sabato 27 marzo 2021

Importante scoperta in Provincia di Siena

San Casciano dei Bagni: scoperto spettacolare santuario romano di età imperiale

San Casciano dei Bagni: scoperto spettacolare santuario romano di età imperiale | RadioSienaTv

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venerdì 26 marzo 2021

Preziosità di altri tempi


Potrebbe essere un'immagine raffigurante cibo
Come noto, una scena di un film si definisce “Cammeo” per indicare una breve recitazione da parte di qualche grande star, realizzata per arricchire la struttura narrativa o il prestigio dell’opera. Una parola che indica quindi un capolavoro contenuto in un piccolo spazio.
In questo caso, abbiamo uno dei più preziosi cammei al mondo. Realizzato con una pietra bellissima chiamata sardonica. Una pietra traslucida fatta di strati ambrati con tonalità calde che si manifestano con striature delicate.
Un gioiello di queste dimensioni è preziosissimo già solo per la materia prima. Lo è ancor di più per la qualità della lavorazione, svolta peraltro su due facce; ed infine, vista l’antichità del manufatto, lo si può considerare un pezzo unico, se si considera che ha attraversato millenni di storia giungendo sino ai nostri giorni intatta.
Solo i grandi sovrani o i satrapi orientali potevano permettersi un oggetto così prezioso e raffinato.
La sua funzione era quella di tazza o meglio, di patera per libagioni rituali. Quest’oggetto fu commissionato da Tolomeo VIII nel II secolo a.C.
Sul retro c’è la testa di Medusa raffigurata come in uno scudo, l’Egida.
Secondo Ovidio, Medusa fu punita da Atena per aver giaciuto con Poseidone. Coloro che incrociavano il suo sguardo erano tramutati in pietra, così, la sua testa mozzata da Perseo fu inserita nello scudo di Atena.
I capelli di Medusa, tramutati in serpenti ricordano l’Ureo dei faraoni pre-tolemaici, pertanto una rappresentazione sincretica, fra le tante, che intendevano coniugare le divinità della cultura greca con quelle egizie.
Sul fronte, nella parte superiore, vediamo due geni tutelari che svolazzano trionfalmente portando la gloria nella rappresentazione simbolica della famiglia Tolemaica. I geni hanno le sembianze dei figli di Tolomeo VIII, ovvero i futuri Tolomeo IX e X.
A sinistra il fiume Nilo nelle sembianze umane che regge una cornucopia simbolo di abbondanza, mentre la destra poggia su un sicomoro, un legno che si riteneva inattaccabile dai tarli quindi emblema di eternità.
Al centro vediamo un giovane muscoloso, Trittolemo, a cui Demetra, dea della fertilità, insegnò la coltivazione del prezioso grano, di cui l’Egitto era uno dei maggiori produttori mediterranei.
A destra due ancelle semidistese con il seno scoperto.
Anch’esse hanno le sembianze delle figlie di Tolomeo VIII, ovvero Cleopatra IV e Cleopatra Trifena. Sono le raffigurazioni delle stagioni.
La prima guarda la sua immagine specchiata dentro una tazza colma d’acqua: è il simbolo della stagione delle piogge. La seconda fanciulla ha, come la figura del Nilo, un’altra cornucopia che regge ad indicare la stagione dei raccolti.
Nella parte estrema in basso si vede una Sfinge. Nel volto sono raffigurate le sembianze del sovrano committente.
Con questo escamotage l’artista o colui che decise il programma iconografico evitò di rappresentare l’enorme mole di Tolomeo VIII il cui soprannome era “Fiscone” che significa appunto obeso.
Sopra la Sfinge/Tolomeo VIII una figura femminile sta seduta poggiando il gomito sulla grande testa della Sfinge stessa. È la regina prediletta di Tolomeo, Cleopatra III.
Ha la fascia regale, i boccoli e, sulla sua veste ha un nodo fra i seni, per evidenziarne la forma. Questi sono i simboli attributivi di Iside dea egizia della fertilità. Con la destra regge un fascio di spighe, simbolo invece che la collega a Demetra, evidenziando così il legame fra tradizione egizia e greca.
La tazza è quindi una vera e propria rappresentazione emblematica e celebrativa del potere politico nell'Egitto ellenico espresso in chiave simbolica.
Questo meraviglioso oggetto non solo viaggiò nel tempo ma anche nello spazio. L’estrema preziosità della tazza fu oggetto di desiderio da parte dei personaggi storici più importanti dei loro tempi.
Anche per questo, vederla nello splendido Museo Archeologico di Napoli è un’emozione enorme.
In origine, fece parte del tesoro dei sovrani tolemaici. Con la vittoria di Ottaviano ad Azio su Antonio e Cleopatra, la tazza fu portata dall’Egitto a Roma, per entrare nel tesoro di Augusto. Da lì poi a Costantinopoli, il nuovo grande centro di potere romano dell'Impero orientale.
Vi risiederà sino al sacco della città da parte dei “crociati” veneziani nel 1204. La si ritroverà quindi alla corte di “Stupor mundi”, Federico II, dal XII secolo per passare, dopo la caduta degli Svevi, nel tesoro degli Aragonesi. Ci sono anche tracce di un suo passaggio a Samarcanda per ricomparire nella Roma dei papi nella “restauratio urbis” a metà del XV secolo. Poi fu acquistata da Lorenzo il Magnifico prima di passare alla collezione di Paolo III Farnese da cui prese il nome e nella quale rimase definitivamente.
Chissà cosa direbbe se potesse parlare…
Insomma, un pezzo d’arte magnifico, un vero e proprio gioiello “viaggiatore” nel tempo pervaso di bellezza e dell'emozione della grande Storia.
(Roberto Cafarotti)
Tazza Farnese II secolo a.C.
Cammeo in agata sardonica. Diam. 20 cm - Museo archeologico nazionale di Napoli.

giovedì 18 marzo 2021

Sheela Na Gig

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Sheela Na gig è una misteriosa figura che compare in età alto-medievale, scolpita sulle mura esterne delle cattedrali e dei castelli. Non si conosce l'origine certa di questa figura femminile, ma in molti concordano che si tratti di una divinità sopravvissuta all'arrivo del Cristianesimo e che - in qualche modo - ne sia stata assorbita.

Viene rappresentata come una donna anziana, a volte dai tratti grotteschi, nell'atto di aprirsi la vagina con le mani, a testimonianza della sua arcaica immagine di fertilità. E, siccome la fertilità era considerata un sinonimo di salute, la figura di Sheela Na Gig cominciò ad avere una valenza banditoria verso il male, non solo fisico, ma anche morale e spirituale. Dunque, scolpita sulle mura, teneva lontano Satana e tutto il suo sterile marciume.

Una splendida Sheela-na-Gig scolpita su un pilastro del Kilcoe Castle di Cork, in Irlanda.

martedì 16 marzo 2021

San Mona, vescovo di Milano

Mona, il vescovo più nominato dai veneti

Nel dialetto nostrano non ha significati sacri, anzi... ma la patente di stupido è riconosciuta in letteratura
San Mona o Monas, vescovo di Milano nella seconda metà del III sec.
San Mona o Monas, vescovo di Milano nella seconda metà del III sec.

Il calendario oggi ricorda una sfilza di santi tra cui San Mona di Milano. Santo poco festeggiato dalle nostre parti, ma molto... nominato. È stato vescovo di Milano all'inizio del III secolo, la data della sua morte viene indicata al 25 marzo del 250 o 251, anniversario ricordato nel Martyrologium Romanum, mentre il calendario liturgico ambrosiano ha traslato la festa al 12 ottobre per evitare la concomitanza quaresimale. San Mona fu sepolto nella Basilica Fausta, poi chiesa di San Vitale, ma nel febbraio 1576 le reliquie vennero pomposamente trasferite nel Duomo di Milano. Nome a parte, sarebbe un santo da rivalutare: tra le sue prerogative l'aiuto a non scoraggiarsi nelle ricerca di un posto di lavoro, un protettore dei disoccupati. 
Ovviamente non c'è nessuna attinenza tra il vescovo santo e il mona (o la mona) dei veneti. Senza voler scomodare sondaggi e opinionisti, è senza dubbio la parola più abusata della lingua veneta. E con una miriade di significati. Ad esempio la frase “toco de mona” rivolta ad un maschio, viene usata per assegnare la patente di stupido. (...)

da:    https://www.ilgiornaledivicenza.it/argomenti/cultura/mona-il-vescovo-più-nominato-dai-veneti-1.1342261

Particolare dal Polittico dell'Agnello Mistico, o Polittico di Gand, è un'opera monumentale di Jan van Eyck

 Questo dipinto è ambiguo e mette in luce le radici pagane del cristianesimoPolittico dell'Agnello Mistico - Wikipedia

IL TESORO DI MACON

Nessuna descrizione della foto disponibile.Il Mâcon Treasure è il nome di un tesoro d'argento romano trovato nella città di Mâcon , nella Francia orientale nel 1764. Subito dopo la sua scoperta, la maggior parte del tesoro scomparve, con solo 8 statuette d'argento e un piatto d'argento identificato come parte del ritrovamento originale. Tutti questi oggetti sono ora nel British Museum .
Quattro delle statuette rappresentano la divinità romana Mercurio , ampiamente venerata nella Gallia romana . Altre immagini delle divinità rappresentate includono la dea della Luna , Genius e Giove , che sta stringendo un fulmine. Forse l'elemento più impressionante del tesoro è la piccola figura di una tutela , la dea del caso o della fortuna. Viene mostrata mentre porta in mano un piatto e busti di varie divinità e tra le sue ali sono poste le immagini degli dei dei sette giorni della settimana: Saturno , Sole , Luna , Marte, Giove,Venere e Mercurio. L'unico altro oggetto associato al tesoro è un grande piatto circolare in argento.



Reliquie, mistero ed eternità

 La dama di Elce

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giovedì 11 marzo 2021

La peste psichica

"Amplifichiamo: nella vita «degli» uomini la cosa più importante è la morte. Morire è un problema. Vari sono i problemi che ci tocca risolvere nel corso di quest'avventura terrestre nella quale non per volontà nostra ci siamo trovati implicati. Problema di saper vivere, problema di saper invecchiare, problema di saper morire: il più importante di tutti perché è il problema ultimo e che dà il passaggio." (Alberto Savinio Casa «la Vita»)

Letteratura e neuroscienze spiegano il mistero della morte- Cuneocronaca.it



Condensare l'idea

L'idea che prende forma ecco l'architettura, in questo caso alla ricerca del divino, perfezione, bellezza e fantasia, ma sopratutto trascendenza



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L'impostazione assomiglia ai santuari italici, e l'Altare della Patria a sua volta ne è la copia
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Il massiccio Buddha Maitreya si trova in alto nella nicchia scolpita sul fianco della montagna a Guyuan, in Cina. Conosciute come le grotte di Xumishan, sono una raccolta di oltre 130 templi rupestri costruiti tra il V e il X secolo d.C. Protette dal 1982, le 
grotte erano suscettibili all'erosione del vento e della sabbia, ai terremoti, agli atti vandalici, ai saccheggi e alla cattiva gestione. Xumishan, una volta una tappa sulla Via della Seta, è stata elencata tra i primi 100 siti architettonici e culturali in via di estinzione nel mondo.

martedì 9 marzo 2021

Orfeo sciamano di ritorno dal Mondo di Sotto

Sir William Blake Richmond, Orfeo di ritorno dal regno delle ombre, 1885, olio su tela, Royal Academy of Arts, Londra.


Nessuna descrizione della foto disponibile.

martedì 2 marzo 2021

Le donne etrusche

Etruschi differivano dal punto di vista sociale dalle culture indo-europee circostanti. Sia i Greci che i Romani ebbero modo di notare l’elevata posizione sociale che occupavano le donne etrusche. Le donne bevevano, danzavano, andavano a teatro, partecipavano alla vita pubblica ed erano istruite. Una delle donne etrusche più celebri fu Tanaquil, moglie di Tarquinio Prisco, il primo re etrusco di Roma. Lo scrittore romano Livio sostiene che fosse colta e ben versata nell’arte divinatoria. Gli Etruschi costruirono alcune delle loro più elaborate tombe per ricche nobildonne o sacerdotesse…
Le dee viventi, Marija Gimbutas
Le donne etrusche sono raffigurate frequentemente anche in un contesto religioso. Gli Etruschi erano rinomati nell'antichità per la loro conoscenza del mondo spirituale. I romani tenevano in grande considerazione i consiglieri religiosi etruschi e li consultavano regolarmente su questioni di politica e strategia militare. Gli etruschi avevano le loro divinità femminili e incorporarono prontamente anche le divinità greche femminili nel loro pantheon esistente. Tutte le culture dell'antico Mediterraneo avevano capi religiosi femminili come sacerdotesse e vergini vestali. Se nella società greca, queste figure religiose femminili tendevano a essere più nascoste, sottratte ai doveri pubblici invece nella società etrusca le donne furono le praticanti religiose del mondo etrusco (dopo come testimonia una serie di tombe trovate a Bolsena a fine ‘800). Le sacerdotesse avevano dei compiti particolari: si occupavano di misurare il tempo, di svelare il fato e di avere la conoscenza, entrando in contatto con le divinità, riunendo mondo di sopra e mondo di sotto. Tanaquil di Tarquinia, probabilmente di classe sacerdotale, conosceva i rituali e la divinazione e il rispettò che si conquistò nel popolo derivò dal fatto che alcune qualità paranormali le ebbe. Infatti al loro arrivo a Roma un'aquila prima rubò il berretto al marito poi tornò indietro e lo lasciò ricadere sulla sua testa. Il marito si spaventò ritenendolo un segno infausto ma Tanaquil, che sapeva interpretare i presagi, vide in questo il favore degli Dèi e un avvenire glorioso per il marito che diventò V re di Roma, col nome di Tarquinius Priscus. Anche se vista come sacerdotessa, dopo la sua morte, Tanaquil venne divinizzata, probabilmente assimilandola ad una Dea Gaia precedente, una Dea ancora viva nelle donne nella cerimonia di nozze Plinio narra che nel tempio Semo Sancus vi fosse una statua dedicata a Tanaquil col nome di Gaia Caecilia. Venne allo stesso modo, come spesso nei santuari cristiani, tenendo un pezzo del velo di una madonna miracolosa. Dunque le sacerdotesse etrusche, come gli oracoli d'altra parte, sembravano svolgere un ruolo più rivolto verso l'esterno. Ad esempio, potrebbero essere agenti di cambiamento politico nell'approvare o dare la loro benedizione ai re neoeletti. In Etruria si trovano anche esempi di sacerdotesse sepolte insieme nella stessa tomba piuttosto che con le loro famiglie di origine, come presso la Tomba delle Iscrizioni a Vulci. Questo tipo di sorellanza eterna è affascinante e anche insolito nel mondo antico. La donna raffigurata nella statua conservata nel Metropolitan Museum of Art, NYC, potrebbe essere una delle sacerdotesse etrusche. Gli abiti e i gioielli distintivi di questa statua a grandezza naturale ricordano da vicino quelli delle terrecotte del IV e III secolo a.C.della città chiamata Lavinium (moderna Pratica di Mare), un sito diciotto miglia a sud di Roma, che divenne un importante centro religioso per il popolo latino. Le collane e il bracciale elaborati sembrano essere riprodotti da stampi di gioielli reali. Alcuni dei ciondoli sono decorati con rilievi raffiguranti varie divinità ed eroi etruschi. In origine, questa donna indossava un paio di orecchini a grappolo d'uva. Quello sull'orecchio sinistro è visibile dietro i suoi lunghi capelli. La statua probabilmente si trovava in un santuario e mostrava la giovane donna che reggeva una scatola di incenso nella mano destra tesa.
Foto : Statua in terracotta di giovane donna
civiltà etrusca
terracotta
74,8 cm
IV-lll sed a.C.
Metmuseum NYC