martedì 26 settembre 2023

L'amore di Ungaretti per Bruna

 



Il 3 agosto 1966 Giuseppe Ungaretti incontra Bruna Bianco, lui 78 anni, lei 26 e aspirante poetessa desiderosa di mostrare al Poeta alcuni suoi scritti. Nasce un amore ardente e segreto, vissuto di brevi momenti e lunghe lettere nel tentativo di accorciare la distanza geografica e anagrafica che li separava.

Le lettere di Ungaretti per Bruna sono scritte in verde: il colore della speranza. Vergate nel fuoco della passione e di un amore rarissimo per la parola scritta.

«Amore mio, Ti amo. Come fare a legarci per la vita? Lo farei. Ma ci sono molte cose che mi trattengono, l’unica davvero importante, la troppa età. A presto, Amore. Ti bacio con tutta la mia speranza e la mia disperazione»

(Breve stralcio di una lettera, datata 30-10-1968)

sabato 23 settembre 2023

La Monaca ermafrodita



Suor Josephine Rosenthal era una suora che viveva nel monastero di Hohenwart, fondato nel 1074 da Ortolf e Wiltrudis, ultimi della nobile famiglia dei Ratoponen1. Il monastero era completamente isolato dai villaggi vicini e le suore avevano contatti solo con l’abate2. Nel 1742, suor Josephine rimase incinta, senza aver avuto rapporti sessuali con nessuno. Dopo un esame medico, fu dichiarata vergine e impossibilitata ad avere figli. Nonostante questo, portò avanti la gravidanza fino al sesto mese, quando la sua storia arrivò alle orecchie dell’abate e del concilio di Benedetto. Fu esaminata nuovamente e fu ritenuto che avesse subito un’immacolata concezione, una nascita verginale. Alcuni videro in lei il vaso della seconda venuta di Cristo, ma il sesso della bambina non corrispondeva a questa profezia2. L’abate fu chiesto di dire alla sua congregazione che la bambina era morta, ma le suore ignorarono il consiglio e divinizzarono la bambina2.
La bambina fu chiamata Maria e accolta con entusiasmo dalle suore. Crescendo, attirò un fedele seguito e divenne un’ispirazione per i locali e per altre comunità benedettine. Scrisse due trattati nella sua vita, di cui rimane solo un frammento. Si occupava del peccato originale e della condanna della donna. Chiedeva alla Chiesa delle revisioni, ma le sue parole caddero nel vuoto. Intorno al suo trentatreesimo compleanno, Maria si ammalò e morì. I suoi seguaci videro nella sua morte il secondo decesso della prole santa. Le sue spoglie furono idolatrate e si dice che oggi siano conservate in una scatola in Vaticano.
La cosa più sorprendente di questa storia è che sia Maria che sua madre erano ermafrodite e quindi capaci di autofecondarsi. Maria stessa era incinta al momento della morte. Ma in realtà Maria non era affatto posseduta dal demonio, solo che in vita sua aveva predicato idee di femminismo e di rispetto e per questo il suo culto fu considerato eretico dall’abate e dal papa del tempo.

mercoledì 20 settembre 2023

Un chiodo del Pantheon



Dalla operazione di riuso dei bronzi del Pantheon si conservò un certo numero di rivetti che saldavano il rivestimento di bronzo delle travi del portico, del peso di circa 15 kg ciascuno. Questo in foto, di circa mezzo metro di lunghezza, è stato esposto alla mostra su Urbano VIII terminata a luglio a palazzo Barberini (fa parte della collezione dei Musei statali di Berlino).
Urbano VIII è il Papa che nel 1625 fece strappare l’antico bronzo al portico del Pantheon. Da qui la pasquinata Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini, «quello che non fecero i barbari, fecero i Barberini».
Il materiale fu usato per la realizzazione dei cannoni di Castel Sant’Angelo e (in minima parte) del Baldacchino di San Pietro del Bernini che, non conoscendo la lega usata dai romani, non aveva voluto utilizzare quel bronzo.
Su uno dei cannoni si legge ex clavis trabalibus Porticus Agrippae ovvero ”dai chiodi da trave del Portico di Agrippa”.

Il primo tempio di Giove a Roma

 Tempio di Giove Feretrio

.
Il tempio di Giove Feretrio fu il primo tempio costruito a Roma (il secondo dedicato a Giove è di origine etrusca, vale a dire il tempio di Giove Ottimo Massimo). L'origine del termine Feretrius alcuni lo attribuirono al verbo latino "ferire" (colpire), ponendolo in relazione al fatto che le spoglie del capo nemico caduto in battaglia (spolia opima) erano poi offerte a Giove Feretrio ("che colpisce") sul Campidoglio. Altri autori invece lo identificarono con il verbo latino "ferre" (portare), in quanto chi otteneva le spolia opima le portava in dono a Giove Feretrio.
Storia
Il tempio venne fondato, secondo la tradizione, da Romolo dopo aver sconfitto in battaglia il capo dei Ceninensi, un certo Acrone nel 752 a.C. - 751 a.C. come ricordano anche i Fasti triumphales.
« Romolo, figlio di Marte, re, trionfò sul popolo dei Ceninensi (Caeniensi), calende di marzo (1º marzo). »
(Fasti triumphales, 2 anni dalla fondazione di Roma.)
Fu il primo tempio costruito nella Roma antica, dove il signum di Giove Feretrio era una pietra dura custodita al suo interno, che Andrea Carandini identifica con il lapis silex, probabilmente un'ascia preistorica che rappresentava la materializzazione di un fulmine, e con la quale si effettuava il sacrificio di una scrofa al termine della ovatio (dopo aver percorso in processione la Via Sacra, dalla Velia fino al Campidoglio, al di fuori del pomerium).
Posizione
Il sito del tempio è attualmente dibattuto. Sappiamo, secondo quanto ci tramanda Tito Livio, che si trovava sul Campidoglio:
« Portando le spoglie del comandante nemico ucciso... Romolo salì sul Campidoglio. Lì, dopo averle poste sotto una quercia sacra ai pastori, insieme con un dono, tracciò i confini del tempio di Giove e aggiunse al dio un cognome: "Io Romolo, re vittorioso, offro a te, Giove Feretrio, queste armi regie, e dedico il tempio tra questi confini... in modo che sia dedicato alle spolie opime, che a coloro che verranno dopo di me porteranno qui dopo averle sottratte a re e comandanti uccisi in battaglia". Questa è l'origine del primo tempio consacrato a Roma. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 10.)
Secondo il Carandini si trattava di un tempio che in origine doveva essere una capanna, con di fronte un'ara. Intorno al tempio un recinto, al cui interno vi era una quercia sacra. Il possibile sito viene identificato, sempre dal Carandini, con la Promoteca capitolina dove sono stati rinvenuti reperti votivi databili alla metà del VIII secolo a.C.
Mi piace
Commenta

lunedì 18 settembre 2023

La grande sacralità del teatro greco




L'alta cultura di Atene era incentrata sul teatro, e in particolare sulla tragedia. Ma la tragedia era una drammatizzazione e un approfondimento dell'esperienza religiosa. Le tragedie erano feste religiose e in molte di esse vediamo messi in atto, in forma varia e angosciosa, il dramma del culto ..
In nessuna epoca genuinamente religiosa l'alta cultura è separata dalla rito religioso. Arte religiosa, musica religiosa e letteratura religiosa costituiscono il filone centrale dell'alta cultura in tutte le società in cui una comune cultura religiosa domina. Inoltre, quando l'arte e la religione iniziano a divergere ,come hanno fatto in Europa fin dal Rinascimento, è di solito perché la religione è in subbuglio o in declino. Quando l'arte e la religione sono sane, sono anche inseparabili.

— Roger Scruton, Cultura moderna 

Lettera di risposta di Osho a Madre Teresa di Calcutta

 Nel dicembre del 1980 Madre Teresa scrive a Osho in replica a un suo commento sul premio Nobel conferito. Ecco la risposta di Osho:




Proprio l'altro giorno ho ricevuto una lettera da Madre Teresa. Ciò che ha scritto nella lettera è sincero, ma è privo di senso. Madre Teresa non sa ciò che scrive, perché ragiona in modo meccanico, come un robot. Scrive: “Ho appena saputo del suo discorso. Mi dispiace molto per lei, per ciò che ha detto a proposito del premio Nobel che mi hanno dato e per gli aggettivi che ha usato sul mio conto. La perdono con grande amore”.
Ho apprezzato la lettera, ma lei non ha capito gli aggettivi che ho usato. Se li avesse capiti si sarebbe dispiaciuta per se stessa. Gli aggettivi che ho usato sono: “imbrogliona”, “ciarlatana” e “ipocrita”.
Il premio Nobel viene dato a chi funziona in questa società come un lubrificante, così che le ruote dello sfruttamento e dell’oppressione possano girare senza problemi.
La persona veramente spirituale è ribelle. La società la condanna, invece di premiarla. Gesù è stato condannato come un criminale e Madre Teresa è rispettata come una santa. I ciarlatani vengono sempre lodati dalla società perché sono utili a mantenere lo status quo.
Poco tempo fa c'è stato un disegno di legge al Parlamento indiano sulla libertà di religione. Questa legge avrebbe proibito la conversione a un'altra religione, nel caso non fosse frutto di una libera scelta. Madre Teresa è stata la prima ad opporsi. Ha scritto una lettera ai politici: “Il disegno di legge non deve passare perché va contro tutto il nostro lavoro. Siamo determinati a salvare la gente, e la gente può essere salvata solo se diventa cattolica”. La sua opposizione ha creato molto clamore in tutto il paese. Siccome i politici non volevano perdere i voti dei cristiani, il disegno di legge è stato abbandonato.
Personalmente, io non converto nessuno: sono le persone a venire da me. Io non impartisco catechismo o alcuna dottrina. Io aiuto gli altri a tacere. Il silenzio non è né cristiano né indù né musulmano. Il silenzio è silenzio. Io insegno ad amare, e l'amore non è né cristiano né indù né musulmano. Io insegno ad essere consapevoli, e la consapevolezza non appartiene a nessuno. Per me questa è la vera spiritualità.
Le persone come Madre Teresa sono ipocrite: dicono una cosa ma ne fanno un’altra. Per le cose che le ho detto lei “mi perdona con grande amore”. Per perdonare qualcuno prima devi essere arrabbiato. Si dice che il Buddha non perdonò mai nessuno per la semplice ragione che non si arrabbiò mai. Come si può perdonare senza rabbia? È impossibile. Per cui lei doveva essere arrabbiata. Questo è ciò che io chiamo incoscienza: lei non sa ciò che dice. Quale crimine avrei commesso per essere perdonato? Basta con questa idiozia che i cattolici continuano a perdonare. Non ho commesso alcun peccato, quindi perché mi perdoni? Ribadisco tutti gli aggettivi, e ne aggiungo un paio: è stolta e mediocre.
Se c’è qualcuno ha bisogno di essere perdonato è lei. Dice: io combatto il peccato dell’aborto. Se l'aborto è un peccato, i cattolici ne sono responsabili perché si oppongono ai metodi di controllo delle nascite. È questa la causa di tutti gli aborti, sono loro i responsabili. Per me sono dei grandi criminali. In questo mondo sovrappopolato, dove le persone sono affamate, opporsi ai contraccettivi è imperdonabile. I contraccettivi sono uno dei contributi più significativi della scienza moderna all'umanità, e potrebbero rendere questa terra un paradiso. I cattolici sono criminali, ma il loro crimine è tale che ci vuole grande intelligenza per capirlo.
Dice: “Possa la benedizione di Dio essere con lei e riempire il suo cuore con il suo amore.” Stupidaggini. Io non credo in nessun Dio come persona, quindi non c'è alcun Dio che mi può benedire. Dio è una realizzazione, non è qualcuno da incontrare. È la nostra coscienza purificata.
Lei scrive per mostrare quanto è religiosa, ma tutto ciò che vedo è una persona stolta e mediocre.

domenica 17 settembre 2023

Un vescovo neoplatonico più che cristiano

 Lettera aperta che il neoplatonico, Sinesio scrive nel 410 d.C. prima di assumere la dignità di vescovo:



"Non potrò mai convincermi che l'anima abbia più recente origine del corpo. Né ammetterò mai che il mondo e le parti che lo compongono debbano perire. Quanto alla resurrezione, come è concepita dalla comune credenza, è nient'altro per me che una sacra e misteriosa allegoria e sono ben lontano dal condividere le opinioni del volgo... Così come l'occhio può essere offeso da un eccesso di luce, come l'oscurità è di aiuto a coloro che hanno la vista inferma, così io credo che il falso possa essere benefico alla plebaglia e la verità nociva a chi non forte abbastanza da fissare fermamente la luce del vero essere. Se la regola del sacerdozio che vige fra noi mi consente di conservare tali opinioni, posso accettare il sacro ufficio; mi si consenta di filosofare in casa mia e di favoleggiare in pubblico.."
Testo tratto da A.Spina,L.Cavalleri, Sinesio da Cirene, Catarsi, Milano 1979.