giovedì 29 giugno 2017

Scienza e spiritualita fisiologica

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Ghiandola pineale

La ghiandola pineale è molto più di quello che insegnano ai corsi di medicina, oggi la scienza lo sta scoprendo: gli antichi mistici e filosofi forse avevano ragione nel reputarla la sede dello spirito. E forse anche loro oggi si stupirebbero di quanto la scienza sta dimostrando.
Ci sono dei capitoli della scienza che a volte giacciono abbandonati su vecchi scaffali e altre volte vengono menzionati nei testi universitari senza nessun tipo di approfondimento.
Nella mente dei giovani studenti e di molti ricercatori questi capitoli vengono automaticamente archiviati nella sezione della memoria “nulla di importante” e così campi di studio promettenti neanche vedono la luce.
Il così detto DNA "spazzatura" ne è un esempio: da decenni tutti gli studenti di medicina, biotecnologia, farmacologia, ect .Non si pongono nessuna domanda quanto gli viene insegnato che più del 90% del DNA non serve a nulla, è una spazzatura.
Eppure pochi minuti prima lo stesso docente ha spiegato che gli organismi viventi sono quanto di più perfetto e ottimizzato esista: hanno organizzato i loro processi biochimici per non sprecare nulla.
Un altro di questi capitoli misteriosamente sottovalutati è quello dellaghiandola pineale, o ipofisi: quella che un tempo Cartesio riteneva fosse la sede della coscienza.
E’  la ghiandola dalla quale viene secreta la melatonina, un ormone con molte proprietà: regola il ritmo sonno veglia, interagisce con l’inibizione della secrezione degli ormoni sessuali e stimola il sistema immunitario.

Ci sono tre caratteristiche curiose della ghiandola pineale:
 
 è l’unica parte del cervello a non essere doppia;
 è molto vascolarizzata;
produce una sabbiolina a base di idrossiapatite ed alluminio che col tempo si sedimenta al suo interno.
Di più, testi universitari e i docenti, non dicono. Eppure alcune delle famose ricerche abbandonate sugli scaffali hanno dimostrato meccanismi interessanti.
A cavallo tra gli anni ’80 e ‘90 il professor R. J. Reiter dimostra che deboli campi elettromagnetici influenzano l’attività della ghiandola pineale e la secrezione di melatonina.
Nello stesso periodo il professor G. Cremer-Bartels dimostra come lo stesso campo elettromagnetico della terra influenzi la ghiandola pineale.
Nel 1996 invece un gruppo di ricerca che vedeva coinvolti istituti americani ed israeliani hanno scoperto proprietà piezoelettriche nella sabbia a base di idrossiapatite che si sedimenta nella ghiandola³.
Spiego meglio: la proprietà piezoelettrica è la stessa che rende possibili i grandi concerti rock.

I tondi grigi che stanno sul pick-up a contatto con le corde di una chitarra elettrica sono dei cristalli in grado di trasformare le vibrazioni meccaniche delle corde in impulsi elettrici che vengono trasferiti attraverso un cavo agli amplificatori. Questa è la proprietà piezoelettrica: la capacità di trasformare delle vibrazioni in impulsi elettrici.

Questa stessa capacità ora si è scoperto la abbiamo anche noi grazie alla ghiandola pineale e alla sua sabbiolina. Eppure ancora oggi pochi sono i ricercatori che se ne curano.

I piezoelettri oltre che nella musica vengono applicati negli orologi al quarzo, nei cellulari, negli altoparlanti, nelle stampanti, nelle radio e in molte altre situazioni.
Beh, dovremmo chiederci nel nostro cervello che tipo di funzione possano avere viste tutte queste applicazioni nelle tecnologie.
Infine coincidenza vuole che la posizione di questa ghiandola, proprio vicina al centro del chiasma dei nervi ottici, sia molto simile a quella del terzo occhio indiamo. E guarda caso questa ghiandola, come gli occhi è sensibile alla luce.



Quello che emerge è che il ruolo dei campi elettromagnetici è centrale nel funzionamento del nostro organismo. Con questo articolo non voglio dare risposte ma solo spunti per riflessioni e magari avvicinare tra loro diverse informazioni per far scaturire nel mezzo una scintilla. Vi lascio quindi con un’ultima evidenza scientifica: anche il DNA ha proprietà piezoelettriche già studiate da ricercatori come J. Duchense, J. Polonsky e P. Douzu.

Il passato è da sempre alquanto indecifrabile e misterioso, la moderna archeologia arranca nel fornire plausibili spiegazioni a molti dei suoi misteri. Uno tra i più noti è come sia possibile che culture apparentemente slegate fra loro abbiamo utilizzato le stesse peculiari architetture ma sopratutto gli stessi significati simobolici?

In aree geografiche come Egitto, sud America, sud est asiatico,Cina e perfino in Serbia ci sono piramidi di colossali dimensioni molto simili tra loro.

Tutte sono state costruite sopra corsi d’acqua sotterranei e/o caverne naturali o artificiali munite di tunnel. Ancora non si sono comprese le ragioni di questa somiglianza costruttiva, ma gli esponenti del pensiero convenzionale spesso tentano di screditare i legittimi interrogativi su questo fenomeno globale, invalidando perfino i dati scientifici emersi dalle ricerche di fisici e geologi che minano i dogmi ufficiali.

La ghiandola pineale è una piccola ghiandola delle dimensioni di una nocciolina, collocata profondamente nella parte posteriore del cervello, le cui funzioni sono ancora per la maggior parte ignote. Recenti studi hanno dimostrato che essa è responsabile della formazione della melatonina, un ormone il cui unico ruolo attualmente riconosciuto è quello di regolare il ritmo sonno-veglia e i cicli luce-buio. Sembra però che la ghiandola, in particolari condizioni, possa produrre anche un’altra sostanza, il tetrahydro-carboline, principio attivo che si trova anche nella pianta del Soma di cui si parla nei Rig Veda, il primo dei Veda, di un’antichissima raccolta  contentente opere sacre della religione induista. Si racconta che i poeti dell’India antica bevevano il succo tratto dalla pianta del Soma e che questo avesse un potere stimolante e allucinogeno, che avesse la magica capacità di mettere in connessione il finito con l’infinito, di alterare lo stato di coscienza e condurre alla tanto ambita consapevolezza cosmica.

tratto da: www.portaliemisteri.altervista.org
Fonti:
1)     R.J. Reiter, Static and axtremely low frequency electromagnetic field exposure: reported effects on the circadian production of melatonin. J. Cell. Biochem
2)     Cremer-Bartels, G. et al. (1984). “Magnetic Field of the Earth as Additional Zeitgeber for endogenous rhythms,  Naturwissenshaften, 71, 567 – 574.
3)     Sidney B. Lang, Andrew A. Marino, Garry Berkivic – Piezoelettricity in the pineal human gland, Elsevier bioelectrochemistry and bioenergetics 41(1996) 191-195
4)     J.Duchense et al Nature 188, 450 (1960)
5)     J. Polonsky, P Douzu et al Acad Sci (Paris) 250, 3414 (1960)1)     R.J. Reiter, Static and axtremely low frequency electromagnetic field exposure: reported effects on the circadian production of melatonin. J. Cell. Biochem
2)     Cremer-Bartels, G. et al. (1984). “Magnetic Field of the Earth as Additional Zeitgeber for endogenous rhythms,  Naturwissenshaften, 71, 567 – 574.
3)     Sidney B. Lang, Andrew A. Marino, Garry Berkivic – Piezoelettricity in the pineal human gland, Elsevier bioelectrochemistry and bioenergetics 41(1996) 191-195
4)     J.Duchense et al Nature 188, 450 (1960)
5)     J. Polonsky, P Douzu et al Acad Sci (Paris) 250, 3414 (1960)


Ezzelino III da Romanao Il suo Drago Tarantasio ripreso dai Visconti e dall'E.N.I.

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Nella zona tra le province di Bergamo, Milano, Cremona, Mantova e Lodi, nel tratto che da Cassano d’Adda va fino quasi a Cremona per una lunghezza totale di circa 60 km, nel Medioevo, esisteva un lago chiamato  Lago Gerundo (dalla voce dialettale lombarda gèra, gerù, gerùn che significa “ghiaia”) al cui centro si trovava l'Insula Fulcheria, isola dal toponimo longobardo su cui nacque la città di Crema. Il lago occupava un ampio tratto di territorio che iniziava a nord poco dopo Brembate per raggiungere a sud Pizzighettone, estendendosi ad ovest lungo l’attuale corso dell’Adda sino a lambire la città di Lodi. La costa est del lago, secondo alcuni autori, raggiungeva Fara Olivana e proseguiva, passando ad est di Crema, sino a Grumello Cremonese; continuando poi ad occupare parte delle valli del Chiese e dell’Oglio sin quasi alla sua immissione nel Po. In particolare, si può osservare una vasta zona delimitata da una scarpata che indica l’antico alveo del lago, o meglio la zona più profonda; tale demarcazione è oggi fortemente visibile nei pressi della sponda occidentale dell’Adda.  La sua scomparsa è da attribuire al lavoro di bonifica  dei monaci delle abbazie e  in particolare i lavori di potenziamento del canale della Muzza da parte dei lodigiani, oltre a fattori di drenaggio e assestamenti geologici, come il livellamento di depositi morenici nei pressi dell'immissione dell'Adda nel Po. Molti reperti dimostrano l'esistenza del lago Gerundo, come  il ritrovamento di  numerose piroghe rinvenute nei fiumi che interessano il territorio a dimostrazione del fatto che il lago fosse navigabile. Uno degli esemplari più belli e meglio conservati è visibile nel cortile del Museo di Crema, restaurato con sostanze speciali che ne hanno arrestato il processo di dissoluzione. E ancora alcuni reperti come le colonne per gli ormeggi delle navi (ad Arzago d'Adda, Pandino, Rivolta d'AddaCasirate d'AddaTruccazzano) e la toponomistica di alcune città (Brignano Gera d'Adda, Fara Gera d'Adda, Misano di Gera d'Adda etc.) .
Secondo le leggende popolari, il lago Gerundo sarebbe stato abitato da un drago chiamato Tarànto o più comunemente conosciuto come Tarantasio, un velenoso e mostruoso serpente, che col solo alito pestifero infestava l'aria; per cui molti dal pessimo puzzo ammorbati, morivano. In ogni leggenda di origine popolare c'è sempre del vero e sicuramente le acque paludose erano causa di febbri malariche e altre malattie di palude. Cominciando dall'inizio, dalla nascita del Tarantasio a Soncino il "Padre" della leggendaria bestia sarebbe  Ezzelino da Romano, vicario imperiale e genero di Federico III, signore di un territorio che comprendeva gran parte del Veneto e Brescia. Un condottiero tanto feroce che papa Innocenzo IV lo scomunicò e bandì una crociata contro di lui nel 1254, affidandone il comando ad Azzo VII d'Este. A Cassano d'Adda, nel 1259, Ezzelino fu sconfitto e mortalmente ferito. Secondo la tradizione sarebbe stato sepolto proprio a Soncino. Proprio in quel sepolcro, riferisce la credenza popolare, era nato il drago Tarantasio, come una specie di  reincarnazione malefica del crudele signore. Tracce di carattere più "scientifico" erano, e sono, custodite in alcune chiese del territorio, sotto forma di ossa gigantesche rinvenute in quelli che un tempo erano i fondali del lago. Un osso gigantesco, e precisamente una costola di drago del Gerundo, è ancora oggi visibile appesa al soffitto della sacrestia della chiesa di San Bassiano a Pizzighettone. In realtà la costola, probabilmente, appartiene a una balena fossile o a un elefante. Proprio da questa mitologica creatura prenderebbero il nome Taranta, frazione di Cassano d’Adda, così come le numerose 'vie della Biscia' site nei paesi che all’epoca si ritrovavano lungo le coste del lago (per quanto oggi molte di queste strade abbiano mutato nome). Ma una testimonianza ancor più tangibile, in tutti i sensi, la si aveva a Calvenzano, dove gli abitanti del luogo avevano eretto un muro alto tre metri per difendersi dagliattacchi del mostro. Sono sorte poi numerose leggende riguardo al drago, le quali sono tutte accomunate dalla concomitanza tra l’uccisione di Tarànto e il prosciugamento del lago. Alcune fonti popolari attribuiscono il prosciugamento e la bonifica del lago a san Cristoforo, che avrebbe sconfitto il drago, o a Federico Barbarossa. La più suggestiva riguarda l’uccisione del drago da parte del capostipite dei Visconti, il quale avrebbe poi adottato come simbolo la creatura sconfitta. 
Tarantasio è poi noto a livello internazionale, anche se pochi lo sanno, perché l'Eni avrebbe preso spunto da Tarantasio per disegnare il cane a sei zampe dell'Agip, visto che il primo giacimento di metano venne scoperto nel 1944 a Caviaga, frazione di Cavenago d'Adda, nel Lodigiano, in piena zona Gerundo. Anche l’alito pestilenziale del drago ha una spiegazione scientifica: era dato dalla presenza di gas naturali dovuti al terreno formato da depositi alluvionali stratificati, costituiti da sedimento paludoso molle con residui fossili. E’ proprio qui che nel 1952 l’AGIP trova dei grossissimi giacimenti di gas metano e l’ENI si inventa come logo il famoso cane a sei zampe che non è altro che il nostro fantastico drago Tarantasio

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Prima di San Pietro e Paolo il 29 giugno si festeggiava il Dio Quirino



Roma, 29 giu – Il 29 giugno tutti gli uffici e molte attività commerciali di Roma si fermano per la festa patronale dell’Urbe. Nello specifico i patroni di Roma sono due: San Pietro e San Paolo. Questa “gemellarità” nel patronato della Città Eterna non è ovviamente casuale, come d’altronde non lo è il giorno in cui si celebra. La data del 29 giugno come festa romana affonda le sue radici ai tempi di Augusto, quando il primo imperatore spostò la festa dei Quirinalia proprio in questa data. Anticamente i Quirinalia, le festività dedicate al dio Quirino, patrono della terza funzione romana in quanto divinità delle assemblee cittadine dell’Urbe (una possibile etimologia del nome viene proprio da coviria, insieme di uomini, da cui poi “curia”), del raccolto, dell’approvvigionamento e in generale delle attività pacifiche degli uomini romani, cadevano il 17 febbraio, giorno in cui si celebrava la torrefazione del farro, alimento principe della società arcaica romana. Augusto spostò la festa al 29 giugno, nel periodo della mietitura del grano che nel frattempo aveva superato il farro nelle tavole romane. Questa data specifica fu scelta in quanto il 29 giugno era il giorno della dedica al dio del tempio costruito nel 293 a.C. da Lucio Papirio Cursore e poi fatto restaurare nel 16 a.C. proprio dal primo imperatore romano.
Bisogna poi notare un altro aspetto del dio Quirino: secondo la tradizione romana Romolo, il fondatore e primo re di Roma, alla sua morte fu divinizzato e associato proprio a Quirino. Soprattutto sotto Augusto, rinnovatore del culto statale ma molto attento alle tradizioni arcaiche, questa associazione riprese forza e importanza. Non è dunque un caso che il cristianesimo abbia scelto una data dedicata insieme al dio della cittadinanza romana e al dio associato al mitico fondatore della Città Eterna, come giorno dedicato tanto ai patroni di Roma quanto ai fondatori della Chiesa che proprio in Roma ha avuto il suo centro. E, come dicevamo, non è un caso che i patroni di Roma siano due, come a “ricordare” la gemellarità di Romolo e Remo, inscindibili nel culto di Roma e della sua fondazione. Tra l’altro la gemellarità ha una particolare importanza in tutte le civiltà che si fondano sull’archetipo guerriero indoario, esprimendo la consapevolezza della doppia natura dell’uomo, terrestre e divina insieme, presente macro-cosmicamente nelle due porte solstiziali, appunto la porta dei padri e la porta degli Dei. Basti pensare a Sparta che aveva come divinità protettrici della città i Dioscuri – il cui culto era importantissimo anche a Roma – o ai due tedofori Cautes e Cautopates del culto mitraico, o ancora alle tribù germaniche che, come ci racconta Tacito, avevano come progenitore il mitico Mannus, padre dei tre eponimi delle prime tribù nordiche e figlio del dio Tuisto, il cui nome deriva dalla radice *tvis– che vuol dire appunto “doppio” in quanto essere “aureo” delle origini primordiali in cui le due nature sono in realtà un tutt’uno indissolubile.
Sempre Tacito ci racconta poi dell’importanza del culto dei gemelli Alcis, sorta di Dioscuri germanici, i cui riti si celebravano in un bosco sacro. Impossibile poi non notare che questa “gemellarità” e culto del “doppio” si sia protratta durante il cristianesimo, oltre che nel culto di San Pietro e Paolo come patroni di Roma e della Chiesa Universale, nel simbolismo dei Cavalieri Templari, che non a caso avevano come simbolo un cavallo montato da due cavalieri e la cui immagine ricorda in modo impressionante una vecchia incisione su una moneta germanica trovata a Pliezhausen nel Wurthenberg, che mostra un guerriero vichingo a cavallo col suo “doppio sottile”, forse proprio la sua valchiria. E non è forse un caso che la runa associata alle Valchirie e in generale al “doppio sottile” dei popoli germanici sia Algiz, il cui nome foneticamente ricorda proprio quello degli Alcis.
Chiudiamo con il notare come la data del 29 giugno sia divenuta tristemente popolare a causa del nome della cooperativa maggiormente coinvolta con Mafia Capitale, appunto la “Ventinove giugno”. Uno strano caso di “inversione satanica” del significato della festa originale, dato che lo scopo dei promotori dell’associazione sembrerebbe essere stato quello di appropriarsi dei soldi pubblici, quindi dei beni dell’insieme del popolo romano (coviria) sfruttando l’ingresso di orde di stranieri in modo da dissolvere la coesione, sociale economica e identitaria, della comunità cittadina. E nazionale.
Carlomanno Adinolfi

Una chiesa alchemica a Brescia

Una chiesa alchemica e iniziatica in centro a Brescia
In corso Martiri della Liberta' si puo' ammirare un vero e proprio capolavoro del Rinascimento, la facciata della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, edificata a fine '400 attorno ad un affresco sacro a cui il popolo attribuiva poteri miracolosi durante la peste..
I lavori furono affidati alla bottega del Sanmicheli, appena installatasi in citta'..
Non solo realizzarono un'opera superba..
Ma in un complicato e affascinate linguaggio di marmo hanno lasciato ai posteri una moltitudine di messaggi esoterici ed alchemici per iniziati..
Possiamo riconoscere una Porta Alchemica, fornelletti usati dagli alchimisti, i cosidetti Atanor, fenici che risorgono dalle fiamme, salamandre attorno al fuoco, simbolo di trasmutazione della materia,teschi alata, iscrizioni misteriose in latino e in greco..e altro ancora..
Un vero e proprio libro di marmo che solo gli iniziati possono leggere..e chissa' quali segreti e misteri custodisce.....

Non pregate su quest tomba!

AGRA VITA ANARCHICA

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Andai a visitare il Cimitero degli Anarchici a Carrara, chiamato anche Cimitero di Turigliano,. Il mio viaggio era nato dalla polemica sorta sulla collocazione sel monumento a Bresci che momentaneamente fu parcheggiato davanti ad una delle entrate del cimitero, ma era nato per essere collocato dentro la citta di Carrara coposaldo di cavatori anarchici. 
Nel cimitero rigorosamente bianco, costituito dall'albo marmo lunense (Inbarcato dalla città di Luni come lo chiamavano i Romanai),caposaldo e centro di smistamento della preziosa pietra, si trova anche la tomba di Giuseppe Pinelli, in quel settore del cimitero è presenti più di una lapide  dove appare la perentoria scritta: non pregate su questa tomba”.
Forse perché la preghiera è una cosa estremamente seria e coinvolgente!