sabato 27 aprile 2024

Museo Troia/ Çanakkale/Turchia


 

Una tomba antica di 2.500 anni raffigurante il sacrificio della principessa Polissena sulla tomba di Achille dopo la fine della guerra di Troia.

venerdì 26 aprile 2024

A Cavallo di un pesce

 Il San Giorgio-Michele della tradizione islamica, assomiglia stranamente a San Todaro primo santo protettore di Venezia prima che si adottasse San Marco.......


Nell’islamismo esiste una figura misteriosa chiamata Khidr, guida di Mosè e di tutti coloro che perseguono una via esoterica di conoscenza...Nella Sura XVIII del Corano, El Khidr appare come l’istruttore metafisico di Mosè, come il suo Io Sono che lo invita a seguire la Via della giustizia, e soprattutto ad avere “pazienza”, e a non giudicare quelle volontà divine.....
Il 26 aprile è la festa di Khezr che significa "quello verde. Secondo la leggenda, è l'unico ad aver assaggiato il liquido della Fontana della Gioventù Immortale in Oriente. Stava vagando in un deserto ed è arrivato ad una sorgente prosciugata. Ci ha immerso un pesce essiccato e la sorgente ha ripreso vita. Khezr si rese conto di aver trovato la fonte della vita. Si tuffò e divenne immortale e il suo mantello divenne verde. ” È anche identificato come l'Uomo Verde, il Cavaliere Verde, Elijah e San Giorgio.
La sua festa viene celebrata il 23 aprile dalle chiese occidentali e il 6 maggio nel Vicino Oriente, in particolare in Turchia e Siria”
I santuari di Khidr in Palestina (Nablus, Gerusalemme, Damasco) sembrano essere situati chirurgicamente nei siti crociati, il che suggerirebbe una sostituzione del culto di S. Giorgio-Michele con quello di Khidr. Questi siti sono considerati tomba del profeta, o luoghi in cui apparve spiritualmente.

giovedì 25 aprile 2024

La Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco


O più semplicemente denominata chiesa del Purgatorio ad Arco, è una chiesa barocca di Napoli situata su via dei Tribunali, nel centro antico della città.



Il Purgatorio esiste. Lo abbiamo visto. E siamo scesi. Accedono ai vivi e ai morti. Si trova nel centro storico di Napoli.
La chiesa barocca di Santa Maria delle Anime in Purgatorio è la più fantastica ricreazione degli strati celesti. Si tratta di due chiese sovrapposte. Un prima, a livello stradale, ed una seconda, interrata, delle stesse dimensioni del precedente, situata esattamente al di sotto di essa. Il purgatorio, nel quale si scende, è stato costruito per venerare le anime dei defunti sepolti, che vegliano sui vivi dall'aldilà in cui aspettano e piangono, e assistono alle loro preghiere. Sotto il purgatorio, un livello ancora più profondo: un ossario.Una scala ripida e stretta scende dritta a sinistra della porta di accesso...Tombe ricoperte di terra su entrambi i lati..Nelle pareti scrostate, nicchie o nicchie, con ripiani, espongono ossa e teschi, accompagnati da ogni genere di offerte ed ex voto: candele, scritte, fotografie, rosari, statuette di vergini, uno spettacolo travolgente di oggetti avvizziti e polverosi. Alcune fotografie sono molto recenti. Nastri, fiori, rosari coronano o circondano qualche teschio..Ogni giorno i fedeli vengono per onorare e supplicare le anime del purgatorio, da cui si sale per trovare un grande teschio scolpito nel marmo che ci annuncia che non c'è scampo...


Templi, santuari, oracoli, chiese e guarigioni....


 

La Cattedrale di Chartres utilizza la risonanza di Schumann per la guarigione dal 1200, e lascia che ti ricordi che la risonanza di Schumann non fu scoperta fino alla fine del 1800.

Questo è il motivo principale per cui puoi sentire la presenza divina in questi antichi templi/chiese, sono sintonizzati su determinate frequenze che sono benefiche e curative per i nostri corpi.
Gli antichi costruttori erano maestri dell'energia, delle vibrazioni e delle frequenze!



Le due icone di Venezia: San Marco e San Todaro



San Marco e San Todaro sopra le due colonne, segni iconici del prima e della seconda Venezia
San Todaro primo santo protettore di Venezia
L'ultimo e perituro simbolo di Venezia: San Marco






Il Leone di San Marco, alias leone di Sandan, Dio dell' Anatolia protettore della città di Tarso che ogni anno, in Suo onore una grande pira su cui era stata collocata la statua del Dio veniva bruciata con solennità.
Sandan raffigurato con arco e frecce era il più importante del Pantheon anatolico insieme a Tarhun (o Teshub) il Dyaus Pitar locale. Esso infatti proteggeva da pestilenze e garantiva fertilità oltre a proteggere le tombe. È assimilabile in un certo qual modo al Reshef siriano o Nergal mesopotamico.
La stessa Divinità era poi Khaldi, Dio supremo di Urartu (predecessori degli Armeni, che vantano come Eroe eponimo appartenende alla cerchia di Khaldi proprio l'eroe nazionale d'Armenia Hayk) il cui tempio era adornato da svariate armi e freccie.
Sandan come anche Khaldi avendo caratteristiche sia erculee, sia dionisiache che talvolta marziali potrebbe essere Il Figlio, unigenito precedente allo sdoppiamento.
Le coincidenze (più o meno) fanno si che anche la celebrazione di San Marco cada con le Robigalia romane, sacre appunto a Robigus, Dio da propiziare affinché preservi il grano da funghi ed epidemie.

Il mistico del Palatino



Il 25 aprile 1859 - 2612 A.U.C.
Nasceva a Venezia Giacomo Boni.
Reistitutore e Pontefice della nostra Prisca religione pubblica, nonché saggista e archeologo.
Passò l'intera sua vita nello scavo del Palatino e i Fori di ROMA. Passò alla storia come il Mistico del Palatino e li fu sepolto lasciando cosí un segno per sempre

Per comprendere lo scempio fatto dai cristiani sulle pietre antiche di Roma



A Roma, già nel Cinquecento era stata eretta all’interno dell’Anfiteatro Flavio una cappella detta di Santa Maria della Pietà. Nel Settecento l’architetto Carlo Fontana - nato a Rancate il 22 aprile 1638 - tentò il gran tuffo nell'immortalità con un progetto che gli avrebbe offerto l’ambiziosa idea - già accarezzata da Gian Lorenzo Bernini - di unire sacro e profano, in un colloquio indissolubile tra il Colosseo e una chiesa speciale, ai bordi dell'arena e dedicata ai Martiri cristiani. Così propose un ambizioso progetto per collocare un tempio sacro all’interno dell’arena. Una chiesa a pianta centrale sarebbe sorta all’interno vicino alla cappella, visibile dal fondo dell’asse longitudinale dell’anfiteatro. Sarebbe stata preceduta da una serie di arcate che - oltre a raccordarsi alla curva dell’impianto originario, avrebbe “esteso” quello del tempio. La guerra di successione spagnola e le numerose difficoltà politico-economiche del periodo fecero sì che il progetto rimanesse su carta - ricostruito di recente in questo accurato modellino.

Chiesa dei Santi Apostoli (Verona)



L'attuale chiesa dei SS. Apostoli risale alla prima metà del XII sec. Di una chiesa preesistente già nell'VIII sec. dà notizia il "Ritmo Pipiniano" (fine VIII - inizio IX sec.): di essa, nel corso di restauri nel 1949, si è messa in luce l'abside sotto quella attuale. Materiali di spoglio di tale chiesa sono certamente le mensole che reggevano il protiro in facciata e il frontone sul muro laterale all'abside. Materiale di spoglio d’epoca romana è invece da considerarsi il basamento...... https://verona.com/it/verona/chiesa-dei-santi-apostoli/

Servi



"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello..."
Dante Alighieri ("La Divina Commedia", Purgatorio, canto VI)

Il cristianesimo che ha avvelenato Eros, il dio bambino simbolo dell'immortalità



La predica della castità è un pubblico incitamento alla contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni insozzamento della medesima mediante il concetto di «impuro» è il vero e proprio peccato contro lo spirito santo della vita.
(Nietzsche)

I mille volti degli Umbri



Gli Umbri furono chiamati in molti modi: Armeni dagli Ebrei, Arcadi dai latini, imbri, ombri o ombrous dai Greci in quanto si credeva fossero sopravvissuti al diluvio. Ma anche Gianenzi o Gianigeni perché considerati figli di re Giano, figlio di Jafeth, nipote di Noe, da cui I toponimi Giano dell'Umbria, Tor-Giano, e forse Avigliano (Ave Giano) ecc...
Giano padre, re e dio degli Umbri: il suo culto è antichissimo e risale ad un'epoca arcaica in cui i riti dei popoli italici erano ancora legati ai cicli naturali della raccolta e della semina. Adorato nel suo tempio di Trevi insieme al suo alter ego femminile, la Dea lunare Diana:⚡ "Signora del cielo, della e degli Inferi...che aveva il barbarico culto nella Tauride (Crimea), selvaggio fra i druidi.." (tratto da:Tiberio Natalucci, Studi sulla storia di Trevi)

mercoledì 24 aprile 2024

Castel del Monte prima del restauro e dopo la rapina


Così si presentavano gli ambienti interni prima del restauro, spogliati dai rivestimenti costituiti da lastre in marmo pregiato preesistente.
I pavimenti risultavano invece divelti ed asportati per tutto il loro spessore sino alle volte sottostanti.

La giusta conclusione della sfida di San Giorgio e il drago


 

Il maiale in fondo è anche il recondito simbolo di Roma

 L'immagine sotto: Bassorilievo della Scrofa Mediolanuta, apposto sul piedritto della seconda arcata del Broletto, rinvenuto nel 1233 durante gli scavi preparatori per l’edificazione del palazzotto.



La Scrofa mediolanuta, il simbolo più antico di Milano.
Narra la leggenda che: quando Belloveso, principe dei Biturgi, con al seguito decine di migliaia di celti, appartenenti a diverse tribù, scavallate le Alpi, sconfitti gli Etruschi, si trovò nella terra degli Insubri, ebbe il desiderio di fondare una città. Quella che per noi è la nostra Milano.
Ma dove fondarla e come chiamarla?
Per la scelta del luogo fu saggio interpellare gli dèi, e a tale necessità vennero eletti sette savi per consultare l’oracolo. La risposta al consulto fu che una scrofa, ricoperta per metà di lana e per metà di pelo, segni il principio e il nome della città. E così avvenne. Fu trovata la scrofa mediolanuta, a brucare nei pressi di un biancospino, e fu fondata la città, che prese il nome di Mediolanum, a ricordo della scrofa stessa e del fatto che fosse per metà coperta di lana (medio lanae - Mediolanum).
La scrofa mediolanuta o semilanuta, che dir si voglia, per secoli divenne così il simbolo della città, almeno fin tanto che non venne spodestata da altra bestia, quale fu il biscione visconteo. Nonostante ciò, rimase comunque nell’animo della città, ma non dei milanesi di oggi, tanto che fa bella mostra di sé in giro per il centro cittadino, sul gonfalone ufficiale del Comune e sugli attestati di benemerenza allegati agli Ambrogini d’oro.
Strano è però che nessuno sappia con precisione quali siano mai le origini di questa leggenda tutta milanese, che più e più volte è stata rimaneggiata.
Celtiche? Romane?
La scrofa o, meglio, il cinghiale, era un animale sacro per i celti, tanto da essere legato al pantheon dei loro dei. Rappresentava la forza e l’astuzia ed era il simbolo preferito col quale si ornavano vessilli e armi. Fu per i celti, quello che era l’aquila per i romani, o forsanche nella sua accezione sacrale, la lupa capitolina.
Più plausibile pensare invece che la sua origine sia romana, ma ciò per il semplice fatto che le prime testimonianze documentali risalgono alla fine del IV secolo d.C, in piena Mediolanum, capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Tra i primi a parlarne fu Claudio Claudiano che in occasione delle nozze dell’imperatore Onorio, che si tennero a Milano nel 398 dC, compose un poemetto in cui narrò che: Venere, abbandonata Cipro, giunse in volo “nella città dei Galli, che ostentano (a mo’ di stemma) una pelle di scrofa lanuta”.
Sidonio Apollinare: que lanigero de sue nomen habent
E ancora Isidoro di Siviglia che ci dice che: (...) Milano ricevette questo nome perché venne rinvenuta una scrofa.
Sta di fatto che Milano, o Mediolanum, nella sua veste di capitale imperiale, aveva bisogno di sacralità e pur con le debite distanze, di mostrarsi al mondo e a Roma, come seconda solo a lei e a lei legata. Per questo fu necessario affiancare alla narrazione liviana di Belloveso, principe fondatore e primo milanese, un animale che ne completasse e ne arricchisse il mito fondativo e che appartenesse a quelle terre e ai suoi primi abitanti.
A conforto di questa narrazione, vi è lo stretto parallelismo tra la scrofa milanese e la femmina di maiale di Virgilio, quella cantata nella sua Eneide.
Enea fuggito da Troia e dopo faticoso viaggio, arrivò sulle coste laziali e qui si fermò per avere trovato una femmina di maiale bianca, con trenta piccoli alle sue bianche poppe. Non solo ebbe termine il lungo peregrinare di Enea, ma ivi fondò la città di Lavinio, dalla quale trenta anni dopo il figlio Ascanio partì per fondare Alba Longa, la città dal quale Romolo e Remo partirono per fondare Roma.
Insomma, alla fin fine anche per Milano i conti tornano. Gli fu creato un mito, meglio due, che in dono gli portarono un principe, Roma ne ebbe due, e un animale che seppur non lupa, era pur sempre della famiglia di colei che fu alla nascita della grandezza millenaria dell’Urbe.
Attendo i vostri commenti e condivisioni. Saranno preziosi per far crescere la visibilità di questa narrazione, Di più, per me, sarebbe un vostro segno di ringraziamento di quanto pubblicato, se invitaste i vostri amici a seguire questa pagina. Grazie di cuore.


La scrofa bianca di Enea, narrata da Virgilio nella sua Eneide

martedì 23 aprile 2024

Mausoleo di Curzio Malaparte,Prato



Il Mausoleo di Curzio Malaparte, pseudonimo di Kurt Erich Suckert si erge in posizione panoramica sulla sommità del Monte Le Coste , noto come Spazzavento, a causa delle intense raffiche di tramontana che soffiano sulla sua superficie rocciosa.
"...e vorrei avere la tomba lassù, in vetta allo Spazzavento, per sollevare il capo ogni tanto e sputare nella fredda gora del tramontano."
...
"E un giorno, quando fosse suonata anche per me l’ora di salire in cielo, salirei tranquillamente in Paradiso. Alla pratese, s’intende : col cappello sulla nuca, le mani in tasca, e la pipa in bocca, tra gli applausi di tutto il popolo di Prato. Salirei in cielo come un vero Santo toscano : sorridendo. Come un palloncino di gomma, oscillando nel vento. Come un aquilone, dimenando la coda. Mi perderei fra le nuvole, e prima di sparire saluterei per l’ultima volta, sventolando il cappello, la mia città cinta di mura, irta di camini fumanti : i suoi pergami, le sue statue, le sue chiese, i suoi colombi, i suoi fiaccherai addormentati a cassetta. E sarei il primo Santo pratese : se è vero che nel calendario non c’è neppure un Santo che sia di Prato."
Curzio Malaparte Donna come me,

Emirati..



"Gli uomini All'inizio del XIX secolo, le vaste piantagioni di cotone sulle rive erano lavorate da neri, dall'alba al tramonto. Dormivano in cabine di legno, su un pavimento di terra battuta. Al di fuori della relazione madre-figlio, le relazioni erano convenzionali e oscure. Avevano nomi ma potevano fare a meno dei cognomi. Non sapevano leggere. La sua tenera voce in falsetto canticchiava l'inglese con vocali lente. Lavoravano in file, piegati, sotto la frusta del caposquadra. Fuggirono e uomini con la barba folta saltarono su bellissimi cavalli e forti cani da attacco li inseguirono. A un sedimento di speranze e paure bestiali africane avevano aggiunto le parole della Scrittura: la loro fede era dunque Cristo. Cantavano ad alta voce e in massa: Scendi Mosè. Il Mississippi fungeva da magnifica immagine della sordida Giordania. I proprietari di quella terra laboriosa e di quei negrodas erano oziosi e avidi signori dai lunghi capelli, che vivevano in lunghe dimore che si affacciavano sul fiume – sempre con un portico pseudo-greco di pino bianco. Un buon schiavo costava loro mille dollari e non durava a lungo. Alcuni commisero l'ingratitudine di ammalarsi e morire. Dovevamo ottenere il massimo da quelli insicuri. Per questo li avevano nei campi dal primo all'ultimo sole; Ecco perché richiedevano un raccolto annuale di cotone, tabacco o zucchero dalle fattorie. La terra, stanca e manipolata da quella cultura impaziente, in pochi anni si esaurì: il deserto confuso e fangoso entrò nelle piantagioni. Nelle fattorie abbandonate, nelle periferie, negli affollati campi di canna da zucchero e nelle abiette distese fangose, vivevano i bianchi poveri , i mascalzoni bianchi. Erano pescatori, cacciatori pigri, ladri. Chiedevano pezzi di cibo rubato ai neri e conservavano nella loro prostrazione un orgoglio: quello del sangue, senza macchia, senza mistura. (...)

Jorge Luis Borges. Storia universale dell'infamia 

lunedì 22 aprile 2024

Anguillara Sabazia



l lago di Bracciano... L’esteso specchio d’acqua di formazione vulcanica fa infatti da cornice al caratteristico comune di Anguillara Sabazia.
Prende il nome da un’antica villa di epoca romana chiamata “Angularia”, perché sorta proprio nel punto in cui la costa forma un angolo retto.
La storia del borgo è legata alla famiglia degli Anguillara che mantenne il feudo sino al 1488 e non fu molto amata dalla popolazione locale. Il borgo antico ha conservato il suo originario impianto medievale, divenendo una meta turistica ricercata.

Il mantello di Maometto


E' una reliquia situata nel Kirka Sharif a Kandahar , in Afghanistan . È un mantello che si crede sia stato indossato dal profeta islamico Maometto durante il Viaggio notturno nel 621 d.C. ed è rinchiuso all'interno della moschea, custodito dalla stessa famiglia da oltre 250 anni. I suoi guardiani hanno tradizionalmente mostrato il mantello solo ai leader riconosciuti dell'Afghanistan, ma in tempi di grande crisi come i disastri naturali, è stato mostrato pubblicamente come mezzo di rassicurazione. Il mantello fu donato ad Amir Ahmad Shah Durrani da Amir Murad Beg di Bukhara nel 1768 al fine di consolidare un trattato tra i due capi. Un racconto afferma che quando Ahmad Shah si recò a Bukhara e vide il mantello di Maometto, decise di portarlo con sé a Kandahar. Chiese quindi ai custodi se poteva prenderlo in prestito, ma loro, preoccupati che potesse tentare di rimuoverlo da Bukhara, gli risposero che non poteva uscire dalla città. Si dice quindi che Ahmad Shah abbia indicato una pesante pietra ben piantata nel terreno, dicendo che non avrebbe mai allontanato il mantello dalla pietra. I custodi, gratificati dalla risposta, gli porsero il mantello. Ahmad Shah prese quindi il mantello, ordinò di scavare la lastra di pietra e li portò entrambi con sé a Kandahar, dove la pietra ora si trova vicino al suo mazar (tomba).




La fonte:Mauro Biglino



Primo disegno della donna Elohim-Annunaki (?) fatto secondo le primissime descrizioni dei tre bambini, che la Chiesa ha poi trasformato nella Madonna di Fatima.
Notare il casco trasformato in aureola
☝️Ora qualche cervellone scriverà
"" La Fonte ? "

Cristianesimo Pagano



Perugino, la cui influenza su di lui sarebbe rimasta. Pittore prolifico e facile, Pinturicchio aiutò il Perugino nel 1481 e nel 1482 nell'esecuzione degli affreschi per la Cappella Sistina in Vaticano. I murali di Pinturicchio per la suite Borgia in Vaticano sono caratterizzati da una tecnica attenta, una tavolozza varia e ricca e una varietà di motivi ornamentali.

domenica 21 aprile 2024

Basilica Vaticana di Costantino



Ecco come appariva la la basilica costantiniana di San Pietro in Vaticano, Le 5 navate e l'atrio vennero definitivamente abbattute nel 1606 quando venne inaugurata la facciata della nuova Basilica voluta da Giulio II, anche se era fatiscente con la sua demolizione abbiamo perso un edificio fondamentale per la ricostruzione della storia del cristianesimo, e forse questo uno dei motivi della sua scomparsa con la totale demolizione, si salvarono pochissime cose, probabilmente fu proprio il voler nascondere la nascita del cristianesimo romano al tempo di Costantino, dato che prima era considerata una setta

San Polieucto



C'era una volta una chiesa, costruita da una principessa reale che era la più nobile del paese, che aveva un cupola ed era riccamente decorata con i marmi più preziosi dell'impero, colori verde, blu e oro scintillanti ovunque, con motivi di pavoni che decoravano i capitelli delle colonne e le nicchie intorno alla chiesa, era noto per essere stato ispirato dal tempio di Salomone. Nessuno sapeva della sua esistenza fino a mezzo secolo fa, quando magnifici frammenti di marmo apparvero come per magia nel centro di Istanbul... Questa era la chiesa di San Polyeuktos a Costantinopoli, costruita nel VI secolo da Anicia Juliana, una discendente di imperatori sia d'Oriente che d'Occidente ..
La Chiesa di San Polyeuktos appare nel Libro delle Cerimonie bizantino , che menziona l'imperatore che si fermò qui durante la processione imperiale del lunedì di Pasqua dove cambiò la sua candela prima di proseguire lungo la Mese fino alla Chiesa dei Santi Apostoli. Un'altra fonte letteraria che menziona la chiesa di San Polyeuktos e aggiunge una dimensione interessante all'intera costruzione è la storia del VI secolo di Gregorio di Tours. San Polyeuktos fu saccheggiato durante la quarta crociata, alcune parti si diressero verso l'Europa e infine crollarono intorno al XIII secolo. Fatta eccezione per alcuni frammenti di marmo nei musei e i due pilastri che abbelliscono la Piazzetta fuori dalle mura meridionali di San Marco sotto gli auspici dei Pilastri d'Acri, tutto ciò che rimane al posto di questa chiesa un tempo magnifica la cui influenza può essere vista dalla Basilica di Santa Maria Sophia di Istanbul al S. Vitale di Ravenna è la sottostruttura.

Sileno con Kantharos



Frammenti di affresco raffiguranti un vecchio Sileno con Kantharos e Thyrsos (Roma, 1–79 d.C. circa).
Uno dei due frammenti di affreschi colorati che un tempo decoravano la stessa parete. Un vecchio Sileno, divinità dei boschi e compagna del dio del vino Bacco, si trova all'interno di un pergolato frondoso. Un panno rossastro poggia sui suoi fianchi, coprendogli la parte superiore delle gambe. Tiene in mano un kantharos e un tirsos bastone rituale, oggetti associati al culto di Bacco. Sotto il Sileno si trova un paesaggio impressionistico su fondo azzurro che raffigura sagome umane incastonate tra elementi architettonici. Due figure su una barca navigano verso una figura centrale in piedi di fronte a un edificio, mentre due individui a destra si avvicinano via terra. Altre figure ed edifici colonnati compaiono sullo sfondo su entrambi i lati dell'attività principale. Il bordo rosso vivo che incornicia sia il Sileno che la scena paesaggistica ha inserito lungo la parte superiore un pannello rettangolare con finto stucco . Sono visibili parti dello sfondo bianco del muro. Questo affresco probabilmente decorava un ambiente di una villa romana.
Getty Villa, Galleria 211, La Villa Romana

sabato 20 aprile 2024

Amalfi

 Secondo la tradizione Ercole, il dio pagano della forza, amava una ninfa di nome Amalfi, quando ella si


spense

Ercole volle darle sepoltura nel poSecondo la tradizione Ercole, il dio pagano della forza, amava una ninfa di nome Amalfi, quando ella si spense Ercole volle darle sepoltura nel posto più bello del mondo e per immortalarla diede il nome della sua amata alla città....sto più bello del mondo e per immortalarla diede il nome della sua amata alla città....

Oggi è una chiesa Santa Maria degli Angeli




 Le terme di Diocleziano ospitano al loro interno la Chiesa di Santa Maria Degli Angeli. La sua costruzione oltre quella del chiostro considerato il più grande d'Italia è stata realizzata nel 1500 da un progetto di un ormai anziano Michelangelo...La chiesa è maestosa e ricca di elementi, tra questi ci sono una grande meridiana ed una grandissima cupola in vetro

giovedì 18 aprile 2024

la Via Secca e la Via Umida


Gli alchimisti proponevano sostanzialmente due diverse vie per l’ottenimento della Pietra Filosofale: la Via Secca e la Via Umida.
Stranamente, pur sottolineando che la prima via era quella più rapida e che non richiedeva, infondo, alcun tipo di strumentazione complessa, finivano per descrivere ed esaltare unicamente la seconda, disprezzando o, nel migliore dei casi, ignorando la prima delle due vie.
Questo costume si è esteso fino a noi penetrando nei gruppi iniziatici (in particolare muratori) che, ancora oggi, guardano con sospetto, se non con aperto disprezzo alla prima delle due vie: ma perché?


Il Fulcanelli nella sua poco opera "Finis Glorae Mundi", proponeva, tra le soluzioni del dilemma, una che mi pare assai vicina al vero: in realtà il disprezzo di questa via era dovuto alla disconoscenza totale di essa.
A mio avviso esiste un ulteriore motivo che ha portato gli alchimisti ad un quasi unanime silenzio su questa “Via Breve”: essa è una via che non richiede la intermediazione dk maestri e che porta ad una iniziazione Assia piú veloce, anche per questo essa era denominata la “Via degli Umili”.
In maniera assai contraddittoria, però, molti degli alchimista, che sembrano essersi più avvicinati alla realtà di questa via, hanno sottolineato che essa, lungi dall’essere aperta a tutti e dall’essere semplice, è una via riservata a persone di altissimo lignaggio (in termini di qualità alchemiche) e che richiede un particolare stato di grazia detto Donum Dei.
Eppure, a ben guardare, gli stessi alchimisti, che poco o nulla dicono su questa via, sottolineano il fatto che essa sia una “Via Eroica”, del tutto solitaria (mostrando con questa affermazione di non conoscerla, come vedremo più avanti) e, aggiungono, pericolosissima.
Difficile è discutere di qualcosa che non si conosce o commentare qualcosa che non si è provato, specie per chi sa (e questa è una mia personale idea), che tutti quelli che avevano seguito la Via Umida erano arrivati alla fine della loro vita senza raggiungere mai la vera “Pietra Filosofale”.
La diatriba sulle due vie sembra scimmiottare quella odierna tra i due tipi di Fusione nucleare: quella Fredda e quella Calda, richiamando l’imbarazzo di chi, dopo anni di ricerche inutili che hanno dissipato miliardi di euro, vede sottrarsi la “palma d’oro” da un gruppetto di chimici che con un paio di alambicchi ed un po’ di corrente elettrica, ottengono quello che loro non hanno mai ottenuto....ma torniamo a noi.
Il primo elemento di ambiguità lo si trova in una sorta di confusione tra due tipi di via secca: quella secca a vaso unico e quella a due vasi, detta spesso "ultrasecca".
In tutti i casi si parla di un “fuoco interno” e di uso diretto della forza Mercuriale nella fusione diretta Sol et Luna saltando tutte le fasi per giungere direttamente alla rubedo.
E’ assai difficile comprendere come la rubedo possa essere ottenuta saltando l’Opera al Nero (“integrazione” dell’ombra nella visione junghiana oveero il lavoro di autoconoscenza del Magus o Alchimista su se stesso) se non per “ispirazione e grazia divina”.
Ecco, quindi, perché si arriva alla contraddizione: questa Via può essere percorsa solo per diretta intercessione “divina” e quindi per grazia, pur essendo aperta a tutti.
In questo caso, se da un alto si afferma che è semplice ed aperta a tutti, dall’altro se ne fa, non solo una operazione di elittè, ma una operazione possibile solo in casi eccezionali non soggetti alla volontà umana.
Una via disprezzata diviene, ancor più contraddittoriamente, una via cui si perviene per elezione divina.
Se questo è vero, dunque, perché occorrerebbero due vasi e non uno o addirittura nessuno? L'elezione divina può tranquillamente riguardare un solo "individuo" e non "due" (vasi).
Saltando dalla metafora alchemica ai fatti, questa via sembrerebbe fare riferimento al processo di santificazione per ispirazione divina escludendo, quindi, che sia materia di pertinenza della alchimia e quindi dell’insegnamento, ma non è sempre così.
In altri casi (vedi Evola) la Via Secca viene proposta con chiaro riferimento al principio di generazione della energia che in oriente è denominata Kundalini, ovvero della energia vitale di natura sessuale che corrisponderebbe all’Acqua Mercuriale.
L’accesso a questa energia, però, è frutto di lavoro umano e non è legata ad uno stato di grazia, ma ad una preparazione lunga.
Ricorrendo, in questo caso, alla scienza orientale più che a quella occidentale, va notato che la Kundalini può essere adoperata in due distinti modi:
- singolarmente per autogenerazione ed autonomo uso
- in coppia attraverso pratiche tantriche.
Le affinità rispetto alla Via Secca ed Ultrasecca, identificando con i due termini rispettivamente l’Opera ad uno e due vasi, sono evidenti, con interessanti elementi ulteriori:
a) La via tantrica richiede come prerequisito la corretta e consapevole gesitone della Kundalini. In pratica la via Secca, secondo questo schema, sarebbe precondizione per quella Ultrasecca.
b) La via tantrica è una iniziazione duplice e quindi non autonoma e solitaria; essa richiede la collaborazione di un uomo ed una donna e, quindi, è bel lungi da una operazione che coinvolge solo l’adepto, ma richiede un Lavoro "sicrono ed amorevole" in due individui.
c) La via tantrica è frutto di una lunga preparazione preliminare che viene operata nel corso della attivazione individuale della Kundalini. In pratica la Via Secca, che precede la Ultra Secca ha, come pre- condizione, una lunga preparazione.
L’ultimo elemento, portato in forma di equivalente alchemica, non può che essere connesso ad un controllo ed integrazione del proprio Se Inconscio (Ombra) e quindi essere connesso alla completa e totale effettuazione della Nigredo.
Inoltre la Via Secca, secondo questo parallelo tra la competenza Orientale rispetto alla carenza (relativamente a questo specifico tema) Occidentale, pare essere la forma “applicata” al Se della alchimia spirituale.
Per dirlo in altri termini, se l’alchimia spirituale (Nigredo. Albedo, Rubedo) applicata alla integrazione del Se (vedi lettura junghiana dell'alchimia) corrispondente alla Via Umida, essa è anche il primo passo che precede il successivo, ovvero la Via Secca, e quindi l’attivazione della propria Kundalini con l’acquisizione del relativo controllo.
In pratica non vi è differenza tra “alchimia spirituale” ed l’“alchimia pratica”, anzi, come discipline separate e distinte, la seconda riesce in tutte le sue potenzialità, solo di fronte ad un alchimista con un Se perfettamente integrato, ovvero ad un alchimista che ha completato le tre fasi (Nigredo, Rubedo ed Albedo) spirituali.
Ma c’è di più: la Via Secca non è l’Ultima Via ma essa è necessaria premessa alla Via Ultrasecca ovvero alla operazione “a due vasi” e quindi alla applicazione tantrica, ovvero sessuale, del lavoro del singolo alla coppia di adepti.
Ecco, quindi, che si spiega perché si parla di “via perigliosa” . Se non si sono effettuale le seguenti tre fasi:
a) Alchimia spirituale (Nigredo, Albedo, Rubedo)
b) Alchimia pratica o Via Secca (attivazione individuale della Kundalini)
c) Alchimia Regia ovvero Via Ultrasecca
Si può, e vero, giungere alla processo della Via Ultrasecca anche senza preparazione (la Kundalini può essere attivata anche da un rapporto sessuale con un iniziato), ma si rischia di “bruciarsi” perché anzicchè incontrare nella Opus per Via Ultrasecca, le visioni dell’Inconscio collettivo, si perviene alle visioni del proprio Ego non depurato (i mostri dell'Ombra).
Faccio, comunque, notare che tutti i processi ora descritti non hanno, e con questo concordo con gli antichi alchimisti, alcun bisogno di “iniziazione” per via ereditaria, ovvero di un Maestro o di una “Muratoria“ di insegnati, perché l’unico modo di ottenerle e attraverso lungo e duro Lavoro personale non “deviato”.
Questo Lavoro non finisce con l’ottenimento della realizzazione della Via Ultrasecca, ma inizia con essa e con la richiesta di ulteriore Lavoro al termine del quale (e non prima) si ottiene la Pietra.
L’iniziazione che si limita alla sola via alchemica spirituale, fatta obbligando all’assorbimento di determinati tipi di simbologia usurata ed obsoleta (si pensi alle varie muratorie occidentali e alle diverse varinze) è, non solo inutile, ma deleteria perché “vincola” la conoscenza della valenza simbolica a schemi di chi non è pervenuto alla Pietra Filosofale semplicemente perché gli alchimisti occidentali (e le muratorie che ad essi si ispirano), ignorando la Via Ultrasecca e limitandosi alla alchimia spirituale, dichiarano (implicitamente) di non essere mai pervenuti alla Pietra che si raggiunge solo alla fine di questa.
PS. Per completezza informativa aggiungo che questo post ha determinato, alcuni anni fa, la mia messa al bando sul gruppo "Esoterismo ed Insegnamenti Segreti" non essendo, uno dei due amministratori, stato in grado di controbattere alle argomentazioni basate, per lo piú, sui testi Kremmerziana ed evoliani della fine del 900 oltre che suo testi gnostici Cristiani sebbene non citati direttamente.