mercoledì 29 aprile 2015

Per prvocare: Gnosi e servizi italiani



Nel mondo Kremmerziano da sempre sono "transitati" personaggi legati ai servizi segreti italiani e non. In questi luoghi abbondano energie per chi le sa sfruttare e indirizzare, tutt'ora le notizie sono manipolate ed è difficile arrivarne a capo. Bettino Craxi stesso apparteneva ad una confraternita miriamica, e tutto induce a credere che non era il solo politico italiano impelacato in esotici rituali. Una gran parte dei socialisti del primo novecento erano legati a confraternite esoteriche e hanno addirittura preso come simbolo il sole nascente tanto caro a Kremmerz. Chi adoravano tali membri dell'Ordine? Cosa implicava e implica appartenere ad una confraternita siffatta e operare in ambiti di responsabilità politica e finanziaria? Che effetti si producono tra fedeltà divise? La corrente isiaca con le sue coorti annesse, che ruolo hanno svolto in un preciso periodo della storia italiana, cioè prima della Grande Guerra e decenni dopo, durante il Governo Craxi? Sono domande a prima vista destituite di qualsiasi fondamento, per i comuni analisti. Noi che vediamo oltre il velo, dobbiamo porcele invece codeste domande, poiché le potenze ultraterrestri dell'Antico Egitto stanno ritornando alla grande, in un crescendo rossiniano, fino a mostrarsi quali sono: fuoco e tempesta.

La "maestra" di Zolla

Moriremo lontani. Sarà molto
se poserò la guancia nel tuo palmo
a Capodanno; se nel mio la traccia
contemplerai di un’altra migrazione.
Dell’anima ben poco
sappiamo. Berrà forse dai bacini
delle concave notti senza passi,
poserà sotto aeree piantagioni
germinate dai sassi…
O signore e fratello! ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni:
"nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta".
Cristina Campo, nata il 29 aprile,,,

Colei che praticava l'esicasmo!

Cristina Campo, nata il 29 aprile 1923.
Ricorda i versi meravigliosi di Hölderlin?
"Morti gli eroi, le isole dell'amore
quasi sfigurate. Così dev'essere defraudato
così dappertutto risibile l'amore.
O tenere lacrime, non estinguete la luce
ai miei occhi del tutto. Lasciate una memoria
— ch'io possa morir nobile, o ingannevoli
o ladre — sopravvivermi...".
Scrisse questi versi che per il mondo era già pazzo. E a differenza di tutti gli altri "pazzi", che si credono Re e Imperatori, lui s'inchinava agli uomini fino in terra, li chiamava Altezza e Maestà. E per sé voleva il nome di Scardanelli, un nome di poveraccio, di attor comico. Il nome col quale, nei miei sogni, io chiamo sempre quest'essere celeste, questa essenza divina. (dalla lettera a Gianfranco Draghi da Roma, prima di Pasqua 1959)

Cerca la riservatezza come panacea

E se non puoi la vita che desideri
Cerca almeno questo
Per quanto sta in te: non sciuparla
Nel troppo commercio con la gente
Con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
In balìa del quotidiano
Gioco balordo degli incontri
E degli inviti,
fino a farne stucchevole estranea.
Constantinos Kavafis (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1933)

martedì 28 aprile 2015

Capo Colonna da tempio di Hera lacinia a santuario cristiano di Santa Maria di Capo Colonna



Capo Colonna e l'asfalto
Molti anni fa, villeggiando nei pressi, andai a visitare Capo Colonna. Come certamente sapete, a Roma esistono tante di quelle colonne che ci si scherza pure sopra; ebbene, vi confesso che quell'unica colonna, affacciata sul mare azzurro, mi è rimasta nel cuore. Forse qualcuno non conosce la storia del Santuario di Hera Lacinia ed allora provvedo subito (per chi la conosce potrebbe essere un ripasso).
Capo Colonna è uno dei luoghi simbolo della grecità d'Occidente; è uno dei siti archeologici più famosi della Calabria, ed anche uno dei santuari più importanti e meglio conosciuti della Magna Grecia.
E' situato sulla costa ionica della Calabria a circa 11 km a sud della città di Crotone.
Il Capo era noto nell'antichità come Capo Lacinio, la stessa dea ne prese l'appellativo di Lacinia Oggi è detto Capo Colonna, da ciò che rimane dell'antico edificio sacro. Come dicevo, l'immagine della colonna isolata, che si staglia sull'azzurro del mare che si confonde col cielo, unica superstite di una costruzione possente, evocatrice di un passato glorioso, suscitava, e suscita, nel visitatore emozioni irripetibili.
Il promontorio è stato teatro di numerosi avvenimenti mitici e storici. Qui si era fermato Eracle, di ritorno dalla Spagna con i buoi sottratti a Gerione, e, nel subire un tentativo di furto delle mandrie da parte di Lakinios, lo uccise ed assieme a questi, per errore, ferì a morte anche il figlio Kroton, eponimo della città che lì sarebbe stata fondata.
Numerosi furono i viaggiatori stranieri che, nel XVIII e XIX secolo, visitarono il sito che costituiva una tappa del Grand Tour, visite di cui restano i resoconti di viaggio.
La tradizione antica riteneva il Lacinio una sorta di Eden, dove mandrie di animali sacri di ogni specie pascolavano senza pastore in un rigoglioso bosco-giardino, ritirandosi la sera nelle stalle, senza temere offesa da alcuno. Hera proteggeva la navigazione, che nel promontorio trovava un riferimento essenziale per il cabotaggio nel golfo di Taranto.
Ma era soprattutto liberatrice, come indicano un cippo in calcare ed un frammento di sostegno in marmo. Questo santuario infatti, era luogo di riparo e di asilo come lo erano i santuari di Hera a Samo e ad Argo, famosissimi nell'antichità. Al Lacinio sono stati trovati frammenti di tabelle di bronzo, dedicate alla dea, che attestano la ritrovata libertà di prigionieri e schiavi.
Assai famose erano le feste annuali in onore della dea, che radunavano sul promontorio tutti gli italioti venuti dalle varie città della Magna Grecia.
Molti personaggi del mito e della storia offrirono nel tempio di Hera Lacinia i propri doni.
Tra i più famosi ricordiamo: Enea, che vi dedicò una coppa di bronzo recante il proprio nome nell'iscrizione dedicatoria, ed Alcistene di Sibari, il cui manto, intessuto con fregi d'oro e raffigurazioni di divinità olimpiche, offerto ad Hera alla fine del VI secolo a.C., fu depredato da Dioniso I nel 378 a.C. per poi essere da lui rivenduto ai Cartaginesi nel 374 a.C. per l'enorme cifra di 120 talenti.
Lo stesso Pitagora consigliava di offrire alla dea le vesti più belle e lussuose.
Zeusi, pittore famosissimo, che girava nell'Atene del V secolo a.C con il proprio nome intessuto in oro sulla veste, dipinse nel santuario del Lacinio le storie di Elena di Troia, prendendo come modelle le più belle fanciulle di Crotone.
Tra il VI e il V secolo a.C. gli atleti di Crotone ricevettero grandi riconoscimenti durante le gare che si svolgevano ad Olimpia a partire dal 776 a.C., tra questi ricordiamo Milone e Astilo, le cui statue si trovavano ad Olimpia e al Lacinio.
Dal santuario di Hera Lacinia passò anche Annibale, che vi si fermò nell'estate del 205 a.C., prima di fare ritorno in Africa per fronteggiare Scipione. Qui egli commise due atti empi: fece uccidere gli Italici che non volevano seguirlo in Africa e che si erano rifugiati supplici nel tempio e tentò di impossessarsi di una colonna del tempio fatta completamente di oro massiccio, frutto dei ricavi dell'allevamento del bestiame. Ma dopo averne verificato la consistenza, prelevandone un pezzo, fu dissuaso dalla stessa Hera che in sogno lo minacciò di fargli perdere l'unico occhio rimastogli. Cosicché Annibale rinunciò all'impresa e con l'oro trapanato fece fabbricare una piccola vacca che pose sulla colonna come offerta alla dea. Prima di ripartire, il cartaginese fece incidere nel bronzo le proprie imprese in lingua punica e greca.
Il santuario era noto anche per altri prodigi. Lo storico Tito Livio narra che la cenere dell'altare del tempio non si sollevava né si disperdeva nonostante i forti venti a cui essa era esposta; riporta, inoltre, che se una persona scriveva il proprio nome con il ferro su una tegola del tempio, il nome scompariva alla morte dello stesso.
Leggo adesso che qualcuno ha provveduto a stendere un manto di cemento dove erano questi reperti. Propongo che i responsabili siano "convinti" ad offrirsi volontari per unirsi all'ISIS. Tutti noi saremo in grado di fornire referenze adeguate.
di Francesco Ottaviani

lunedì 27 aprile 2015

VERGOGNA La Rai si fregia di produrre programmi storico culturali, ma la raccontano sempre a modo loro

Ho appena visto il documentario su Acerenza su Rai Storia.
Devo dire che sono perplesso, è una vergogna per la reticenza dimostrata nell'esporre la storia di questo paese detto città cattedrale.
Perché sdegnato?

10 anni fa sono andato appositamente ad Acerenza per visitare uno dei luoghi mitici legati a GIULIANO IMPERATORE.
Quella che vi vendono come il busto di San Caino o in altre versioni il busto del magnate che intorno al 1500 costruì la cripta, alcuni scrittori lo individuano come il busto di GIULIANO IMPERATORE.
Lasciatemi lo sfogo: "questi stronzi" non hanno minimamente parlato di GIULIANO IMPERATORE. Cosa pensare?

CARLOS CASTANEDA

Il 27 aprile del 1998 muore a Los Angeles CARLOS CASTANEDA. Non ci furono funerali pubblici, il suo corpo fu cremato e le ceneri inviate in Messico. La morte dell'antropologo divenuto celebre per aver esposto nei suoi romanzi gli insegnamenti esoterici dell'indio Don Juan fu resa nota solo due mesi dopo con un necrologio sul "Los Angeles Times".

Infelici coloro che distruggono, questo è alla base del concetto del male

"Infelici quegli Esseri che hanno rinunciato ad essere Déi e attendono soltanto la loro fine distruggendo l’esistente. Non partecipano alla costruzione dell’Eccellente, ma rosi dalla disperazione distruggono quanti agiscono e operano per diventarvi parte. A costoro, se non è troppo tardi, non resta che il digiuno dal mondo e ascoltare quanto di vivo hanno ancora dentro di loro."
(Commento agli Oracoli Caldaici di Giuliano Caldeo e Giuliano il Teurgo).

REICH Fuggì dalla Germania nazista, dalla Russia Stalinista, approcdo negli USA dove morì perseguitato per le sue idee "rivoluzionarie"

COME SFRUTTARE L'ENERGIA "ORGASMICA"? ECCO I SUOI UTILIZZI NELLE SCOPERTE DI REICH



Articolo estratto dal libro "Liberi dal Sistema - La Guida per Cambiare il Mondo Partendo da Sè" di Enrico Caldari.

Oltre alla storia di Tesla, va ricordata anche quella di un altro ricercatore poco noto, che scoprì un’altra forma di energia gratuita e sempre disponibile e trovò anche il modo di utilizzarla per fini terapeutici. Il personaggio in questione èWillhelm Reich, ricercatore austriaco nato alla fine del diciannovesimo secolo e allievo di Sigmund Freud.
Reich iniziò la sua carriera professionale interessandosi in modo particolare alla sfera sessuale. Scrisse saggi per spiegare come, nella società contemporanea, la sfera sessuale fosse stata repressa dai sistemi di potere dittatoriali o di controllo, e come tale repressione abbia avuto dei risvolti concreti nel nostro vivere quotidiano.

Tuttavia, mentre era impegnato in tali «scomode» ricerche, Reich fu costretto a emigrare negli Stati Uniti. E nel Nuovo Continente lo psicologo cominciò a sviluppare altri interessi, legati al mondo dell’energia. Infatti scoprì che esiste una sorta di energia che pervade tutto l’universo e che non viene in alcun modo considerata dalle teorie della Fisica studiate fino ad allora (essendo quindi in accordo con le teorie di Tesla, ad esempio, anch’esse in contraddizione con quelle accettate in ambito accademico).

Reich si spinse oltre: dopo aver sviluppato dei macchinari appropriati, riuscì a dimostrare che tale energia poteva essere accumulata, raccolta e utilizzata per diversi fini. Desideroso di mostrare al mondo la sua scoperta, Reich invitò Albert Einstein nel suo studio per mostrargli quello che nel frattempo aveva costruito: una specie di scatola realizzata con materiali relativamente poveri (lana di vetro, isolanti, metallo, legno) dentro alla quale era possibile fare salire la temperatura ambientale e dimostrare allo stesso tempo una sensibile variazione dello stato delle condizioni interne al macchinario, il che dimostrava l’esistenza di una forma di energia accumulata proprio all’interno della scatola.




Einstein, stupito della scoperta, sul momento ne confermò la veridicità, salvo poi cambiare idea qualche tempo più tardi: probabilmente lo scienziato tedesco non volle esporsi in prima persona a tutte le conseguenze che una scoperta del genere avrebbe portato.
Ma Reich non si perse d’animo: era così convinto dei benefici della sua scoperta che scrisse vari saggi e condusse diversi esperimenti.

«Accumulatore orgonico» fu il nome che Reich diede alla scatola da lui inventata, all’interno della quale riusciva ad accumulare l’energia dell’universo. Quella stessa energia fu ribattezzata dal ricercatore con il termine «Orgone» o «Energia Orgonica». Il nome era un omaggio e un’allusione all’orgasmo, che per Reich rappresentava il momento massimo di energia, di piacere e di significato nella vita di ogni essere vivente. Si dice che inizialmente Reich avrebbe voluto utilizzare addirittura il termine «Energia Orgasmica» e anche Woody Allen ci scherzò su, in un film del 1973 intitolato Sleeper («Il dormiglione»), ispirandosi alle invenzioni di Reich per il suo «Orgasmatron», una cabina simile all’accumulatore orgonico.

Reich cominciò a utilizzare l’energia orgonica per fini terapeutici. Faceva sedere i suoi pazienti all’interno della «cabina», li esponeva a una dose di questa leggera energia e il loro organismo ne traeva subito benefici. Reich riuscì così a guarire in modo non invasivo anche malattie difficili, semplicemente accumulando energia dall’universo. La sua fama si sparse ben presto, fino a infastidire qualche lobby più forte. E così dal 1947 in avanti cominciarono a uscire articoli sulla stampa statunitense con lo scopo di ridicolizzare, accusare e screditare il ricercatore. Una delle maggiori accuse rivolte all’ex psicologo fu quella di utilizzare il macchinario per dei «giochi sessuali» con i suoi pazienti (oltre ad altre infondate accuse quali quella di gestire un giro di prostituzione). Diversi di questi articoli furono portati alla Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici e che dipende direttamente dal Dipartimento della Salute degli Stati Uniti. L’FDA promosse quindi un’indagine, per accertarsi di ciò che stava accadendo. Gli ispettori dell’ente ispezionarono lo studio di Reich, ma non vi trovarono nulla di compromettente. Le indagini presero quindi una piega diversa: fallito il tentativo di screditare Reich sul piano professionale, cercarono di negare l’effettiva efficacia delle sue tecniche di guarigione, nonostante le numerose testimonianze dei suoi pazienti. L’FDA era infatti in stretto contatto con le aziende farmarceutiche statunitensi, il cui interesse era tutt’altro che trovare una cura semplice e «non farmacologica» alle malattie.




Secondo James DeMeo, autore del libro Il manuale dell’accumulatore orgonico, la FDA spese qualcosa come 10 milioni di dollari pubblici (che aggiornati al valore attuale sarebbero molti di più) per screditare le tecniche di Reich. DeMeo cita anche una lettera che ricevette personalmente dal figlio del fisico Kurt Lion, che ai tempi lavorava all’interno del MIT (Massachusetts Institute of Technology), il quale, nella stessa lettera, affermava che a suo padre fu chiesto dall’FDA di «dimostrare che la scatola [orgonica] era solo una scatola e che il dottor Reich era un truffatore». Questa era una richiesta ben diversa dal chiedere di «investigare in modo onesto su quale fosse la vera funzione dell’accumulatore orgonico».

Alla fine l’FDA riuscì a far dimostrare ciò che voleva che si dimostrasse: che Reich era un ciarlatano, e pertanto andava denuciato e processato. Il ricercatore si rifiutò di presentarsi al processo, offeso e convinto della veridicità delle proprie scoperte. E come finì la storia? L’FDA ottenne l’approvazione da parte del tribunale distrettuale di Portland di un’ordinanza, datata 19 marzo 1954, nella quale si legge: «Divieto di vendita di tutti i materiali pubblicitari dell’energia orgonica e ordine che vengano distrutti».
E infatti tutti i libri di Reich sull’energia orgonica, così come tutti quelli scritti da altri scienziati che, nel frattempo, ne avevano parlato, vennero mandati al rogo, intesi come «materiale pubblicitario». Era il 1956 (non il Medioevo). Ben 6 tonnellate di materiale scientifico frutto di una vita di studi e di ricerche vennero gettate tra le fiamme dell’inceneritore di Gansevoort, a New York. Libri, macchinari, invenzioni, articoli di giornale, appunti e fotografie degli esperimenti di laboratorio vennero fatti sparire per sempre.
Ma com’era andata davvero? Dopo il primo processo, Reich si ritirò a vita privata, ma intanto continuò a portare avanti le sue ricerche in ambito energetico. Cominciò a lavorare sui fenomeni atmosferici e fece nuovi esperimenti sulla climatologia.

Creò un macchinario che poteva attrarre o respingere le nuvole e far piovere o far splendere il sole a suo piacimento. Siamo nel 1951. In quello stesso anno, però, un suo assistente fece qualcosa che non avrebbe dovuto fare: dopo aver salvato alcune copie del libro del suo maestro, che descrivevano i principi e le applicazioni dell’accumulatore orgonico, provò a spedirle in Europa in modo clandestino. Purtroppo le copie furono intercettate appena varcato il confine dello Stato del Maine, e così Reich venne citato in un secondo processo e fu condannato al carcere. Qualche anno dopo, nel 1956, poco prima della sua scarcerazione, il dottor Reich morì improvvisamente e inspiegabilmente. Il suo assistente, che era stato incarcerato con lui, in preda alla depressione e a (comprensibili) manie di persecuzione, si suicidò non appena apprese la notizia.

E l’accumulatore orgonico venne dimenticato per anni. Curioso che, anziché la comunità scientifica, fu una cantantautrice britannica, Kate Bush, a rendere omaggio a Reich nel 1985 con il brano Cloudbusting(«scacciare le nuvole»), nel cui videoclip è Donald Sutherland a interpretare lo scienziato intento a sperimentare il macchinario per controllare la pioggia, prima che gli «uomini in nero» facciano irruzione nel suo laboratorio per arrestarlo... Cercatelo in rete, è uno splendido video.

Evidentemente il Sistema non ha alcuna intenzione di promuovere ogni tipo di innovazione che potrebbe rendere più indipendente il singolo cittadino. E così, tra le pagine de Il manuale dell’accumulatore orgonico, si legge: «La scoperta dell’orgone è molto più al sicuro nelle mani del cittadino medio che nelle mani di politici, accademie delle scienze o organizzazioni mediche di svariato genere. [...] Come la luce del Sole, l’aria e l’acqua, l’energia orgonica è parte della natura che esiste ovunque e deve essere disponibile a tutti, libera dal controllo e da regolamentazioni restrittive, non è brevettabile e non può essere controllata da alcun individuo singolo o corporazione».

Quante scoperte che avrebbero rivoluzionato, semplificato o migliorato il nostro stile di vita sono state affossate? Quanti scienziati sono stati dimenticati e di quanti non è stato valorizzato il lavoro? Quanti sono stati accusati di «cialtroneria» o «ciarlataneria», attaccati per il loro stile, il loro abbigliamento, la loro igiene personale, o chissà cos’altro, piuttosto che seriamente considerati per le loro idee? O peggio ancora messi «al rogo» o fatti sparire per sempre, insieme alle loro scoperte?

Mentre Reich sperimentava macchinari per modificare il clima, anche in Italia c’era qualcuno che faceva qualcosa di simile. Sto parlando di Pierluigi Ighina. Allievo di Guglielmo Marconi, da giovane si interessò allo studio della natura, delle forze motrici e dell’elettromagnetismo. Le sue ricerche lo portarono a delineare il concetto di ritmo magnetico Sole/Terra e alla scoperta di quello che lo stesso Ighina chiamava «atomo magnetico». Secondo Ighina, al centro del sole vi sarebbe un cuore magnetico che pulsa al ritmo del cuore umano. Ighina riteneva che, tramite l’applicazione della «filosofia della spirale», si sarebbe potuta migliorare la vita dell’uomo attraverso la costruzione di «artefatti elettromagnetici». E difatti egli stesso presentò diverse invenzioni, per mezzo delle quali sarebbe stato possibile rigenerare cellule morte, allontanare i terremoti (progettò una «valvola antisismica») e allontanare o avvicinare le nuvole (come faceva Reich).

Molti testimoni riportano che Ighina, vivendo vicino a Imola ed essendo infastidito dal rombo dei motori delle Formula Uno, durante il Gran Premio attivava di proposito il suo macchinario per procurare precipitazioni atmosferiche. E così, dopo pochi giri dal via, i piloti erano costretti a fermarsi ai box e a sostituire le gomme, a danno dello spettacolo e della gara.

Altri ricordano anche di un terremoto che coinvolse le zone del modenese, ma che non investì la vicinissima città di Imola, dove Ighina viveva e dove aveva installato la sua «valvola antisismica». Ighina, però, a differenza di Tesla, cercò sempre di evitare il clamore della stampa, portando avanti i suoi esperimenti e le sue ricerche in modo appartato, e non brevettò mai le sue apparecchiature, né tentò di ricavarne un profitto. Forse fu questo il motivo per cui riuscì a vivere oltre i novant’anni e a morire di vecchiaia. Ma anche le sue scoperte vennero dimenticate.

Lanfranco Rossi: dal paganesimo al cristianesimo, inevitabilmente uniti nella ricerca dell'anima

Cosi Lanfranco Rossi parla di suo Zio Giuseppe Fagin (il grande traduttore delle Enneadi di Plotino).
Come dire che il paganesimo rivive anche atraverso certe pratiche cristiane andate, apparentemente, in disuso, ma che per la loro efficacia sono state "riprese" in questi ultimi anni dai "Ricostruttori" , e padre Lanfranco Rossi fu uno dei primi seguaci di Padre Cappelletto il fondatore.
Grazie Lanfranco per la Via che con il tuo impegno, hai riaperto all'Umanità intera, tu che ci reinsegni ad allevare l'anima come unica possibilità di salvazione. Tu che inevitabilmente rappacifichi due mondi che in realtà hanno sempre interagito e sono matrice e conseguenza, affinchè ci possa essere data una possibilità tangibile di salvazione a tutti e per tutti.
Che la tua essenza si liberi verso il Settimo cielo!



Lanfranco Rossi
I FILOSOFI GRECI PADRI DELL' ESICASMO
La sintesi di Nikodemo Aghiorita

"Molti anni fa, parlando con mio zio Giuseppe Faggin, il celebre e studioso e traduttore di Plotino e dei neoplatonici, fui colpito da una sua confidenza.
Disse: "Per me la filosofia ha rappresentato quello che comunemente si indica come meditazione profonda".
E iniziò a raccontare quello che aveva sperimentato mettendo in pratica gli esercizi di meditazione indicati nelle Enneadi di Plotino.
Si trattava di vere esperienze spirituali, di quelle che i greci, con un termine poi passato nel nostro linguaggio, chiamavano "estasi".
Quando Marco Polo, diretto in oriente, passò davanti alla penisola dell' Athos, gli dissero che là abitavano i discendenti degli antichi filosofi greci.
Questo studio è una verifica dell' itinerario che conduce dalla filosofia antica  alla meditazione dei monaci esicasti, la quale ha avuto il suo centro più rinomato nei monasteri del monte Athos.
Com' è ovvio, non si tratta di dimostrare che in questi due ambiti si utilizzavano concetti affini, cosa in certa misura scontata e gia abbondantemente studiata, e nemmeno di sottolineare l' impronta prettamente cristiana e biblica dell' esperienza degli esicasti, cosa altrettanto aquisita.
Ciò che viene preso in considerazione  è una disciplina ascetica particolare, insieme con i presupposti che la fondano, e un metodo pratico per raccogliere, purificare e unificare tutte le energie psicofisiche, al fine di sperimentare l' unione estatica..."

Aperto il complesso templare di Tivoli il primo maggio

Il primo maggio a Tivoli in via straordinaria riapre il Santuario del tempio d’Ercole per una giornata particolare da dedicare alla comunità tiburtina soprattutto.

Il primo maggio a Tivoli in via straordinaria riapre il Santuario del tempio d’Ercole per una giornata particolare da dedicare alla comunità tiburtina soprattutto.
È proprio per questo motivo che venerdì 24 aprile è stata indetta una conferenza stampa per presentare l’evento dove hanno parlato il Sindaco Giuseppe Proietti,l’Assessore alla Cultura Urbano Barberini,la soprintendente ai Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale Alfonsina Russo e la responsabile del Tempio, l’archeologa Micaela Anlge.

L’intervento del Sindaco Giuseppe Proietti
“Quella del primo maggio vuole essere una vera e propria restituzione all’uso della città e dei cittadini, non solo di Tivoli, ma anche dell’area. In questo giorno ci saranno degli eventi nel Tempio ma saranno solo i primi, perché ormai sono previste altre iniziative nel teatro. Il Santuario lavorerà a regime e spero presto si possa contare anche sul museo. Tivoli può costruire il suo futuro solo sulla valorizzazione del suo patrimonio”.
L’Assessore alla Cultura e Turismo Urbano Barberini
“ Pensavamo che non fosse possibile,abbiamo lavorato molto per ottenere questa apertura grazie alla disponibilità della sovrintendente e del sindaco. Ora non vogliamo fermarci al primo maggio e speriamo sia solo l’inizio. Speriamo anche che sia l’inizio di un percorso che porti alla realizzazione nel Tempio di un centro culturale a disposizione anche della città. Una data importante in quanto l’apertura avviene in contemporanea all’apertura dell’Expo e per questo abbiamo deciso di riprenderne le tematiche, riferite al cibo Volevamo una festa popolare, una festa dei cittadini e per questo abbiamo creato un programma che coinvolgesse la cittadinanza e le associazioni che si occupano di cultura a Tivoli. Il teatro del tempio riaprirà per il Festival Tivoli Chiama per poi si spera di restituirlo definitivamente alla comunità.


La soprintendente ai Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale Alfonsina Russo
“Questa apertura è simbolica ,ora ci dobbiamo impegnare tutti affinché non sia un’apertura straordinaria ma ci si possa riappropriare di questo luogo. Questa area deve tornare ad essere fruita dai cittadini di Tivoli. Non conoscevo il sito quando sono stata nominata, ma visitandolo sono rimasta colpita dalla sua monumentalità, dal suo teatro che nei secoli ha visto la storia di questo territorio. “
La responsabile del Tempio, l’archeologa Micaela Anlge
“Un ringraziamento va al Sindaco che ci ha permesso di superare i problemi amministrativi e burocratici e soprattutto di poter vivere questa apertura con grandissima serenità”.
Il programma
L’apertura dei cancelli è annunciata alle 15.30 con i tamburi e le percussioni suonate dai ragazzi ospitati nei centri per rifugiati politici di Tivoli (CARA)che saranno lì per accogliere i cittadini . Alle 16.30 sarà la volta dei saluti delle istituzioni per poi continuare alle 17 con gli Amici della Musica di Tivoli e il coro polifonico Giovanni Maria Nanino, alle 18 con coreografie e letture da Afrodita di Isabella Allende a cura della Beats Generation, alle 18.30 con la premiazione del concorso per le scuole di Tivoli “Un Logo per il Santuario” e, prima dei saluti, l’attrice Paola Minaccioni leggerà alle 18 e 45 “Gola di Mattia Torre”. Alle 20 chiuderà il Tempio .All’ingresso si potranno comprare i ticket per la degustazione di prodotti tipici locali a cura della condotta Sloow Food di Tivoli. Per chi viene da fuori è stato predisposto in accordo con la Trelleborg che riguarda un servizio di navette tra il parcheggio dell’industria , a Villa Adriana, ed il Sito e per chi vorrà si potrà parcheggiare a Tivoli e scendere a piedi per la parte del centro storico della città.

Dal tempio di Iside a Pompei

Risultati immagini per Isolotto con tempietto   Tempio di Iside - Pompei
Isolotto con tempietto contenente il sarcofago di Osiride e sacerdote officiante
Tempio di Iside - Pompei

Il mercurio "guardaino" delle tombe reali

Gli archeologi ritengono che la recente scoperta di un grande deposito dimercurio liquido in un tunnel sotterraneo sotto il tempio del serpente piumato a Teotihuacan, in Messico, può indicare l'esistenza della tomaba, o  di eventuali tombe reali. Un luogo di sepoltura dei re-sacerdoti che rappresentevano il potere assoluto  nel mondo amerindo pre-ispanico. Tale scoperta sarebbe fondamentale per arrivare a svelare tutti quei misteri che ancora avvolgono questa raffinata società distrutta in pochi anni dall'invasione europea. L'occasione alla soluzione dei molti  misteri che circondano questa antica civiltà.

La bellezza e l'animalità

Se la bellezza, il cui compimento rifiuta l'animalità, è appassionatamente desiderata, ciò accade perché il possesso introduce in essa l'impurità animale. La si desidera per poterla corrompere.
Georges Bataille, L'erotismo: Parte prima, cap. XIII - La bellezza

domenica 26 aprile 2015

Istruzioni per allevare l'anima

“Spesso, destandomi a me stesso dal mio sogno corporeo e diventato estraneo a ogni altra cosa, io contemplo nel mio intimo una bellezza meravigliosa e credo, soprattutto allora, di appartenere a un più alto destino; realizzando una vita migliore, unificato col Divino e fondato su di esso, io arrivo ad esercitare un’attività che mi pone al di sopra di ogni altro essere spirituale. Ma dopo questo riposo in seno al Divino, disceso dall’intelligenza alla riflessione, io mi domando come sia possibile, ora, questa discesa e in quale modo l’anima abbia potuto entrare nel corpo, pur essendo in se stessa così come mi apparve, benché dimorante in un corpo”
( Plotino:Enneadi, IV, 8, 1).

La Coca Cola di Hitler

La Coca-Cola continuò a fare affari nella Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Per evitare l'embargo, l'azienda americana inventò la Fanta com ingredienti tedeschi. Fregandosene che i suoi connazionali andavano a morire sotto il bombardamenti tedeschi. La Germania era il secondo mercato in cui la Coca-Cola lucrava. Il Dio denaro era il suo Dio. Altro che marchio simbolo dell'America.
Nicola d'Ugo

Mitrei: noi li consideriamo, essenzialmente,templi sotterranei dato che la parte superiore è stata persa o sostituita da chiese

Risultati immagini per mitreo di vulci
La tenebrosità del Mitreo di Vulci non è più avvertibile. Il sole, che pur qui si venerava, oggi lo illumina ma in origine doveva essere nascosto alla vista e ubicato nelle parti più interne di un ricco quartiere. Rimangono ancora i banconi, raggiungibili per il tramite di scalette laterali, su cui si coricavano gli adepti. Rimane l'ara al centro dell'aula e un taurobolium (non più sul luogo), ovvero l'immagine di Mithra che sgozza il toro. Ogni podio è sostenuto da tre archetti e una nicchia rettangolare: in totale sei vani a volta (in relazione con i gradi iniziatici) e due per ospitare le statue di Cautes e Cautopates. Il monumento è del III secolo dopo Cristo.

Mistero Magno....

Perchè nelle chiese antiche Alessandro Magno è riportato così spesso? E perchè messo sul Carro e tra due Grifoni? Perchè riportato con l'Agnello sacrificale sopra la testa o con il mano addirittura due ascie bipenne? Perchè Pantaleone lo riporta nel suo mosaico?
Perchè era il figlio della donna in cui era incarnata la Monade della Dea: Olimpiade. Quindi era il figlio "diretto" di Dio, cioè della Grande Madre/Padre. Per questa ragione Pantaleone lo mette nel suo mosaico e per la stessa ragione fu riportato in tante chiese. Ma una verità del genere non poté ne può essere divulgata perchè salterebbero le basi su cui la Chiesa si tiene perchè, oltre essere un ellenico, quindi credeva a più dei, Alessandro non fece miracoli nè annunciò "liete novelle", ma soprattutto non risorse.
Risultati immagini per Alessandro Magno sale al cielo

Qui sopra riporto la rappresentazione tanto diffusa nei templi cristiani: "Salita al cielo di Alessandro Magno" ripresa anche nella conclusione della "vita terrena di molti imperatori Romani" Come Antonino Pio (vedi la base della Colonna Antonina oggi nei Giardini Vaticani), immagine sotto.
ALESSANDRO MAGNO A VENEZIA?
Nei suoi due libri The Lost Tomb of Alexander the Great e The Quest for the Tomb of Alexander the Great Andrew Michael Chugg avanza un’ipotesi molto affascinante, anche se per molti versi incredibile: e cioè che i resti di san Marco conservati a Venezia, nella Basilica, siano in realtà i resti di Alessandro Magno.
Chugg parte dal presupposto che, dopo la sua morte avvenuta il 10 giugno 323 a. C. a Babilonia, il corpo mummificato di Alessandro Magno sia stato trasportato ad Alessandria d’Egitto da Tolomeo. Morendo, Alessandro non aveva lasciato eredi (il figlio di Rossane non era ancora nato) e non aveva dato disposizioni su chi doveva governare il suo vasto impero, per cui i suoi generali se lo divisero e Tolomeo scelse l’Egitto. Qui eresse per Alessandro una tomba colossale, la cui ubicazione e i cui resti non sono ancora stati individuati (anche se il prof Chugg ritiene di aver capito dove siano).
San Marco invece visse e morì nel I secolo d. C. e fondò la Chiesa di Alessandria. Secondo la tradizione, il suo corpo fu mummificato e conservato nella città egiziana, nella Chiesa di San Marco Evangelista, mentre altri sostengono che in realtà egli fu cremato.
Secondo alcune fonti, il corpo di Alessandro era visibile ancora nel 391 d. C., poco prima che il paganesimo fosse dichiarato fuorilegge, ma poi non se ne seppe più niente, e le reliquie di san Marco comparvero proprio alla fine del IV secolo. E’ dunque possibile che qualcuno dei patriarchi della chiesa di Alessandria vide l’opportunità di preservare il corpo del fondatore della città dai cristiani più fanatici, fornendo al tempo stesso la cristianità di una potente reliquia che incoraggiasse la devozione. Fu così che comparve il corpo di san Marco e sparì quello di Alessandro. E non sarebbe questa la prima volta che delle reliquie vengono create ad arte per favorire gli scopi di qualche istituzione o governo.
Poi nell’828 due mercanti veneziani, Buono di Malamocco e Rustico di Torcello arrivarono ad Alessandria e visitarono la Chiesa di San Marco. In quel periodo il clero alessandrino era preoccupato per la salvezza delle loro reliquie più sacre, soprattutto il corpo dell’Evangelista, a causa dei governatori islamici della città. Così i mercanti persuasero (o forse corruppero) i guardiani della chiesa a fargli portare via il corpo. I resti del santo (ovvero i resti di Alessandro Magno, secondo Chugg) furono messi in una grossa cesta, ma le spezie che lo ricoprivano erano così profumate che avrebbero potuto destare i sospetti delle autorità portuali, così i due veneziani misero nella cesta dei pezzi di maiale: quando gli ispettori del porto le videro pare siano fuggiti urlando “Kanzir! Kanzir!” (maiale).
Finora, l’unica ispezione sul corpo del santo è stata eseguita nel 1811, ma si è trattato di un’ispezione molto superficiale, tenendo conto anche degli scarsi mezzi di allora. Una nuova ispezione potrebbe finalmente far luce sulla vera appartenenza dei resti conservati ora nella Basilica. Secondo Chugg, anche una semplice TAC potrebbe bastare, in quanto Alessandro riportò diverse ferite (ad esempio una al petto ed una ad una coscia), per cui la presenza/assenza di queste ferite sulle ossa potrebbe fornire dati decisivi. Nel caso in cui le ossa fossero in uno stato tale da non permettere una TAC, si potrebbe passare ad analisi più approfondite, tipo l’analisi del DNA o il Carbonio-14.
C’è tuttavia un altro elemento che potrebbe stabilire una connessione tra il corpo nella Basilica e Alessandro Magno. All’interno della Basilica è stato ritrovato un grosso blocco di pietra che si trovava precedentemente accanto alla tomba di san Marco, nella cripta. Sul blocco è scolpito quello che ha tutta l’apparenza di essere uno scudo macedone, poiché reca il tipico motivo del cosiddetto “sole macedone” con otto raggi, che era il simbolo della famiglia di Filippo II, il padre di Alessandro. Lo scudo ha dimensioni molto prossime a quelle che dovevano avere gli scudi utilizzati nella falange macedone.
Sotto lo scudo è visibile una coppia di schinieri, mentre sul lato sinistro del blocco vi sono delle incisioni che rappresentano una fascia appesa ad un chiodo ed una spada appesa alla fascia. La spada sembrerebbe essere del tipo che i greci chiamavano “kopis”. Un motivo straordinariamente simile a quello del blocco della Basilica (cioè il sole macedone, gli schinieri e la spada appesa alla fascia), è disegnato sul murale di una tomba risalente al II secolo a. C. ritrovata ad Edessa, vicino Pella, la città natale di Alessandro. Inoltre, il motivo della spada appesa alla fascia si ritrova in numerose tombe del periodo ellenistico.
Da alcune analisi svolte sul blocco, risulterebbe che esso è costituito da pietra di Aurisina, un tipo di pietra estratta a nord-ovest di Trieste. Tuttavia, Chugg ha individuato due località egiziane (una nel Sinai, l’altra ad Abu Roash, non lontano dal Cairo) da cui si estrae una pietra molto simile a quella di Aurisina. E’ dunque necessario compiere nuove analisi sul blocco, in modo da poter stabilire con certezza la sua provenienza.
Se la roccia di cui è composto risultasse provenire dall’Egitto,ciò significherebbe che i due mercanti veneziani l’hanno trovata nella Chiesa di San Marco Evangelista ad Alessandria e l’hanno portata via insieme ai resti del santo, ritenendo forse che essa fosse in qualche modo connessa con il suo culto. Tuttavia, se anche dovesse risultare che il blocco è costituito da pietra di Aurisina, si potrebbe ipotizzare che i due mercanti abbiano fatto riprodurre su un blocco di pietra locale un disegno che avevano visto all’interno della chiesa.
Com’era prevedibile, le ipotesi di Chugg sono state accolte dal mondo accademico e non, con un certo scetticismo, se non con ilarità (si è parlato di “fanta- archeologia”), soprattutto perché le prove da lui addotte sono piuttosto circostanziali, cioè non vi è nulla di certo e decisivo (inoltre Chugg non è uno storico). E’ per questo che egli chiede che vengano eseguite delle nuove analisi sui resti conservati nella Basilica. Nel caso in cui le ossa fossero davvero di san Marco, queste analisi permetterebbero anche di poter finalmente catalogare i resti in modo scientifico, in modo da poter conservare i dati per i posteri (anche nel caso in cui i resti dovessero disgraziatamente andare perduti).
Se invece si scoprisse che quelli in realtà sono i resti di Alessandro Magno, si consentirebbe finalmente alla verità di trionfare, mettendo fine ad un inganno durato quasi 1200 anni e restituendo all’umanità il corpo di uno dei più grandi condottieri della storia.
Emanuela Cardarelli