domenica 31 dicembre 2023

La giusta contaminazione

Scoperta in Egitto un'antica statua di Buddha: è la prima fuori dall'Asia




https://www.avvenire.it/agora/pagine/archeologia-scoperta-statua-di-buddha-di-epoca-romana-in-egitto?fbclid=IwAR297eyJ2GURkgDilAryw6l5toHn3qrRI4tZg3v1fpoffFFGzXkMFgDbAJs

avvenire.itArcheologia . Scoperta in Egitto un'antica statua di Buddha: è la prima fuori dall'AsiaTrovata nel tempio di Iside, di epoca romana, a Berenice, sul Mar Rosso. Realizzata in marmo mediterraneo, si pensa sia stata realizzata ad Alessandria d'Egitto intorno al II secolo d.C.

giovedì 28 dicembre 2023

L'artista mistico

 Il primo giorno della creazione - Sia la luce

(Francisco de Holanda, 1545)
Francisco de Holanda , l'umanista e forse quindi uno dei più mistici tra gli artisti dimenticati dell'era rinascimentale portoghese.


mercoledì 27 dicembre 2023

L'appiattimento

 "L'obiettivo finale è di normare, normalizzare, imporre ovunque il Medesimo.

Sbarazzarsi di disparità e differenze.
Uniformare i modi d'essere, di parlare, di vivere, di produrre, di amare.
Proibire il pensiero autonomo. Indurre ognuno a godere del momento presente senza mai metterlo (e mettersi) in prospettiva.
Abituare le persone a vivere in un disagio permanente, senza potersi mai interrogare sulle sue cause né ribellarsi contro coloro che ne sono responsabili.
Abituarle a vivere nella miseria spirituale convincendoli che è proprio quella miseria a renderle felici.
In poche parole, alimentare la rassegnazione."
Alain de Benoist (1943), Che cos’è l’ideologia del medesimo?


Nel buio esiste un briciolo di luce e nella luce convive un po' di buio

 In ogni caos c'è un cosmo,

in ogni disordine un ordine segreto.
(Carl Gustav Jung)
L'ordine è la somma di tutti i disordini.
(René Guénon)


Ars

 “Per sapere occorre ardere. Altrimenti ogni conoscenza è inefficace. Perciò occorre praticare l'«ardore», tapas. E il Sole è l'essere che più di ogni altro arde. A lui è naturale rivolgersi, per attingere la dottrina.”

Roberto Calasso (1941-2021), L'ardore


Mitra ai Quattro Coronati

 Nella parte alta della fortezza monastero, sopra la foresteria del convento, dei Quattro coronati (o protomassoni) della agostiniane, vicino esiste anche la rappresentazione di Giano e anche la Papessa Giovanna però su di un arco vicino alla rappresentazione, al piano terra, dell'incoronazione di Costantino da parte del papa, un falso storico come al solito dato che il papa al tempo non esisteva e al concilio di Nicea non era presente il vescovo de Roma.



sabato 23 dicembre 2023

La raccolta liturgica del "Ramo d'Oro"

 Henri Paul Motte (francese, 1846–1922) -

I druidi tagliano il vischio nel sesto giorno della luna



venerdì 22 dicembre 2023

Arpocrate

- Museo Nazionale dell'Afghanistan, Kabul
Arpocrate - Dio egiziano il cui nome significa "Horus il fanciullo": ed è infatti rappresentato come infante, in grembo alla madre Iside o stante, nudo, con la treccia tipica dei prìncipi sulla tempia e il dito in bocca. Questo gesto - inteso in epoca greco-romana come un invito al silenzio - è per lui caratteristico. Come erede di Osiride porta la corona dell'Alto e Basso Egitto. Mentre il dio è ignoto all'epoca più antica, diviene estremamente popolare nel sincretismo religioso ellenistico. L'iconografia di A. si diffonde, com'è naturale, da Alessandria. In epoca greco-romana si hanno numerose varianti del tipo, che si ispirano piuttosto al gusto ellenistico che non alla tradizione egiziana. L'interesse dell'arte ellenistica per la figura infantile determina infatti una tipologia di A. con forme paffute e chiome inanellate e lunghe e con ciuffo stretto da un nastro sul capo, in cui è visibile l'influenza della tipologia di Eros. Si distinguono quindi due tradizioni: una più fedele alle originarie forme egizie, l'altra da esse indipendente. In età romana si ritorna volentieri alla severità della tradizione egiziana. L'A. ellenistico manca spesso del rigido carattere sacro; ne consegue, specialmente per i coroplasti e gli esecutori di piccoli bronzi, un'estrema libertà nel rappresentarlo. Così si hanno figure di A. a cavallo di quadrupedi e di uccelli, con cornucopia, ecc.

La concezione accentuatamente sincretistica dell'età romana attribuisce spesso ad A. gli attributi di altre divinità, specialmente di Ercole e Dioniso. In molte figure romane A. porta al collo la bulla. 



lunedì 18 dicembre 2023

Il sangue disseta

 Siamo nei giorni dell'avvento al potere di Robespierre. La Convenzione s'appresta a giudicare i cospiratori. Il popolo ha fiducia in Marat, ha fiducia nella possibilità che sia fatta giustizia, nel nome del “pubblico bene”; qualcuno si sta accorgendo che gli ardori rivoluzionari, in ogni caso, stanno vacillando. È venuta a mancare l'unanimità: sta svanendo l'umanità. Marat verrà assassinato, perché aveva seminato odio vendicativo e violenza. E così, in quei giorni, “alla disfatta dell'esercito, alla rivolta delle province, alle cospirazioni, ai complotti, ai tradimenti, la Convenzione contrapponeva il Terrore. Gli dèi avevano sete”



sabato 9 dicembre 2023

venerdì 8 dicembre 2023

In memoria dell'Imperatore Giuliano

 ANKARA. Colonna in memoria dell'imperatore GIULIANO. 1.085 U.c.



giovedì 7 dicembre 2023

Santi distruttori

"Distruzione del tempio di Artemide

A Mira, la città di cui Nicola era vescovo, c’era un magnifico tempio della dea Artemide, la Diana dei Latini. Naturalmente, nonostante i progressi del cristianesimo, templi così maestosi continuavano ad esercitare un certo fascino nella popolazione.
Scrive al riguardo Michele Archimandrita:
Eccitando vivamente il suo zelo per Dio, invece che con armi visibili, cominciò a setacciare ogni luogo della sua diocesi con la fede in Cristo, rivestito di speranza e di ferma fiducia. Mise a soqquadro i templi degli idoli scacciandovi i demoni e smascherando la loro ingannevole e scellerata impotenza. Così il Santo combatteva lo spirito malvagio apertamente per metter fine una buona volta alle sue false operazioni. Divinamente ispirato pensò di portare a compimento una grossa impresa, quella di distruggere cioè il tempio di Diana che lì si ergeva imponente. Esso infatti era il maggiore di tutti i templi sia per altezza che per varietà di decorazioni, oltre che per presenza di demoni. Circostanza che costituiva una grossa tentazione di empietà per i fuorviati. Così egli, minaccioso nei loro confronti, per la grazia di Cristo che era in lui, deciso ad estirpare e ad annientare dalla sua regione il florido culto dei demoni, si recò di persona dove si trovava questo tempio abominevole e, demolendo non solo le parti superiori ma distruggendolo dalle fondamenta, pose in fuga i dèmoni che vi si annidavano. Quelli poi, invisibilmente espulsi dall'energica forza del Signore di tutto il creato per il tramite del nostro santissimo padre Nicola, benché mormorassero apertamente di aver da lui subìto un’ingiustizia, costretti da Dio, dovettero abbandonare la loro sede e prendere la via dell’esilio.
Alla predicazione del vangelo Nicola volle aggiungere questo atto di notevole portata emotiva per i Miresi. Si trattava cioè di chiudere il capitolo del paganesimo e iniziare quello del cristianesimo. Probabilmente Nicola non distrusse tutti i templi e le edicole pagane di Mira, anche perché il paganesimo come tale era ancora tollerato sotto Costantino. Volle colpire però il cuore del paganesimo mirese distruggendo “il tempio più grande e più bello della città", e forse il più maestoso che in Licia fosse dedicato ad Artemide.
Questa espressione dell'agiografo, confermata dall'iscrizione di Opramoas a proposito del contributo per la ricostruzione nel 141 d.C., è per noi il maggiore argomento per sostenere la storicità dell'episodio (sia che venga inteso materialmente sia che si intenda solo metaforicamente) e comunque la sua presenza nell’antica Vita di S. Nicola. Infatti Michele Archimandrita molto difficilmente avrebbe potuto conoscere questo particolare. E’ molto probabile perciò che abbia avuto tra le mani qualche dato concreto relativo alla vita del Santo, qualche frammento, oppure che da qualche brano della Vita relativo a questo episodio si fosse poi formata una solida tradizione myrese.
Riportando l'attività di Nicola contro il paganesimo Andrea di Creta paragonava il Santo all'agricoltore e all'architetto. Quanto al primo è detto: «Hai dissodato, infatti, i campi spirituali di tutta la provincia della Licia, estirpando le spine dell'incredulità». Quanto alla seconda similitudine è detto: «Con i tuoi insegnamenti, infatti, hai abbattuto altari di idoli e luoghi di culto di demoni abominevoli e al loro posto hai eretto chiese a Cristo» (Encomio, cap. IV). E’ evidente dunque che per Andrea l'abbattimento dei templi e degli idoli è metaforico o comunque indiretto (“con i tuoi insegnamenti”).
Questo episodio viene spesso collegato iconograficamente ad un altro, quello dell’abbattimento dell’albero di Diana. In realtà si tratta di due episodi riferentisi il primo (il tempio) a Nicola di Mira, il secondo (l’albero) a Nicola di Sion (Cfr. Vita Nicolai Sionitae, cap. 15-17). Nella Vita Nicolai Sionitae questo albero è collegato agli idoli, ma non a Diana-Artemide. Tuttavia fra le tante modifiche delle leggende nicolaiane ci fu pure questa, anche perché gli elementi di fusione (e confusione) non mancavano. Come nella storia della distruzione del tempio di Artemide anche qui c'era il demonio che «abitava» nell'albero (come lì nel tempio), ed egli doveva essere scacciato e l'albero abbattuto. Per cui non è da meravigliarsi se nella tradizione latina (vedi la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze) si fusero le due cose e si cominciò a parlare dell'albero di Diana, che, pur essendo apocrifo, fu preferito dagli artisti occidentali rispetto al più autentico «tempio di Diana»."
In foto: Nicola abbatte l'albero sacro, affresco

Un intero mondo, per non dire Universo, è stato sistematicamente cancellato. Quello che è avvenuto esteriormente è anche avvenuto irrimediabilmente nell'animo degli italici e degli europei. Sul "trono di Pietro " fin dall'inizio siede il Male.


sabato 25 novembre 2023

La chiesa come il tempio riproduce le tre parti del microcosmo e del macrocosmo: infero, il terrestre, e i cieli nella sua organica evoluzione di santità e salvezza

Come ampiamente dimostrato da Eliade, lo stesso atto della fondazione di edifici, templi, città, rappresentava, presso le società tradizionali, una ripetizione della cosmogonia primordiale, in una sorta di palingenesi cosmica riportata sul piano terrestre. E così, ogni edificio o spazio sacro costituiva lo specchio di qualcosa che risiedeva nel cielo. Le città babilonesi avevano il loro archetipo fra le stelle: Sippar nella costellazione del Cancro; Ninive nell’Orsa Maggiore, Assur in Arturo. Nota Pietro Mander:
Ogni città sumerica era — rispetto alla divinità che ne era padrona e patrona — una città santa. Se ora, con uno sforzo immaginativo, proviamo a figurarci il Paese di Sumer, lo vedremmo dall’alto come un cielo stellato in terra, o, meglio, come la proiezione in terra del cielo stellato, in cui ogni città, con il suo santuario cittadino, ci appare come una stella. Ma questo non è un volo della fantasia, bensì la concezione sumerica del territorio di Sumer.
La lezione fu ben imparata, se anche il Tempio di Gerusalemme, a detta di Flavio Giuseppe, faceva corrispondere alle sue tre parti le tre regioni cosmiche: il cortile rappresentava il “mare”, ossia le regioni infere; la santa casa rappresentava la terra e il santo dei santi il cielo; le dodici parti che si trovavano sulla tavola erano i dodici mesi dell’anno: i sette bracci dei dieci candelabri rappresentavano i Decani. Fondando il Tempio “non si costruiva solamente il mondo, ma anche il tempo cosmico”."
A. Casella, "La macchina del tempo. Saggio sulla cosmoteologia arcaica"



venerdì 24 novembre 2023

Cologna Veneta (VR) esisteva una reliquia di san Mercurio ed è stata rubata


Il 26 Giugno 363 a seguito di una preghiera del Papa Basilio, intollerante verso la tradizione gentile, viene assassinato da Mercurio di Cesarea l'ultimo Imperatore gentile Flavio Giuliano. Tale soldato venne santificato dalla Chiesa perché assassinare un pagano alle spalle era considerato atto sacro dai cristiani. Il culto verso tale santo venne poi usato per occultare il culto al dio Mercurio diffusissimo nell'Impero Romano. A Palermo dietro il quadro rappresentante lo stesso Mercurio nell'Oratorio a lui dedicato si cela un passaggio che porta verso la Grotta di Hermes, luogo sacro del Dio Mercurio nell'antica Panormus.

È sicuro che è una leggenda dato che Mercurio, probabilmente, non è mai esistito. Ove fosse esistito, sarebbe morto sotto Valeriano, imperatore fino al 260. Giuliano è morto nel 363 ... La leggenda vuole che Mercurio sarebbe stato richiamato dal Regno dei Morti in virtù delle preghiere di Basilio "Magno". Se dobbiamo dare retta a queste fole ...




lunedì 13 novembre 2023

Immagine di Giunone Caprotina vicina a Feronia




Oggi, 13 novembre, nell'Antica Roma, ma anche in tutto il centro Italia, si festeggiava la potente Dea Feronia, dea della fertilità, protettrice delle selve, dei boschi, delle fonti d'acqua, e di coloro che sono riusciti a liberarsi dalla schiavitù, ed è significativo che si celebrasse sotto il segno dello Scorpione, che non solo un segno d'acqua, ma anche il segno degli abissi, delle tenebre, come è caratteristica del Femminino, luce ed oscurità insieme.
Il tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico è la Mem, con funzione "fluidità", legata alla dimensione delle acque ancestrali, della vita e della morte, in correlazione anche all'Arcano Maggiore XIII dei Tarocchi.
Infatti, presso gli Etruschi, era identificata con Cavatha, una "Kore-Persefone", dea Infera, sposa di Suri, un Apollo infero, assimilabile all'Ade dei Greci.
Il rombo sulla fronte, è simbolo della v*ulva, ma anche della Terra con i suoi quattro elementi, i suoi quattro punti cardinali, i quattro stati della materia..
È un po capricornina, questa dea..
Un segno di terra, ma correlato al Divino, perché la "porta del Capricorno", il Solstizio invernale, che la celebrazione, e la simbologia di questa Dea, rappresenta, è indicativa della porta degli Dei solstiziale, di tutto ciò, che, da umano, deve elevarsi ad una dimensione divina più spirituale.
Gli schiavi che riescono a liberarsi, mi fa pensare a questa caratteristica di elevazione spirituale e divina, ascetica, mistica, del Capricorno( considerando anche il suo lato opposto, il lato Ombra, molto terreno, legato al materiale).
Come se questa Dea, avesse il compito di "portare alla luce", dal basso verso l'alto, verso le vette del capricorno/capra, più spirituale.
Questo, in senso anche astronomico, perché il Capricorno è legato al Solstizio d'inverno, il Sol nascente, il Bambino d'Oro che deve venire alla luce, e che trova la sua massima espressione e manifestazione nella sua controparte, il Solstizio estivo, sotto il segno del Cancro.
La Dea Feronia, si festeggiava, in periodo romano, il 13 novembre, che cade, come ho scritto, sotto il segno dello Scorpione, il segno d'acqua, abissale, torbido, trasmutativo per eccellenza, con un 13, che è l'Archetipo Mem, acqua, vita e Morte insieme(Arcano XIII, la Morte).
Non poteva che essere, il Grembo di una Dea Feronia( stessa radice "fer-", di fertilità), l'athanor trasmutativo per questa elevazione spirituale, per questa "liberazione dalla schiavitù", dal buio, dall'ombra, dagli abissi, per arrivare alla pienezza dell'abbondanza spirituale e materiale.
Una Dea potentissima e meravigliosa
Tiziana Fenu
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domenica 12 novembre 2023

Pensando al Piloton di Montorio Veronese

 Testo del 1979 " linguaggio delle pietre ", di Furio Jesi, dove afferma che la Puglia è la regione italiana più ricca di monumenti megalitici, oggi in gran parte distrutti




sabato 11 novembre 2023

L'oculo del Panteon

 L'oculo dove passa il sole, la pioggia e transitano le anime verso il cielo



venerdì 10 novembre 2023

Un borgo incantato nel senese

Lo spettacolare borgo fantasma di Montingegnoli in provincia di Siena.
É costituito dal castello, con una piazza centrale dove vi sono due pozzi (da qui anche conosciuto come borgo dei due pozzi), da 10 casali annessi ed una chiesa.
Originario del XII secolo, attualmente é una proprietà privata in vendita.


martedì 7 novembre 2023

Incenso

 LA BOSWELLIA SACRA , INCENSO OLIBANO,FRANCKINCENSE

Olibano (o Franckincenso) dalla Boswellia, dall’Oman.
"Il nome “frankincenso” deriva dal Francese “franc encense”, che significa “incenso pur” o “incenso nobile”, poiché la resina, insieme alla mirra, era considerata molto preziosa.
Un’etimologia popolare relaziona il frankincenso ai Franchi, che introdussero la resina in Europa durante il Medio Evo.
Olibano è la parola in Latino Medievale per frankincenso, e deriva dal Latino “libanus”, “oleum lebani” o “olio del Libano”, dove la resina veniva estratta e commercializzata nell’antichità.
La parola latina “libanu” deriva dalla radice semitica “lbn”, che significa “bianco”, e viene rintracciata anche in altri linguaggi, come l’Ebraico (“l’voná” usata nella Torah per nominare il frankincenso) e l’Arabo (“lubān”, un altro nome ricorrente per la stessa resina).
L’olibano è considerato l’incenso ketoret per eccellenza.
Nella Torah è ritenuto l’incenso dell’offerta e della santificazione: preparato secondo una prassi tradizionale, il ketoret, una miscela di resine e spezie, è l’incenso sacro degli Ebrei, la cui reale ricetta è prerogativa della Tradizione Orale ebraica.
Anche i Greci e gli Arabi conoscevano l’olibano e lo usavano per le cerimonie religiose.
In Arabia e nell’Antico Egitto, era comune utilizzarlo durante i rituali funerari e come materiale per l’imbalsamazione .
Attualmente il frankincenso è considerato l'”incenso da chiesa” tradizionale per le funzioni Cristiane.
L’olibano è governato dal Sole e da Mercurio, ed è associato allo sviluppo spirituale, alla chiarezza, alla santità e alla consacrazione.
Eleva il mondano al Divino.
Viene usato per purificare e santificare, consacrare e favorire la meditazione.
È inoltre correlato alla regalità, al regnare, al potere spirituale e materiale, alla nascita e alla positività."
Nell'immagine, la resina come sgorga dalla corteccia della pianta di Boswellia.
Nessuna descrizione della foto disponibile.
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Rita De Lillo III, Dana Lloyd Thomas e altri 7

Chiernus


Raffigurazione di Sanctus Chiernus con i tradizionali attributi

domenica 5 novembre 2023

Opportunismo teologico


 
Il cattolicesimo è solo l'eresia vincente o ultima tra le centinaia di eresie nate dopo la predicazione di Cristo
 



domenica 29 ottobre 2023

La pietra di basalto del dio Ptah

Questa grande pietra di basalto, conosciuta come pietra Shabaka, o pietra Shabaka del defunto faraone, proviene da un tempio, anch'esso tardo, dedicato al dio Ptah - dio creatore e fondatore, dio dell'architettura - a Menfi, e conterrebbe un inno alla il dio che riprodurrebbe un testo da un papiro. La pietra, molto danneggiata, con il testo in parte cancellato intenzionalmente, sarebbe un concio recuperato da un tempio precedente, o della I Dinastia o del Nuovo Regno.
Questa pietra, una delle opere fondamentali dell'arte egiziana -nonostante la sua mancanza di appeal formale-, proprio perché contiene questo inno, questo mito della creazione, uno dei pilastri della cultura mondiale, al livello di altri miti fondatori, fa parte della collezione permanente del British Museum di Londra....
...Ha generato gli dei [delle città],
..."Fondò le città, stabilì i nomos, pose gli dei nei loro santuari, stabilì le loro offerte, diede origine alle loro cappelle , creò i loro corpi come i loro cuori li desideravano.
E fu così che gli dei entrarono nei loro corpi,
(nella forma) di tutto il legno, di tutte le pietre, di tutta l'argilla e di tutte le cose che crescono su di esso
e in cui risiedono le sue manifestazioni. Così tutti gli dei e i loro ka furono riuniti in esso, soddisfatti e uniti al Signore delle Due Terre" ...


sabato 28 ottobre 2023

Angelo per fermare il fuoco nei roseti


 

Riaprono gli Orti Farnesiani sul Palatino

Riapre il Ninfeo della Pioggia che si trova negli Horti Farnesiani del Palatino, tra i giardini aristocratici più celebri in Europa. Voluto nei primi anni del Seicento dal cardinale Odoardo Farnese come “triclinio estivo” e progettato nell’aspetto attuale da Girolamo Rainaldi, era utilizzato dai Farnese come spazio per le feste e i momenti di svago, soprattutto nei periodi caldi. L’architetto si era ispirato a esempi dell’antica Roma e del Rinascimento per realizzare una sala seminterrata decorata da affreschi e sculture in marmo.
Dopo la morte del cardinale, l’omonimo nipote ed erede decise di trasformare il giardino per sostenere le sue aspirazioni politiche. Sopra il triclinio fu costruito il Teatro del Fontanone, una sequenza di terrazze e scale monumentali che si sviluppano intorno a una fontana rustica



La Merelle de Compostelle, cosí chiamata in Francia detta anche Campana o Carampana in Italia, diffusa con nomi diversi in tutto il mondo

«La Rayuela (Il gioco del mondo) si gioca con un sassolino che bisogna spingere con la punta della scarpa. Ingredienti: un marciapiedi, un sassolino e un bel disegno fatto col gessetto, preferibilmente a colori. In alto sta il cielo, sotto sta la terra, è molto difficile arrivare con il sassolino al cielo, quasi sempre si fanno male i calcoli e il sassolino esce dal disegno. Poco a poco, nonostante tutto, si comincia ad acquisire la necessaria abilità per salvare le diverse caselle, e un giorno si impara a uscire dalla terra e a far risalire il sassolino fino al cielo, fino ad entrare nel cielo …, il brutto è che proprio a quel punto, quando quasi nessuno ha ancora imparato a far risalire il sassolino fino al cielo, finisce di colpo l’infanzia e si casca nei romanzi, nell’angoscia da due soldi, nella speculazione di un altro cielo al quale bisogna comunque imparare ad arrivare. E siccome si è usciti dall’infanzia… ci si dimentica che per arrivare al cielo si ha bisogno di questi ingredienti, un sassolino e la punta di una scarpa».
Julio Cortázar


domenica 22 ottobre 2023

Il Golgota a ROMA il cranio di Celio Vibenna sulla rupe Tarpea

I Romani e il Caput Oli.
Prodigio sul monte Tarpeo.


I romani rinvennero un capo umano. È noto il prodigio del caput rinvenuto sul monte Tarpeio nell'atto dello scavo delle fondazioni del tempio di Giove Capitolino. I romani vennero ricevuti da Oleno Caleno il più famoso Vates d'etruria (Plinio). Grazie all'intercessione del figlio di costui, i romani non indicando un posto fisso mantengono per se stessi il prodigio.
Ora perchè tecnicamente il prodigio poteva transitare agli etruschi se i romani indicavano il corretto sito del ritrovamento?



Come fa questo vates a spostare nel proprio paese il prodigio e ciò che ne consegue?
I romani in terra tusca ( probabilmente Veio) vengono avvisati dal figlio del vate Caleno, di stare attenti alla domanda che rivolgerà loro suo padre. La domanda è lecita e il vate darà corretta interpretazione del prodigio, senza mentire perchè ciò non è concesso. Tuttavia devono fare attenzione a come rispondere. Egli chiederà "Questo HOC intendete romani?" Oppure, " qui sorgerà il tempio ( HIC).... HIC qui avete trovato la testa?".. ora Dionigi di Alicarnasso completa Plinio, nel senso viene detto il Vate etrusco su suolo etrusco traccia a terra con suo Skepon, uno spazio sacro; il vate farebbe una sorta di mini auguratio determinando l'orientamento di porzioni secondo i punti cardinali.. allora costui insisterà con il bastone cercando di spingere i romani ad identificare un punto delle 4 porzioni che lui ha determinato a terra. I romani, però continuando ad asserire il capo fu rinvenuto a Roma sul monte Tarpeo, non permisero al vate di appropriarsi del segno; ma come potrebbe mai?
Il Vate estrusco gioca con la sottigliezza linguistica della domanda... Oleno Caleno, gioca sui deittici HOC e HIC, che acquisiscono un senso solo se la frase viene riempita con il riferimento ad un oggetto specifico. Ora HOC e HIC possono riferirsi tanto ai luoghi reali descritti a terra dal vate e dunque etruschi; quanto potrebbero riferirsi a quelli figurati che i romani enunciano. Il vate non può mentire, " il destino vuole che il sito dove è stata rinvenuta la testa, diventi caput dell'italia intera".Ora con una sottigliezza però i romani potrebbero lasciarsi ingannare indicando nello spazio determinato dal vate un punto su suolo etrusco, cui gli ambasciatori potrebbero pensare inconsciamente. Così questo destino potrebbe transitare da Roma a Veio, in un momento cui ancora il vates può agire, orientandone in qualche modo il corso.
Plinio dice che mediante verba è possibile mutare fata e ostenta relativi a grandi accadimenti. Il vates non falsifica nulla ma attraverso la liceità della domanda, con i deittici e l' area determinata in suolo etrusco, nella indeterminatezza di Hoc e Hic tra suolo reale tusco e figurato romano, cerca di orientare il prodigio a suo vantaggio . I romani non indicando nessun punto, ma rimarcando verbalmente, che è stato rinvenuto a Roma sul monte Tarpeo salvano il fatum che appare come un qualcosa di ancora non ben definito e su cui il vates può agire.
Spunti da Bettini, "Roma, città della parola" 2022.
Fonti
Plinio nat.hist
Dion.Hal.


sabato 21 ottobre 2023

Feronia caprina o Giunone Sospita

Feronia, una tra le Dee più popolari dell'Italia centrale "prima di Roma".
Il suo regno erano i luci, le radure all'interno delle foreste intricate dove i lupi ululano alla luna che appare tra i rami, il mondo selvatico dei boschi, le acque delle fonti che sgorgano dalle latebre del sottosuolo, e tutti gli abitanti piccoli e grandi di questi luoghi distanti dalla quotidianità del vivere umano.
Con la sua imponente maestà connessa alla dimensione primordiale dell'esistenza, Feronia può essere considerata una Potnia Theron, una Signora delle Bestie Selvatiche e del resto il suo nome condivide la stessa etimologia del latino fera, fiera da cui anche ferale e ferox, feroce.
Sarebbe interessante imbastire un raffronto filologico con lo stesso greco therion, belva, che dà il nome all'isola vulcanica di Thera, oggi Santorini, e ad una Divinità preellenica il cui teonimo viene espresso in differenti varianti locali: Theresia, da cui Teresa, Kere o in minoico Qerasia. Non è escluso che il nome dell'indovino Tiresia derivi dallo stesso tema e così da un lato Cerere, attraverso la variante minoica, dall'altro Kore, attraverso la variante ellenica.
Di certo c'è un filo d'oro che unisce diverse sponde del Mediterraneo seguendo le orme di una Dea molto amata e celebrata dai suoi devoti. Una Dea non ancora incasellata nella distinzione delle funzioni olimpiche, una Dea che dimora nelle viscere dell'essere e ne costituisce l'essenza luminosa e numinosa, insieme solare e lunare, stellare e boschiva, benevola e liminale come lo è la Natura, quella cosmica esterna e quella umana intima, quando è ancora una, priva di connotazioni etiche e intellettuali, prefasica, "non parlata".

Fotografia: antefissa con volto di Dea munito di corna caprine, attribuito a Feronia o Giunone Sospita, Lazio, 500-480 a.C.




giovedì 19 ottobre 2023

Napoli e il suo mago

"Quando in Italia nessuno aveva ancora sentito nominare Ermete Trismegisto, i vicoli di Napoli risuonavano già delle leggende di maghi. Il poeta dell'antica Roma Virgilio fu il mago preferito dai napoletani. Il poeta aveva vissuto gran parte della sua vita a Napoli, dove aveva composto il suo capolavoro, l'Eneide"
(W. Eamon, Il Professore di Segreti, Carocci Editore, Roma 2014, p. 99 ).


Gli animali immaginifici degli etruschi

Lastra in arenaria, da Tarquinia, periodo orientalizzante tardo, fine VII - inizi VI secolo a.C., Museo Nazionale di Tarquinia. Le lastre, con riquadri e cornici con motivi fitomorfi e animalistici (centauri, gorgoni, sfingi, grifoni) rappresentano una testimonianza piuttosto rara dell'uso del repertorio orientalizzante in funzione decorativa probabilmente suggerito dai tessuti e dai tappeti importati dal Vicino Oriente.



mercoledì 18 ottobre 2023

TEMPIO DI APOLLO A DELFI


Se abbiamo abbattuto le loro statue, se li abbiamo scacciati dai loro templi, non per questo gli Dei sono morti ".
Konstantinos Petrou Kavafis
Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1933), poeta e giornalista Greco.