lunedì 31 gennaio 2022

Febbraio: il mese che prepara la "rinascita"

Il calendario di pietra: febbraio
"Dixe febraio: io non arò ma' bene/ L'acqua e la neue adoso me uene/Rompo la ghiaza com gran pene/ De tuti i mixi io som lo pezore
Disse febbraio: io non avrò mai pace/L'acqua e la neve mi piombano addosso/Rompo il ghiaccio con gran fatica/Di tutti i mesi sono senz'altro il peggiore"
(Anonimo, Ballata dei mesi, sec.XIV)

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Arriva febbraio

"Macrobio spiegava l'etimologia del mese - Februarius in latino - connettendola ai riti
purificatori: februare in latino significa appunto purificare, espiare".
A. Cattabiani

Potrebbe essere un cartone

Realtà essenziali messe in evidenza

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "Il mondo è governato da segni e simboli, non da leggi e frasi. Confucio 551/479 A.C"

tutte le piante attualmente coltivate sono state in origine sacre

ALBERI SENZA DEI,Tratto da Guido Ceronetti, La carta è stanca
Un albero senza Dei, senza fate, senza significati trascendenti, è già un albero morto. Contro la passione distruttiva dell’uomo dissacrato non ha difesa.
Se c’è, in un cortile, un cedro del Libano più vecchio delle Piramidi che impaccia la sosta delle vetture di undici avvocati, nove commercianti, tre dentisti, un fotografo, una pediatra, lo si taglia subito. Ma se al cedro del Libano è legata la credenza che, tagliandolo, tutto il casamento crolla, perché morrebbe con l’albero il genio protettore del luogo, un rispettoso terrore impedirà il taglio; sbarrato da Psiche, il cortile resterebbe vuoto. Ai piedi dell’albero, velata, una prostituta sacra raccoglie monete dai balconi.L’uomo tolto alle manette del sacro può fare soltanto quello che sta facendo; non chiedetegli di rispettare quel che non gli si presenta come una realtà oscura, funesta e imprevedibile. L’opinione di Haudricourt e Hédin che tutte le piante attualmente coltivate sono state in origine sacre, e solo per questo sono sopravvissute, è da ritenere.Gli alberi non sono il verde, sono «i nostri grandi fratelli immobili», una gente pelosa, umida e cornuta la cui caratteristica, inconcepibile per l’uomo, è una bontà infinita. Gli è impossibile vivere senza devozione disinteressata; li abbiamo lordati di sufficienza e di terrori. E l’ecologia fallirà, perché il suo orizzonte mentale non è diverso, in profondo, da quello del distruttore...
Di più dirò: ch’a gli alberi dà vita
spirito uman che sente e che ragiona.
Per prova sollo: io n’ho la voce udita
che nel cor flebilmente anco mi suona.
(Tasso, Ger. Lib., 13, 49)
Alla scoperta degli alberi sacri - Corriere Fiorentino

Segni di un mondo etrusco che ha segnato queste ter

Rilievi lapideo romani ed etruschi murati sulla facciata di Palazzo Bucelli, Montepulciano.

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domenica 30 gennaio 2022

Maria Josè e i disastri lasciati da Leopoldo II re del Belgio

La nipote del re Leopoldo II del Congo: Maria José la ricordiamo come paladina e della giustizia, ricordata come paladina della democrazia nell'Italia del Ventennio, dimenticando le atrocità di cui si e macchiato suo nonno in Africa

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Storia: le atrocità di re Leopoldo II in Congo
Alla fine dell’Ottocento il potente sovrano del Belgio s’impadronì del cuore dell’Africa e ridusse in schiavitù le popolazioni indigene, uccidendo e mutilando milioni di persone
di Raffaele Masto
«L’orrore! L’orrore!». Sono le ultime parole di Kurtz, uno dei grandi personaggi letterari del Novecento uscito dalla magistrale penna di Joseph Conrad nel libro Cuore di tenebra. Kurtz non è un “animo candido”; sulla palizzata davanti alla sua capanna sul grande fiume aveva conficcato le teste di alcuni indigeni uccisi, eppure di fronte a ciò che accade nella foresta pluviale del Congo non può che mormorare: «L’orrore! L’orrore!».
Falso filantropo
Le terrificanti visioni che sconvolgono Kurtz sono le immagini di un genocidio poco conosciuto, quello perpetrato tra fine Ottocento e inizio Novecento da Leopoldo II del Belgio. Un sovrano subdolo e crudele, che passava per essere un filantropo e che invece fu artefice di uno dei più grandi misfatti della storia recente. Nel 1885 Leopoldo II riuscì a impossessarsi di un immenso territorio (76 volte più grande del Belgio) ricoperto di foreste nel cuore dell’Africa − il bacino idrografico del fiume Congo − grazie a un’abilissima campagna di pubbliche relazioni, nel nome della promozione di ricerche geografiche e scientifiche, della lotta ai mercanti di schiavi arabi, e della diffusione della civiltà e del progresso.
Per raggiungere i suoi scopi, reclutò il più celebre esploratore del suo tempo, Henry Morton Stanley, che percorse il fiume e stipulò centinaia di contratti ingannevoli con capitribù locali e mise le basi per la costruzione di un sistema di stazioni che facessero da collettori delle ricchezze della foresta che attraverso il fiume potevano giungere ai porti sulla foce e da qui in Europa.
Servi del caucciù
Ma che cos’erano a quei tempi le ricchezze della foresta? Ce n’era una, ambitissima dall’industria dell’epoca, una resina che si ricavava incidendo la corteccia dei cosiddetti alberi della gomma e si raccoglieva in recipienti messi ai piedi del tronco. Era il caucciù, che, grazie alla scoperta del processo di vulcanizzazione, era destinato a diventare il precursore della plastica. Per ottenere il controllo di questa materia prima strategica, re Leopoldo organizzò un vero e proprio regime commercial-militare fondato consapevolmente sul terrore.
Occorreva manodopera per raccogliere il caucciù e trasportarlo fino al mare, così tutti gli africani furono obbligati a raccogliere quella resina senza alcun compenso. Ogni villaggio doveva consegnare agli emissari del re-filantropo una certa quota del prezioso prodotto vegetale: chi si rifiutava, o consegnava quantità minori di quelle richieste, era punito duramente, fino alla mutilazione: gli veniva tagliata una mano o un piede; alle donne, le mammelle. Contro i ribelli si ricorreva all’assassinio, a spedizioni punitive, distruzioni di villaggi, presa in ostaggio delle donne.
Crudeltà disumana
A fare il lavoro sporco erano circa duemila agenti bianchi, disseminati nei punti più importanti del “regno” di Leopoldo: molti di essi erano malfamati in patria e malpagati in Congo. Ogni agente comandava truppe di mercenari (sedicimila in tutto) e un certo numero di nativi armati, presi da etnie diverse e dislocati nei singoli villaggi, per assicurare che la gente facesse il proprio dovere. Se la quota era inferiore a quella stabilita, si ricorreva a fustigazioni o mutilazioni. Era il metodo del terrore, tanto efficace quanto diabolico.
Tutto questo accadeva nello Stato Libero del Congo, così Leopoldo aveva chiamato il “suo” possedimento. Il risultato fu che, secondo calcoli attendibili, nell’arco di un ventennio morirono circa dieci milioni di persone, direttamente per le amputazioni o per le violenze, o indirettamente per epidemie o per fame. Sì, per fame. Perché un’altra forma di punizione per chi non riusciva a portare le quantità volute di caucciù era la distruzione dei raccolti o addirittura dei villaggi. E portare la preziosa resina nelle quantità volute diventava sempre più difficile, perché le piante adatte, visto lo sfruttamento intensivo, si trovavano sempre più lontano dal fiume e molti villaggi non riuscivano a onorare le richieste.
Testimoni coraggiosi
Nell’agosto del 1908, poco prima di cedere ufficialmente la propria colonia personale al governo del Belgio, Leopoldo II fece bruciare per otto giorni consecutivi la maggior parte dei suoi archivi. «Regalerò ai belgi il mio Congo, ma non avranno diritto a sapere ciò che vi ho fatto», disse. E, oltre alle carte ridotte in cenere, ridusse drasticamente al silenzio i testimoni scomodi. Fu così che una parte importante della storia della dominazione europea in Africa venne cancellata.
A gridare al mondo ciò che accadeva in Congo furono un pugno di eroi – giornalisti, esploratori, missionari o diplomatici – che fecero nascere il primo movimento mondiale per la difesa dei diritti umani: Edmund Morel, reporter e politico britannico che per primo indagò su ciò che accadeva in Congo; George Washington Williams e William Sheppard, due neri americani, il primo giornalista e il secondo predicatore cristiano, che smontarono la figura da filantropo di re Leopoldo; Roger Casement, console britannico in Congo, che raccontò in patria ciò che vedeva. Senza dimenticare Alice Seeley Harris e suo marito John Harris, due missionari audaci che all’inizio del Novecento girarono la foresta congolese con la Bibbia in una mano e la macchina fotografica nell’altra. È grazie al loro coraggio se oggi possiamo pubblicare le immagini-shock di quell’epoca. Quei preziosi testimoni denunciarono all’intero mondo il regno del terrore di Leopoldo II, fermarono la carneficina dei popoli indigeni e liberarono Kurtz dai suoi incubi.

lunedì 24 gennaio 2022

Il tempio di Iuno Sospita aLanuvio

Il tempio più importante dedicato a Iuno Sospita si trova a Lanuvio.
Edificato sull'acropoli di questa antica città di origine latina, che i Romani pensavano fosse stata fondata dall'eroe greco Diomede, questo grande tempio in stile tuscanico, era costituito da una serie di strutture monumentali.


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Segnali di fumo bianco, dal Vaticano, per il gradito candidato papale

I protettori dei pedofili da Oltretevere hanno fatto sapere che gradirebbero come Presidente della Repubblica Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, una organizzazione di stampo cattolico che si è infiltrata nelle istituzioni repubblicane metastatizzandole.
Costui, coerentemente con l’ideologia cattolica sulla quale ha improntato la sua fortuna, si è sempre proclamato strenuo difensore della pace nel mondo e ovviamente la pace l’ha perseguita accettando finanziamenti da Finmeccanica, uno dei gruppi industriali più importanti al mondo per la produzione di armi.
E sempre la coerenza cattolica lo ha guidato quando, Ministro nel Governo Monti, ha approvato la ri-finanziarizzazione delle missioni di guerra senza battere ciglio.
Si aggiunga che è consigliere personale del Capo della monarchia extracomunitaria confinante.
Sarebbe perfetto come Presidente di Vaticalia.
Chi è Andrea Riccardi - la biografia

domenica 23 gennaio 2022

Ninfeo di Egeria, Parco della Caffarella


Il Ninfeo di Egeria , situato all'interno del Parco, è conosciuto con questa denominazione, a causa di un errore compiuto da studiosi del 1600 che lo individuarono con un ninfeo che , invece, si doveva trovare al primo miglio dopo le Mura Repubblicane. La struttura risale alla metà del II secolo d.C. ed è stata realizzata in opus mixtum , costituito da opus incertum (piccoli blocchi di pietra di forma irregolare) e opus latericium (laterizi). La tecnica è visibile nella parete sinistra del ninfeo con ammorsatura ( l’opus latericium forma una specie di dente). Un ‘altra tecnica utilizzata è l’opus reticulatum, visibile al di sopra dell’arco a tutto sesto posto al centro. Il Ninfeo era interamente rivestito di marmi policromi (prevalentemente bianco e verde) e di mosaici realizzati con tessere in pasta vitrea di vari colori. Posta centralmente un’aula rettangolare coperta con volta a botte (in origine, per imitare una grotta, era stata realizzata con un rivestimento in pietra pomice), sul fondo, all'interno di un arco a tutto sesto, è posta una nicchia, lateralmente altre tre nicchie più piccole all'interno delle quali erano collocate delle statue. Nella nicchia centrale, alla base di una statua acefala semisdraiata raffigurante una divinità fluviale, sgorga ancora l'acqua. La divinità raffigurata, probabilmente, è il dio Almone, legato al culto della vita e della fertilità (il piccolo fiume, affluente del Tevere e terzo fiume di Roma, ancora presente nel Parco, nasce da infiltrazioni del lago Albano e confluiva nel Tevere, attualmente il suo corso è deviato verso il depuratore di Roma sud). Il Ninfeo si allarga con due ambienti laterali, anch’essi abbelliti con delle nicchie ed era concluso con un quadriportico (non conservatosi) che si apriva verso il fiume Almone. 
Molto interessanti sono le vedute del Ninfeo realizzate da Francesco Piranesi nel 1741Spelonca della Ninfa Egeria, detta volgarmente la Cafarella Tempio delle Camene oggi S.Urbano(incisione) e Il cosiddetto Ninfeo di Egeria con scena di saltarello acquerello monocromo del 1789 di Carlo Labruzzi.
Da Vedere: Ninfeo di Egeria - Caffarella

La solfatara di Pomezia

Per i latini questo bosco incredibile era il posto dove vivevano le 3 fate . Virgilio narra che proprio in una grotta di questo luogo ,vivesse il famoso fauno che preannuncio’ l’arrivo di Enea . Laghi e laghetti si formarono dall’attività vulcanica del “Sabatino” , e l’odore di zolfo e’ancora persistente .

Laura Ardesia

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IL MISTERIOSO CRISTO NEL LABIRINTO

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Per i turisti potrebbe essere un semplicissimo affresco, magari insolito, ma nulla di strano. Per gli studiosi di storia e simboli, vedere il Cristo disegnato all’interno di un labirinto ha un valore impagabile. Un racconto che potrebbe unire la leggenda del Minotauro al Cristianesimo. L’affresco (il Cristo nel labirinto) si trova nel cuore della città di Alatri, all’interno della chiesa di San Francesco, ed è venuto alla luce solo nel 1997 durante un restauro. Fu il caso a volere che i restauratori lo trovassero: infatti non era menzionato da nessun testo. Molto strano che un affresco di 140 cm di diametro, sopra un’intercapedine nel chiostro della chiesa, non sia mai citato. Quello che però rende questo affresco ancora più strano è il fatto che in 2000 anni di storia del cristianesimo nessuno abbia mai unito il simbolo del Cristo con quello del labirinto. Ma chi lo disegnò? All’entrata della chiesa è evidente un affresco in cui è rappresentata la croce templare, rossa con le estremità che si allungano verso l’esterno. Infatti l’attuale convento venne costruito sul sito di una chiesa di origini templari e quell’affresco esisteva già dai tempi dei cavalieri, le volte e le arcate che sostengono la parete su cui è stato raffigurato appartengono a epoca precedente il chiostro. A essere sicura la derivazione templare dell’immagine è il fatto che il labirinto in cui è contenuto il Cristo è identico a quello presente in un’altra chiesa europea, finanziata anch’essa dall’ordine cavalleresco, cioè la Cattedrale di Chartres. Qui l’affresco è a terra, posto nella navata centrale, e rappresenta un simbolico cammino verso la salvezza, tanto che è i suoi “corridoi” disegnati sono della larghezza giusta per permettere ai pellegrini di percorrerlo. Perché tanto interesse per questo affresco? L’unicità di questi due simboli non basta a spiegare la valenza storica e mistica del labirinto. Infatti, il simbolo del labirinto è il più antico della storia umana, viene considerato un archetipo della civiltà, è presente tra civiltà diverse e sempre con la stessa forma, quella della tripla cinta. Dalla Gran Bretagna alla Sardegna, dal Medio Oriente alla Francia, dall’Arizona al Perù, dal Nuovo Messico alla Cina, quel simbolo è spesso raffigurato con tre cinte murarie. Per essere precisi, quando Platone descrisse la struttura della città di Atlantide spiegò che essa era sì costruita su un’isola, ma posta sul mare e circondata da tre cinte murarie protette ognuna da un grande canale circolare. La stessa struttura labirintica è rappresentata nella storia di Minosse, re di Creta, quando generò insieme a Pasifae il mostro metà uomo e metà toro che ha preso il nome di Minotauro. Un affresco anomalo e unico, che unisce un simbolo misteriosamente posseduto da ogni civiltà del passato di ogni luogo e tempo, il labirinto unito al simbolo universale del Cristo. Un segreto che probabilmente solo i suoi committenti, cioè i noti Cavalieri Templari, conoscevano.


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giovedì 20 gennaio 2022

La vibrazione che crea

L'INCIPIT DEL VANGELO DI GIOVANNI E I TESTI DEI SARCOFAGI
I Testi dei Sarcofagi sono formule funerarie, riportanti rituali magico-religiosi, scritte principalmente su sarcofagi prodotti tra il Primo periodo intermedio (2180 - 2055 a.C. e la fine del Medio Regno (2055 - 1650 a.C.)
Il confronto tra il seguente brano e l'incipit del Vangelo di Giovanni risulta essere certamente illuminate!
"Io sono l'Eterno, Io sono colui che ha creato il verbo, Io sono il verbo".
(Testi dei sarcofagi)

Vangelo di Giovanni: <<In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.>>
Om aum symbol: immagini, foto stock e grafica vettoriale | Shutterstock

Notate la "pigna" dionisiaca

Tempo di potature, gli omìni dell'architrave della pieve di Santa Maria a Diecimo sono a lavoro .

Borgo a Mozzano (LU).

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Duomo di Barga . IDENTICA ! Forse ancora la mano di Biduino o almeno quella della sua bottega

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I molteplici dei del mondo teologico egizio

Statua di una lontra di fiume divinizzata. La lontra ha un disco solare e Ureo. Periodo Tardo o Periodo Tolemaico, 664–30 a.C. Museo Met.

https://www.metmuseum.org/art/collection/search/551995?fbclid=IwAR2vJetDRXkKLK8AbzcVzb7X0loY4e3KcGIbwSFlfhMy9Zyj872D96eC930Nessuna descrizione della foto disponibile.

mercoledì 19 gennaio 2022

Innamorati, contro tutto

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Il toro sacro, segno di potenza fisica e generativa

La Processione del Sacro Toro Apis, dipinta da Frederick Arthur Bridgman ed esposta a Parigi nel 1879, è considerata una delle prime opere più importanti dell'artista. La precisione archeologica e il soggetto esotico di Bridgman, sono ispirati dai numerosi viaggi in Egitto e in Nord Africa, e da una profonda devozione accademica nei confronti dei temi orientalisti di Jean-Léon Gérôme, insegnante e mentore di Bridgman a Parigi negli anni ’60 del XIX secolo. Sotheby’s, New York, 2018.

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lunedì 17 gennaio 2022

Don Milani

Emarginato e perseguitato dal sistema clericale romano-vaticano, con molta probabilità sarà fatto santo, come a dire, tutto fatto in casa, certo se lo merita: combattuto in vita e portato agli stessi altari dopo la morte falsificazioni del cristianesimo ipocrita ed opportunista

Chi era Don Milani - ICS Don Milani di Prato

domenica 16 gennaio 2022

I serpente di bronzo

La questione è controversa: questo serpente di bronzo su di una colonna nella basilica di Santo Ambrogio a Milano, ha dato lo spunto a varie interpretazioni, ho trovato molte versioni e idee anche in netto contrasto fraloro, probabilmente questa raffigurazione, propendo per questa idea, potrebbe essere legata anche a una delle centinaia di eresie cristiane dei primi secoli: gli ofiti


Tutto è creato attraverso una vibrazione

" Gli Dei sono canti".
Prima di . essere figure e volti,gli Dei furono un ritmo e una melodia,perché l 'origine è sonora,una vibrazione
(La musica primitiva, editrice Adelphi di Marius Schneider)
I &quot;Suoni&quot; del Cosmo: come funziona?

mercoledì 12 gennaio 2022

IL PECCATO


Immagini - QUMRAN NET - Materiale pastorale online

Cerca di staccarti dall'idea di Dio che ti ha inculcato la Religione.
Non c'è nessuno da nessuna parte che giudica ciò che tu sei e fai...a parte le leggi (necessarie) che servono per una vita sociale
Dobbiamo calarci nelle nostre "profondità" applicando l'arcinota frase riportata sul santuario greco di Delo "Conosci te stesso conoscerai il mondo e gli dei",ovvero ricercare il Dio interiore , la legge che è dentro ognuno di noi legata alla salvezza dell'anima di platonica memoria.
"ogni uno ha ciò che ha donato", ovvero la legge del Karma.
Le religioni sono sempre legate al potere, prendi le leggi delle varie religioni con distacco ed in maniera critica.
La religione induce troppi sensi di colpa, il peccato viene usato come un grimaldello per violare l'equilibrio e la ricerca individuale,
affinché ogni uno agisca sempre con il senso del peccato e di colpa mettendo in crisi la libertà e la serenità di decidere secondo la profonda coscienza.
Certamente serve anche la religione in mancanza di strumenti spirituali o di capacita di autolimitazione da parte della persona. Dobbiamo essere in grado invece di far leva sul Sé interiore e sulla nostra capacità di discernere tra Bene e Male è molto più utile per farci vivere serenamente, è una ginnastica affinché le regole comportamentali nascano dentro di noi e non siano imposte dall'esterno.
Si cade..si sbaglia..ci si rialza e si spera di fare meglio..senza flagellarci col peccato e la colpa.
Siamo esseri in cammino verso la salvezza della nostra anima

Ambedue amici di Federico Fellini

Tullio Kezich è morto, aveva 80 anni - Corriere della Sera

Tullio Kezich, noto sceneggiatore, produttore e critico cinematografico e televisivo, pochi giorni dopo la morte di Rol aveva scritto sul Corriere della Sera:
«Giuro di dire la verità e nient'altro che la verità sull'unica visita che feci a Gustavo Adolfo Rol in compagnia di un comune amico, l'editore Giuseppe Sormani. (...) Correva l'anno 1970, lo ricostruisco dal fatto che Dino De Laurentiis stava allestendo il film “Waterloo”, e Rol si doleva che il produttore non l'avesse chiamato come consulente. Di quella battaglia affermava, infatti, di sapere tutto in qualità di “testimone oculare”; e quasi a comprovarlo appena entrati nella sua casa torinese, dopo una cena a tre in un ristorantino, ci accolse un'alzata di tamburi napoleonici che sembravano ancora ricoperti dalla polvere dell'epoca. (...)
...una volta seduti intorno a un tavolinetto quadrato, maneggiando due mazzi di carte con virtuosistica abilità, il mago ci fece assistere a una serie velocissima, prolungata ed elegantissima di trasformazioni a vista: ora il mazzo era tutto di assi di cuori, ora erano tutti re o fanti o dame. Non avevi il tempo di stupirti che già stavi dentro a un'altra mutazione. Quando attaccò il gioco di mettere una carta coperta sul tavolo e farti scegliere mentalmente una carta qualsiasi, per poi coprirla e sorprenderti con l'apparizione di quella che avevi pensato, mi tornò in mente un incidente capitato a Fellini. Curioso come sempre, il regista aveva allungato la manina per sbirciare la carta in via di trasformazione intravedendo così un magma indefinibile in atto di scomporsi e ricomporsi, un'immagine da dissolvenza incrociata che gli aveva provocato seduta stante un urto di vomito. Stavo appunto meditando di imitare Fellini, per decidere una volta per tutte quanta retta si dovesse dare a lui e a Rol, quando il cartaio avendomi letto nel pensiero mi pervenne: “Non vorrà mica fare come il suo amico...”.
Provai un brivido e da quel momento non riuscii più a pensare che a una sola cosa, tagliare la corda. L'anfitrione locale capì al volo e, congendandoci poco dopo, mi disse: “Avrei voluto farle vedere qualche altro gioco, per esempio trasferire un oggetto da una stanza all'altra, ma lei ha troppa paura”. Allontanandomi dall'antro dello stregone per le vie notturne di Torino, città magica, conclusi che come visita al pianeta dell'irrazionale l'esperienza mi sarebbe bastata a lungo. E sull'argomento, da allora, penso più che mai che abbia ragione il prestigiatore in frac di “8 ½” quando alla domanda di Mastroianni-Fellini sull'esistenza del soprannaturale, risponde enigmatico: “Qualcosa c'è”».
(Kezich, T., “Quella sera a Torino con il mago di Fellini”, Corriere della Sera, 24/09/1994, p. 17)

domenica 9 gennaio 2022

Autoritratto di fra Paolo

Ricordiamo la nascita, il 9 gennaio del pittore Augusto Mussini, a Reggio Emilia nel 1870, noto anche come fra' Paolo perchè fu una singolare personalità di frate pittore.
Questo è uno dei suoi autoritratti, visse solo fino a 48 anni e la sua pittura si dimostra molto abile nel gestire un particolare registro che mescola un lontano pre-raffaellismo con il simbolismo, il divisionismo e suggestioni Liberty.
PITTURA DEL '900
Augusto Mussini, detto fra' Paolo
(Reggio Emilia, 9 gennaio 1870 – Roma, 1º novembre 1918)
Autoritratto
1910 c.
Chiesa dei Cappuccini, Ascoli Piceno

Un altro intellettuale francese che amo fortemente l'Italia

La nobiltà decadente di Montecalvello, dimora segreta di Balthus |  Itinerari nel Lazio dei misteri
Castello di Balthus...Klossowski
Il borgo di Montecalvello è situato nel cuore della Teverina Viterbese, in quella parte della Valle del Tevere che delimita per qualche decina di chilometri il confine fra Lazio ed Umbria, Montecalvello con il Castello di Balthus, ultima dimora del pittore franco-polacco Balthasar Klossowski de Rola, celebre con il nome di Balthus... Questo grande artista, dall’animo raffinatissimo, fu definito dall’amico Federico Fellini “un signore del Rinascimento”: e la percezione di arcana bellezza che si ha in molti luoghi del Lazio, dove visse per anni, lo colpiva profondamente...Balthus fu soprattutto uno tra i più originali ed enigmatici maestri del Novecento, il primo pittore che ancora in vita ebbe il privilegio di vedere esposte le sue opere al Louvre. Ancora oggi nell’ultimo piano del Castello, in “soffitta” ci sono i colori, le terre, l’olio di lino, i pennelli lasciati lì proprio da Balthus, che ammirava dalla finestra del suo rifugio, il panorama romantico del fitto bosco di Piantorena, ove un tempo sorgeva un antico villaggio etrusco-romano.


La incantevole figlia del grande pittore
Harumi Klossowski de Rola (figlia del conte Balthazar aka Balthus)  partecipa alla festa di apertura della nuova boutique &#39;Blumarine&#39; del  designer di moda italiano Anna Molinari, Avenue Montaigne a Parigi,  Francia, il

Christian Schad, 1928, Zwei Mädchen


Potrebbe essere un'illustrazione raffigurante 1 personaÈ una tela attualissima.

Vi è tutto l'abisso dello iato tra la condizione psicologica e l'impulso vitalistico che soffrì una generazione segnata dalla prima Grande Guerra e le abominazioni che covavano, come fiamme sotto la cenere, durante gli anni della repubblica di Weimar.
Si percepiscono la loro solitudine, lo straniamento, l'incapacità di esperire i valori ormai plastificati tipici di quella perdita di identità a noi così vicina.
Solo nel pube e nei suoi colori, nel gesto d'autoerotismo delle modelle vi è un atto di ribellione e di vera umanità.
Ma tutto rimane freddo, tagliente, analitico.
Eppure i simboli -tipici del realismo magico Schadiano- resistono e nella loro purezza fanno sentire tutta la loro forza eversiva e restauratrice.
Gli occhi e le mani.

sabato 8 gennaio 2022

Ricordo l'articolo su Saramago sull'Osservatore Romano

Il Vangelo secondo Gesù Cristo
José Saramago
Feltrinelli

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "JOSÉ SARAMAGO Il vangelo secondo Gesù Cristo PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA UNIVERSALE ECONOMICA FELTRINELLI"
Questo per me è stato il primo libro di Saramago. Una vera e propria rivelazione, da ogni punto di vista: dallo stile (unico nel suo genere, dove la punteggiatura è costituita solo da punti e virgole) al binomio, anch'esso unico, di razionalizzazione e mistica.
Saramago è riuscito a dare alla figura di Gesù Cristo un volto umano, scevro da ogni dettame religioso.
Per quanto paradossale, il surrealismo delle vicende narrate sembrano davvero farci credere che le vicende si siano svolte davvero come ce le mostra l'autore del vangelo.
Come se il massimo estremo della finzione porti alla comprensione della realtà.
Sulla vita di Gesù si è scritto tanto ma non penso ci sia mai stato qualcuno che abbia cercato di addentrarsi nei meandri dei suoi sentimenti, delle sue domande esistenziali (che sono anche le nostre) e dei suoi amori.
L'eterna dicotomia tra il bene e il male viene sviscerata fino a mettere in discussione il senso di ogni nostra azione che in un certo senso è generatrice di infiniti destini.
Indipendentemente dalle vostre convinzioni, fatevi un regalo e leggete questo capolavoro.

Qui trovate l'articolo tratto dall'Osservatore Romano riguardante il Premio Nobel assegnatoli: https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-06/saramago-e-la-miopia-del-male.html

La modernità è un tumore partorito da menti malate

Le attività di gestione integrata dei rifiuti sono da considerare di  “pubblica utilità”? - Confindustria Cisambiente
"Che rimarrà di questo mondo? Civiltà sconosciute hanno lasciato mura ciclopiche, altre più remote mute testimonianze: montagne dalle forme strane, alberi solenni, animali eleganti. Altre si sono dileguate senza segni, e infine qualcuna, caduta preda dell'oscurità, ha lasciato solo deserto.
Energia elettrica, bombe atomiche, aerei, tutto questo ed altro è destinato a scomparire. Rimarranno poche tracce, cicatrici sulla superficie del pianeta neppure notate da occhi che guarderanno altrove.
Un gruppo di Uomini si ritrova e celebra un Rito: un circolo di Dei, fra grandi risate, si risveglia e dissolve una fantasia noiosa: un girotondo di fanciulli luminosi canta, canta e le forme mutano, e la natura si trasfigura mentre canta con loro. Questo è Rito, solo questo".

venerdì 7 gennaio 2022

Il colle del Vaticano

Città del Vaticano tickets - Roma - Prenotazione biglietti


L'origine della parola "Vaticano" è un vero mistero. Non deriva dal latino o dal greco e non ha nulla a che fare con la Bibbia. Il suo nome, come molte tradizioni cristiane, è di origine pagana. Secoli prima della leggendaria fondazione di Roma da parte di Romolo e Remo, esisteva un popolo conosciuto come "gli Etruschi". Gran parte delle tradizioni e della cultura che Roma ha acquisito provengono da questo popolo.

Come gli Ebrei e poi i Romani, gli Etruschi erano soliti seppellire i loro morti in necropoli fuori le mura delle loro città. Per questo ne fu costruita una su una collina nei pressi di uno dei suoi villaggi. Secondo alcuni studiosi il nome della dea etrusca a cui era dedicata la necropoli si chiamava Vatika.

Un'altra cosa che ha ricevuto il nome di Vatika, secondo Benjamin Blech - autore di "I segreti della Cappella Sistina" - era un'erba allucinogena che veniva raccolta anche su quella collina. Passarono i secoli e la parola rimase nella lingua latina come sinonimo di "allucinazione" o "visione profetica" associata a questa erba. Si dice anche che il popolo etrusco che occupava l'area di quel colle si chiamasse Vaticum. Esistono quindi varie teorie, ma tutte concordano sull'origine etrusca del vocabolo.

Qualche tempo dopo, su quella collina di Vatika, fu costruito un tempio in onore della dea Cibeles intorno al 191 a.C. nel rispetto della necropoli etrusca. Anche se quando l'imperatore Caligola ordinò la costruzione di un grande circo romano, sicuramente non fu più rispettato. Questo imperatore non volle vedere finita la sua opera per la quale ordinò di portare un obelisco dall'Egitto. Sarebbe Nerone ad inaugurare quell'edificio in cui, secondo la tradizione cristiana, fu giustiziato San Pietro. Così, quando il

Il cristianesimo fu legalizzato, quel luogo divenne un centro di pellegrinaggio.

Per questo l'imperatore Costantino fondò su quel colle un santuario, che fu chiamato "Il Colle Vaticano". Va anche notato che il Colle Vaticano non era uno dei famosi Sette Colli di Roma.

 

 

giovedì 6 gennaio 2022

Ritrovare il sacro in special modo quello delle origini


Kataweb.it - Blog - LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Blog Archive »  ADDIO A FRANCO BATTIATO

«Quando si smette di credere in Dio si comincia a credere a tutto». Così G.K. Chesterton, quasi un secolo fa, stigmatizzava la diffusione di un agnosticismo crescente e l'abbandono delle pratiche religiose che per millenni avevano scandito il respiro della civiltà. La profezia dello scrittore britannico è confermata dal dilagare di maghi, astrologhi e affini... A quella che Nietzsche, in modo eccellente, definì «la morte di Dio» è dedicato un volume che ora (uscì nel 1992) torna in libreria: L'eclisse del sacro (Edizioni Pagine, pagg. 296, euro 18) scritto a quattro amni da Alain de Benoist e Thomas Molnar, francese di spiritualità «pagana» e già animatore negli anni '70 della Nouvelle Droite il primo, filosofo cattolico ungherese trapiantato in Usa il secondo.

Innanzitutto, è necessario definire il tema della discussione: cos'è il sacro? Come si manifesta nel mondo? Qual è la sua funzione? Per de Benoist il sacro è una realtà percepibile nella natura, mentre per Molnar è legato all'Incarnazione di Cristo, ma un denominatore comune può arrivare da una definizione in negativo: il sacro non può essere il profano, ed è sempre una realtà superiore a quella umana, o una via d'accesso a tale realtà; il sacro non si inventa: sorge.

Il confronto tra i due intellettuali, separati da una visione del mondo diversa ma uniti dalla comune preoccupazione per un mondo desacralizzato, passa in rassegna le numerose conseguenze negative di una società come quella moderna, che per la prima volta nella storia rifiuta categoricamente qualsiasi riferimento a un ordine superiore e concentra tutte le sue attenzioni unicamente verso i desideri, che diventano diritti, dei singoli. Lontani da qualsiasi moralismo, de Benoist e Molnar affondando il bisturi dove la malattia è più grave e i sintomi sono più evidenti: liberato dall'idea di Dio, l'uomo occidentale non è mai stato così legato all'effimero e al transitorio. Certo, se si scende nel concreto, Molnar ha buon gioco a ironizzare sulla restaurazione di un nuovo paganesimo, chiedendosi chi potrebbero esserne gli officianti: forse i Druidi di Asterix? Mentre de Benoist, dal canto suo replica accusando il Cristianesimo di aver desacralizzato il mondo. Una conclusione, comunque, è condivisa: la religione è inseparabile dall'uomo, e il sacro compenetra l'universo.

UMBERTO ECO E' UN COPIONE

Nessuno ne accenna minimamente: il romanzo "Il nome della rosa" (1980) di Umberto Eco , proabilmente è un plagio, ricavato dallo "Lo scomunicato" ("Aphorismeno") pubblicato in greco anni fa dallo scrittore cipriota Costas Socratous.Umberto Eco - Wikipedia

E l'eliade ci osserva


 

domenica 2 gennaio 2022

Il giorno della Vittoria

culto della vittoria - nike
Domani, 3 gennaio, la terra sarà al perielio. Era uso rituale, in questa data, che i Senatori offrissero vino e incenso, giurando sulla statua della Vittoria posta nella Curia, per la salute dell'Imperatore e per rinsaldare il patto magico fra l'Urbe e gli Dei, fra l'Urbe e la Vittoria.
Quando il cristianesimo degenerato di Ambrogio di Treviri, l'imperatore Graziano assecondò l'allontanamento della Statua della Vittoria dalla Curia così che la religiosità prisca dei Patres fu perseguitata e venne a si spezzarsi il legame pubblico con gli Dei urbici. Da quel momento cominciarono - per Roma e per l'Italia - paura, vigliaccheria, sconfitte, dominazioni straniere, propiziate da quella che -nata religione di tradizione essenica - divenne superstitio dei deserti palestinesi assurta al rango d Potere temporale, anticlassica, antipagana, antitalica.
NOI OFFRIAMO INCENSO E VINO ALL'ALTARE DELLA VITTORIA, PER LA SALUTE DELL'IMPERATORE NASCOSTO E DELLA DEA ITALIA . NEL NOME ARCANO DI ROMA.