lunedì 31 ottobre 2016

La bolla di scomunica di Papa Leone X (figlio di Lorenzo il Magnifico) all'eretico Martin Lutero

BOLLA DI SCOMUNICA
“Decet Romanum Ponteficem”
di Sua Santità
Leone X
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(Testo a cura di anonimo, raccolto da Piergiorgio Seveso)
La condanna e la scomunica di Martin Lutero, l’eretico, e dei suoi seguaci, gennaio 1521.
Preambolo
Per il potere conferitogli da Dio, compete per nomina e divina disposizione al Romano Pontefice gestire le pene spirituali e temporali come ogni caso solidalmente merita. Lo scopo di ciò è la repressione dei malvagi disegni di uomini fuorviati, che sono stati così affascinati dal loro degradato impulso verso fini malvagi da dimenticare il timore del Signore, da mettere da parte con disprezzo i canonici decreti e gli apostolici comandamenti, e di osare formulare nuovi e falsi dogmi e di introdurre il male dello scisma nella Santa Chiesa di Dio – o di supportare, aiutare e aderire a tali scismatici, che fanno un commercio del loro stracciare la tunica del nostro Redentore e l’unità della corretta fede. Quindi si addice al Pontefice, per timore che la nave di Pietro sembri navigare senza pilota o rematore, prendere severe misure contro tali uomini e i loro seguaci, e attraverso il moltiplicare misure punitive e attraverso altri opportuni rimedi fare in modo che questi stessi uomini prepotenti, dedicati come sono a fini malvagi, insieme ai loro aderenti, non debbano ingannare la moltitudine dei semplici con le loro menzogne ed i loro meccanismi ingannevoli, né trascinarli insieme a condividere il loro errore e la loro propria rovina, contaminandoli con ciò che equivale ad una contagiosa malattia. Si addice anche al Pontefice, dopo aver condannato gli scismatici, per evitare la loro ancora maggiore perdizione e confusione – pubblicamente,mostrare e dichiarare apertamente a tutti i fedeli cristiani come temibili sono le censure e le punizioni a cui la colpa può portare, acciocché attraverso una tale dichiarazione pubblica loro si possano rivolgere, in contrizione e rimorso, alla loro vera essenza, facendo un’ abiura incondizionata delle conversazioni proibite, ristabilendo comunione e (soprattutto) obbedienza a quanto detto nella precedente missiva ( la bolla Exsurge Domine n.d.r.), in questo modo essi possono sfuggire ai castighi divini, ed a qualsiasi grado di partecipazione alle rispettive loro condanne.
I
[qui il Santo Padre riassume la sua precedente bolla Exsurge Domine ]
II
Siamo stati informati che dopo che questa Nostra precedente missiva ( la bolla Exsurge Domine n.d.r.) Era stata esposta in pubblico e dal momento che l’intervallo o gli intervalli temporali di risposta prescrittivi sono trascorsi [60 giorni] – e con la presente notifichiamo solennemente a tutti i
cristiani fedeli che questi intervalli erano e sono trascorsi – molti di coloro che avevano seguito gli errori di Martino Lutero hanno preso atto della nostra missiva e dei suoi avvertimenti e ingiunzioni; lo Spirito di un sano consiglio li ha portati di nuovo in loro stessi, hanno confessato i loro errori e abiurato l’eresia come da Nostra istanza e, tornando alla vera fede Cattolica, hanno ottenuto la benedizione di assoluzione che quegli stessi messaggi erano stati autorizzati a concedere, e in diversi stati e località della detta Germania, i libri e gli scritti del suddetto Martino furono pubblicamente bruciati, come avevamo ingiunto.
Tuttavia lo stesso Martino, e ci dà grave dolore e turbamento il dire questo, lui lo schiavo di una mente depravata, ha disprezzato di revocare e rinnegare i suoi errori nell’intervallo prescritto e di inviarci anche una sola parola di revoca come da Noi paternamente richiesto, o di venire da Noi lui stesso, anzi , come una pietra d’inciampo, non ha temuto di scrivere e predicare cose peggiori di prima, contro di Noi e questa Santa Sede e la fede cattolica, e di guidare gli altri a fare lo stesso.
Ora viene solennemente dichiarato eretico, e così anche gli altri, qualunque sia la loro autorità e rango, che non hanno curato nulla della propria salvezza, ma pubblicamente e davanti gli occhi di tutti gli uomini diventano seguaci della perniciosa ed eretica setta di Martino, e coloro che hanno dato a lui apertamente e pubblicamente il loro aiuto, consiglio e favore, incoraggiandolo in mezzo a loro nella sua disobbedienza e ostinazione, o ostacolando la pubblicazione della nostra suddetta missiva: questi uomini sono incorsi nelle pene stabilite in tale missiva, e devono essere trattati legittimamente come eretici ed evitati da tutti fedeli cristiani, come dice l’Apostolo (Tito 3. 10-11).
III
Il nostro proposito è che tali uomini debbano legittimamente essere classificati alla stessa stregua di Martino e degli altri infausti eretici e scomunicati, e che proprio qualora si siano schierati con la stessa caparbietà nel peccare del suddetto Martino, loro parimenti condivideranno le sue punizioni ed il suo stesso nome, portando con loro ovunque il titolo (marchio) di “luterani” e le punizioni che esso comporta. Le nostre istruzioni precedenti erano così chiare e così efficacemente notificate e se ci si attiene così strettamente ai nostri presenti decreti e dichiarazioni, che non mancherà, avviso, prova o citazione. I Nostri decreti che seguono vengono rivolti contro Martino e gli altri che lo seguono nella caparbietà verso il suo scopo depravato ed esecrabile, come anche contro coloro che lo difendono e lo proteggono con una guardia del corpo militare, e coloro che non temono di sostenerlo con le proprie risorse o in qualsiasi altro modo, e coloro che hanno la presunzione di offrire e fornire aiuto, consiglio e favore verso di lui. Tutti i loro nomi, cognomi e grado – per quanto elevata e folgorante possa essere la loro dignità – vogliamo che siano considerati come inclusi in questi decreti con lo stesso effetto come se vi fossero elencati singolarmente e potrebbero esservi così elencati nella pubblicazione dei decreti, che deve essere favorita con un’energia pari all’altezza della forza suoi articoli.
Su tutti costoro noi decretiamo, dichiariamo, definiamo le sentenze di scomunica, di anatema, della nostra perpetua condanna e interdetto, di privazione della dignità, degli onori e delle proprietà sopra di essi e sopra i loro discendenti, e di inidoneità dichiarata per i beni stessi; della confisca dei loro beni e del delitto di lesa maestà: queste e le altre sentenze, censure e pene che vengono inflitte dal diritto canonico per gli eretici e che sono indicate nella nostra predetta missiva, decretiamo essere cadute su tutti questi uomini a loro dannazione.
IV
Noi aggiungiamo alla nostra presente dichiarazione, con la Nostra Autorità Apostolica, che gli stati, territori, campi, città e luoghi in cui questi uomini hanno temporaneamente vissuto o che gli è capitato di visitare, insieme con i loro beni – città che hanno cattedrali e sedi metropolitane,
monasteri e altre case religiose e luoghi sacri, privilegiati o non privilegiati – ognuno e tutti sono posti sotto il nostro interdetto ecclesiastico, mentre questo interdetto dura, nessuna pretesa di Indulgenza Apostolica (tranne nei casi consentiti dalla legge, e anche lì, per così dire, a porte chiuse e escluse quelle sotto la scomunica e interdetto), può essere invocata per consentire la celebrazione della messa e degli altri uffici divini. Noi prescriviamo e ingiungiamo che gli uomini in questione siano dappertutto da essere denunciati pubblicamente come scomunicati, infausti, condannati, interdetti, privi dibenie incapaci di possederli. Essi devono essere rigorosamente evitati da tutti i cristiani fedeli.
V
Vorremmo far conoscere a tutti il piccolo commercio malevolo che Martino e i suoi seguaci e gli altri ribelli hanno creato su Dio e la Sua Chiesa con la loro temerarietà ostinata e senza vergogna. Vogliamo proteggere il gregge da un animale infetto, per timore che la sua infezione si diffonda a quelle pecore sane. Quindi poniamo l’ingiunzione seguente ad ogni e ciascun Patriarca, arcivescovo, vescovo, ai prelati della cattedrale patriarcale, metropolitana, e alle chiese collegiate, e ai religiosi di ogni ordine, anche mendicante – privilegiato o non privilegiato – ovunque esso si trovi di stanza : che con la forza della fede e del loro voto di obbedienza e sotto pena della sentenza di scomunica, essi, se richiesto per l’esecuzione di questi presenti decreti, annuncino pubblicamente e facciano in modo che siano annunciati da altri nelle loro chiese, che lo stesso Martino e il suo seguito sono scomunicati, dannati, condannati, eretici, induriti, interdetti, privati di beni e incapaci di possederne, e così elencati nell’esecuzione di questi decretali. Tre giorni verranno concessi: noi pronunciamo un avvertimento canonico e concediamo un giorno di preavviso sul primo (avvertimento n.d.r.), un altro sul secondo, ma sul terzo decretiamo un’esecuzione perentoria e definitiva del nostro ordine. Questo avrà luogo di Domenica o in un giorno di festa, quando una grande moltitudine si riunisce per il culto. Il vessillo della croce deve essere sollevato, suonino le campane, le candele restino accese e dopo un certo tempo si spengano, si gettino a terra e si calpestino sotto i piedi, e delle pietre devono essere gettate via tre volte, e si facciano le altre cerimonie che sono solite essere osservate in tali casi. I cristiani fedeli, tutti, devono essere rigorosamente ingiunti di rifuggire quegli uomini.
Vorremmo ancora un’occasione in più per contrastare il suddetto Martino e gli altri eretici che abbiamo menzionato, e i loro seguaci e partigiani: da adesso, sulla forza della loro fede e del loro voto di obbedienza noi ingiungiamo ad ogni e ciascun Patriarca , arcivescovo e tutti gli altri prelati, che proprio in quanto sono stati incaricati con l’autorità di San Girolamo a dissipare scismi, così ora nella crisi attuale, come il loro ufficio li obbliga, devono ergere un muro di difesa per il loro popolo cristiano. Essi non devono tacere come cani muti che non possono abbaiare, ma incessantemente devono gridare e alzare la voce della predicazione e fare che sia predicata la parola di Dio e la verità della fede Cattolica contro gli articoli condannati ed eretici suddetti.
VI
Ad ogni rettore di chiese parrocchiali, ai rettori di tutti gli Ordini, anche mendicanti, privilegiati o non privilegiati, noi ingiungiamo negli stessi termini – sulla forza della loro fede e del loro voto di obbedienza – che sono designati dal Signore ad essere come le nubi, le quali cospargono piogge spirituali sul popolo di Dio – che non abbiano paura a dare la più ampia pubblicità alla condanna contenuta negli articoli suddetti, in quanto il loro ufficio li obbliga. È scritto che l’amore perfetto scaccia via la paura. Lasciate che ognuno di voi si assuma l’onere di tale dovere meritorio con devozione completa, mostratevi quindi puntigliosi nella sua esecuzione, così zelanti e ansiosi in
parole e opere, che dai vostri lavori, con il favore della grazia divina, venga l’auspicata raccolta , e che attraverso la vostra devozione non solo guadagniate quella corona di gloria che è la ricompensa dovuta a tutti coloro che promuovono la difesa della fede, ma anche otteniate da noi e la Santa Sede l’elogio sconfinato che la vostra diligenza si merita.
VII
Tuttavia, poiché sarebbe difficile consegnare la presente missiva, con le sue dichiarazioni e i suoi annunci, a Martino in persona e agli altri dichiarati scomunicati , a causa della forza della loro fazione, il nostro desiderio è che l’affissione pubblica della presente missiva sulle porte di due cattedrali – o entrambe metropolitane o una cattedrale e una metropolitana fra le chiese di Germania – da parte di un messo dei nostri in quei luoghi, abbia una tale efficacia vincolante che Martino e gli altri che abbiamo nominato, devono essere mostrati condannati in ogni punto in modo deciso, come se la missiva fosse stata portata personalmente a loro conoscenza e presentata a loro.
VIII
Sarebbe anche difficile trasmettere questa missiva in ogni singolo posto dove la sua pubblicazione potrebbe essere necessaria. Di qui il nostro desiderio e decreto autorevole è che le copie di esso,sigillate da qualche prelato ecclesiastico o da uno dei nostri messaggeri di cui sopra, e controfirmato dalla mano di qualche pubblico notaio, dovrebbe recare ovunque la stessa autorità come la proposizione e l’ esibizione dello stesso originale.
IX
Nessun ostacolo è concesso ai nostri desideri nelle costituzioni Apostoliche e nei decreti o in nulla nella nostra suddetta missiva precedente ( la bolla Exsurge Domine n.d.r.) che noi non vogliamo ostacolare, o da qualunque altro pronunciamento contrario.
X
Nessuno può,infrangere questa,o alcuna nostra decisione,scritto,dichiarazione, precetto, ingiunzione, assegnazione, volontà, decreto o avventatamente contravvenirli. Se qualcuno osa tentare una cosa del genere, sappia che incorrerà nella collera di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo. Noi abbiamo detto.
Dato a San Pietro, Roma, il 3 Gennaio dell’ anno del Signore 1521
anno VIII del Nostro Pontificato

Cagliostro

«Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo: al di fuori del tempo e dello spazio,il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza.»
(Cagliostro)

I resti del Teatro Romano di Vicenza

Silvio Caoduro ha aggiunto 2 nuove foto.
TEATRO BERGA A VICENZA
Durante il medioevo sono state sovrapposte delle abitazioni alla struttura del teatro romano. Ancora oggi è possibile osservare l'andamento semicircolare del teatro lungo contrà Santi Apostoli, contrà Porton del Luzzo, piazzetta Gualdi.
La struttura romana in pietra dei muri è possibile osservarla entrando in alcuni negozi o in alcune abitazioni.

domenica 30 ottobre 2016

Psicostasia egizia e giudizio universale, poco cambia......

La cristianità deve molto (se non tutto) alla religione egizia. un'immagine della pesatura e divisione dei defunti mi porta immediatamente alla psicostasia o pesatura dell'anima riportata in vari papiri dei morti e poi ripresa nei portali delle cattedrali per dividere gli uomini fra coloro che accederanno all'eden e quelli che precipeteranno agli inferi........Aveva ragione Giordano Bruno......

venerdì 28 ottobre 2016

Contro gli settici: controcritica di Franco Rol

Se il trascendente è ininfluente sul piano materiale come mai Fellini, Zeffirelli, Einstein, diversi presidenti USA, Mussolini etc. etc. prendevano consiglio da un maestro spirituale quale era Gustavo Rol?

                Contro gli scettici
                                                                 Risultati immagini per Franco Rol

                                                                               Franco Rol Cugino di Gustavo Rol
Controcritica di Franco Rol all’irrazionalità o alla malafede degli auto-proclamatisi razionalisti.

A partire dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, quando la fama di Gustavo Adolfo Rol – ormai anziano – cominciò a diffondersi tra i media, uno sparuto gruppetto costituito da giornalisti, illusionisti e ricercatori dalla mente ottusa ha iniziato a contestare, sulla base non di prove, ma di pregiudizi e superficialità, la possibilità che i fenomeni attribuiti a Rol (come qualsiasi altro cosiddetto “fenomeno paranormale”) non fossero autentici, ma frutto di trucchi di prestigitazione, di suggestioni ipnotiche, di autosuggestioni dei testimoni, di leggende metropolitane o di invenzioni pure e semplici. Costoro erano, e sono ancora oggi, caratterizzati dal fatto o di non aver mai conosciuto Rol, o dall’averlo incontrato al massimo in una o due occasioni, senza cioè avere avuto la possibilità di verificare, col tempo e l’osservazione attenta e costante, quanto accadeva per suo tramite.

Sin dal 2003, anno del centenario della nascita di Rol, il curatore di questo sito si è opposto con argomentazioni razionali e ben motivate alle illazioni di costoro, i quali una cosa sono effettivamente già riusciti a dimostrare: quanto siano lontani dal vero spirito scientifico.

In questa pagina abbiamo raccolto alcuni nostri contributi. Non è che un aperitivo...

Franco Rol - Contro gli scettici | http://gustavorol.org/

giovedì 27 ottobre 2016

Le ultime feste pagane

Gli ultimi pagani e la festa del solstizio d'estate

http://www.focus.it/natura/gli-ultimi-pagani#.WBmOkvIMvU8.facebook

Solstizio d'estate: ancora oggi un'antica religione dell'età del bronzo sopravvive in Lettonia. Siamo andati sul posto per vedere i loro riti in occasione della festa dell'estate. Riti fatti di fuochi, offerte di cibo e doni e bagni sacri nei laghi, con gli ultimi pagani coperti soltanto di ghirlande di fiori.

pagans
Alcuni partecipanti alla cerimonia del solstizio d’estate immersi, con le sole ghirlande di fiori rituali, in un lago della regione della Letgallia, fra le più tradizionaliste della Lettonia, dopo avere offerto doni alla dea madre delle acque.|BRUNO ZANZOTTERA/PARALLELOZERO PER FOCUS

Alba del 21 giugno, solstizio d’estate: il giorno dell’anno in cui la luce solare dura di più e vince sulla notte. Uomini con corone di foglie di quercia e donne con ghirlande di fiori campestri invocano nei loro canti il dio Dievs, le dee Laima e Mara, e varie divinità che soprintendono ai tanti aspetti della natura. Si accendono fuochi sacri e si fanno offerte di cibo a querce, laghi e sorgenti. E si fanno bagni rituali nudi, in un lago.

Tutto questo accade anora oggi fra gli ultimi pagani d’Europa, in Letgallia, regione agricola della Lettonia, piccola repubblica ex sovietica che si affaccia sul mar Baltico.

Nel frattempo lui, il Sole tanto invocato, si fa appena vedere: le troppe nubi di una settimana di pioggia lo nascondono. Ma questa rimane la sua festa, la festa della luce: dopo un inverno rigido e con troppe ore al buio, il Sole sorge alle 4 del mattino e irradia da dietro le nuvole la sua luce, pallida, ma preziosa.

È tempo di risveglio della natura e cresce la voglia di uscire, di stare insieme. «Si festeggia all’antica, come migliaia di anni fa» osserva l’antropologo Cesare Poppi, che con noi ha osservato e valutato questi riti. La festa continua il 23 giugno, giorno di san Giovanni, qui chiamato Janis, festa nazionale della Lettonia.


Una seguace della religione pagana dievturiba raccoglie fiori da utilizzare per le ghirlande femminili di rito nella veglia per il solstizio d’estate (21 giugno), in un campo della Letgallia, regione rurale della Lettonia sud-orientale. | BRUNO ZANZOTTERA/PARALLELOZERO PER FOCUS

COMPROMESSO. Ma è la festa di san Giovanni più pagana del mondo. Qui il santo imposto dalla Chiesa fu adattato alla tradizione locale: la festa della luce, al solstizio d’estate, c’era da molto prima che si parlasse di cristianesimo. In alcuni villaggi si fa ancora il 21 giugno, ma in genere la celebrazione è spostata al 23, festa nazionale di san Giovanni-Janis, senza che questa perda la sua origine pagana: tutti sanno che con il santo si festeggia in realtà il Sole. «La Lettonia, anticamente Latvia» spiega Poppi «fu l’ultima roccaforte pagana a essere cristianizzata in Europa. Lo fu solo parzialmente nel XIII secolo, quando arrivarono i cavalieri teutonici cacciati dalla Terra Santa, dopo la sconfitta crociata. Ma fino al XVIII-XIX secolo, la grande maggioranza degli abitanti della Latvia non accettò la religione cristiana, o comunque continuò a praticare anche il culto pagano». Legati all’antica tradizione, i contadini non volevano essere come i loro padroni germanici, che con i sudditi non si comportavano affatto “cristianamente”.

Era una resistenza di sfruttati, che si cementò condividendo canti popolari, i dainas, in cui erano mantenuti vivi la devozione per i propri dèi e i valori di solidarietà della comunità contadina, l’idea che l’uomo non fosse il padrone, ma solo uno degli elementi della natura, nel rispetto dei suoi ritmi.

LA FESTA PAGANA DEL SOLSTIZIO (9:37)

ESSERE, NON AVERE. «La lingua lettone è considerata una delle più antiche della famiglia indoeuropea, da cui vengono quelle moderne come il portoghese, l’italiano, il francese, il tedesco e l’inglese» spiega l’antropologo. «Per esempio diev (in latino deus, diva) corrisponde al sanscrito diev, che significa splendore, luce, e quindi Sole». Da diev viene infatti la divinità locale Dievs. In lettone, non esiste il verbo “avere”. I lettoni dicono “essere a me”. Ciò deriva dall’idea originale che l’uomo riceve i beni della natura, non li possiede.

Sulla base di una prima trascrizione di migliaia di dainas presenti nel folclore locale, lo storico lettone Ernests Brastinu e un gruppo di intellettuali locali ricostruirono, all’inizio del Novecento, le coordinate della religione pagana tradizionale: i nomi e il ruolo delle divinità, l’etica e la visione del mondo. Chiamarono questa religione Diev­turiba, da dievturis, coloro che ricevono Dievs.

REPRESSIONE. Questa religione divenne fondamento del nazionalismo lettone. Stalin fece di tutto per perseguitare e deportare i diev­turis, ma il corpus dei dainas e la ritualità radicata nel folclore sono rimasti intatti. La religione è poi diventata legale con l’indipendenza dall’ex Unione Sovietica.
La cittadina di Malpis offre un esempio di come si sono conservati i riti arcaici. Qui vi è anche una scuola per la diffusione della cultura popolare e l’antica religione lettone, diretta da Andris Kapustz e dalla moglie Aida Rancane, entrambi studiosi di folklore e musicisti. E nella festa di questa cittadina si nota la continuità fra la cultura popolare contemporanea lettone e quella dell’età del Bronzo. Forse del Neolitico. «Sono elementi di una cultura europea già a quel tempo globalizzata» spiega Poppi. «La parte centrale del rito è la costruzione, in legno, della “porta di san Giovanni”, orientata in modo da inquadrare perfettamente il Sole all’alba del solstizio. È la stessa pratica astronomica-rituale che fu consacrata in grande a Stonehenge, l’equivalente della basilica di san Pietro in una diffusa religione europea dell’età del Bronzo».

La cuspide della porta forma una specie di X: «è il simbolo dello iumis, la coppia di gemelli che portano fertilità, continuità e armonia, ancora presente nelle case rurali dei lettoni».


La cena della vigilia: un ricco pasto nella notte che precede il solstizio d’estate. | BRUNO ZANZOTTERA/PARALLELOZERO PER FOCUS

IN CORTEO. A Malpis, il 21 giugno come a san Giovanni, si muove un corteo che diffonde inni sacri. Con tappe davanti alle case per scambiare offerte (formaggio, pane, birra, orzo non fermentato e fiori) e auguri di salute e fecondità, per la famiglia come per il bestiame e i raccolti. Tutti sono invitati a unirsi al corteo. Ci si ferma sotto una grande quercia, manifestazione di un dio maschile, per lasciare offerte all’albero e intonare preghiere. Giunti poi su una collina, viene accesa una pira sacra che durerà tutta la notte. I fedeli bruciano le corone del solstizio dell’anno prima e fanno offerte al fuoco. Altre offerte sono poste su una piccola zattera e inviate attraverso la corrente di un fiume a Upes mate, una delle madri delle acque.

«Si celebra in questo modo il matrimonio tra fuoco e acqua, fra maschile e femminile» spiega Poppi. Viene quindi incendiata una ruota che rappresenta il Sole ed è poi fatta rotolare in pendenza. Più lontano andrà, maggiore sarà il successo dei prossimi raccolti.

Le donne non sposate eseguono un altro rito: ognuna lancia una corona di fiori su una quercia, elemento maschile, sperando che rimanga appesa a un ramo. Per ogni tentativo fallito è previsto un altro anno di nubilato. «Siamo di fronte al modello ancora vivente dei riti agrari che si praticavano già migliaia di anni fa» osserva ancora l’antropologo.


Quando mi sposerò? Il lancio rituale della ghirlanda sulla quercia predice l’anno delle nozze. | BRUNO ZANZOTTERA/PARALLELOZERO PER FOCUS

Nella notte di san Giovanni-Sole i giovani vengono invitati a cercare il fiore della felce. Che però non esiste. In realtà è una metafora con cui gli adulti consentono ai ragazzi di appartarsi, per fare l’amore. Non si contano in questa notte le tende (rigorosamente per 2), sparse nei campi e fra le betulle.

PANTHEON BALTICO. Al centro di queste feste ci sono i dainas, brevi racconti e detti cantati che insegnano comportamenti virtuosi e parlano di dèi. Nel corpus di 500 mila dainas raccolti dagli studiosi, 4 mila si riferiscono a Dievs, il dio supremo. Seguendo la loro variazione si può pensare che il dio fosse all’inizio impersonale, una forza che pervade tutte le cose e sia poi diventato dio del cielo e della luce.

«Laima, la dea del fato» spiega Valdis ­Celms , membro autorevole della religione dievturiba «fa da mediatrice, in una trinità, fra Dievs e Mara. Quest’ultima è responsabile della costruzione e dell’equilibrio del mondo materiale. Si manifesta nelle cose, negli eventi naturali e negli esseri viventi». Mara presiede alla nascita, al corso della vita e alla morte. Insomma, una Grande madre di probabile provenienza neolitica. Ha decine di aiutanti, o meglio figure specializzate in cui si trasforma: Madre dei fiumi (Upes mate), del vento e degli uccelli (Veja mate), Madre della pioggia (Lietus mate).

Persino le foglie, i fiori e i funghi hanno una specifica madre: in ordine, Lapu mate, Ziedu mate e Senu mate. Poi, madre delle strade e protettrice dei viandanti (Cela mate), della fertilità (Zemes mate), dei campi (Lauku mate), del lino (Linu mate), del bestiame (Lopu mate), del mare (Juras mate), dei morti (Velu mate o Kapu mate)... e così via, fino a 60 madri.

Nel calendario lettone sono 8 le feste pagane, 2 per stagione. Solstizi ed equinozi i principali appuntamenti. Nel giorno più lungo, 21-23 giugno, la festa della luce (Janis); per il più corto, 21 dicembre, il Ziemassvetki. Per gli equinozi, Liela (21 marzo) e Mikeli (21 settembre). I riti di passaggio dievturiba, oltre al matrimonio e al funerale, sono il fidanzamento e il ricevimento del nome che sostituisce il battesimo.

SPIRITO E ANIMA. Secondo i dievturi una persona è fatta di tre parti: augums (corpo), dvesele (anima) e velis (spirito). Ne decidono il destino, prima della nascita, Laima e le sorelle Karta e Dekla (come le tre Moire greche o le Norme nordiche). Con la morte, le tre parti si separano: il corpo torna alla terra e l’anima a Dievs. Lo spirito è una sorta di ombra (alla greca) che ha memoria del pensiero del defunto. Per un periodo resta vicino ai vivi. Nel Veli, festa dei morti, gli spiriti sono invitati a entrare nelle case. Più tempo passa, più il ricordo si attenua nelle nuove generazioni e lo spirito di un defunto sale a quote superiori fino a raggiungere l’altro mondo (Vinsaule), situato dietro il Sole, dove continuerà a esistere.

«Alcuni credono nella reincarnazione, ma la nostra antica religione non ne parla», puntualizza Olgert Auns, il dievturo più anziano. «La nostra fede è un sistema di vita. Anche se il destino di una persona è dato dall’inizio, nel quadro tracciato da Laima sono ampi i margini di manovra per rendere la vita felice e virtuosa, vivendo bene con gli altri, in equilibrio con la natura».
«E proprio a questo servono i riti agrari» conclude Poppi. «Se lo storico Fernand Braudel diceva che i fenomeni storici vanno giudicati sulla lunga durata, allora possiamo dire che in Lettonia abbiamo assistito a pratiche di un’Europa globalizzata con una comune cultura, almeno 3 mila anni prima della nascita dell’Unione europea».

Articolo pubblicato per la prima volta il 20 giugno 2012

Dolmen e Menhir per fermare i terremoti

Nell'antichità si sapeva come fermare i terremoti, in Italia avevamo i Dolmen e Menhir, ma poi la Chiesa li fece abbattere


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Nell'antichità si sapeva come fermare
i terremoti, in Italia avevamo i Dolmen e Menhir, ma poi la Chiesa li fece abbattere



 I Dolmen e i Menhir sono tra i più antichi monumenti esistenti, databili addirittura al neolitico.

I più famosi dolmen e menhir del mondo si trovino in Irlanda, a Stonehenge, essi siano sparsi per tutta l’Europa, specie Occidentale, ma esistono molti esemplari anche in Africa e in Asia, legando terre lontane e culture agli antipodi, con un sottile filo invisibile che si snoda e si aggroviglia per tutto il Pianeta. 

                                                    
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Sebbene la massima concentrazione di Menhir si abbia nell’Europa Occidentale, specie in Bretagna e nelle Isole Britanniche esistono diversi esemplari di Menhir anche in Italia. Sorprendentemente, la regione che detiene il primato della maggior concentrazione di Menhir, è la Sardegna con ben 100 Menhir sparsi su tutto il territorio.

Lo scienziato Ighina in un'intervista del 1990, ci diede preziose informazioni riguardo i Dolmen e Menhir:


"Di questi Dolmen e Menhir in Francia è pieno, 
avete mai sentito in Francia un terremoto?...
Da quando io son nato e ora ho 82 anni (1990) niente.

In Italia c'erano, gli hanno levati, 
per quello sono venuti fuori i terremoti... 
Queste cose sembrano fasulle, ma sono importantissime, 
perché seguono il principio del ritmo sole-terra."


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Perché in Italia queste costruzioni megalite vennero levate? Per superstizione, in quanto la Chiesa li considerava templi pagani e quindi diede ordine di abbatterli, non avendone mai compreso il loro uso.

In parole semplici, per spiegarlo anche ai principianti, Ighina diceva che questi 
megaliti, queste grandi pietre, erano state posizionate nell'antichità con lo scopo di riequilibrare l'energia magnetica terrestre (negativa) e quella solare (positiva), perché quando avviene un terremoto significa che c'è energia terrestre negativa in eccesso e questa accumulandosi sotto terra, da origine appunto ai terremoti.

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Così la sapienza antica inventò i Dolmen e Menhir, uno con lo scopo diaccumulare l'energia solare e portarla sotto terra, l'altro con l'ovvio scopo di far fuoriuscire, attraverso l'enorme pietra a punta che punta verso il cielo, l'energia terrestre accumulatasi in eccesso, riportando così l'equilibrio.

Ighina da queste osservazioni, ne tirò fuori la sua famosa "Valvola dei terremoti", di dimensioni molto più ridotte, ma ugualmente efficace.

Per capirne di più sui terremoti e come fermarli, vi consigliamo di guardare questo video inedito dal minuto 38.00, quando Ighina parla di terremoti e di come è riuscito a fermarli:




Per approfondire l'uso dei Dolmen e Menhir per fermare i terremoti leggi anche: http://www.fortunadrago.it/2522/menhir-dolmen-co/