lunedì 28 febbraio 2022

BATAR MARSO

Antica tradizione legata alla coltivazione dei campi
Rievocazione Batar marso é un'antica tradizione legata alla coltivazione dei campi. Poi Marzo segna l'inizio della primavera e si invitava la natura al risveglio cantando e ritmando cantilene, battendo la terra con ramoscelli e facendo chiasso con i bandoti << strapeghè sulle capezzagne >>, trascinati sulle strade di campagna.
Con il ritorno della bella stagione, la terra torna fertile e dà i suoi frutti liberando l'uomo dalla paura della fame e della miseria. I riti della primavera erano conosciuti come i riti delle fertilità e dell'abbondanza.
In molti paesi, il 28 febbraio e nelle prime ore delle due sere di marzo, i butelèti i maridàva le butéle, la terza sera le vedove. In processione, con l'accompagnamento dello scampanio delle ciòche, dei campanacci, si fermavano davanti alle porte delle case dove c'erano le ragazze in età da marito o delle vedove da accasare.
Era un divertimento, molto atteso per molte ragazze, ma anca 'n dispeto, una mancanza di riguardo, per certi casi particolari e per le vedove che erano costrette a fare << 'l passo >>, a risposarsi. Alle butéle deluse, ancora in attesa del pretendente o non nominate, si offriva per consolazione << l'omo de paia >>, un uomo di paglia.

Nostalgia dell&amp;#39;eterno ritorno nel capodanno veneto - Menini Moreno,  QuiEdit, 9788864643526 | Libreria Universitaria
Sémo vegnùi a bàtar marso su chésta tera.
E marso sia.
Va a l'erba e va a l'ombrìa.
Fariséla, ci éla e ci no éla ?
L'é la Teresina bela!
Ci ghenti da dàrghe par moroso ?
. . . Démoghe 'l Ciano noioso! (Luciano)
Còssa ghe dénti par véra? (anello)
. . . Na rua de piéra! (ruota di pietra)
Còssa ghe dénti par recini? (orecchini)
. . . Do piére de molini! (le pietre che macinano il grano)
Còssa ghe dénti par dòta? (la dote)
. . . Do tòchi de piòpa! (legni di pioppo)
Còssa ghe dénti par savàte? (ciabatte)
. . . Do scòrze de patàte!
Par cavalèti? . . .
. . . Còrni de béchi!
Par cavazàl ? . . .
. . . La vecia da mòndar
Par ninsoi? (lenzuoli)
. . . Scòrze de fasòi! (fagioli)
(alcuni termini erano messi lì come nonsenso per far folclore).
Questa sopra é una delle tante versioni, che variava di paese in paese o in base alla fantasia del momento dei cantilenanti.Gli antichissimi riti di Marzo, comuni a quasi tutte le etnie del nord,  alle radici del Capodanno Veneto - Etnie

domenica 27 febbraio 2022

Il padre di Paolo Mieli

Il padre di Paolo Mieli e i protagonisti dell’informazione di massa antiitaliana

Renato Mieli, padre del giornalista ex direttore storico della Stampa e del Corriere Paolo Mieli, era una spia dei servizi segreti britannici. Mieli era codificato dai servizi segreti britannici come “colonnello Ralph Merryl” e nel corso del secondo conflitto mondiale venne impiegato nell’organizzazione della “divisione per la guerra psicologica” (PWB), l’organismo creato per manipolare l’opinione pubblica attraverso il controllo dei media italiani. All’interno del PWB Mieli senior era il responsabile dell’agenzia di stampa che gli Alleati usavano per gestire l’informazione sul territorio italiano. Al termine del conflitto, quando gli inglesi affidarono all’ufficiale dirigente del PWB Michael Noble il compito di riorganizzare l’industria dell’informazione, dell’editoria, dello spettacolo e dell’arte nel nostro paese, Mieli assurse a figura di riferimento assoluta a livello nazionale. Nel 1945 sotto l’egida dei servizi inglesi nasce l’ANSA, di cui Mieli è cofondatore e nominato primo direttore. Successivamente ricoprirà il ruolo di direttore dell’Unità fino al 1956, quando abbandonerà il PCI in séguito all’invasione sovietica dell’Ungheria. Dopo l’esperienza comunista Mieli si converte in un feroce liberista seguace della scuola di Von Mises e Hayek. Fonderà con sovvenzioni di Confindustria il CESES, “centro di ricerche economiche e sociologiche dei paesi dell’Est”: si tratta di una filiale dell’Interdoc, l’organo statunitense per assicurare l’espansione della NATO ad Est. Dal 1948, in luogo del PWB opera la versione britannica, l’Information Research Departmente, che ingaggerà numerosi giornalisti di spicco. Ecco, ora sappiamo cosa fra gli altri fattori porta regolarmente i giornalisti più in vista a fare una quotidiana informazione contraria agli interessi dell’Italia (probabilmente la stessa cosa vale per Scalfari). Il fatto di essere prima filosovietici poi filoatlantisti ricorda molto Napolitano.

Biografia di Paolo Mieli

domenica 20 febbraio 2022

Kurentovanje in Ptuj, Slovenia


i kurenti di Ptuj sono, senza dubbio, il volto più inquietante del Carnevale sloveno. Maschere orripilanti, ricoperte di pelli di capra, sembrano incarnare, alla perfezione, il più puro spirito dionisiaco, a metà strada tra i mammuthones sardi e gli uomini-capra del Carnevale greco. Caricature ben riuscite del grande spirito maligno, annidato nell’inconscio della civiltà contadina occidentale. Residui di una religione della natura che, in questo caso, si rifà a Mitra, il grande dio solare che proprio a Ptuj vanta il più antico tempio dell’area danubiana. Un culto che sembra rivivere, metaforicamente, nel grande falò dell’ultima sera di Carnevale, intorno al quale i kurenti intrecciano danze sfrenate, dal sapore arcaico, ancestrale. Bevendo ‘slivovitz’, la tipica grappa di prugne, e cibandosi di ‘krofi’, che ricordano dei piccoli soli dorati, queste maschere mostruose cercano di esorcizzare il freddo, di scacciare ‘nonno gelo’, aprendo le porte al sole, alla primavera.
Il Carnevale sloveno è, in pratica, una festa della natura, un rituale agrario nel quale i kurenti hanno il ruolo di purificatori, mentre gli oraci, altro importante gruppo di maschere, addobbate con costumi coloratissimi e riccamente fioriti, interpretano il ruolo degli aratori.A Lancova Vas il gruppo è guidato da una vecchia, preceduta dagli schioccatori di frusta, che agiscono prima, durante e dopo ciascuna fermata del giro di questua; seguono i kurenti, animali ancestrali scampanatori che arrivano per spaventare la gente, e infine i kujekj, ieratici e marziali, che mettono in scena di fronte a ogni abitazione l’aratura rituale trascinando un aratro sormontato da un piccolo abete adornato da due pupazzetti che rappresentano una coppia di sposi. Come in altre località d’Europa, l’aratura e il matrimonio per finta rappresentano motivi simbolici centrali nell’ambito dell’antico rito di fertilità.. A guidare il corteo degli aratori sono un uomo e una donna che incarnano l’unione ancestrale tra cielo e terra, seguiti dal giovane Jurij che sconfigge Rabolj, il demone invernale. Nel corteo spicca la figura dell’orso, che, presso tutte le società arcaiche, incarnava lo spirito della selvaggia Natura, della Natura indomita..

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, in piedi e attività all'aperto

ROSCIOLO, UN BESTIARIO IN LENTA PARATA

In una delle chiese più strane e più affascinanti del romanico italiano, quella di Rosciolo, un leone, un grifo e una “pistrice” dalla coda attorta marciano sorridenti lungo il cammino della...
BeforeChartres.blog lo racconta in questo articolo:

Potrebbe essere un'immagine raffigurante spazio al chiuso

Le corna di Mosè


Nella Bibbia è scritto che Mosè quando discese dal Sinai con le tavole della legge, aveva il volto splendente e due raggi partivano dalla sua fronte. Nella Bibbia consonantica sono riportate le lettere “KRN”. Introducendo le vocali per ottenere la parola “raggi” si ottiene KaRaN. Tuttavia, è possibile anche una diversa vocalizzazione, come ad esempio “KeReN” ottenendo la parola “corna”.
Molto probabilmente con la riforma di Giosia la parola divenne “ufficialmente” Karan, cioè raggi, in quanto “keren” aveva un significato non accettabile. Sembra che Michelangelo sia venuto in contatto con persone che si tramandavano la tradizione secondo la quale il trigramma KRN significa corna e non raggi!..
Tuttavia vi fu il rifiuto da parte del mondo sacerdotale ad accettare la parola “keren”, cioè corna. Mosè aveva le “corna” sia quando salì sul Sinai, sia quando ne scese !
Ovviamente si trattava di corna posticce, applicate su un particolare copricapo perchè egli era sacerdote di AMON.
Questo dio, il principale del pantheon egizio, era raffigurato in sembianze antropomorfe, con il corpo di uomo e la testa di ariete. Egli indossava uno speciale copricapo, lo stesso indossato dai sacerdoti del culto di Amon. Ai lati della testa, il Dio aveva due corna che gli spuntavano da sotto il copricapo, corna simboliche, quale elemento rappresentativo del Dio del suo culto, e cioè il Dio Amon chiamato anche il “Dio cornuto”.
Queste sono dunque le origini delle “corna” di Mosè, piuttosto che come si sostiene dovute ad un errore di traduzione del Libro dell'Esodo (34-29), nel quale si narra che Mosè, scendendo dal monte Sinai, avesse due raggi sulla fronte, rappresentative di una illuminazione.
Mosè quale capo carismatico dei sacerdoti di Amon decise, di fuggire dall’Egitto per scampare alle rappresaglie di Akhenaton. Una volta fuori dall’Egitto, il popolo dell’Esodo si insediò in vari territori a sud della Cananea, oltre il Giordano.
I Cananei chiamarono gli ammoniti (i “figli” di Ammon/Amon) “everim” (eberim): termine da cui, quasi sicuramente, derivò il nome “ebrei”. Con l’invasione della Cananea da parte degli everim il culto di Amon si estese in tutta l’area palestinese e rimase, anche se affiancato ad altri culti. Tuttavia, per differenziarsi dagli ammoniti, gli israeliti chiamarono il Dio con il celeberrimo tetragramma: YHWH. Tale tetragramma altro non è che l’acronimo formato dalle iniziali delle parole “Yod he waw he”, che significano: IO SONO COLUI CHE E'
Non ci vuole molto a capire che questo Dio era esattamente identico all’Amon degli ammoniti: infatti, anche l’Amon di Mosè era indicato con un trigramma: NPN, acronimo che sottende le parole egiziane “Nuk Pu Nuk”, che significano: 
IO SONO COLUI CHE SONO !
Per le corna di Mosè! – RIVELARTE

sabato 19 febbraio 2022

Pound dalle parole di Montanelli

«Quando entrò e gli fui presentato, esitai a tendergli la mano chiedendomi se stesse a me farlo (…). Allora gliela porsi, lui me la afferrò in uno slancio di gratitudine, e d’improvviso mi sentii inondato di cielo: erano i suoi occhi, non ne avevo mai visti di eguali, una cascata di luce blu. Poi li abbassò e fu subito buio. (…) ero letteralmente ipnotizzato da lui che si era esiliato in un angolo del divano, e lì stava quietamente, la testa reclinata sul petto, le sopracciglia tirate a tenda sugli occhi in uno sforzo che gli tatuava la fronte di pieghe perpendicolari. Avevo visto di Pound, tante fotografie; ma ora mi accorgevo che nessuna riesce a rendere la pura, marmorea, assoluta bellezza al di fuori di qualsiasi corrente archetipo. Di volti come il suo, tra il profeta biblico e l’eroe omerico, ne sono usciti solo dalle mani di Michelangelo. Era la prima volta che vedevo un poeta somigliare alla sua poesia. (…). Solo sul registro dell’anagrafe, Pound, è un nostro contemporaneo. Appartiene ad altre età. E forse è per questo che ha smesso di parlarci»
(Indro Montanelli 1909-2001)

Potrebbe essere un'immagine raffigurante una o più persone e barba

Il Carnevale Alpino dell’Orso di Segale


Festa di fertilità, rinascita della terra dopo la morte invernale, il carnevale è festa e rito antichissimo.
«da sempre gli animali hanno costituito una presenza evocatrice per il nostro immaginario simbolico, nel ruolo di segni polisemici, simboli, ierofanie, medium, miti. Per far proprio questo repertorio di ruoli … le varie culture sono ricorse alle categorie del sacro, del sovrannaturale, del divino e, viceversa, gli animali stessi sono stati letti come espressione di tali categorie»
L’orso è la maschera zoomorfa più diffusa in Europa con presenze dalla Romania ai Pirenei passando per le Alpi La maschera dell’orso è legata a quell’uomo selvatico, figura in parte bestia in parte uomo, conoscitore dei ritmi della natura, dei saperi e dei segreti relativi i cicli produttivi. Il plantigrado è simbolo della forza fisica e sessuale e la sua cattura ha il significato di appropriazione di queste prerogative. Nel carnevale di Valdieri l’orso di paglia di segale irrompe, verso le 14, nella piazza festosa. Un domatore e i suoi aiutanti lo inseguono, mentre scappa tra la folla. Dopo rocambolesche fughe e sceneggiate l’orso sarà finalmente catturato e domato. A questo punto inizia a ballare con il pubblico: una danza propiziatrice del trionfo della dolce primavera sul tempo invernale, della vittoria del bene sul male. L’orso in catene sarà condotto nel centro storico: la sfilata, accompagnata dalle note dei semitun , suonati dai Jouvarmoni attraverserà il paese fino alla cappella di san Giuseppe per far festa con I Ciantùr d’Vudìer. Ma l’orso non è l’unico personaggio del carnevale di Valdieri perché ad accompagnarlo ci sono i Frà che declamano a gran voce le Epistule, scherzose prese in giro rivolte agli abitanti dei paesi e delle frazioni dei dintorni e delle valli vicine: …I litigaire d’Entraighe, i scarsabraset ‘d zartet ; i grusier ‘d Blangier ...

Come le pitonesse di Apollo a Delpho

Copia in nefrite di rappresentazione della Dea Madre che si unisce al serpente. Cultura Hongshan (3500 a.C), Mongolia Interna.


Nessuna descrizione della foto disponibile.

Una dimora divina

Luogo straordinario è presente anche la "Salita al cielo di Alessandro Magno" in mezzo alla campagna libera, una dimora divina.

Un rilievo importante in una delle chiese più originali del Molise romanico.

Bellissime storie dal medioevo.
Chiesa di Santa Maria della Strada.
Matrice (CB).

Potrebbe essere un'immagine raffigurante scultura e monumento

mercoledì 16 febbraio 2022

SAI BABA PROFEZIE SULL’ITALIA 2011

Premetto che i santi Italiani sono legati alla religione degli albori: lo sciamanesimo.
Pensiamo a San Francesco che parlava agli uccelli, a santa Rita da Cascia che era in grado di volare come San da Copertina o Padre Pio che avevail dono della bilocazione


-----------------------------------------------------------------------------------------------
DOMANDA: "in questo cambiamento spirituale che sta accadendo, qual é il ruolo dell’Italia ?"
SAI BABA: "Se lʼItalia non si é ancora fatta a pezzi, é per via delle benedizioni dei grandi santi. Questa é la terra di Dio. Questa é la terra dei santi. Tutti loro non sono andati da nessuna parte. Sono tutti quì, vi proteggono, sono quì a dirvi la verità.
Ci saranno momenti molto gloriosi più avanti e ciò che sta per accadere nel futuro e che potrete testimoniare nella vostra vita è di gran lunga al di là di quanto sia mai accaduto nella storia dellʼumanità. Questo tempo meraviglioso è davanti a noi. Siate preparati. Siate fiduciosi.
In tempi a venire, la Divinità in ciascuno sorgerà e molte persone in tutto il mondo predicheranno la verità che tutti sono Uno. Coloro che non riusciranno a capire questa verità periranno, proprio come le piante muoiono quando le stagioni cambiano. Coloro che seguono il percorso del dharma (cioè della giustizia) saranno protetti dal dharma.
Verrà un momento in cui in tutto il mondo ci sarà soltanto una religione: la religione dell’amore. Le persone saranno stufe della meschinità, dell’egoismo, dell’avidità e dell’odio e porranno fine a tutto ciò. Si sveglieranno alle necessità del mondo e diventeranno altruiste, poiché il futuro non gli lascerà scelta. In futuro, non ci sarà spazio, opportunità od occasione per gli egoisti, in quanto essi periranno come risultato delle loro stesse azioni, senza l’intervento di nessun altro.
Se non si adatteranno al futuro, dovranno andarsene, proprio come gli alberi periscono quando la stagione cambia, secondo la legge dell’evoluzione. Lʼevoluzione è l’unica via. Il futuro è per il Divino, non per chi è semplicemente umano. Se non vi eleverete per diventare divini, non sarete adatti al futuro.
Le campane che suonano per annunciare questa nuova era sono al contempo campane d’allarme, perché vi ricordano quanto ancora deve essere fatto: sì, sono un promemoria. Perciò, questi sono tempi che offrono molte opportunità. Dovete cambiare in meglio.
Vi sto spaventando? Non c’è nulla di cui aver paura. Questi esami ci devono essere: alla fine dell’anno tutti devono sostenere gli esami. Perché avere paura quando l’insegnante è con voi e sta insegnando? Se ce la mettete tutta, imparerete la materia e passerete facilmente tutti gli esami.
Questi cambiamenti avverranno nei prossimi anni e molto rapidamente.
Dal 2020 al 2027 ci saranno dei cambiamenti rilevanti nel modo di pensare e nel modo di vivere della gente. Ogni cosa andrà incontro a uno straordinario mutamento. Ciò che potrebbe apparire come distruzione e annientamento è in realtà un processo di purificazione e ricostruzione.
Srishti, sthiti, laya (creazione, conservazione e distruzione) sono tutte parti dell’opera di dio.
Dovete rimuovere le erbacce affinché possa crescere l’albero. Il mondo deve subire un cambiamento improvviso di grande entità. Questi sono i dolori che bisogna subire, i dolori del parto, per far nascere la Nuova Era
Succederà. Nessuno può fermarlo, né può evitarlo, perché non c’eʼ scelta, fa parte del piano. Se seguite il piano, sperimenterete la felicità; se resistete, sperimenterete la sofferenza.
Vedrete.
Generalmente, ogni volta che predico qualcosa la gente non comprende, in quanto non l’ha mai visto prima e non sa cosa possa essere. Tuttavia, gradualmente, anno dopo anno, vedrete il cambiamento.
Siate felici di essere testimoni di una tale Era. Non accade spesso. Tutti saranno divini, traboccanti di energia divina, vibranti di amore divino. Così diventerà il mondo intero.
Non ti preoccupare. Il futuro dell’Italia é al sicuro, ma il futuro non é come ti aspetti che sia. Il progresso non é al di fuori, ma é dentro.
Questa terra non sta per perire. Coloro che non appartengono allo spirito di questa terra, questi sì che periranno. Coloro che sono dharmici e spirituali continueranno a prosperare.
Quando lʼEtà dellʼOro albeggerà, alcune piante sopravviveranno, alcune piante periranno. Alcune persone passeranno alla nuova era, alcune persone se ne andranno, poiché questa è lʼora più buia prima dell'alba.
Cʼeʼ così tanta irrequietezza nel mondo, ma questo va solo a dimostrare che lʼalba sta per arrivare presto; così Io vado in giro a parlare del grande messaggio di amore e di servizio, che vi aiuterà a sbarazzarvi delle vecchie abitudini di egoismo e attaccamento e vi aiuterà ad evolvervi nella nuova era.
Quindi, sì, è necessario preoccuparsi per tutti gli altri, ma in primo luogo, guardate dentro e vedete in che misura vi siete evoluti."

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, da seduti e in piedi

Lavoce della coscienza

"Sebbene qui non sussista alcun diritto giuridico, esiste però un diritto naturale, umano, il diritto del buon senso e della voce della coscienza, e benché questo nostro diritto non sia prescritto da nessun lurido codice civile, un uomo nobile e onesto, il che equivale a dire un uomo assennato, ha l'obbligo di restare una persona nobile e onesta, anche nei casi non contemplati dai codici.”
Fëdor Dostoevskij (1821-1881), L'idiota
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e barba

martedì 15 febbraio 2022

Dettagli a Cuzco

 La precisione e sopratutto la capacità di costruire mura che resistono ai forti terremoti, lascia perplessi per le conoscenze edificatorie che l'uomo moderno non Potrebbe essere un'immagine raffigurante muro di mattoni

𝘓'𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘱𝘢𝘨𝘢𝘯𝘪 𝘦 𝘪𝘭 𝘉𝘦𝘵𝘪𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘈𝘧𝘳𝘰𝘥𝘪𝘵𝘦 𝘗𝘢𝘱𝘩𝘪𝘢

Potrebbe essere un'immagine raffigurante scultura

Il 𝗕𝗲𝘁𝗶𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗔𝗳𝗿𝗼𝗱𝗶𝘁𝗲 è una pietra sacra di basalto che, con tutta probabilità, incarnava la dea dell'amore all'interno del più antico santuario a lei dedicato: il Santuario di Afrodite a Phapos nell'Isola di Cipro.
👉🏻 Il Tempio di Old Paphos (Palaepaphos) a sud-ovest di Cipro è considerato il più importante e il più antico dei santuari di Afrodite, risalente alla tarda età del bronzo e in uso fino al IV secolo d.C. e la fine ufficiale dei culti pagani.
La particolarità del culto è che Afrodite, in questo luogo, è sempre stata venerata aniconicamente (senza un'immagine).
Secondo Tacito, il simulacro della dea al tempio di Afrodite Paphia nella sua mitologica casa natale a Paphos, a Cipro, era un oggetto arrotondato, approssimativamente conico.
Anche se non ci sono prove, è possibile che la natura aniconica del culto papiano di Afrodite risalga all'età del bronzo.
La teoria più nota sulle origini del culto aniconico a Paphos risale ai Fenici.
Particolarmente significativa potrebbe essere la stella di Astarte raffigurata con il betilo papiano sulle monete romane, che è, tuttavia, una prova piuttosto tardiva forse basata probabilmente sulle tendenze successive verso il sincretismo tra Afrodite e Astarte.
La pietra, rinvenuta nel santuario è oggi conservata nel museo locale.

domenica 13 febbraio 2022

Il Sorriso enigmatico di Apollo

Il Sorriso Arcaico dell'Apollo di Veio... Scultura in terracotta dipinta.. Databile al VI secolo a. c... Dello scultore Etrusco Vulca... Fu rinvenuta nel 1916... Negli scavi di Giulio Quirino Giglioli... Del Santuario di Portonaccio a Veio.. Museo Nazionale Etrusco di Vila Giulia


Potrebbe essere un primo piano

San Giuseppe da Copertino: il frate volante

Odiato dal suo vescovo, fatto incatenare perchè non volasse, faceva colpo sulla gente e questo dava tanto fastidio e preoccupava la gerarchia eclesiastica dato che rappresentava il retaggio preciso di un mondo sciamanico sempre mal tollerato dalla chiesa de RomaPotrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone

sabato 12 febbraio 2022

Benevento tutta da scoprire

L'unica città al mondo degna gemella di Roma capitale...mai epiteto fu più azzeccato per la nostra Benevento e la sua provincia. Città di streghe e di Papi, di sapori e di tradizioni, di storia e di leggende, Benevento è una delle poche città al mondo che può vantarsi di aver dato i natali a ben 3 santi. Partendo da San Gennaro per arrivare a Padre Pio passando attraverso San Giuseppe Moscati, perfino le strade e i muri di Benevento profumano di storia. Dal più famoso liquore al torrone, per non parlare poi del vino e dell'olio e di altri prodotti, in ogni angolo del nostro Sannio trovi qualcosa che non ti aspetti...

Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto e monumento
Peccato però che non sia oro tutto quello che luccica...Peccato perché molte altre realtà con molto meno abbiano capitalizzato molto di più in termini turistici...

Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto e monumento
Peccato perché Benevento è esclusa dagli itinerari delle crociere ...Peccato perché non è facilmente raggiungibile dagli altri capoluoghi campani nè per i collegamenti stradali nè per i trasporti... Peccato anche perché se è vero che molto è stato fatto, molto altro si potrebbe fare. In primis una migliore cartellonistica stradale: avete notato che sulle autostrade di tanto in tanto trovate cartelloni giganti che pubblicizzano e raccontano la storia e i luoghi di diverse località? Ditemi dove sono i cartelloni che mostrano l'Arco di Traiano o il Teatro Romano.
E delle chiese spesso chiuse ne vogliamo parlare? E dei nostri "tesori" (la Cripta di piazza Sabariani o Ciro, lo Scipionix Samniticus, giusto per fare qualche riferimento) che non sono visitabili o sono visitabili dopo un lungo peregrinare con 100 telefonate? Ad una Città Spettacolo di molti anni fa, Maurizio Costanzo disse che era rimasto folgorato dell'immenso patrimonio artistico e culturale della nostra città. Eppure molto di questo patrimonio è sconosciuto ai più..perché non ci sono centri di accoglienza turistica, perché gli stessi monumenti troppo spesso non sono fruibili per una serie infinita di circostanze, perché spesso anche i servizi igienici sono assenti o in pessime condizioni, perché istituzioni e addetti ai lavori non sempre fanno rete come dovrebbero, perché a volte (troppo a volte) prevalgono i personalismi.
La nostra "piccola Roma" (secondo la definizione di Orazio) ha molto da raccontare e molto da offrire. Finora solo una piccola parte è stata spiegata. Non sprechiamo questo immenso patrimonio!

mercoledì 9 febbraio 2022

Interno della Sala Principale, Museo Egizio, Il Cairo, Egitto

 Luoghi ricomposti che contengono energie sconosciute, ma potentissime anche se le 

ricostruzioni sono frammentariePotrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone

lunedì 7 febbraio 2022

Chiarivari


Potrebbe essere un cartone raffigurante in piedi
Illustrazione tratta da un’edizione manoscritta del Roman de Fauvel ), databile al XIV secolo e conservata presso la Bibliothèque Nationale de France, Parigi. L’immagine mostra alcuni personaggi mascherati che partecipano a uno charivari. Nella parte centrale si riconosce un individuo mascherato, che indossa pantaloni che sembrano di pelle animale e porta dei campanacci intorno alla vita, intento a suonare un tamburello: la foggia del costume ricorda quella di numerosi personaggi dei Carnevali popolari contemporanei. Lo charivari è un costume popolare diffuso in Francia, ma anche in altri paesi europei, con il quale si usava salutare con fracasso e canti scherzosi le coppie appena maritate. In particolare, veniva effettuato nel caso di matrimoni ritenuti “innaturali”, ad esempio quello di una coppia in cui la differenza d’età era molto marcata, e così via.
Secondo la storica Natalie Zemon Davis, la funzione dello charivari e delle badie di giovani consisteva nell’evidenziare a tutta la comunità le diverse fasi della vita , per chiarire le responsabilità dei futuri mariti e padri, per mantenere il giusto ordine nel matrimonio e garantire la continuità biologica della comunità, stigmatizzando i matrimoni tra persone di età molto diversa o i coniugi forestieri, ecc. In città queste associazioni giovanili si trasformavano in gruppi di quartiere o di classe o di professione, e diventavano le badie del malgoverno.
Ma il significato della mascherata e del fracasso aveva anche un significato più profondo, come mette in rilievo Carlo Ginzburg: “Le più antiche testimonianze su un rito
come lo charivari, volto a controllare i costumi soprattutto sessuali del villaggio, identificavano la schiera tumultuante dei giovani mascherati con la schiera dei morti, guidata da esseri mitici come Hellequin. Agli occhi di attori e spettatori, gli eccessi delle “badie” giovanili dovettero serbare a lungo queste connotazioni simboliche”.

Meteorite Hoba


La meteorite Hoba è la più grande che sia stata trovata sulla Terra fino ad oggi. Si trova a circa 20 km a ovest di Grootfontein in Namibia ed è precipitato circa 80.000 anni fa: ha una massa di circa 66 tonnellate.
Nel 1920 il suo scopritore rimase bloccato con il suo aratro sulla meteorite, che all'epoca era ricoperta di sabbia. Si stima che la meteorite (area di 2,70 m x 2,20 m e un'altezza di 1 m) abbia un'età compresa tra 200 e 400 milioni di anni. È costituito principalmente da ferro (82%) e nichel (16%) e da alcuni oligoelementi. Il suo nome deriva dalla fattoria Hoba sui monti Otavi.
Credit: CGTN Africa, August 4, 2018
Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto

domenica 6 febbraio 2022

LA SULTANA VENEZIANA

Cecilia Baffo, 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona
(era una ava di Giorgio Alvise Baffo Giorgio Alvise Baffo -Venezia, 11 agosto 1694 – Venezia, 30 luglio 1768, che è stato un poeta italiano, cittadino della Repubblica di Venezia., 11 agosto 1694, Venezia, 30 luglio 1768), cittadino della Repubblica di Venezia.nata a Paro in Grecia verso il 1525 era figlia di Niccolò Venier e di Violante Baffo, della cui vita poco si conosce.
Cecilia fu dunque parente di Sebastiano Venier che nel 1571 comandó la flotta veneziana a Lepanto e che in seguito venne nominato Doge.
Nel 1537 il corsaro ottomano Khair ad-Din, detto Barbarossa, prese l'isola di Paro e Cecilia, ancora giovinetta, fu rapita e portata a Costantinopoli nell'harem del Sultano Selim II e da questi scelta come favorita. Si convertí all'Islam assumendo il nome di Nur Banu e nel 1546 dette alla luce l'erede al trono: Murad III.
Cecilia aveva una grande influenza sulle decisioni del marito che l'apprezzava non soltanto per la sua bellezza, ma anche per la sua grande intelligenza.
Marino Cavalli le attribuì molta autorità e riteneva ch'ella "potria esser instrumento di rimover dall'animo del Signore qualche sinistro pensiero che d'altra parte le fusse messo inanzi a maleficio delle cose di Vostra Serenità" (riferendosi al Doge P. Loredan.)
Quando il figlio di Cecilia ereditò il trono del padre, l'influsso della sovrana non fu minimamente intaccato perché questi teneva in gran rispetto la madre e ne ascoltava i saggi consigli.
Ella divenne così molto influente e gli ambasciatori stranieri gareggiavano nell'offrirle preziosi regali. Dal canto suo, Cecilia si dimostró sempre ben disposta, in particolare verso la Patria Veneta e si prodigó in mille modi al fine d'impedire l'insorgere di conflitti tra la Porta e la Serenissima.
Nel 1582 il Doge decise di inviarle in dono 2000 zecchini e la Sultana ricambió inviandogli preziose vesti orientali.
Nel 1583 si adoperó anche presso il governo del Cairo affinché venissero rispettati i traffici dei veneziani in quelle terre. Ma nell'ottobre dello stesso anno si ammaló gravemente. Le sue crisi di vomito violente fecero dapprima pensare ad un cancro allo stomaco ma un po' alla volta si fece strada l'ipotesi di un avvelenamento ad opera della favorita di suo figlio.
Cecilia morí il 7 dicembre del 1583 e venne sepolta accanto al marito in un mausoleo presso la chiesa di Santa Sofia di Costantinopoli. Nel suo testamento ella lasció la libertà alle sue 150 schiave e le dotó ognuna con 1000 zecchini.
Fonti varie
Foto dal web

sabato 5 febbraio 2022

In Sri Lanka la spirale similare a quella di Sant'Ivo alla Sapienza a Roma

La Ambuluwawa è un posto magico dello Sri Lanka
La Ambuluwawa tower si trova a Gampola, in Sri Lanka.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante naturaSebbene non abbia alcun valore storico, si tratta di un posto magico. Dalla torre, infatti, si ha una vista mozzafiato a 360 gradi sul panorama circostante. Non è di certo un luogo adatto a chi soffre di vertigini, visto che è alta 48 metri: salire sulla torre, nonostante la sua altezza, non è per niente rischioso, ma non è l’ideale per chi ha paura dei posti elevati. E’ sconsigliato ad anziani e bambini salire sulla torre. Anche chi non teme l’altezza sostiene che salire sulla Ambuluwawa Tower è un’esperienza quasi terrificante: verso la cima, infatti, la torre si restringe. Per questo motivo molti turisti decidono di fermarsi a metà, dove si possono anche scattare foto con maggiore tranquilità.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'apertoAmbuluwawa
Ambuluwawa è un complesso di biodiversità e il primo santuario multi-religioso dello Sri Lanka. Il centro è composto dalla torre, ma anche da un tempio buddista, uno induista, una moschea e una chiesa. Questo luogo è quindi il simbolo dell’armonia e dell’umanità del Paese. Quest’area è anche ricca dal punto di vista naturalistico: qui si trovano foreste, fiori e circa 200 differenti specie di piante, incluse anche alcune varietà di piante medicinali. Intorno ad Ambuluwawa si trovano molte montagne, inclusa Piduruthalagala, che aggiungono bellezza all’area. Nell’ambuluwawa Biodiversity Center ospita 126 specie animali diverse: 11 tipi di mammiferi, 59 specie di uccelli, 30 tipologie di rettili, 13specie di anfibi e 13 tipi di farfalle

Un mistero tutt'ora irrisolto

La tavoletta cuneiforme mesopotamica del Capo Giuseppe: un mistero irrisolto.
Quando il capo indiano della tribù del Nasi Forati, Hin-mah-too-yah-lat-kekt (Tuono che rotola giù dalla montagna), meglio noto con il nome cristiano di Capo Giuseppe, si arrese all’esercito statunitense nel 1877, diede uno speciale dono al Generale Nelson Appleton Miles: era un ciondolo che si è rivelato in seguito essere nientedimeno che un’antica tavoletta cuneiforme mesopotamica.
Decifrazione della tavoletta

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona
La tavoletta è stata recentemente tradotta da Robert Biggs, docente di assiriologia presso l'Istituto Orientale dell'Università di Chicago, che ha dichiarato che si tratta di una ricevuta di acquisto per un agnello risalente al 2042 a.C.
Il testo è il seguente: “Nalu riceve un agnello da Abbashaga l’undicesimo giorno del mese della festa di An, nell’anno in cui Enmahgalanna fu nominata somma sacerdotessa di Nanna.”
La ricercatrice Mary Gindling ha scritto sul portale Helium’s History Mysteries, “Il Capo disse che la tavoletta era stata tramandata nella sua famiglia per molte generazioni, e che l’avevano ereditato dai loro antenati bianchi. Capo Giuseppe disse che uomini bianchi erano venuti tra i suoi antenati molto tempo fa.”
Va precisato che Capo Giuseppe era un uomo d'onore, e non vi era alcun motivo per lui di inventare una storia così arzigogolata sulle origini del suo dono. Inoltre, la Gindling ha escluso la possibilità di contraffazioni basandosi sul fatto che la scrittura cuneiforme non era stata decifrata fino al 1846, e un potenziale falsario avrebbe dovuto avere “familiarità non solo con l'antica lingua in sé, ma con la forma delle tavolette create dagli antichi scribi.”
Tavoletta cuneiforme in Georgia

Nessuna descrizione della foto disponibile.
Oltre tutto, il ciondolo di Capo Giuseppe non era l'unica tavoletta mesopotamica ritrovata in Nord America. Il sito Native Village menziona un'altra tavoletta cuneiforme ritrovata nel 1963 in Georgia, dalla signora J. Hearn. È scritta in lingua sumera e datata a circa 2040 a.C. Secondo alcuni studiosi, la tavoletta scoperta dalla Hearn era una ricevuta per l’acquisto di diverse pecore e capre per un sacrificio cerimoniale.
La pietra di Hogden

Nessuna descrizione della foto disponibile.
Gloria Farley, una ricercatrice indipendente da Oklahoma, che si è sempre interessata alle ricerche su visitatori precolombiani nel Nord America, ha scritto di numerosi episodi, in cui sono stati trovati in Nord America manufatti originari del Mediterraneo e del Medio Oriente. Per esempio, quando, nel 1980, le fu portata, per un suo parere, una piccola ma pesante pietra nera rinvenuta nei pressi di Hodgen (in Oklahoma), con un elaborato disegno di un fiore.
La Farley aveva consultato il dottor Barry Fell, che, oltre ad essere uno zoologo ad Harvard, era anche un esperto di antiche iscrizioni, e quest’ultimo concluse che il disegno assomigliava ai sigilli dell’antica Dilmun nel Golfo Persico. L'iscrizione, secondo il dottor Fell, sembrava che utilizzasse gli ideogrammi impiegati dai scribi Dilmun, specialmente quelli che descrivevano “Inanna, dea dell'amore e Regina del Cielo.”
Ipotesi su come siano arrivate sul continente americano
La storia di queste tavolette ci lascia con un mistero. Come hanno fatto questi antichi manufatti assiri ad arrivare sul continente americano? Dimostrano che commercianti e/o esploratori viaggiavano tra gli emisferi occidentali e orientali molto prima che Colombo mise il suo piede sulla terra americana? Forse i Fenici/Cartaginesi, secondo molti studiosi tra cui Alexander von Humboldt oppure Lucio Russo nel suo libro L’America dimenticata? O i Vichinghi, che potrebbero aver acquistato le tavolette sul mercato di Bisanzio (dove erano noti come Variaghi) e averle portate nelle loro spedizioni in Nord America? O anche i mercanti Cinesi (che commerciavano da sempre con il Medioriente), al seguito della flotta dell’ammiraglio Zheng He, che, secondo l’autore inglese Gavin Menzies, sarebbe arrivato in Nord America nel 1421?
Gli studiosi stanno ancora arrovellandosi in cerca di una spiegazione.
Bibliografia
L'episodio viene citato nel libro "Lost Cities and Forgotten Civilisations" di Michael Pye e Kirsten Dalley, e nell'articolo di Park, Edwards; "Where Did Chief Joseph Get a Cuneiform Tablet?" pubblicato sull'autorevole Smithsonian Magazine nel febbraio 1979 (dove si ipotizza che la tavoletta possa essere stata regalata a Capo Giuseppe da un missionario).

Federico Zeri, La pietra imperiale

Rossi sarcofagi dell’antica Roma, in « La Stampa » domenica 26 gennaio 1986.
Uno degli autori delle Historiae Augustae, Giulio Capitolino, narra che l'imperatore Antonino Pio, recatosi in casa di un amico e avendo notato alcune colonne di porfido, alla domanda da dove venissero si sentì rispondere: «Quando sei in casa d'altri, rimani muto e sordo». Antonino, che non replicò, aveva tuttavia buone ragioni per porre il quesito: sostanza durissima cavata da un monte egiziano verso il Mar Rosso, il porfido, per il suo colore simile alla porpora, era simbolo del potere imperiale, e non era lecito a un privato possederlo o decorarne l'abitazione.
L'Arco trionfale di Costantino a Roma, con le sue colonne gialle (che alludono all'oro) e le specchiature porfiretiche, ostenta il simbolismo della sacra autorità imperiale, lo stesso dal quale trassero origine i colori dello stemma di Roma (e, più recentemente, il giallo-rosso della locale squadra di calcio). In grandiosi sarcofagi di porfido venivano sepolti gli imperatori del tardo Impero: tale era, presso la Chiesa dei Ss. Apostoli a Costantinopoli, quello di Costantino il Grande (con molta probabilità lo stesso oggi nell'atrio della locale Chiesa di Sant'Irene), mentre un curioso esemplare, con gli spigoli cilindrici del cortile del Museo Archeologico della città turca, quasi certamente fu destinato alle spoglie di Giuliano l'Apostata.
I due capolavori del genere giunti sino a noi in buoni condizioni (sebbene lucidati, purtroppo, nel Secolo XVIII), si trovano nei Musei Vaticani. il sarcofago della madre di Costantino, Elena (proveniente dal suo mausoleo a Tor Pignattara) e quello di Costantina figlia dell'imperatore, che per tutto il Medioevo rimase al suo posto, l'odierna Chiesa di Santa Costanza sulla Via Nomentana.
Quando cominciò l'usanza di seppellire gli Augusti e i loro familiari nella pietra purpurea? Tutto fa pensare che ciò ebbe inizio' verso la fine del III o gli inizi del IV Secolo il più amico esempio a me noto ne sono gli enormi blocchi di porfido trovati nei pressi della Cattedrale di Spalato, già mausoleo di Diocleziano e di sua moglie Prisca, che oggi vedono nel locale Museo.
C'è tuttavia una leggenda secondo cui il grande coperchio porfiretico, che nella Basilica di San Pietro in Vaticano serve quale fonte battesimale, sia il coperchio del sarcofago di Adriano, estratto dal suo enorme sepolcro diventato Castel Sant'Angelo.
Risalendo all'indietro, Traiano e Plotina furono cremati, e le ceneri racchiuse entro un'urna d'oro alla base della Colonna Traiana; mentre Augusto e i suoi familiari e di scendenti, anch'essi cremati con elaborate cerimonie, furono deposti nel Mausoleo che il fondatore dell'Impero aveva fatto innalzare nel Campo Marzio (meno Nerone che ebbe una tomba a parte dove oggi è la Chiesa di Santa Maria del Popolo). Rimane, della dinastia Giulio-Claudia, l'urna di Agrippina Maggiore nel Museo Capitolino: durante i secoli bui fu asportata e utilizzata come misura per il grano.
***
Nel corso del III secolo, gli imperatori furono inumati in grandi sarcofagi di marmo bianco, ricchi di elaborati rilievi, dei quali restano due esempi. L'uno, nelle Catacombe di Pretestato, racchiuse le spoglie di Balbino, che fu Augusto per pochi mesi nel 239 d. C.; salvo un piccolo frammento della faccia anteriore (che appartiene al Museo di Cleveland nell'Ohio) ed eccettuate alcune lacune, esso era, sino a poco fa, in buone condizioni, specie nello splendido coperchio con le figure giacenti di Balbino e di sua moglie.
Era, perché si sente dire che, a causa della scarsa sorveglianza, il prezioso cimelio è stato sfregiato da vandali notturni, che avrebbero persino asportato la testa dell'imperatore, uno dei capolavori della ritrattistica antica (non si riesce a sapere se questo pezzo sia stato poi recuperato).
Il secondo sarcofago imperiale giunto sino a noi è in condizioni eccezionalmente buone, e ha una storia singolare sotto vari aspetti. E' il cosiddetto Sarcofago Ludovisi, scoperto nel Seicento e passato alla Collezione Ludovisi. Quando, all'inizio del nostro secolo, i luminari dell'archeologia nostrana procedettero alla scelta dei pezzi di quel l'importante raccolta per farli acquistare dallo Stato italiano, essi non si accorsero del rapporto tra il sarcofago vero e proprio (che entrò nel Museo Nazionale di Roma) e il suo coperchio, dato che quest'ultimo a Villa Ludovisi era stato sistemato in un diverso locale: e così il completamento di questo unicum venne lasciato libero per l'esportazione, e finì nel Museo di Magonza.
***
Il sarcofago invece entrò nel patrimonio statale, e a lungo ci si è domandati chi potesse essere il generale romano che appare a cavallo al centro della faccia anteriore, dominando un'accanita battaglia contro i Barbari. Dopo molte e diverse ipotesi ne è stata avanzata una (da parte della dottoressa Von Heintze, una studiosa tedesca) che a me pare quella giusta: il giovane Generale sarebbe l'Imperatore Ostiliano, che regnò per breve tempo nel 251 d. C., nel momento cioè di massima turbolenza dell'Impero.
Come si è giunti a tale identificazione? Il Generale reca al centro della fronte, una piccola croce incisa, che a lungo si credeva fosse un segno di esorcismo cristiano apposto nel Medioevo sul monumento pagano. La Von Heintze ha scoperto che la stessa croce appare in vari ritratti marmorei del medesimo personaggio, la cui fisionomia risponde a quella di Ostiliano (nelle sue monete si ravvisa, di nuovo, la piccola croce). Non si tratta di un simbolo cristiano, bensì della cicatrice da cui venivano segnati i seguaci del Dio Mitra durante la confirmatio, una sorta di cresima con cui si passava ai gradi superiori di quella religione, molto diffusa nel III Secolo, specie tra i militari. Oltre a essere uno dei più importanti monumenti d'arte della civiltà romana, il Sarcofago Ludovisi è perciò un testo rarissimo per la storia dell'Impero e della sua religione: ciò non ha impedito che anch'es so sia stato coinvolto nel forsennato progetto di spedire la Collezione Ludovisi fuori del Museo Nazionale, sbattendola a decorare il Palazzo del Quirinale. Per giunta, in un dettagliato progetto diffuso alla stampa, il Sarcofago era destinato a rimanere all'aperto.
Ogni commento è superfluo; ma è da ricordare che tale folle proposta venne avanzata dal soprintendente La Regina, lo stesso che, a proposito della Colonna Antonina (il cui marmo è corroso dall'esposizione all'aperto), ha sollecitato un costosissimo marchingegno di vetri a scopo protettivo, di assai dubbia efficacia.
Del resto, come è noto, tutta la faccenda della Collezione Ludovisi e dei pericoli cui si diceva andasse incontro nel Chiostro piccolo del Museo Nazionale si rivelò poi pretestuosa; un'inchiesta effettuata da indiscusse autorità come l'ex direttore generale delle Belle Arti, Bruno Molajoli, e dal prof. Antonio Giuliano, indicò che le lesioni del Chiostro potevano essere riparate con pochi mesi di lavoro.
Non si riesce dunque a capir bene cosa si nascondesse dietro il disegno di allontanare dal Museo Nazionale una del le sue gemme; fra le unanimi proteste della stampa e della pubblica opinione, esso fu scartato, e non se ne sente più parlare.
Si riparla, invece, di un altro insensato progetto, quello degli scavi dei Fori Imperiali: i soliti, funerei personaggi del la sottocultura sono tornati all'attacco, e converrà quindi tornare sull'argomento. C'è da sperare che la nuova Amministrazione Capitolina non venga attirata nella trappola, e che la città di Roma non sia ulteriormente degradata da una costosissima impresa che, razionale forse sulla carta, si trasformerebbe in realtà in un'autentica catastrofe.
Federico Zeri
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "LA STAMPA ROSSI SARCOFAGI DELL'ANTICA ROMA URANO CI La pietra imperiale Viagg Uno autori storiac Augastar, T'imperatore Le immagini in diret Iclos potranno decifrare lontano pianeta con ROMA ettantadue- H dell'imperatore Ostiliano ul Sarcofago passa. percio"