consiste nel
riconoscere un pericolo che esiste effettivamente, ma nel
fidarsi di subdole comunicazioni di un mondo che non può
che scimmiottare le realtà spirituali.
"Non bisogna dimenticare mai che non ci può essere un
contatto tra l'essere spirituale e l'essere astrale, immaginativo 
e spirituale, e che voi non potete comunicare con uno stato
cosmico se non attraverso lo stato che corrisponde a voi stessi.
Non si può penetrare il mondo spirituale se non con la propria
Coscienza dello spirituale e per giungere a questo bisogna
liberarsi da ogni interferenza astrale e mentale.
"Non bisogna dimenticare il vecchio adagio popolare: il simile
attira il simile. Completando questo adagio così giudizioso,
aggiungerei che noi attiriamo solo le forze o Qualità con cui
abbiamo qualche corrispondenza in noi stessi.
"Non è necessario conoscere i nomi attribuiti alle Forze
spirituali o demoniache ma dobbiamo conoscere la legge
essenziale che regola il nostro rapporto con loro e con il loro
potere sugli esseri umani.
"Se questo semplice concetto non vi è sufficiente, siete liberi di
soddisfare la vostra curiosità cerebrale sui numerosi manuali
di occultismo o di teologia," ma ne avremmo certamente 
molto da perdere e nulla da guadagnare!" interruppe Jean- Jacques. 
"E mi sembra che possiamo trovare nella meditazione di
questo colloquio un elemento sufficiente per discernere la sola
cosa necessaria." 
(ISHA SCHWALLER DE LUBICZ, LA LUCE DEL CAMMINO
TORINO, 2014, pp. 301-305)