giovedì 31 maggio 2018

Pascal, Sull'inutilità della teologia razionale, un diverso approccio al Dio

Pascal, Sull'inutilità della teologia razionale

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Secondo Pascal la teologia razionale è inutile perché “la ragione si lascia piegare da ogni verso”: le prove razionali convincono soltanto chi è già convinto; sugli altri al massimo suscitano curiosità. Il Dio cristiano è un Deus absconditus, un “Dio nascosto” (Isaia, XLV, 15).

B. Pascal, Pensieri S. 106, 107; B. 561, 242

106. Ci sono due maniere di persuadere delle Verità della nostra religione: l'una, con la forza della ragione; l'altra, per mezzo dell'autorità di chi insegna.
Ci si serve non di quest'ultima, bensí della prima. Non si dice: “Bisogna credere questo, perché la Scrittura, che lo afferma, è divina”, ma che bisogna crederlo per la tale o tal altra ragione: tutti argomenti assai deboli, perché la ragione si lascia piegare per ogni verso.
107. Prefazione della seconda parte. Parlare di coloro che si sono occupati di questa materia.
Considero con stupore con quale ardire costoro si accingono a parlare di Dio. Rivolgendosi con i loro discorsi agli increduli, cominciano con il provare la divinità per mezzo delle opere della natura. Non stupirei del loro modo di procedere se rivolgessero i loro discorsi ai credenti, perché è certo [che coloro] che han viva la fede nel cuore vedono súbito che tutto quanto esiste è opera del Dio che adorano. Ma per coloro in cui quella luce è spenta, e si mira a farla rivivere, per quelle persone prive di fede e di grazia, che, pur impiegando tutta la loro intelligenza a cercare tutto quanto nella natura può condurli a tale conoscenza, ci trovano soltanto oscurità e tenebre; dir loro che basta guardarsi intorno per scorgere chiaramente in ogni minima cosa Dio, e addurre, per tutta prova di cosí grande e importante argomento, il corso della Luna e dei pianeti, e pretendere di aver con questo discorso assolto il proprio assunto, questo è dar loro motivo di credere che le prove della nostra religione sian molto deboli. E, infatti, ragionamento ed esperienza m'insegnano che nulla è piú atto a fargliela prendere in dispregio.
Non cosí parla delle cose di Dio la Sacra Scrittura, che pur le conosce molto meglio. Essa dice, anzi, che Dio è un Dio nascosto; e che, dopo la corruzione della natura, ha lasciato gli uomini in un accecamento da cui posson uscire solo per opera di Gesú Cristo: fuori del quale è impossibile ogni comunicazione con Dio: “Nemo novit Patrem, nisi Filius, et cui voluerit Filius revelare” [“Nessuno ha conosciuto il Padre se non il Figlio e colui a cui il Figlio ha voluto rivelarlo”] (Mt., XI, 27).
È quel che c'insegna la Scrittura, quando dice, in tanti luoghi, che coloro i quali cercano Dio lo trovano. Non si parla di una luce che sia come quella meridiana. Non si dice che coloro che cercano la luce in pieno meriggio o l'acqua nel mare la troveranno. Bisogna, dunque, che l'evidenza di Dio nella natura non sia di tal sorta. Cosí, la Scrittura dice altrove: “Vere tu es Deus absconditus” [“In vero tu sei un Dio nascosto”].

(B. Pascal, Pensieri, a cura di P. Serini, Einaudi, Torino, 1967, pagg. 39-41)
 

Quando viene a cessare il Dio del nondo acricolo

" Ho pianto di vere lacrime, davanti a un idoletto della tribù Baule, fatto di legno e filamenti vegetali; ho pianto perchè quello era il piccolo nume contadino del Lazio di Turno. Lacrime su un mondo perduto anche nelle sue ultime propaggini: infatti il monoteismo contadino dopo essere stato per tanto tempo modulo e strumento di potere viene buttato a mare dal potere industriale."
P. P. Pasolini

mercoledì 30 maggio 2018

L'aldila tracciato dalle parole di due Maghi del Novecento: G. Kremmerz e J. Evola

                        
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"Tra il materialismo scentifico e il misticismo di oltretomba c'è un tratto inesplorato che cangia ai due estremi il loro carattere di inflessibile esclusività,e che la scienza dell'uomo è nello stato intermedio di vita e di morte,che fu detto MAG ,rivelatore dell'esponente ignorato e potentissimo della natura umana"G. Kremmerz, il mondo secreto, in Opera omnia,Editrice Universale, 1951, pag.8





Dal gruppo di UR scrive Ea pseudonimo sotto il quale si celava Julius Evola:"alla morte,sopravvive per un certo tempo,qualcosa come un cadavere psichico,una scecie di facsimile della personalità del defunto,in certi casi,può dar luogo a manifestazioni varie.
Sono proprio queste manifestazioni del cadavere psichico,ovvero di parti di esso,che dagli spiritisti vengono ingenuamente assunte come prove "sperimentali" per il sopravvivere dell'anima...Vale mettere in rilievo che la sopravvivenza cosciente non si identifica senz'altro nell'immortalità..... Immortalità vi è dunque come immortalità precedente da uno stato di unione con l'incondizionato o l'immersione nel tutto.Chi ha già realizzato le condizione per la sopravvivenza può tendere a questo supremo fine. Ma non è detto che vi riesca. Si può cercare da vivi la liberazione completa che rende immortali. Alcune possibilità sono date al momento della morte (nella psicostasia dei papiri questo viene evidenziato). Altre, in stati postumi, nei quali la conoscenza e la coscienza dell'iniziato, a differenza di quelle degli uomini comuni,sussistono...Nel complesso bisogna tracciare una linea ben netta di demarcazione fra coloro che sopravvivono e gli "immortali" da una parte, e la gran massa degli uomini dall'altra...""

Mussolini Fulcanelli

A proposito di Fulcanelli
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L'ocultismo questa è la vera matrice di ogni disordine. Ora il segreto dei segreti è stato svelato. Ma noi andiamo oltre. In realtà...,e poi tutti lo sanno(solo Marco Revelli non lo sa, ma diteglielo).Fulcanelli era uno pseudonimo di Mussolini. L'ultimo grande alchimista sconosciuto(e qui come pentiti fac ciamo la nostra prima confessione). Era lo stesso polimorfo individuo (Zellig?)che amava assumere ora l'aspetto dell'agri coltore ,ora muratore ,ora dell'aviatore...Sì Mussolini ,l'ultimo_ alchimista ,era conosciuto con lo pseudonimo di Fulcanelli. E quel Mistero delle Cattedrali non è altro che il concordato! Questi cacciatori di streghe ,se leggessero dei buoni libri(e non soltanto dei Bignami)troverebbero L'appagamento dei loro pruriti ,e scoprirebbero che quelli che loro chiamano segreti non sono altro che segreti di pulcinella .Tal volta i figli sono la vergogna dei padri !ci vuol ben altro che un Marco Revelli per scoprire il segreto degli alchimisti !Potrebbe essere per questo il primo passo di una nuova inchiesta, naturalmente sempre finanziata dal C.N.R. ,volta alla ricerca di questo importantissimo segreto. E chissà che non sia la volta buona! Corax

Milano città liquida....Da rinavigare più che da bere!


Un tempo il decimo porto più trafficato d’Italia, la darsena è un luogo del divertimento da decenni: il commercio ha portato bar e osterie, e poi mercatini, mostre di pittura, turisti in vicolo dei Lavandai e musica dal vivo sui barconi ormeggiati lungo il Naviglio Pavese, quegli stessi barconi che fino agli anni Settanta scaricavano sabbia. «Bisognerebbe scoperchiare i Navigli e tornare ai tempi di Stendhal» suggerisce da tempo Dario Fo, ricordando una Milano che non esiste quasi più. La Milano descritta da Montanelli «delle fosse, delle darsene, degli scricchiolanti ponti di legno». I Navigli vennero coperti in gran parte agli inizi del Novecento e in molti, poi, se ne sono pentiti. Perché Milano è una città d’acqua, anche se non è attraversata da un fiume. «È un paradosso – esordisce l’architetto Pietro Lembi, autore del libro Il fiume sommerso (Jaca Book, 2006) – perché pure essendo lontana dai grandi fiumi, la città è ricca d’acqua. In fondo il toponimo deriva da mid-land, “terra di mezzo”, in mezzo ai fiumi Adda e Ticino. E poi un fiume che attraversa Milano in realtà esiste. È sommerso, alimentato da una falda profonda che mescola le acque dei ghiacciai con quelle rimaste intrappolate milioni di anni fa, quando l’Adriatico arrivava fin qui»......
di Alessandro G

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Critica sulla "TRADIZIONE ERMETICA" Di J. Evola

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Ho letto e riletto, anni fa, il pur bel saggio "La Tradizione Ermetica", ma va preso più come un tentativo di dare un significato più profondo all'Alchimia -oltre quello di proto-chimica - che non un saggio che spieghi cosa è veramente l'Alchimia...Fu scritto da un Evola giovane ( 25-26 anni ) e pieno di indirizzi e suggerimenti di Abraxa-Quadrelli e Reghini, quindi con interpretazioni "neo-tantriche" e simil-yogiche ( un certo influsso lo esercitarono contatti di tipo kremmerziano ). Insomma, ad Evola sfuggì il fatto che l'Alchimia è anche "materica" e "conditio sine qua non" resta la presenza di un laboratorio, sia pur semplice . Si tratta di corporificare lo Spirito Universale, per cui è Arte e Scienza al contempo. L'Alchimia detiene il segreto che separa , apparentemente, la materia dallo Spirito.Il risultato è solo apparentemente visibile all'esterno ( Pietra Filosofale ), ma ha anche un feed-back " interno". Quando accade questa "miracolosa" corporificazione, accadono cose visibili e tangibili e cose che possono avere influenza sull'operatore. La presenza del Fuoco Segreto e della stessa consapevole partecipazione dell'Alchimista distingue la Chimica o la Spagiria dall'Alchimia. Insistendo su certe operazioni, apparentemente banali e che apparentemente non danno alcun risultato, si libera "qualcosa", e questo "qualcosa" fa riuscire l'operazione e nel contempo fa precipitare "qualcosa" all'interno dell'operatore. Va aggiunto , poi, che , secondo Fulcanelli e non solo, il Vero Cammino inizia con la Pietra Filosofale.
Parlare quindi di Alchimia come "esclusivamente spirituale ", o ancor peggio "psichico-immaginale ", è un errore grossolano commesso da molti che schivano le letture dei Classici, o che li leggono prendendo per buone solo qualche riga per pagina, quella che fa più comodo alle proprie moderne idee...

All'ombra delle Cattedrali


R. AMBELAIN, Dans l'ombre des Cathédrales (Éditions Adyar, Paris)
Dall'introduzione di  R. Guénon
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Questo libro presenta un sottotitolo piuttosto ambizioso: «Studio sull'esoterismo architettonico e decorativo di Notre-Dame de Paris in rapporto al simbolismo ermetico, le dottrine segrete, l'astrologia, la magia e l'alchimia», ma dobbiamo dire fin da subito che tutto ciò non è affatto giustificato dal contenuto, poiché in realtà qui ci si occupa quasi soltanto di magia, o, almeno, tutti gli argomenti affrontati sono ricondotti, in un certo senso per partito preso, a quella che si potrebbe definire una prospettiva magica. Nonostante ciò, si parla spesso di esoterismo e anche di iniziazione; ma il fatto è che quest'ultima viene confusa con la magia, con cui in realtà non ha nulla da spartire; ci siamo già spiegati a sufficienza su questa confusione in altre occasioni, perché i lettori sappiano che cosa conviene pensarne, ma non sarà inutile insistere un pò' su quello che qui la rende particolarmente pericolosa. In effetti, il punto di vista da cui si pone l'autore non gli appartiene interamente; vi ritroviamo (e senza dubbio la dedica «alla memoria di Fulcanelli» ne è un indizio abbastanza significativo) le tracce di una certa iniziazione che possiamo definire «deviata» e di cui peraltro conosciamo numerosi esempi, dal Rinascimento ai giorni nostri. Precisiamo che, in linea di principio, si tratta di'un'iniziazione di Kshatriya (o di ciò che vi corrisponde nel mondo occidentale), ma degenerata per la perdita completa di ciò che ne costituiva la parte superiore, al punto da aver perso ogni contatto con l'ordine spirituale, cosa che rende possibili tutte le «infiltrazioni» di influenze più o me no sospette. Va da sé che uno dei primi effetti di questa degenerazione è un «naturalismo» spinto alle estreme conseguenze; e vi si possono ricollegare le affermazioni «dualiste», come rileviamo a più riprese in quest'opera, in cui l'autore si spinge al punto di pretendere che «i quattro princìpi essenziali dell'Iniziazione» siano «l'esistenza di due forze contrarie, di due poli opposti, e dei loro due risultati» (p. 256); se l'unità del principio non è negata in senso assoluto, tuttavia viene considerata soltanto come una semplice possibilità, di cui non è il caso di occuparsi ulteriormente, cosa che in sostanza è espressione di un atteggiamento nettamente «agnostico» nei confronti di tutto ciò che attiene al campo metafisico. Un'altra conseguenza è il «luciferinismo», reso possibile dal dualismo stesso, e d'altro canto insito, in un cer to senso, in quella che si può definire «ribellione degli Kshatriya»; da questo punto di vista, noteremo in particolare l'importanza qui attribuita a una certa versione della leggenda di Hiram, la cui "fonte" si trova in Gérard de Nerval: che si debba soltanto alla fantasia di quest'ultimo, o che si basi, come sostiene, su qualche racconto che aveva sentito veramente (e, in questo caso, apparterrebbe con una certa verosimiglianza a qualche setta eterodossa del Vicino Oriente), in ogni caso non ha nulla in comune con la leggenda autentica di Fliram della Massoneria, e per giunta ha avuto il destino abbastanza spiacevole di diventare uno dei «luoghi comuni» dell'antimassonismo, che se ne è impadronito con intenzioni evidentemente dcl tutto diverse da quelle che la fanno utilizzare in questo libro, ma per arrivare in definitiva allo stesso risultato, e cioè, a parte ogni altra valutazione, ad attribuire all'iniziazione un carattere «luciferino». Segnaliamo anche, dallo stesso punto di vista, una specie di ossessione per il colore verde, che da una parte è presentato (p. 35) come «colore luciferino» (probabilmente perché è il colore di Venere, che i Latini chiamavano Lucifer in quanto «stella del mattino»), dall'altra invece (p.81) è il «colore dell'Iniziazione», accostamento di cui è facile trarre le conseguenze; lo sforzo fatto per dare un significato speciale a questo colore, ovunque lo si incontri, si collega, d'altro canto, a diverse storie veramente strane di cui abbiamo dovuto occuparci qualche anno fa...
Ambelain giunge perfino ad affermare, con tono molto serio, che le lettere «X» e «P» del Labaro di Costantino devono la loro importanza al fatto di essere «i due pilastri della parola "chlòros", che significa "verde" in greco» (p.73). Tutto ciò ci conduce a un altro tratto caratteristico di ciò a cui si ispira l'autore: il procedimento detto «Cabala ermetica» (sembrerebbe che, in questo caso, si debba scrivere «Cabala», per distinguerla dalla Kabbalà degli Ebrei), o anche «Cabala fonetica», che avrebbe dato il nome alla «Cabaleria», in altre parole alla Cavalleria! Ci si ricorderà, sicuramente, che spesso abbiamo dovuto rilevare l'abuso di questi accostamenti verbali da parte di
certi scrittori fin troppo dotati d'immaginazione, e peraltro abbastanza inconsapevoli di ciò a cui possono servire quando sono maneggiati da persone più «accorte», ma la cosa più importante è che questi «giochi di parole» non sono altro che la deformazione e quasi la caricatura di un procedimento interpretativo tradizionale fondato su un simbolismo fonetico reale, affine al nirukta indù; del resto, in generale, certe verità che, malgrado tutto, sussistono attraverso tutto ciò sotio a loro volta presentate in
un modo che le snatura completamente, talvolta fino a capovolgerne il significato legittimo... Sia come sia, pare che si debba trarre conseguenze notevoli dal fatto che l'«argot» è detto anche «lingua verde», e che foneticamente è l'«art goth», cioè non solo l'«arte gotica» delle cattedrali, ma anche l'«art goétique»' (p. 53), di cui ora parleremo. In effetti, qui non si tratta semplicemente di magia, ma più propriamente di «magia nera»; in fondo, l'autore stesso non dichiara forse che «qualsiasi magia pratica è e non può non essere satanica» (e precisa che lo intende nel senso che appartiene al regno del Seth egizio, che è, non dimentichiamolo, il «dio con la testa d'asino»!), e che «tutte le opere magiche, per quanto possano apparire altruistiche, appartengono al regno di ciò che il profano classifica con il termine di magia nera» (p. 147)?
È vero che si sforza di spiegare queste affermazioni in modo da attenuarne la portata, ma c'è molta confusione, volontaria o no; in ogni caso, per lui è certo che «i maghi di tutti i tempi si sono vestiti di nero» e hanno utilizzato solo accessori ugualmente neri, cosa che peraltro, dal punto di vista storico, ci sembra falsa, ma non meno significativa. S'intende che il colore nero ha un senso metafisico di cui abbiamo già parlato, e che è completamente diverso dal senso «sinistro» che di solito possiede; ma, dal momento che questo senso superiore è lontanissimo dal campo in cui si esercita l'attività del mago, non può essere messo in questione proprio qui; ed è molto sospetta anche la maniera stessa in cui l'autore vuol modificare il significato tradizionalmente riconosciuto a certi concetti, come quello di «Sole nero» o di «Satellite oscuro»... Nemmeno la giustificazione dell'uso dei ceri neri (pp. 224-225) è più felice; nei nostri ricordi (ricordi che peraltro risalgono a molto tempo fa, perché tutto ciò deve datare a più di quarant'anni or sono), questi ceri neri sono legati, in particolare, a una faccenda che riguarda un determinato gruppo, di cui si parla precisamente in un altro punto del libro (p. 243) e che si vuoI difendere dall'accusa di «satanismo», dicendo che «è semplicemente una società segreta occultista, null'altro»; ma, nella nostra epoca, non ci sono forse parecchi gruppi più o meno consapevolmente «satanisti» che, in effetti, non sono altro che questo? In questo campo, potremmo anche citarne almeno uno che, esso sì, rivendicava espressamente il suo carattere «satanista», e un'allusione che abbiamo incontrato da qualche parte nel testo ci ha dimostrato che non era sconosciuto all'autore; ma, allora, a che cosa tende questa giustificazione, che oltretutto mira a presentare tali gruppi occultisti come «circoli iniziatici seri», cosa che è una vera e propria presa in giro? D'altra parte, dobbiamo precisare che non vogliamo affatto confondere «luciferinismo» e «satanismo», che sono due cose diverse, ma dall'uno all'altro il passaggio rischia di compiersi quasi insensibilmente, così come una deviazione spinta sempre più lontano finisce ineluttabilmente per sfociare in un capovolgimento totale dell'ordine normale; e non è colpa nostra se, nel caso in questione, tutto è ingarbugliato a tal punto che non si sa mai esattamente a clic cosa ci si trova di fronte... Le applicazioni che vengono fatte del «dualismo» sono tutt'altro che coerenti: così l'iniziazione, assimilata alla magia, come abbiamo già detto, viene opposta alla religione, il che non
impedisce che i riti religiosi vengano poi identificati, con una fusione inversa, ai riti magici; d'altra parte, l'Ebraismo e il Cristianesimo, che rientrano incontestabilmente nella religio ne, sono però opposti l'uno all'altro; a quali «poli» possono corrispondere rispettivamente i due termini di queste diverse opposizioni? Non si riesce a vederlo, tanto più che, se il Cristianesimo è interpretato in un senso «naasseno» (pp. 256-257), il Dio di Mosé, per parte sua, è identificato con lo «Spirito della Terra» (pp. 204-205), per non parlare dell'insinuazione, più clic equivoca, secondo cui, nella lotta tra Mosé e i maghi di Faraone (p. 37), il ruolo del «mago nero» potrebbe benissimo spettare a Mosé! Sicuramente sarebbe estremamente difficile sbrogliare tutto questo caos, ma d'altronde non è affatto necessario, per rendersi conto che le pratiche descritte in questo libro, e senza che il lettore ne sia messo in guardia, come esigerebbe la prudenza più elementare, sono per la maggior parte pericolosissinie, e alcune di esse appartengono più che altro alla stregoneria. A proposito dei pericoli di cui si tratta, citeremo in particolare il modo in cui vengono considerate le pratiche divinatorie, che sarebbero «quasi sempre delle pratiche evocatorie» (p. 112), cosa che non assomiglia affatto alle antiche sciénze tradizionali, di cui sono soltanto residui spesso incompresi, ma la cui conseguenza logica è che, «quando si effettua un tentativo divinatorio, ci si mette in uno stato di ricettività, di completa passività» (p. 273). È fin troppo facile capire quali possono essere i nefasti risultati di un modo di agire del genere. L'autore manifesta una marcata predilezione per la geomanzia, che paragona, abbastaiiza a sproposito, alla «scrittura automatica» degli spiritisti, e che per lui pare essere un modo di comunicare con io «Spirito della Terra»; d'altronde, se ne fa un concetto tutto particolare (p. 98), che, nonostante le sue affermazioni, attiene soltanto alla «magia cerimoniale» più tipicamente occidentale, poiché non è certo in Oriente che hanno avuto bisogno di fare tante moine - passateci il termine - per praticare la geomanzia... aggiungiamo ancora che, se talvolta si rifiuta, per motivi più o meno oscuri, di vedere il diavolo dove in effetti è, viceversa gli capita anche di vederlo dove non è: «Mastro Pierre de Coignet» (pp. 24 1-242), che un tempo si poteva vedere a un angolo della tribuna dcl coro di Notre-Dame, non era affatto una raffigurazione del diavolo, ma semplicemente uiia caricatura di Pierre de Cugnières, avvocato generale del Parlamento sotto Filippo di Valois, esecrato dal clero del suo tempo perché, in un'assemblea tenutasi nel 1329, aveva combattuto l'estensione assunta dalla giurisdizione dei Tribunali ecclesiastici (vedi Mémoire sur les Libertés de l'Eglise gallicane, Amsterdam,1755, pp. 245-248); vuol dire che non fu certo il clero, nel XVII secolo, a voler farlo sparire, ma, al contrario, i partigiani della supremazia dcl potere civile, che potevano sentirsi colpiti da questo insulto permanente alla nienioria del loro lontano predecessore. Si tratta, quindi, di un grossolano errore, ed è veramente un peccato, perché si prestava perfettameiite all'intento dell'autore: «Pierre du Coignet», è la «pierre du coin», cioè la «pietra d'angolo» o «angolare», e scrive altrove che il diavolo «è veramente la base e la pietra angolare di tutta la Teologia» della Chiesa cattolica (p. 56), e si converrà che è un modo molto singolare di interpretare il simbolismo della pietra angolare; ecco un esempio abbastanza istruttivo di dove possono condurre gli abusi della cosiddetta «Cabala ermetica»! Ci sono anche, bisogna dirlo, altri errori, la cui ragion d'essere non appare altrettanto chiara: così, Valentin Andreae è dato come «pseudonimo» di un «autore tedesco anonimo» (p. 24), mentre si tratta del nome autentico di un uomo la cui vita e le cui opere sono ben conosciute; il grado massonico di Cavaliere Rosa-Croce è il settimo e ultimo del Rito Francese, e non «l'ottavo» (p. 25), che non è mai esistito; fu Platone, e non Pitagora (p. 61), a far scrivere sui frontone della sua scuola le parole: «Che nessuno entri se non conosce la geometria»; altrove, la festa di san Giovanni Battista è attribuita a san Giovanni Evangelista (p. 168), e si pretende anche di trarre da questo fatto qualche conseguenza non trascurabile... A fianco di questi errori di tipo storico, vi sono errori linguistici non meno curiosi: per esempio, «releabim», che peraltro è un plurale (ma qui il plurale delle parole ebraiche è continuamente scambiato per il singolare), non ha mai significato «bastone» (p. 11); «emeth» non vuoi dire «vita» (p. 124), ma «verità», e «nephesh» non indica affatto «lo spirito puro» (p. 153); la «heth» è scambiata più volte con la «he», cosa che falsa completamente l'analisi geroglifica delle parole in cui compare, così come tutte le deduzioni che ne conseguono. Del resto, l'ebraico non è la sola lingua che viene così maltrattata; sorvoleremo sulle numerose parole deformate che si potrebbero imputare alla stampa, anche se è abbastanza difficile farlo, poiché ricorrono invariabilmente sotto la medesima forma; non occorre essere un grande latinista per sapere che «Cristo Re» non si dice «Christum Rexus» (p. 283), o anche che «Omnia ab uno et in unum omnia» non significa «Uno è nel Tutto e Tutto in Uno» (p. 21), ma «Tutto proviene dall'Unità e ritorna all'Unità». Forse certuni potranno lasciarsi impressionare dalle apparenze di un'«erudizione» a prima vista alquanto considerevole; ma, come dimostrano gli esempi che abbiamo fornito, queste apparenze sono molto ingannevoli... Non è strano che abbiamo deciso di dilungarci tanto su un libro del genere e di entrare nei particolari come abbiamo fatto, perché è uno di quelli che possono soltanto contribuire ad aumentare il disordine e la confusione nello spirito di molta gente; per questo è necessario mostrare il più chiaramente possibile che cosa c'è sotto. Per concludere, si potrebbe dire, senza fare nessun «gioco di parole», che l'«ombra» di cui si parla nel titolo si deve intendere senza dubbio in senso «sinistro» e capovolto; ecco, a quanto pare, un bell'assaggio di ciò che ci riserva la famigerata «era dell'Acquario»!

R. Guénon

martedì 29 maggio 2018

Il Grande Serpente


Eliphas Levi chiama «“Grande Serpente” … la parte inferiore dell’Anima Mundi che riflette tutto il Bene ed il Male del Mondo della Materia. Con il potere di Discriminazione e di Retto Giudizio, l’Anima Mundi, lo Specchio del Mondo, diviene per l’Iniziato un’inesauribile Archivio di sapere. L’esistenza di questo Archivio speculare è conosciuto anche in oriente, dove dicono che sia posto nella parte inferiore dell’Akasha …»La descrizione dell’Abate è criptica, ma ci porta ad un altro concetto. Quello che anche il pianeta ha un aura astrale, eterica, mentale e spirituale. In questo caso, l’anima mundi, o akasha, sono l’etere riflettente che trattiene le impressioni di ogni pensiero impresso e che una coscienza particolarmente evoluta può “leggere”. Per questo il Serpente alato o Drago è il simbolo del sapere iniziatico, il Potere che illumina ed il Fuoco che distrugge ogni forma a lui difforme. Oltre ai significati già enunciati, questo simbolo racchiude due altri notevoli significati: quello di iniziazione ascendente e d’iniziazione discendente che cercheremo di riassumere. Il Fuoco serpentino sale attraverso tre canali energetici, uno diritto e due di forma sinusoidale, sino al centro della testa dell’uomo, fluendo attraverso 7 centri o gangli energetici che ravviva uno dopo l’altro. Questa è l’iniziazione ascendente. L’accensione del triangolo d’eccellenza (cuore, mente, gola), richiama l’energia (esterna) della coscienza sottile che rientra attraverso il centro della testa, formando quell’irraggiamento che somiglia ad una corona di luce (centro coronale). Quando gli effetti dell’iniziazione discendente e quelli dell’iniziazione ascendente s’incontrano si attua l’Opera di trasmutazione dell’Uomo. Egli diviene così, un Uomo Reintegrato con l’Adamokadmon della triade sephirotica posta sotto Kether. Il significato di questo duplice “incontro” tra l’energia ascendente della materia e quella discendente, l’energia spirituale che in termini moderni chiameremmo energia nucleare, è mostrato nel simbolo dell’ esagramma con un punto al centro. Ch’è, la chiave per comprendere la Grande Opera alchemica.

La leggenda nera e la poesia amabile della Carpanea del poeta di Villa Bartolomea

Leggenda della Carpanea 

 


.LEGGENDE, LA CITTA' DI CARPANEA......

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Una leggenda del Basso Veronese, di quel territorio un tempo ricoperto per gran parte di paludi, chiamato ‘Grandi Valli’. Un tempo però, si racconta che al posto delle paludi esistesse una città con sette ordini di mura, difesa da cento torri altissime. Attorno, fiumi e fossati, regolate da dighe. Alle spalle della città, un lago conteneva le acque disordinate. Sulla parte più alta, sorgeva un tempio in onore del dio delle acque Appo, che proteggeva la città e la collina su cui sorgeva dalla forza devastante delle acque circostanti. Il tempio era incredibilmente grande ed il re della città, accompagnato dal suo popolo, doveva portate quotidianamente cibi e bevande in offerta al dio, per placare le sue ire. Ma un giorno, il re, pensando che così facendo i sacerdoti del tempio sarebbero ben presto divenuti più potenti e ricchi di lui, smise di perpetuare tale rito e il popolo lo imitò. I sacerdoti, compreso che quella sarebbe stata la loro fine, istigarono il popolo contro il proprio re: il dio Appo avrebbe con la propria ira causato sventure infinite alla città, fu quindi catturato, e messo in un’umida prigione.
Qui, vi meditò la sua vendetta e una notte, favorito dalle tenebre e dal sonno dei guardiani, fuggì, penetrò nel tempio e rapì la statua del dio. I sacerdoti, accortesi del furto, incitarono la folla contro di lui, colpevole di sacrilegio. Il re, vistosi perduto, corse verso il lago e vi gettò la statua e approfittando dello sbigottimento generale, fuggì nei boschi che sorgevano a fianco della città di Carpanea e corse poi al palazzo reale. La folla, esasperata dal fatto, in parte si gettava nel lago per cercar di recuperare il simulacro, affogandovi miseramente. Alcuni si precipitarono sulle dighe, aprendole con l’intento di prosciugare il lago. Ma così facendo, le acque improvvisamente inondarono il tutto, creando un immane gorgo. Così, tra le grida di disperazione, le genti di Carpanea scomparvero, mentre il re, dall’alto del pinnacolo del tempio, osservava lo scempio del suo popolo e fu anch’egli colto da disperazione. Cominciò a suonare la campana del tempio in un disperato tentativo di richiamare la folla sulla collina, ma anche questa, erosa dall’impeto delle acque, sprofondò nel gorgo. E’ così, che si formarono le Grandi Valli.
E la notte, chi percorre l’argine delle paludi, può udire ancora il pianto disperato che proviene dal profondo della terra. E la notte di Pentecoste, al lamento vi si aggiunge un suono lugubre che si spande su tutta la Valle: è la campana del tempio…

Da questa nera leggenda il poete Agnolo Poli riesce a trarne una visione più serena e solenne, di una romanità che ha lasciato un segno preciso della messa a coltura di queste terre paludose che divennero lande fertili baciate dall'organizzazione laboriosa e pianificata delle maestranze imperiali:

CARPANEA

"Qua gh'era la cità de Carpanea,
ch'el taramoto se l'à sprofondà";
cossì me poro Barba me disea,
passando via in careto par de là.

Carpanea, Carpanea, ghe sito stà?
O gera i veci, po', che i s'illudea?...
Sfoio le storie e lore no' gh'in sa,
gnanca me Barba, proprio, lo savea.

Mo co' se ara in vale a tiro oto,
opur co' la "Pavesi" meio ancora;
la gumera te svoltola par soto

Siabole vece e trvi carolà
e statue rote la te pesca fora.
No' gè questi i segnai de la cità?

Co' torno da in Lodeta, verso sera,
toco la Roma che me porta via;
la vale, a poco, a poco, se fa nera
e qua se svaia la me fantasia.

Carpanea, Carpanea! soto a 'sta tera,
longo el Misserio e la Lodeta mia,
te dormi, o gran cità, la pace vera
e mi me sento 'na malinconia.

Carpanea, Carpanea, cità Romana,
'desso el to' camposanto el pare on orto
cresse i racolti come 'na fumana.

Dormì fradei Romani i vostri soni,
che 'sto sangue latin no' ve fa torto:
pronto al varsoro e al'erta coi canoni!

Angiolo Poli

Megaliti trasportati dal suono, vicino a quello creatore

SI NARRA, CHE LE PIETRE DI STONEHENGE, FURONO TRASPORTATE ''CON IL CANTO PER MARE E PER TERRA'' E COLLOCATE DOVE SI TROVANO ORA... MA A PARTE LA LEGGENDA ( CHE COMUNQUE, CHIUNQUE SIA STATO LE VUOLE PROVENIENTI DALL'IRLANDA...non esistono pietre blu' in questa zona...) E A PARTE, LA ORMAI ACCETTATA ''RICOLLOCAZIONE'' ARBITRARIA, ESSE HANNO VICINO UN ''TEMPIO'' IN LEGNO PIU' ANTICO. ( O PIU' RECENTE?) :WOODHENGE ... strana coincidenza che in questa zona si concentrino questi due siti e non solo... e' chiaramente un luogo molto particolare , non ultimo, e' la zona dei cerchi nel grano, tra i piu' spettacolari e numerosi...
Entrambi i ''templi'' sono datatI al Neolitico... datazione che posso accettare per il tempio in legno, ma non per la Stonehenge in pietra...
Anche per il grossolano errore che si fa di associarli ai DRUIDI, i quali, nonostante l'insistenza di una certa New Age, che scenograficamente, inventa riti solo lontanamente collegati al vero druidismo, che fu ben altro... si sa che I DRUDI svolgevano i loro riti nel folto dei boschi...
Woodhenge è un henge di classe I risalente al neolitico, nonché un cerchio di legname, situato nel patrimonio dell'umanità dell'UNESCO di cui fa parte anche Stonehenge, nel Wiltshire, Inghilterra. Si trova 3 km a nord-est di Stonehenge, nel comune di Durrington, subito a nord di Amesbury.Cunnington era convinta che il sito fosse composto da una sepoltura centrale, circondata da sei cerchi concentrici di posthole, quindi da un singolo fossato ed infine da un terrapieno esterno, largo circa 85 metri. La sepoltura era quella di un bambino che, secondo Cunnington, sarebbe stato un sacrificio. Sfortunatamente, dopo lo scavo, il corpo fu distrutto a Londra durante Il Blitz, e quindi un riesame non è stato possibile. Cunnington trovò anche lo scheletro di un adolescente nella parte di fossato che scavò.
Molti dei 168 posthole contenevano blocchi di legno, anche se Cunnington dimostrò che un paio di pietre potevano essere poste tra il secondo ed il terzo anello. Recenti scavi (2006) hanno indicato che vi erano, effettivamente, numerose pietre nel sito, sistemate in una "cala". Il buco più profondo misura 2 metri di profondità, ed è stato stimato che il legno inserito al suo interno fosse alto fino a 7,5 metri dal suolo. Si è stimato che i pezzi di legno utilizzati fossero pesanti fino a 5 tonnellate, ( NEOLITICO...SIC!) e la loro sistemazione era simile a quella di Stonehenge. La posizione dei buchi è oggi segnata con pezzi di moderno cemento che rendono esteticamente l'idea di come dovesse sembrare al tempo...( da wiki)
Si... ma quale...? e qual'e' la VERA STORIA DI QUESTO LUOGO...
uno dei piu' grandi studiosi e autori del libro ''Stonehenge'' da per me la sola risposta a tutte le domande che il luogo ci pone. ''Siamo in grado di dire una sola cosa, semplice succinta e corretta: non sappiamo cosa sia, e probabilmente non lo sapremo mai'' R.J.ATKINSON
francesca giuliana cialini

lunedì 28 maggio 2018

Andata e ritorno nell'Unità, superando il "male"

L'anima (che si rinnova di incarnazione in incarnazione) ha conquistato con il suo crimine - felix culpa! - la scienza del Bene e del Male, i suoi sforzi costanti gli sono valsi la libertà individuale; questi due tesori, che ne formano uno soltanto, non li perderà più.
Justi aqua, Deus mare, affermano i dogmi cabalisti di Pistorius. Non sarà mai troppo il meditare su questa grandiosa massima che, rapportata alle altre, diviene rivelatrice dell'auto-creazione delle anime individuali, del loro doppio viaggio, inizialmente decadente e poi, progressivo in seguito, attraverso tutte le modalità del Relativo, come infine della loro reintegrazione nell'Unita assoluta: là si compie il grande mistero della fusione armonica, senza che si annichilisca nessuna delle personalità sostanziali, conquistate al prezzo di tanto lavoro, sofferenza e magnanimi sforzi. Adamo ha espiato il peccato che aveva commesso solo per amore della Libertà.

("Il problema del male" - Stanislas De Guaita)
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Tomba di Angelo Goglio (Pomodoro)

Cimitero Monumentale di Milano
L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto