La cattedrale è al centro della città medievale, che si sviluppa attorno a essa; non solo nel senso fisico – spesso le piazze e le strade sono pensate in modo da convergere nella cattedrale o irraggiarsi da essa – ma anche e soprattutto in senso vitale: le attività cittadine di tipo culturale, commerciale, artistico e civile tante volte ruotavano attorno alla cattedrale.
La storia ci informa che le università, ad esempio, sono nate proprio dalle “scholae” radunate nelle cattedrali. In alcune di esse, come nel duomo di Modena, sono scolpite all’esterno anche le “misure” che servivano per le compravendite nei giorni di mercato. È una ricchezza, quella dell’intreccio fra cattedrale e città medievale, che non si può richiamare solo come nostalgia dei tempi andati.
Con i dovuti e radicali aggiornamenti, la cattedrale oggi può tornare a essere centro propulsore della vita cittadina. La chiave è quella della missione evangelizzatrice. Una cattedrale deve essere una “casa” e non un museo, anche quando – come di solito avviene – ospita manufatti di grande pregio artistico. Deve avere, in altre parole, una sua vita: liturgie curate non solo nelle occasioni solenni ma anche, con sobrietà, in quelle feriali; possibilità di accedere alla confessione sacramentale per tutto il tempo dell’apertura; qualche iniziativa di predicazione e annuncio della Parola di Dio, ascolto della musica sacra e celebrazione di eventi culturali “alti”, sullo stile del “Cortile dei gentili” ideato da papa Benedetto XVI.
La cattedrale, poi, è luogo di riferimento per tutte le chiese diocesane. Essa è la “madre” delle altre chiese, che in molti casi nascono come sue derivazioni e quasi espansione della presenza ecclesiale anche nelle periferie e nei villaggi. Per questo le è richiesta una esemplarità, soprattutto nella celebrazione liturgica.
In molti casi, tuttavia, le cattedrali sono state edificate sulla base di criteri liturgici diversi da quelli recuperati e proposti dal Concilio Vaticano II, specialmente per quanto riguarda la celebrazione eucaristica. Il duomo di Modena, ad esempio, presenta un presbiterio originario sopraelevato di circa quattro metri rispetto al piano dell’assemblea liturgica; per questo dopo il Concilio è stato opportunamente realizzato un presbiterio inferiore. Se nel XII secolo spesso l’esperienza della Messa era vissuta come “spettacolo” sacro a cui assistere dal basso, il Vaticano II ha rimesso in primo piano la partecipazione del popolo di Dio, che richiede anche la visibilità dell’altare, dell’ambone e del presidente. Gli adeguamenti liturgici, per quanto raccomandati e normati, in qualche caso non sono facili e non riescono sempre ad armonizzare le legittime esigenze artistiche con le altrettanto giuste istanze liturgiche. È un lavoro da compiere secondo lo stile del “discernimento comunitario”: pastori e fedeli insieme.
Mi sembra che la cattedrale viva su tre grandi spazi, ai quali corrispondono altrettanti tempi. Esiste lo spazio della cripta, originariamente luogo del culto delle reliquie e successivamente, dal Medioevo, anche dell’adorazione eucaristica; è lo spazio della preghiera personale, del rapporto intimo con il Signore. E custodisce il tempo della storia e del mistero: la storia locale, rappresentata dalle reliquie del santo o dei santi, e il mistero della spiritualità personale. Esiste poi lo spazio dell’aula, a una o più navate, che è il luogo della liturgia e della celebrazione, con l’assemblea convocata che si nutre della Parola, dei sacramenti e specialmente dell’Eucaristia. È lo spazio della comunione, nel quale la comunità cristiana rinsalda i legami al proprio interno. E custodisce il tempo liturgico-escatologico. Infine esiste lo spazio della piazza, aperto verso la città e la sua vita. È lo spazio della missione, l’incontro con l’esistenza umana nella sua vita quotidiana, il richiamo all’annuncio e alla testimonianza. E custodisce il tempo dell’uomo, con i suoi ritmi di lavoro e di riposo, le sue gioie e le sue fatiche. Cattedrale e città sono un tutt’uno, pur nella rispettiva delimitazione spaziale e temporale.
Queste tre dimensioni – mistero, comunione e missione – incise nella concezione stessa della cattedrale sono altrettanti fasci di luce irradiati dal Signore sulla Chiesa e sulla città...
L'immagine sotto: il duomo di Modena, la zona presbiteriale
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