La chiesa si trova a Lanciano nell’antico quartiere Civitanova. La sua costruzione risale al 1227 sulle rovine di una chiesa precedentemente eretta su un tempio di Apollo, anche se la maestosa facciata gotica è stata realizzata dal maestro lancianese Francesco Petrini nel XIV secolo.E' la chiesa più interessante della città ed uno dei monumenti più importanti dell'intero Abruzzo. Sorge all'interno dell'antico quartiere Civitanova, tra via Santa Maria Maggiore e via Garibaldi. Di architettura borgognona-cistercense, con grandioso presbiterio,fu eretta nel 1227, modificata nel sec. XIV e poi di nuovo intorno al 1540. La splendida facciata, tutta in pietra arenaria, è divisa in due parti: in quella di sinistra, alla sommità di un'ampia gradinata, si trova un magnifico portale, opera di Francesco Petrini , arricchito da eleganti colonnine e, nella lunetta, da un rilievo della crocifissione mentre, in quella di destra, che si apre al livello della strada, vi è un portale ogivale assai semplice. I lavori di restauro condotti alla fine degli anni sessanta hanno restituito all'edificio la sua immagine duecentesca, con l'eliminazione delle due navate aggiunte in periodo cinquecentesco, riportando così l'impianto da cinque navate alle tre originarie. L'interno si presenta con una navata principale separata dalle altre due da agili colonne sormontate da volte a crociera.L'abside è caratterizzato da un corpo ottagonale con quattro archi . Nella chiesa si conserva una magnifica croce, alta m.1,49, d'argento cesellato che l'orafo Nicola da Guardiagrele eseguì nel 1422 e un trittico, attribuito al bergamasco Girolamo Galizzi, con la Madonna e il Bambino tra San Nicola e San Tommaso. Sul prospetto posteriore, verso l'attuale via Garibaldi, si eleva il campanile, a pianta quadrata con quatto piani, dall'aspetto solenne ed elegante. è considerata uno dei Siti Sacri Globali....
domenica 25 ottobre 2020
LA CITTA' DI PELTUINUM
sabato 24 ottobre 2020
La Basilica Cisterna di Istanbul
TEMPIETTI DEVOZIONALI ROMANI
venerdì 23 ottobre 2020
giovedì 22 ottobre 2020
Kali Yuga
La dottrina del ciclo Yuga ci dice che stiamo vivendo nel Kali Yuga, l'età delle tenebre, quando la virtù morale e le capacità mentali raggiungono il loro punto più basso del ciclo. Il poema epico indiano Mahabharata descrive il Kali Yuga, come il periodo in cui l '"anima del mondo" è nera, età in cui solo un quarto della virtù rimane, che diminuisce lentamente a zero alla fine del Kali Yuga. Gli uomini in questo periodo saranno malvagi, percorsi da malattie varie, letargie, rabbia fra i popoli oltre a molte calamità naturali. Penitenza, sacrifici e osservanze religiose cadranno in disuso. Tutte le creature degenereranno.
Secondo l'interpretazione della maggior parte delle Sacre Scritture induiste, il Kali Yuga è l'ultimo dei quattro yuga; si tratta di un'era oscura, caratterizzata da numerosi conflitti e da una diffusa ignoranza spirituale.
Durante quest'epoca di Kali Yuga si assiste allo sviluppo nella tecnologia materiale, contrapposto però ad un'enorme regressione spirituale. Kali Yuga è l'unico periodo in cui irreligione/ateismo è predominante e più potente della religione; solo un quarto di ognuna delle quattro virtù del Dharma (penitenza, veridicità, compassione e carità) sono presenti negli esseri umani. La nobiltà è determinata unicamente dalla ricchezza di una persona; il povero diviene schiavo del ricco e del potente; parole come “carità” e “libertà” vengono pronunciate spesso dalle persone, ma mai messe in pratica. Non solo si assiste ad una generale corruzione morale, ma le possibilità di ottenere la liberazione dall'ignoranza, il Moksha, si fanno sempre più rare a causa del generico declino spirituale dell'umanità.
Nel Kali Yuga, le persone non sono più rispettate per la loro intelligenza, conoscenza o saggezza spirituale. Al contrario, la ricchezza materiale e, ad un livello inferiore, la prestanza fisica sono ciò che rendono una persona ammirevole. Nonostante il rispetto sia superficialmente molto manifestato tra le persone, nessuno rispetta sinceramente gli altri.
Secondo calcoli di Yogi indiani il Kali Yuga dovrebbe finire nel 2025. Abbiamo quindi ancora circa cinque anni per dover vivere questo degrado dell'umanità.
mercoledì 21 ottobre 2020
Sucellus
Riti fra demoni e santi
martedì 20 ottobre 2020
Il dio nero
venerdì 16 ottobre 2020
Verethraghn
Il giustiziere alleato di Mitra, va a caccia insieme allo stesso Mitra a Dura Europos, sotto forma di cinghiale. Verethraghna è largamente presente nello Yash X di Mitra, ma a lui personalmente è dedicato lo Yasht XIV. L'iconografia mitriaca accosta il mitra avestico, che rimanda a una società di guerrieri/cacciatori, al Mitra demiurgo della tradizione romana, che presuppone una società di coltivatori (il grano che spunta dalla coda del toro). La compresenza di due motivi eterogenei, che rinviano a universi culturali distinti anche temporalmente, è uno dei tanti problemi irrisolti di questo culto.
mercoledì 14 ottobre 2020
PARENTELE ILLUSTRI
lunedì 5 ottobre 2020
MUNDUS PATET
La morte non precludeva alle anime dei trapassati ogni relazione col mondo dei viventi: esse potevano, anche quelle che avevano trovato pace nella tomba, ritornare in epoche determinate sulla terra. A questi ritorni servivano non solo quelle aperture o caverne che si additavano, in certe regioni, come ingressi naturali dell'Orco (e una di queste era appunto quella dell'Averno), ma anche quelle fosse artificiali che si scavavano in ogni città, costruita secondo le regole della limitazione, nel punto d'incontro del cardo col decumano. Questa fossa si diceva mundus e rappresentava il legame fra il mondo di sopra e quello di sottoterra. A Roma il mundus del Palatino si apriva, sollevando la pietra che lo teneva chiuso, tre giorni all'anno: il 24 agosto, il 5 ottobre, l'8 novembre; questi giorni, del pari che quelli del febbraio destinati alla commemorazione dei defunti, erano riguardati come religiosi, cioè preclusi alla trattazione di qualsiasi affare importante pubblico o privato (contrassegnati negli antichi feriali con l'indicazione: mundus patet; cfr. Fest., pp. 142, 154; Macrob., Saturn., I, 16, 17 segg.).
sabato 3 ottobre 2020
LAPIS NIGER
"...il "Lapis Niger" corrisponde ad un'area quadrata in marmo nero (nella foto sopra) che una transenna di lastre di marmo bianco separava dal resto della pavimentazione augustea in travertino. La scoperta, avvenuta alla fine dell'Ottocento, venne subito associata con un passo dello scrittore Festo, nel quale si accennava ad una "pietra nera nel Comizio" ("lapis niger in Comitio") indicante un luogo funesto, nel quale si doveva riconoscere la tomba di Romolo o quantomeno il luogo dove il primo re venne ucciso..."
Kronos mitriaco, Aion, Zevian
"Tra i culti orientali, i misteri di Mitra sono quelli nei quali possiamo meglio constatare la potenza della fede astrologica. Sui grandi bassorilievi di Mitra tauroctono, i dodici segni occupano solitamente, in Germania, la volta curva della grotta in cui il toro è immolato: la grotta veniva considerata simbolo del mondo e la sua sommità ricurva simbolo della volta celeste. Altrove, gli stessi segni circondano per intero il dio sacrificatore, ora racchiusi all'interno di una bordatura circolare, ora disposti più liberamente intorno a lui. Questa composizione rammenta come la cintura mobile dello zodiaco abbracci l'universo, con sei segni sempre al di sopra della terra e sei al di sotto. Talvolta i segni racchiudono allo stesso modo l'immagine del Kronos mitraico, dio del Tempo infinito, oppure sono incisi sul corpo di questo dio leontocefalo tra le spire del serpente che lo circonda, dove il rettile, secondo il simbolismo dei misteri, raffigura il cammino del sole attraverso le costellazioni dell'eclittica."
F. Cumont, "Lo Zodiaco"
Si apre il mudus
"Come riporta Eliade, sulla linea perpendicolare all'abisso (apsu per i Babilonesi, tehòm per gli Ebrei ecc.) gli antichi ponevano di solito la pietra angolare, o pietra di fondazione, delle loro città, assunte a immagini in miniatura del mondo. A Roma, secondo l’uso etrusco, si fondava la città seguendo le norme del mundus (parola corrispondente al greco kòsmos), mediante il tracciamento del cardo (asse nord-sud) e del decumano (asse est-ovest), immagini terrestri del coluro solstiziale e del coluro equinoziale. Mundus era anche la fossa ove si officiavano i sacrifici propiziatori all’atto della fondazione, ed erano compiuti nel nome degli dèi Mani. Una pietra, il lapis manalis, veniva collocata sopra la fossa a sancire la separazione del mondo dei vivi da quello dei morti. La pietra (associata spesso anche a un albero) era di vitale importanza, poiché impediva alle acque abissali di salire e invadere il mondo di superficie. L’aggettivo manalis, evidentemente collegato agli “inferi Mani”, qualificava particolarmente una fonte da cui sgorga acqua copiosa; e d’altra parte, manalis lapis designava innanzitutto una pietra magica dalle virtù pluvie. Perfino tra i Semang della Malacca si parla di un’enorme roccia, chiamata Batu-Ribn, che è posta al centro del mondo e al di sotto della quale vi è l’inferno. Al di sopra di questa roccia, poi, un tempo cresceva un albero che giungeva fino al cielo. È quasi superfluo dire che tale schema ricalca pedissequamente la tripartizione tradizionale del cosmo, con il cielo australe in qualità di abisso, o inferno, il mondo dell’eclittica in qualità di “terra” e il cielo boreale in qualità di cielo propriamente detto."
A. Casella, "Alle radici dell'albero cosmico"
giovedì 1 ottobre 2020
Belisama: la dea nascosta
Famose quelle di Vaison-la-Romaine in Provenza legate ai santuari posti nei Nemeton:bosco sacro dove era posto il tempio alla divinità
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La Dea Belisama o Belisana, per certi versi assimilabile a Minerva. Osservate che è posta sopra un palmipede animale sacro anche per i paleoveneti
La riconoscenza dell’Acqua come principio primo e fonte originale, per delle popolazioni mobili, la cui sopravvivenza proviene dai suoi benefici, viene espressa tramite la consacrazione delle fonti dei principali fiumi dell’Europa; quelli che divennero dei santuari della dea celtica della fertilità. Evocata dalla toponimia celtica, questa consacrazione viene attinta da un grandissimo numero di offerte votive – statuette, metalli preziosi, armi e oggetti domestici – scoperti un po’ ovunque in Europa lungo il corso d’acqua e presso i santuari situati alle loro sorgenti. Il fiume o il corso d’acqua rappresenta un’espressione mobile della Madre Terra, che rende le acque sacre. È la combinazione particolare delle diverse proprietà minerali, vegetali e volativi che emanano certe sorgenti in certe ore del giorno e della fase lunare che ne crea i poteri rigeneratori.
Ogni luogo sacro ha il suo spirito guardiano che veglia si di lui, osserva i riti quotidiani secondo il cerimoniale voluto che si può materializzare sotto forma di canto, di uccello, di pesce, in onore della dea.
A volte la dea appare come essere dei sogni, come strega, in funzione delle circostanze o delle predisposizioni del visitatore o dell’intruso. Questi luoghi rappresentano il grembo della Madre Terra invocata sotto nomi e aspetti differenti. Esistono numerose iscrizioni galliche (Gallia Transalpina e Cisalpina – iscrizioni leponzie), indirizzate a Gwena, Belisama (antichi nomi della Dea), Brida, Brii, Bria (divenuto poi Brighit), la Madre rappresentata sotto forma di triade – modello che spesso viene richiamato nell’arte e nella letteratura celtica – assieme al suo bambino e ad un cesto di frutta (simbolo di fertilità ed abbondanza). Un’altra rappresentazione popolare è quella della dea Epona, abitualmente a cavallo e a volte accompagnata da un rapace.
La Luna, con i suoi poteri sulle maree e sui cicli mestruali, rappresenta un insieme universale di simboli; presiede ai riti notturni legati ai canti degli animali, come il serpente ed il lupo. La mitologia celtica la identifica con la triplice dea che presiede le nascite, alla Vita e alla morte: triade delle giovani, delle spose e delle donne anziane; Morrigan, Macha, Badh, Arianrhodd, Sequana.
Gli antichi Celti, la cui teologia è scomparsa assieme alle loro tradizioni orali, hanno lasciato delle statue anonime a due o tre teste, che però rappresentano chiaramente simboli celtici. Nel nord Italia abbiamo numerosi reperti e testimonianze di tali divinità che in alcuni casi assumono anche vesti solari, in quanto la Dea Madre rappresenta anche queste qualità.
A Milano, ad esempio sono state di recente scoperte statuette votive, e basso rilievi di Belisama, divinità luni-solare, che reca accanto a sé una scrofa semi lanuta, animale-simbolo delle sue peculiarità: dono della guida oltre il mondo visibile, per individuare il nemeton per costruire il santuario. La chiesetta di S. Calimero, come quella di S.Calogero, in via Quadronno, erano “votate” alla Dea Belisama. La leggenda milanese vuole che questa divinità fosse venerata durante la festività di Beltaine, che cadeva il 1° maggio.
Altra importante testimonianza, del culto matriarcale e della grande importanza che rivestiva la divinità femminile, la ritroviamo nel nome della terra di Brianza.
La Brianza deve il suo nome all’antico termine celtico “Brià” – derivante dalla divinità più importante che è appunto Bri, Bride, Brighitt, o meglio nota come Briganzia, e nel continente come Belisama.
La zona submontana lombarda ha visto il suo splendore durante il periodo della civiltà di Golasecca, retrodatata recentemente da approfonditi studi, attorno al 1.300 a.C. Presso gli antichi Celti, i templi, le cappelle votive, venivano costruite secondo un principio analogico/simbolico, che riporta le coordinate celesti in terra seguendo la simbologia lunare con le sue 28 dimore. Como diventa il centro della civiltà di Golasecca, che si estende dalla sponda orientale del Ticino ed arriva fino al lago di Oggiono, vicino a Lecco.
Alcuni reperti antichi di tale civiltà si sono ritrovati attorno alla città di Como, nei dintorni del lago Alserio, nella pianura di Erba ed in tutta la zona submontana del Triangolo Lariano. Una delle singolarità che risalta subito all’occhio è data dalle chiesette di pochi metri quadri sparsi per tutto il territorio sub-montano, dedicate tutte a S. Pietro: la fondazione per la maggior parte di queste risale ai Longobardi.
Tale dedica per analogia si riferisce alla Pietra alchemica, quindi secondo questo concetto le chiese così disposte formano la “mezzaluna fertile” che rappresenta la divinità Brighidh incarnata in terra. Fertile, perché è quella divinità che più di altre si venera e perché è colei che nutre e arricchisce la terra e tutta la Natura. Per fare un esempio citiamo la chiesa a Gemonio, fondata da Liutprando nel VIII secolo; S.Pietro di Albese, in località Cassano, fondata nel 1000 d.C.; S.Pietro al Monte a Civate fondata da Desiderio risalente al 706; Agliate vicino a Galliano, celebre per la sua cripta ad oratorio, la cui costruzione risale alla fine del X secolo; a Gallarate, nel centro, risalente all’anno 1000. Si noti, comunque, che tutte queste chiesette furono costruite sopra templi antecedenti, e più precisamente “Nemeton”, ossia “luogo sacro”, risalenti appunto all’età della civiltà di Golasecca, tutte dedicate alla divinità Belisama. Se si uniscono immaginariamente i punti con una linea continua, si ottiene la figura della mezzaluna, centro di alto potere calorifico. Tale mezzaluna è crescente, chiara simbologia ermetica del mezzo necessario alla palingenesi umana, quale può essere il cervello, nella sua fase di crescenza, verso la condizione di Luna Piena. La Pietra alchemica, quindi, simbolo anche della Acque primordiali. Le Acque primordiali sono identificate in tutti quei laghetti che si incontrano nell’arco di questa mezzaluna: il lago di Varese – Alserio – Segrino – Oggiono – Annone ed altri ancora.
Ma la triplice dea, l’incarnazione stessa del simbolo del triskell, la si può identificare principalmente con l’elemento Acqua, che ci ricorda le Acque Primordiali.
Ma vediamo di spiegare meglio cosa siano questi elementi “eterni”.
L’origine del nome di Belisama
Il nome di Belisama può essere interpretato come formato dal celtico "belo" (chiaro) e « samo » (estate), ossia "l'Estate Splendente". Nella mitologia gallica lei è la consorte del dio Belenos. E' una dea di tutti i tipi di fuoco (il Sole e la Luna che ne riflette la luce), e dell'artigianato. Tuttavia, la sua equazione con la dea Minerva e il fatto che venga spesso rappresentata con dei serpenti fra le mani, sta ad indicare che era una dea della saggezza e della guarigione e come un portatore di luce avrebbe potuto essere la dea della fucina. Nel politeismo celtico, Belisama o (Bēlēsama) fu una dea venerata unicamente in Gallia Cisalpina e in Gran Bretagna. Era collegata ai laghi e fiumi, al fuoco, all'artigianato e alla luce.
In una iscrizione di epoca romana, Belisama era associata alla dea Minerva: "Minervae BELISSIMAE SACRUM" cioè sacro a Belisama Minerva Iscrizione rinvenuta a Vaison-la-Romaine (Francia), che indica chiaramente che in questo luogo vi era ubicato un Nemeton in onore di Belisama.
In un'altra iscrizione si legge:
"Segomaros Ouilloneos tooutious Namausatis eiōrou Bēlēsami Sosin Nemeton"
ovvero, "Segomarus Uilloneos, cittadino [toutius] di Namausus, dedica questo santuario [Nemeton] a Belesama”
Cos'è un Nemeton ? Un Nemeton era uno spazio sacro dell'antica religione celtica. I "Nemeta" sembrano essere stati principalmente situati in aree naturali come i boschi.
Tuttavia, altre prove suggeriscono che la parola implica una più ampia varietà di spazi rituali, come i santuari e templi edificati in pietra. Ne sono una prova le numerose iscrizioni e la toponomastica locale, che si ricollegano al mondo celtico. Toponimi relativi al Nemeton si hanno ad ovest in Galizia, in Spagna, a nord fino in Scozia, e nelle nostre terre insubri.
La parola sembra altresì risalire al nome di "Nemetes" tribù di quello che oggi è la Germania e la loro dea Nemetona.
Belisama: antica dea protettrice di Milano
Secondo un’antica leggenda, nei sotterranei del Duomo di Milano, esiste ancora oggi un lago segreto protetto da un cerchio di colonne che recano incisioni magiche e l’effigie della dea celtica Belisama mentre allatta suo figlio.
La dea celtica rappresenta la Dea Madre nell’atto di generare il Sole: acqua e fuoco che assieme formano la “Pietra Filosofale” degli alchimisti.
Due dee, una sulla cima più alta del Duomo, aurea, la Madonnina, che rappresenta il Sole di Primavera, la rinascita, e l’altra, quella nascosta, sotterranea, che rappresenta le forze telluriche e che risiede nel cuore profondo della città di Milano.
Di fatto, Belisama è la dea del fuoco e della saggezza, signora delle acque, ed è la più alta rappresentazione della maternità, la Luna.
Gli Insubri la tenevano in grandissima considerazione, tanto da erigere templi in tutta la città, a protezione dei focolari.
Ma questo luogo segreto non è poi così lontano dai nostri occhi: si trova presso la basilica di Santa Tecla !
E non è tutto.
A Milano vi sono altri luoghi sacri dove le forze benefiche della terra agiscono sull’acqua: uno di questi è il pozzo della chiesa di San Calimero (vicino Porta Romana), edificata nel V° sec. d.C. su quello che restava del tempio più antico degli Insubri dedicato a “Belen”, il dio celtico del Sole.
L’altra è la chiesa di San Calogero (a destra di corso Genova), edificata sui resti del tempio dedicato a Giove, che racchiude una fonte considerata dai vecchi milanesi “miracolosa”.
Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce i resti di un “dolmen”, pietre megalitiche che ancora ai giorni nostri si possono ammirare sulla fiancata della chiesa.
Il terzo luogo sacro è rappresentato da Santa Maria alla Fontana che trae il suo nome dalla presenza di una fonte che sgorga da una pietra che reca unidici incisioni: pietra di origine pre-romana.
Questa pietra si trova a due metri e venti sotto terra, incastonata nel mezzo di un suolo quadrato. L’acqua proviene da un’ampolla sorgiva ….. questa fonte è aperta al pubblico tutte le domeniche dalle 9 alle 12.
Non ultima la chiesa di San Giovanni in Conca (piazza Missori) con i suoi pilastri che recano dei bassorilievi rappresentanti il Sole delle Alpi, o anche chiamato “rosa dei venti”, uno dei simboli celtici solari più importanti.
In questa chiesa una volta era conservato un “calderone magico” che oggi purtroppo è scomparso.