martedì 31 agosto 2021

IDOLO DI UN RITO SEGRETO: VICINO ALL'AION ZEVIAN


La piccola statua in bronzo dorato rappresenta una figura maschile col corpo velato e avvolto da sette spire di un serpente. Fu rinvenuta in un santuario alle pendici del Gianicolo a Roma; al momento della scoperta, la statuetta era ancora ricoperta delle sue offerte votive: uova, semi e fiori. L’identità dell’idolo rimane ancora oggi incerta ma la natura delle offerte, inoltre, richiama gli infiniti cicli annuali della natura e la periodica morte e rinascita del dio. - IV secolo d.C. - Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano, Roma post di IMMAGINI D'ARTE DAI MUSEI.
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Il corridoio sotto il tempio di Delfi che conduceva all'oracolo

Forse dovremo ripristinare gli oracoli nei santuari moderni, una forma "dolce" per gestire le comunità, ma anche per controllare la politica dei potenti

Questa foto, scattata da un turista nel 2000, mostra il corridoio situato sotto al tempio di Apollo a Delfi, conducente alla stanza sotterranea dove la Pitonessa rendeva i suoi oracoli. Nella stanza scaturiva anche una fonte d'acqua. Si può immaginare lo stato d'animo di chi vi accedeva per avere risposta da quella figura sovrumana.

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Il teatro che riproduce la costellazione di Andromeda

Il Teatro di Andromeda, dove si fondono natura e arte della Sicilia |  Italia che cambia

Visionario ed evocativo. Come un’ode antica o un racconto dedicato alle stelle. Può essere descritto così il Teatro di Andromeda, la struttura costruita con blocchi di roccia e circondato dall’austerità tipica dell’architettura micenese, che lascia tuttavia spazio alla semplicità del recinto siciliano per il gregge. Questo teatro è stato costruito da un pastore artista di nome Lorenzo Reina, che ha realizzato in una zona panoramica della città un palco circolare e dei posti a sedere, costituiti da blocchi di pietra che riproducono in numero e disposizione le stelle della costellazione di Andromeda... Teatro Andromeda, uno straordinario angolo di Sicilia. Si tratta del teatro in pietra più alto d’Europa. Sorge nel territorio di Santo Stefano Quisquina, incastonato tra i Monti Sicani....un luogo unico!Qui, oltre al mirabile Teatro, si trovano numerose sculture che si fondono con la natura circostante ed un museo a pianta ottagonale....

lunedì 23 agosto 2021

Le immagini dal paleolitico lasciano tanti interrogativi, fantasia e tecnica convivono in un uomo che non è affatto "primitivo"

« (...) l’art est un meilleur instrument de mesure de l’humanité que la tecnique »
André Leroi-Gourhan, Le geste et la parole, II, 1965
Grotta di Ekain, Paesi Baschi, Spagna.
Grotte di Lascaux - Wikipedia

venerdì 20 agosto 2021

Un Papa con le idee chiare

PAOLO III
Ecco che cosa scriveva l’ambasciatore spagnolo in Vaticano, Mendoza, su Paolo III, papa dal 1534 al 1549: “Spingeva la sua irriverenza fino al punto di affermare che Cristo non era altri che il sole, adorato dalla setta Mitraica, e Giove Ammone rappresentato nel paganesimo sotto la forma di montone e di agnello. Spiegava le allegorie della sua incarnazione e della sua resurrezione mettendo in parallelo Cristo e Mitra. Diceva ancora che l'adorazione dei Magi non era altro che la cerimonia nella quale i preti di Zaratustra offrivano al loro dio oro, incenso e mirra, le tre cose attribuite all'astro della luce. Egli sosteneva che la costellazione della Vergine, o meglio ancora d'Iside, che corrisponde al solstizio in cui avvenne la nascita di Mitra, erano state prese come allegorie per determinare la nascita di Cristo, per cui Mitra e Gesù erano lo stesso dio. Egli osava dire che non c'è nessun documento valido per dimostrare l'esistenza di Cristo, e che, per lui, la sua convinzione era che non è mai esistito ».

Non a caso proprio dove c'era Albalonga, Madre di Roma

Castelgandolfo..
Voluta da Papa Gregorio XIII nella seconda metà del secolo XVI, la Specola Vaticana, che ora si trova a Castelgandolfo, ha continuato, lungo il corso dei secoli, a dare il proprio contributo alla ricerca astronomica, con scienziati di primissimo piano. Nel 1981, fu arricchita da un secondo centro di ricerca, il "Vatican Observatory Research Group" (VORG), a Tucson, in Arizona, sul Monte Graham, a circa 3000 mila metri, dove è in funzione un telescopio con specchio da quasi due metri di diametro, che costituisce il prototipo delle ottiche astronomiche di nuova tecnologia.
La Specola Vaticana è l’osservatorio astronomico dello Stato della Città del Vaticano. Può essere considerata una delle istituzioni più antiche al mondo nel panorama degli osservatori astronomici. La sua origine risale infatti alla seconda metà del secolo XVI: nel 1578,papa Gregorio XIII fece erigere in Vaticano la Torre Gregoriana o Torre dei venti e vi invitò gli astronomi e i matematici gesuiti del Collegio Romano a preparare la riforma del calendario poi promulgata nel 1582. Da allora, con sostanziale continuità, la Santa Sede non ha cessato di manifestare interesse e di dare il proprio appoggio alla ricerca astronomica. Questa antica tradizione raggiunse il suo apice nel secolo ventesimo con le ricerche compiute presso il Collegio Romano dal famoso astronomo gesuita Angelo Secchi, che per primo classificò le stelle in base ai loro spettri. Fu sulla base di questa lunga e ricca tradizione che Leone XIII, per contrastare le persistenti accuse fatte alla Chiesa di essere contraria al progresso scientifico, con il Motu proprio Ut mysticamdel 14 marzo 1891 fondò l’Osservatorio sul colle Vaticano, dietro la basilica di San Pietro; il primo direttore fu padre Francesco Denza.
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mercoledì 18 agosto 2021

Universo 25, il mondo dei topi e degli uomini


Universo 25: l'utopia dei topi che divenne un inferno

L'esperimento "Universo 25" è uno degli esperimenti più terrificanti della storia della scienza che, attraverso il comportamento di una colonia di topi, tenta di spiegare le società umane.
L'idea di "Universo 25" è venuta allo scienziato americano John Calhoun che ha creato un "mondo ideale" in cui centinaia di topi avrebbero vissuto e si sarebbero riprodotti.
Più specificamente, Calhoun, costruì il cosiddetto "Paradiso dei topi";

Universo 25: l'esperimento coi topi che si è trasformato in un'apocalisse
uno spazio appositamente progettato dove i roditori avevano abbondanza di cibo e acqua, nonché un ampio spazio vitale.
All'inizio collocò quattro coppie di topi che, in breve tempo, iniziarono a riprodursi facendo crescere rapidamente la loro popolazione.
Tuttavia, dopo 315 giorni dall’inizio dell’esperimento, la loro riproduzione iniziò a diminuire significativamente.
Quando il numero di roditori raggiunse i 600 si formò una gerarchia tra di loro e, poi, apparvero i cosiddetti "disgraziati".
I roditori più grandi iniziarono ad attaccare gli appartenenti a questo sottogruppo, con il risultato che molti maschi che ne facevano parte presero a "crollare" psicologicamente.
Di conseguenza, le femmine, non sentendosi più protette, a loro volta, diventarono aggressive nei confronti dei loro piccoli.
E, con passare del tempo, le stesse femmine, mostrarono comportamenti sempre più aggressivi, elementi di isolamento e mancanza di umore riproduttivo.
C'era un basso tasso di natalità ed, al contempo, un aumento della mortalità nei roditori più giovani.
Poi è apparsa una nuova classe di roditori maschi, i cosiddetti "bei topi".
Si rifiutavano di accoppiarsi con le femmine e/o di "combattere" per il loro spazio vitale.
A loro importava solo il cibo ed il sonno.
Ad un certo punto, i "bei maschi" e le “femmine isolate", costituivano la maggioranza della popolazione.
Col passare del tempo la mortalità giovanile raggiunse il 100% e la riproduzione il tasso zero.
Tra i topi in via di estinzione fu osservata l'omosessualità ed, allo stesso tempo, aumentò il cannibalismo, nonostante ci fosse abbondanza di cibo.
Due anni dopo, l'inizio dell'esperimento, nacque l'ultimo cucciolo della colonia.
Nel 1973 morì l'ultimo topo, nell'Universo 25.
John Calhoun ripeté lo stesso esperimento altre 25 volte ed, per ognuna di queste, il risultato fu lo stesso.
Il lavoro scientifico di Calhoun è stato utilizzato come modello per interpretare il collasso sociale e, la sua ricerca, funge da punto focale per lo studio della sociologia urbana.

Architettura al chiaro di luna


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René Magritte (Belgian, 1898–1967)

"Architecture au Clair de Lune", 1956
Oil on canvas
65 x 50cm. (25⅝ x 19¾ in.)

martedì 17 agosto 2021

Uno dei simboli della Roma del Novecento

La "Bocca della Verità" è uno dei simboli di Roma e ha alimentato attraverso i secoli la propria fama in tutto il mondo, dando adito a numerose interpretazioni circa la sua funzione. 



M.° Giorgio Marlin Colatriani


LA BOCCA DELLA VERITA'






Risalente secondo alcuni studiosi al IV secolo a.C. la scultura, di 1 metro e 66 centimetri di diametro e 22 di spessore, raffigura un volto barbuto con occhi, narici e bocca cavi, attraverso cui poteva eventualmente filtrare l'acqua di scolo, ma la sua fama è legata al mito che la voleva giudice della lealtà di coloro che infilavano la mano nella fessura corrispondente alla bocca: se avessero mentito avrebbero rischiato che la scultura tenesse il loro arto bloccato. Si tratta di una leggenda che nel corso dei secoli, specialmente dal medioevo, ha riguardato la sincerità nei rapporti amorosi ma anche quella di personaggi illustri, quali l'imperatore Giuliano che venne smascherato per aver truffato una donna e a cui il diavolo, nascosto dentro all'opera marmorea, promise riscatto in cambio del ripristino del paganesimo. Altre qualità attribuite alla scultura erano la divinazione e la capacità di donare forza e virilità, per la presenza di uno scroto emergente dalla barba. <…>

Prima della conclusiva perizia di identificazione del reperto scultoreo della Bocca della Verità, citiamo quanto storicamente raccontano gli studiosi come Giuseppe Massimi. Identificata approssimativamente quale simulacro d'idolo parzialmente interrato, prima di essere dissepolta fu ignorata per lungo tempo. Una nota leggenda riportata dal Crescimbeni proseguì per lungo tempo e varie supposizioni si fecero su di essa: che fosse il dio Oceano per le sue ben identificate corna a forma di chele di granchio: «Intorno a questa pietra è passata voce di età in età, che ella fosse un simulacro d'idolo, nella cui bocca, che è aperta, gli antichi romani fossero poveri di por la mano quando giuravano giudizialmente, e che giurando il falso la mano restava addentata nella bocca…». Giovanni Battista Giovenale nel 1927 riporta altre notizie sull'opera: «Le appendici frontali non sono corna bovine, come altri ha potuto credere, sibbene branche di granchio; e queste caratterizzano il dio Okèanos». Il ricercatore propone altre ipotesi, come quella secondo cui i pittori della scuola del Callisto, che dipingevano sovente uomini barbuti, avrebbero visto la Bocca, cui si sarebbero ispirati, fra i ruderi vicino al tempio di Ercole, dove certamente la vide e descrisse nel 1452 Nikolaus Muffel (storico autore di una Descrizione della città di Roma). 

Spostata dal terreno divelto su richiesta del papa Sisto IV ( 1471-1484) la Bocca, con i suoi elementi facciali separati da antiche fratture, sarebbe stata in seguito disegnata da Martino Eemskerk (1498-1574) e dall'Anonimo di Fabriczy (1562-1572). Quindi il mito popolare si diffuse fortemente da quando la Bocca fu esposta e ricomposta definitivamente nel 1637. Attualmente si fa presente che, dopo un recente restauro di pulitura dell'opera, alcuni dei simboli descritti ed evidenziabili in foto antecedenti al lavoro, ora non sono più facilmente riconoscibili. Evidentemente un'energica pulitura della scultura ha eroso in maniera eccessiva alcuni rilievi, resi ancora meno evidenti per la naturale venatura violacea, comparsa nel bianco del marmo dopo la cancellazione della precedente patinatura. Questa protezione secolare e uniforme si era formata nel tempo attraverso concrezioni lichenoidi e un successivo strato di grasso, creato dalle tantissime mani che hanno toccato il mascherone.

E' grazie alla documentazione fotografica precedente al restauro che è possibile ancora evidenziare, con maggiore facilità rispetto alle attuali immagini, tutta la simbologia presente sulla Bocca della Verità, di cui ho svolto un'accurata perizia, frutto di anni di ricerche. Il celeberrimo disco marmoreo dall'aspetto apotropaico, deve dunque il suo nome all'attribuzione popolare che esso possa mordere la mano di chi mente. L'interessante opera ha ispirato varie leggende e teorie di identificazione. Definita erroneamente "antico chiusino di pozzo" o della Cloaca Massima, è superficialmente un marmo di epoca imprecisata raffigurante un volto di uomo o di divinità (il dio Oceano, un satiro, etc.). Per i numerosi aspetti storici e archeologici, come la simbologia e la religione, convergenti tra loro e per l'elemento con il quale è stata costruita, si è giunti dopo anni a una conferma della sua identità. A conclusione di tale perizia, detta opera confermerebbe la specifica raffigurazione simbolica di forma solare del dio Fauno, divinità italica con un culto anteriore a Roma, spesso confusa con il dio Silvano, divinità delle selve e dei boschi, o con il dio greco Pan dal quale, anche se aveva in comune alcune caratteristiche, differiva per vari poteri divinatori.







Immagine tratta dalla rivista Fenix



II grande tondo della Bocca della Verità fu collocato, dopo il suo ritrovamento nel 1637, nel vicino portico di Santa Maria in Cosmedin, singolare complesso architettonico del Paganesimo e del Cristianesimo. <…> L'enorme mascherone della Bocca della Verità, opera dall'aspetto panteista e dall'originalissimo contenuto artistico e arcano, infonde ancora oggi nella gente un'emozione unanime di fronte all'inconsueta atmosfera in stile pagano, per il suo aspetto misterioso e per ì suoi strani simboli, resi quasi irriconoscibili per la lenta erosione, provocata dal fango durante i secoli di interramento. La forma tondeggiante fu una rappresentativa propiziazione solare per l'agricoltura, ma singolare è il gran numero di simboli raffigurati nell'effigie: un elemento tondo dall'evidente forma di scarabeo al centro della fronte documenta l'ingresso nel Lazio arcaico del culto di Kepher, divinità egiziana del sole nascente. Questo nome, avendo per geroglifico lo scarabeo, evidenziava, tramite l'abitudine del coleottero di rotolare una palla di sterco con le proprie uova sulla sabbia riscaldata dal sole, l'origine di ogni forma di vita. Per questo motivo lo scarabeo divenne in Egitto il più diffuso amuleto, presente anche tra le divinità del pantheon egizio. Simbolico è lo scroto, raffigurato sfericamente in basso, rappresentante la ghiandola bilaterale della forza generatrice, parallelamente alle due chele, in alto sulla fronte simili a corna, a significare una simbiosi fluviale-marina con la simbologia caprina e boschereccia. I profili di due teste di lupo, dall'indubbio riferimento alle lupercali, si evidenziano ai lati del volto.


M.° Giorgio Marlin Colatriani - dal n° 1 di Fenix (novembr

domenica 15 agosto 2021

Il pensiero di Petrarca

 LA SANTA INQUISIZIONE ( PARTE IX ) ALCUNI DEGLI OGGETTI, LUOGHI E MODALITA&#39;  DELLE TORTURE, DURANTE I CINQUE SECOLI DELLA &quot;SANTA INQUISIZIONE&quot;,  COSTITUITA DALLA CHIESA DEI PAPI DI ROMA I SEGUACI DELLA VIA SONO ...

<<E' per Costantino  e il cristianesimo che abbiamo perduto la bellezza e l'armonia della grecità e non a causa dei barbari>>. Così scrive Petrarca, che se avesse scritto questo due secoli dopo, sarebbe salito al patibolo.

sabato 14 agosto 2021

L'acropoli, la città alta degli uomini la città degli dei


Acropoli di Atene, tra passato e presente - Viaggio in baule

L'Acropoli era la Città alta (il termine deriva da akros che significa «alto» e polis che significa «città») e costituiva il simbolo emblematico della Città stessa. Mentre nei tempi più antichi rappresentava la parte della città cinta dalle mura e fortificata contro i nemici, a poco a poco divenne il luogo sacro agli Dei, all'onore dei quali venivano costruiti templi. L'Acropoli più celebre fu proprio quella di Atene, simbolo della Grecità al più alto grado. Essa ha una lunga storia. Venne consacrata al culto a partire dal XII secolo a.C. Venne distrutta nel 480 a.C., e poi ricostruita dal grande Pericle, che affidò a Fidia il compito di sovrintendere ai lavori. Oggi rimangono, oltre alle fondamenta del tempio di Atena, le mura di Cimone, i Propilei, il Partenone, il Tempietto di Atena Nike, l'Eretteo. A p. 130 la copia fatta nel II secolo d.C. della statua crisoelefantina di Atena (detta Atena del Varvakeion) protettrice di Atene, e quindi centro del culto, e considerata - soprattutto in età tardo-antica - dea della filosofia per eccellenza. La civetta sacra ad Atena divenne un simbolo privilegiato del filosofare.

venerdì 13 agosto 2021

La pesatura delle anime


Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e monumentoLa pesatura delle anime nei bassorilievi delle cattedrali gotiche, similari nella "pesatura del cuore" nel concetto di salvazione della teologia Egizia faraonica.

La tavola di San Michele - Domenico L. Moretti - Centro Studi Storico  Archeologici del Gargano

San Michele pesa le anime:La “Tavola di San Michele” del Monastero di Soriguerola a Cerdanha, Catalogna.

giovedì 12 agosto 2021

Santa Chiara, luce di Iside

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Chiara é stata collocata all'11 di agosto per sovrapporsi alle ultime, persistenti sopravvivenze della Festa delle Luci che, onorando Iside, si inserivano nel periodo "luminoso" di mezzo agosto, con le stelle cadenti di Fetonte e Priapo attribuite a Lorenzo e dominato da Diana Lucifera, alla quale fu sovrascritta la Madonna Assunta, il 15: il nostro Ferragosto.
La festa di riferimento oggi é quella egizia detta Lychnapsia che celebrava il combattimento fra Seth, fratello e assassino di Osiride, e Horus, l'eroe solare figlio di Osiride e Iside, nonchè il vagare fra le luci che ornavano case, barche e templi di Iside alla ricerca del corpo depezzato del marito.
Nella tarda romanità il culto isiaco fu diffusissimo: si accentuò il suo aspetto di dea lunare e la celebrazione venne inserita nel calendario ufficiale al 12 agosto - la sua iconografia tipica, seduta col bimbo in braccio, divenne il modello della Madonna col bambin Gesù. Poi, nel XIII secolo, ecco Chiara a impossessarsi di ciò che era probabilmente rimasto a livello di tradizioni popolari: Chiara, la prima discepola di san Francesco, nuovamente la Luna e il Sole.
(Foto di Michaela Durisova )

giovedì 5 agosto 2021

Allen Ginsberg con un atto magro lancia da Berkeley l'onda, lui si sentiva l'allievo stregone di Pound (anche se il vecchio poeta rifiutava)

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I rito o l'onda, che apparentemente innesco il "Sessantotto" veniva dall'Adriatico e non dal Pacifico, si volle farlo partire da Ginsberg, dalla California per poi approdare a Parigi e contaminare l'Europa e il mondo intero. Erano però le idee della REGGENZA DEL CARNARO, del Vate, come a dire che l'innesco nacque dall'esperienza esoterica coagulata da Ariel, passata a Pound, dopo la fine della I° Guerra

La Reggenza Italiana del Carnaro | STACHANOVBLOG.ORG

La straordinaria mostra su Iside voluta da Philippe Daverio

Il pesante Catalogo della mitica mostra organizzata da Daverio a Milano Palazzo Reale era il 1997 dedicata completamente ad ISIDE che ha aperto un mondo archeologico divino inaspettato e carico

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IL NOME DELLA CITTA' DI VELZNA E' BOLSENA1 Aveva visto giusto Giovanni Feo

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FOTO IN FONDO.....IL COSIDETTO FANUM VOLTUMANE DI ORVIETO?


La zona sacra di orvieto, dove pochissimi archelogi e qualche studente, per motivi di esperienza e di scavo,....credono che quel posto sia il cosidetto ""fanum voltumnae""", bene, prendiamo in considerazione 14 anni di scavo ad orvieto, che cosa di prove scientifi che hanno trovato per dire e dimostrare che quel posto è il fanum voltumnae (3 -4 ettari di scavo tò anche 5), LA PRIMA CONSIDERAZIONE, tutte le città etrusche più o meno grandi avevano un luogo sacro,TARQUINIA,CERVETERI, VULCI, VETULONIA, VEIO, VOLTERRA, ecc. anche città che non facevano parte delle 12 che formavano il tessuto sociale del popolo etrusco. TALAMONE, FALERI, SURRINA,FERENTO, MURLO, SORANO, SOVANA, ECC., orvieto (sarà stata l'antica SALPINUIM, i famosi castella che stavano in difesa della città SACRA DI VELZNA-VOLSINI-BOLSENA?), IN SINTESI la domanda viene spontanea, in che posto si stà scavanda e che cosa devono cercare o trovare, qualora si sappia, il che cercare, la prova che oggi dimostri ciò che fino ad oggi in 14 anni non hanno trovato? LA SECONDA VALUTAZIONE che alla base di questo progetto, manca a priori una ricerca scientifica, la quale ricerca si è mossa solo per esclusione, quindi senza nessun criterio, si è andati avanti con la speranza sempre di trovare qualcosa ma mai si sapeva cosa, è qui la carenza della ricerca scientifica, perchè ogni anno, si cercava a fine scavi, di trovate il ""fatto"", la ""circostanza"", il ""ritrovamento"", quel motivo attinente alla scoperta in modo che il prossimo anno, gli scavi riprendessero di nuovo ed allora, dal 2006 sono iniziati i messaggi ...cosidetti di propaganda, uno -....trovato il tempio etrusco del fanum, 20-30 metri quadrati? con intorno una serie di reperti (vedi corriere della sera, del 2006 e dovevas venire l'allora ministro RUTELLI,), poi non si è fatto niente, poi qualche anno dopo ....trvata una scritta dove si richiama un divinità """tinia"" luce celeste, e poi un'altra divinità di secondo ordine come importanza, tant'è vero che nessuno nè ha mai parlato più, il prof.A, MORANDI (UNO DEI PROFESSORI MIGLIORI CHE HA L'ITALIA, IN MERITO ALLA CONOSCENZA DELLE LINGUE ANTICHE E SOPRATTUTTO SULLA LINGUA E SULLA SCRITTURA ETRUSCA), sottolineò in maniera scientifica che quella scritta e quella divinità trovata ad ORVIETO, non era così importante la quale importanza non aveva niente a che cosa fare con il fanum-voltumnae, e gli anni passavano, e poi """trovato un'altro tempio"" foto sempre di reperti romani, di etrusco poco, ed infine nel 2014 ritirata fuori verso la fine dell'estate un testa trovata qualche anno prima......fatta resuscitare come la testa di """"VOLTUMNAE""", ogni anno aveva il suo """pezzo""di annata da dimostrare che quel reperto era collegato al fanum-voltumnae. ORA siamo nel 2015 AD AGOSTO,riprenderanno gli scavi, quale sarà l'ogetto """misterioso""" che ridarà i nuovi motivi che ad ORVIETO E LA SEDE DEL FANUM? UNA TARGA, UN'ALTRA TESTA, UN'ALTRO TEMPIO, UN MURO, UN FRAMMENTO, DI UNA SIMA, DI UN ACROTERIO, CHI PIU' Nè HA LE METTA....dimenticavo .....DOVE C'ERA IL FANUM VICINO C'ERA LA CITTA' ETRUSCA DI """V E L Z N A""", EBBENE le uniche (tre) scritte in erusco che riporta il NOME DELLA CITTA' DI VELZNA E' BOLSENA E NON ORVIETO, se questa prova, non è presa in considerazione, la quale insieme ad altre ultime scoperte sempre scientifiche, che attestano sempre di più che BOLSENA SIA VELZNA, LA DOMANDA SORGE........QUANTE CITTA' ETRUSCHE C'ERANO CON IL NOME DI VELZNA?
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Monte Sarandîb (Picco di Adamo) – Sri Lanka


Adamo, quando cadde sulla montagna di Sarandîb, comprese il valore dell’azione che aveva compiuto, seppe di aver peccato contro Dio. Stupefatto, non seppe che fare. Si prostrò faccia a terra e pianse.
Si racconta che egli rimase prostrato in adorazione per cent’anni. Lacrime scesero come ruscelli dai suoi occhi, scorsero sulla montagna di Sarandîb, e ancor oggi le lacrime che colarono dagli occhi di Adamo fanno crescere grandi alberi …
Adam’s Peak o Sri Pada è il nome di una montagna conica alta 2.243 metri, situata nello Sri Lanka centrale.Essa si trova esattamente a circa 40 km a nord-est della città di Ratnapura e 32 km a sud-ovest della città di Hatton.Il monte è famoso in quanto luogo di pellegrinaggio per buddisti, induisti, musulmani e cristiani.Sulla sua vetta, infatti, si trova un santuario, dove si può ammirare la cosiddetta Sri Pada (impronta sacra), ovvero per tale si intende una grande rientranza rocciosa lunga 1,8 metri, molto simile ad un’impronta di piede, che viene venerata dai buddisti come quella lasciata da Buddha.Per gli induisti invece è l’impronta di Shiva, mentre i musulmani vi vedono in essa quella di Adamo, lasciata dopo la sua cacciata dall’Eden, infine per i cristiani sarebbe quella lasciata da San Tommaso, il primo apostolo cristiano, che predicò nel sud dell’India. Ecco un luogo mistico il Picco di Adamo
una montagna solitaria e misteriosa .....Adamo, esiliato e punito, se ne stava lì su un piede per un migliaio di anni, fino a quando Allah avrà misericordia di lui....
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mercoledì 4 agosto 2021

Il profondo pensiero di Simone Weil

Sono da ponderare queste parole di una filosofa odiata dal cristianesimo dato che ha messo il dito sulla piaga di fondo della teologia e del messaggio cristiano romano

SIMONE WEIL, LA SOVVERSIVA - Gay.it
« Quel che Simone rimprovera al cristianesimo, nella forma che ha assunto attraverso il precisarsi della sua dottrina mediante i dogmi, è proprio il fatto di aver puntato troppo sui concetti di persona, libertà e storia, anziché su quelli di impersonale, necessario ed eterno. Ciò a suo avviso, ha creato una grande distorsione del messaggio originario di Cristo. Quando Egli, infatti, insegna che per essere suoi seguaci è necessario 'rinunciare a sé stessi', intende dire che la condizione essenziale per essere cristiani è l'abdicazione a tutto ciò che è personale, ossia particolare e contingente. È la rinuncia alla volontà propria, nella quale si radica il nostro io, per metterci nelle mani della volontà divina. Occorre dunque capire, attraverso l'umiltà, che finché non ci spogliamo del tutto dal nostro attaccamento all'io personale, sempre storicamente determinato, non potremo mai essere liberi davvero, né essere capaci di amare veramente, disinteressatamente, così come Cristo ha amato noi. Rimanere legati all'io, alla persona, alla volontà, ci condanna dunque a essere sempre agiti dalla ' pesanteur ', subendone il peso fino a esserne schiacciati, ridotti in schiavitù. Ciò risulta particolarmente evidente quando è la ' bestia sociale ' - il ' grosso animale ' platonico - ossia uno dei prodotti della dimensione sociale, a imporci come dobbiamo essere per servire ora questa moda, ora questa ideologia, ora qualunque altro idolo del momento. Ebbene, solo quando si è fatta esperienza di tutta questa catena di condizionamenti, si affaccia chiaramente la consapevolezza di esserci illusi sul nostro valore e la nostra libertà, si capisce di essere un nulla; si prende cioè coscienza della miseria della condizione umana e si aspira sinceramente alla salvezza. Questa può essere data solo dall'intervento della grazia, che, appunto, è gratuita, non condizionata; essa viene a sostituire le tenebre in cui ci troviamo e a illuminarci sulla seguente verità: ' due forze regnano sull'universo: luce e pesantezza'. »
Passo tratto dall' Introduzione di S. Moser, in S. Weil "L' attesa della verità", Garzanti, Milano 2014, pp. 22-23