Esistono in Indonesia popolazioni quali gli Iban che ancora oggi sono
molto conosciuti per la creazione di tessuti lavorati a mano, utilizzati
durante i rituali e in ogni pratica religiosa. Le popolazioni Iban
credono che nel profondo delle trame di queste stoffe vi sia un potere
spirituale in grado di attirare la benevolenza degli spiriti. Questi
tessuti sono chiamati comunemente Ikat o anche ‘pua kumbu’.
La parola “ikat” è in sé un procedimento per la tintura dei filati e ci sono varie diatribe sul significato di questo termine: alcuni sostengono significhi “nuvola”, altri che significhi legare insieme. Pablo Picasso, fra i più illustri conoscitori di quest’arte, la definì “una tecnica appassionante, trascendentale e di notevole importanza”. L’ikat tecnicamente è una “tintura a riserva”, cioè un tipo di tintura dove parti dei filati vengono protette tramite una stretta legatura per non essere tinte, mentre le parti non legate si colorano. Con la parola ikat peró non si intende solo la tecnica, della tessitura ma anche i tessuti stessi fatti a mano, colorati con la stessa tecnica. L’ikat si distingue facilmente dalle imitazioni stampate, per la tipica compenetrazione e fusione dei colori nei punti di inizio e fine dei disegni. Questo tipo di tessitura veniva generalmente riservata alle donne, mentre agli uomini veniva permesso di occuparsi della tintura di alcuni fili.
Le fasi di tintura richiedevano la massima segretezza e spesso la zona dedicata a queste operazioni era all’interno delle longhouses (le case lunghe) ed era protetta da pareti divisorie. Gli intrusi venivano cacciati pubblicamente e per punizione costretti ad assaggiare il colore. I fili dovevano venir montati sul telaio solo in un giorno propizio, altrimenti si sarebbero spezzati e in alcuni villaggi costieri erano necessarie la luna piena e l’alta marea. Se nel villaggio si verificava un caso di morte, le operazioni di tessitura venivano interrotte immediatamente, per evitare che lo spirito del defunto si vendicasse portando malattie ai tessitori e indebolendo i fili. I tessuti erano e sono tutt’ora considerati ‘sacri’. Il prodotto finito veniva consacrato, e forse proprio per questo si riteneva che certi tessuti avessero poteri in grado di proteggere il tessitore e che la loro presenza fosse necessaria per l’esecuzione di magie e rituali nelle pratiche concernenti il ciclo vitale. Durante la caccia alle teste nei secoli scorsi, le donne accoglievano i guerrieri al ritorno da un combattimento, avvolgendo la testa tagliata del nemico in un ikat preparato appositamente per l’evento, il cui colore predominante era ed é sempre il rosso scuro. Gli ikat rivestivano e tutt’oggi rivestono un ruolo importante all’interno della società basti pensare al massimo status sociale della quale viene investita la tessitrice più competente. Ad oggi ci sono pochissimi studi pubblicati su questa arte, se ne possono trovare alcuni riguardanti la tecnica, i colori, i disegni, ma quasi nessuno che abbia mai trattato del vero significato e soprattutto dell’interpretazione dei simboli rappresentati. Gli ikat vengono utilizzati per la maggior parte dei rituali nella vita di ogni persona, dalla nascita alla morte e spesso vengono chiamati “sogni tessuti” poiché rappresentano la trasposizione dei sogni delle donne Iban. In generale, l’esperienza onirica e i sogni sono un importante mezzo di contatto con il mondo sovrannaturale, infatti c’è una comune credenza tra queste popolazioni secondo la quale l’anima umana può entrare o lasciare il corpo generalmente attraverso la fontanella del cranio. È specialmente durante i sogni che l’anima dell’individuo abbandona il corpo e prova ogni genere di avventura e contatto con gli spiriti. Questa è la ragione per cui i sogni e la loro interpretazione sono ritenuti importanti nella vita quotidiana, anche per far sì che gli individui possano valutare se le loro imprese avranno successo o meno. I sogni sono anche un importante meccanismo d’innovazione religiosa e di cambiamento, poiché le esperienze oniriche possono produrre idee e pratiche completamente nuove. I sogni sono parte integrante della pratica della tessitura ikat.
Se durante il sonno, un’anima si allontana troppo o si perde, essa provoca una malattia perché il corpo è privato della sua essenza spirituale. Se l’anima non può essere recuperata la morte sarà inevitabile. Da madre a figlia tramandare l’arte dell’ikat é stato sempre un strumento per comunicare la propria identità. Tramandare questa arte non implica solo la conoscenza della tecnica di filatura, ma vuol dire soprattutto tramandare il significato (i motifs) dei simboli e dei disegni in essi rappresentati. Dalla fine degli anni ottanta però la tecnica ikat ha perso terreno, gli ikat originali sono diventati difficili da trovare e i pochissimi e rarissimi esemplari vengono tenuti gelosamente quale eredità lasciata dai vecchi capi villaggio. La situazione attuale purtroppo fa notare che le nuove generazioni e specialmente le giovani donne Iban non sembrano mostrare particolare interesse al significato e alla pratica di questa cultura materiale che sta via via scomparendo.
La parola “ikat” è in sé un procedimento per la tintura dei filati e ci sono varie diatribe sul significato di questo termine: alcuni sostengono significhi “nuvola”, altri che significhi legare insieme. Pablo Picasso, fra i più illustri conoscitori di quest’arte, la definì “una tecnica appassionante, trascendentale e di notevole importanza”. L’ikat tecnicamente è una “tintura a riserva”, cioè un tipo di tintura dove parti dei filati vengono protette tramite una stretta legatura per non essere tinte, mentre le parti non legate si colorano. Con la parola ikat peró non si intende solo la tecnica, della tessitura ma anche i tessuti stessi fatti a mano, colorati con la stessa tecnica. L’ikat si distingue facilmente dalle imitazioni stampate, per la tipica compenetrazione e fusione dei colori nei punti di inizio e fine dei disegni. Questo tipo di tessitura veniva generalmente riservata alle donne, mentre agli uomini veniva permesso di occuparsi della tintura di alcuni fili.
Le fasi di tintura richiedevano la massima segretezza e spesso la zona dedicata a queste operazioni era all’interno delle longhouses (le case lunghe) ed era protetta da pareti divisorie. Gli intrusi venivano cacciati pubblicamente e per punizione costretti ad assaggiare il colore. I fili dovevano venir montati sul telaio solo in un giorno propizio, altrimenti si sarebbero spezzati e in alcuni villaggi costieri erano necessarie la luna piena e l’alta marea. Se nel villaggio si verificava un caso di morte, le operazioni di tessitura venivano interrotte immediatamente, per evitare che lo spirito del defunto si vendicasse portando malattie ai tessitori e indebolendo i fili. I tessuti erano e sono tutt’ora considerati ‘sacri’. Il prodotto finito veniva consacrato, e forse proprio per questo si riteneva che certi tessuti avessero poteri in grado di proteggere il tessitore e che la loro presenza fosse necessaria per l’esecuzione di magie e rituali nelle pratiche concernenti il ciclo vitale. Durante la caccia alle teste nei secoli scorsi, le donne accoglievano i guerrieri al ritorno da un combattimento, avvolgendo la testa tagliata del nemico in un ikat preparato appositamente per l’evento, il cui colore predominante era ed é sempre il rosso scuro. Gli ikat rivestivano e tutt’oggi rivestono un ruolo importante all’interno della società basti pensare al massimo status sociale della quale viene investita la tessitrice più competente. Ad oggi ci sono pochissimi studi pubblicati su questa arte, se ne possono trovare alcuni riguardanti la tecnica, i colori, i disegni, ma quasi nessuno che abbia mai trattato del vero significato e soprattutto dell’interpretazione dei simboli rappresentati. Gli ikat vengono utilizzati per la maggior parte dei rituali nella vita di ogni persona, dalla nascita alla morte e spesso vengono chiamati “sogni tessuti” poiché rappresentano la trasposizione dei sogni delle donne Iban. In generale, l’esperienza onirica e i sogni sono un importante mezzo di contatto con il mondo sovrannaturale, infatti c’è una comune credenza tra queste popolazioni secondo la quale l’anima umana può entrare o lasciare il corpo generalmente attraverso la fontanella del cranio. È specialmente durante i sogni che l’anima dell’individuo abbandona il corpo e prova ogni genere di avventura e contatto con gli spiriti. Questa è la ragione per cui i sogni e la loro interpretazione sono ritenuti importanti nella vita quotidiana, anche per far sì che gli individui possano valutare se le loro imprese avranno successo o meno. I sogni sono anche un importante meccanismo d’innovazione religiosa e di cambiamento, poiché le esperienze oniriche possono produrre idee e pratiche completamente nuove. I sogni sono parte integrante della pratica della tessitura ikat.
Se durante il sonno, un’anima si allontana troppo o si perde, essa provoca una malattia perché il corpo è privato della sua essenza spirituale. Se l’anima non può essere recuperata la morte sarà inevitabile. Da madre a figlia tramandare l’arte dell’ikat é stato sempre un strumento per comunicare la propria identità. Tramandare questa arte non implica solo la conoscenza della tecnica di filatura, ma vuol dire soprattutto tramandare il significato (i motifs) dei simboli e dei disegni in essi rappresentati. Dalla fine degli anni ottanta però la tecnica ikat ha perso terreno, gli ikat originali sono diventati difficili da trovare e i pochissimi e rarissimi esemplari vengono tenuti gelosamente quale eredità lasciata dai vecchi capi villaggio. La situazione attuale purtroppo fa notare che le nuove generazioni e specialmente le giovani donne Iban non sembrano mostrare particolare interesse al significato e alla pratica di questa cultura materiale che sta via via scomparendo.
Nessun commento:
Posta un commento