martedì 31 ottobre 2017

Verso il nostro centro

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Quando non siete sicuri di cosa fare, tornate al vostro respiro: inspirate ed espirate pienamente consapevoli, prendete rifugio nella presenza mentale. La cosa migliore da fare nei momenti di difficoltà è tornare a se stessi e dimorare nella consapevolezza.
(Thich Nhat Hanh)

Halloween e la tradizione religiosa romana dei giorni legati ai morti

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Ricostruzione dell'Ombelico di Roma, di forma conica come gli ombelici del mondo e come i Betili (pietre sacre di riferimento. E' la proiezione dell'Elmo di Oppeano.........
Anche nell'antica Roma si celebrava una sorta di Halloween. Era il Mundus Patet, uno dei 3 giorni dell'anno (24 agosto, 5 ottobre e 8 novembre) in cui la fossa che metteva in comunicazione il mondo dei morti e quello dei vivi veniva aperta. Sappiamo dalle fonti antiche che questi erano giorni pericolosi in quanto il Mundus poteva attrarre le anime dei vivi. Era proibito dare battaglia, prendere moglie e le porte dei templi erano chiuse. Non è un caso che simili riti siano confluiti nelle nostre tradizioni religiose.

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L'ombelico di Roma o Mundus Patent

lunedì 30 ottobre 2017

Il dittatore con limitati poteri

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Era il Re, in Italia durante il "Ventennio" ad avere potere decisionale.
Il Re comandava le Forze Armate e i Carabinieri.
Mussolini comandava appena la Milizia (MVSN), poca roba.
Un esempio semplicissimo: quando lo ha fatto arrestare.
Mussolini non essendo un dittatore vero e proprio, ovvero con poteri
illimitati, ma dovendo rispondere ad un Re è stato arrestato.
Nessuno invece poteva arrestare Hitler o Stalin. Perché erano Dittatori
"pieni". E non dovevano rispondere del loro operato a nessuno.
Pensa che c'è un episodio che è stato raccontato nei diari di Joseph
Goebbels, che descrive come Mussolini avesse meno importanza e potere
del Re.
Quando Hitler fece visita al Duce in Italia arrivò a Roma e ad
accompagnarlo al Quirinale, la residenza del Re, era proprio il Re.
I due viaggiavano in una carrozza di sera, con Roma illuminata a giorno,
ed erano solo loro due.
Mussolini che non era un capo di stato (mentre Hitler lo era e il Re
evidentemente anche) giunse al Quirinale su una macchina a parte, che
seguiva la carrozza.
Durante tutta la visita del Führer Hitler e il Re camminavano uno di
fianco all'altro, perché erano capi di stato, mentre Mussolini che non
era capo di stato li seguiva dietro.
Hitler rimase così colpito e sconvolto da questa mancanza di potere da
parte di Mussolini che quando rientrò in Germania diede immediatamente
l'ordine di escludere dalla Wehrmacht e dalle SS tutti gli ufficiali
minimamente sospettati di simpatie monarchiche.
Mussolini era si il Duce, ma aveva un controllo limitato sulle Forze
Armate e sui Carabinieri, che rimasero sempre fedeli al Re.
E anche molti gerarchi fascisti più che fedeli a Mussolini erano vicini
al Re.
Quindi Mussolini non aveva tutto questo potere, certamente molto meno di
quanto ne avevano i dittatori "classici", chiamiamoli così, come Hitler
e Stalin ma anche Franco. E certamente meno di quanto lui desiderava
averne.
E infatti se ne lamentava sempre, pare che dicesse cose del tipo
"Neanche Hitler avrebbe potuto combinare nulla se avesse avuto tra le
pa*le un Re, come me lo trovo io".

domenica 29 ottobre 2017

Santa Francesca Romana al Foro, le reliquie di Simon Mago



di Fabio Isman
La vita dell'eretico Simon Mago è avvolta nella leggenda, come la sua sfida ai santi Pietro e Paolo, e la sua stessa morte. Egli, però, è stato a lungo famoso e celebrato, pur se ora, forse, alquanto dimenticato. Eppure, il luogo dove morì era la chiesa di Santa Maria Antiqua, e le reliquie della sua fine sono ora a Santa Francesca Romana. Tuttavia, andiamo un po' in ordine, giusto per capirci qualcosa. Il nostro nasce forse in un villaggio della Samaria, nel I secolo, ed è considerato il primo eretico della storia. Gli Atti degli Apostoli ci informano già di un Simone «che esercitava le arti magiche e faceva stupire la gente», facendosi credere Dio. Anzi, uno e trino: Padre in Samaria, Figlio in Giudea, e Spirito Santo altrove. Con i seguaci, fonda una setta: inutile riferirne qui i principi e i dettati; aveva perfino una compagna, Elena, incontrata in un bordello di Tiro nel Libano. Assai più interessante, invece, i successivi sviluppi, a Roma. Perché da lui nasce il termine «Simonia», il traffico di cose spirituali e sante: con il denaro, voleva acquistare le facoltà prodigiose allegate ai due santi, che portano il Cristianesimo nell'Urbe.

LA FAMA
Ed appunto tra i simoniaci lo colloca l'Inferno di Dante: nella terza bolgia. La sua Disputa con San Pietro sarà poi eternata da Filippino Lippi a Firenze, a Santa Maria del Carmine, nella Cappella Brancacci. E la fine, in alcune preziose illustrazioni antiche e nel Ciborio di Andrea Bregno, ora in Vaticano, che Sisto IV della Rovere volle sulla tomba di Pietro, fino a Confessione berniniana. Parlano di lui vari autori, come Giustino ed Ireneo. Vive a Roma durante gli imperi di Claudio e Nerone. E qui, ottiene la fama, ed è pubblicamente sfidato in un confronto da Pietro e Paolo. Due le leggende sulla sua morte. In una, si fa seppellire, per dimostrare di poter risorgere anch'egli dopo tre giorni. Ma invece, muore ovviamente nella tomba. Per l'altra diceria, che conta maggiori adepti, il suo exitus avviene durante una dimostrazione di lievitazione al Foro Romano, perfino davanti a Nerone, forse attratto dalle sue idee: dopo le preghiere di quanti gli erano avversari, precipita. Chi lo dice morto; chi soltanto con una gamba rotta, ma per essere poi lapidato sulla piazza.

LA PIETRA
Tra le leggende che ne narrano le gesta, una lo vuole capace di passare attraverso i solidi, e fare dei miracoli illusionistici, animando le statue. Poi, si opponeva alla Chiesa, che stava ancora nascendo. Per qualcuno, avrebbe perfino cercato di resuscitare un morto, finché Pietro non lo interrompe, provvedendo in vece sua. Ma di tutto, s'intende, non esistono verità storicamente dimostrate. La sua morte sarebbe avvenuta tra il 64 e il 65, e il luogo, pare che sia stato quello su cui poi sorse la chiesa di Santa Maria Antiqua. Tra chi pregava perché la sua folle dimostrazione di volo non avesse esito, c'era anche Pietro; si sarebbe inginocchiato su una pietra, in cui restano le impronte delle sue ginocchia: su una lastra di marmo, ora conservata dietro una grata, su una parete a Santa Francesca Romana. Che, non per caso, si chiama anche Santa Maria Nova: erede di quella Antiqua, da cui proviene la Madonna Glycophilousa, preziosa icona del V secolo che è in sagrestia, nota come «della Dolcezza»; portata qui, dato che la primitiva basilica era ormai in decadimento. Santa Francesca Romana nasce a metà del IX secolo, su un precedente oratorio, e la vuole papa Paolo I: restaurata e ampliata nel X e XII secolo.

FAMA POSTUMA
Senza troppo fondamento, una lapide ad Ariccia, sopra la Fontana delle Tre cannelle nella Piazza di Corte, indica un frammento di quello che del Mago sarebbe il presunto sepolcro: verosimilmente apposta dai Savelli, ma chissà perché; vi è stata ricollocata nel 1993. Parecchi secoli dopo, nel film Il calice d'argento, il viso del mancato profeta è diventato quello di Jack Palance. E qui, si può fare punto.

TEATRO BERGA A VICENZA

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Durante il medioevo sono state sovrapposte delle abitazioni alla struttura del teatro romano. Ancora oggi è possibile osservare l'andamento semicircolare del teatro lungo contrà Santi Apostoli, contrà Porton del Luzzo, piazzetta Gualdi.
La struttura romana in pietra dei muri è possibile osservarla entrando in alcuni negozi o in alcune abitazioni.

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Sottrararsi all'eterno ritorno


sabato 28 ottobre 2017

LE CHIESE DENTRO I TEMPLI. IL NUOVO VOLTO DEL SACRO

LE CHIESE DENTRO I TEMPLI. IL NUOVO VOLTO DEL SACRO
Nel 313, con l’Editto di Milano, l’imperatore Costantino concesse la libertà di culto in tutto l’impero, mettendo fine a secoli di persecuzioni contro i Cristiani. Ma Roma era ancora una città prevalentemente pagana e così gli edifici funzionali alla preghiera e ai riti della nuova religione furono costruiti inizialmente in periferia. La situazione tuttavia mutò rapidamente e l’Editto di Tessalonica che nel 380 proclamò il Cristianesimo religione di Stato inaugurò il dominio del nuovo culto in un clima di rivincita nei confronti degli antichi dèi pagani.
Le nuove chiese si ispirarono alle basiliche dell’antica Roma – grandi edifici pubblici con funzioni giudiziarie e commerciali ma non cultuali – da cui mutuarono il nome e la forma architettonica. I templi non potevano infatti servire da modello, in quanto legati a una fede proibita, che un atteggiamento superstizioso portava ormai a considerare diabolica. Si inaugurava una fase di forte ostilità, in cui la distruzione dei luoghi che avevano ospitato riti di adorazione dei “demoni” pagani era vista con favore, nel suo valore simbolico di trionfo della nuova religione.
Solo più tardi, tra il V e il VI secolo, quando il Cristianesimo consolidò definitivamente la sua supremazia, l’avversione nei confronti degli antichi edifici, abbandonati o in rovina, residui di un’epoca ormai lontana, scemò e si diffuse la pratica di purificare i templi pagani per trasformarli in chiese cristiane.
Molti luoghi di Roma conservano ancora le affascinanti tracce di questo momento di transizione e alcuni edifici suggestivi permettono di leggere nel proprio tessuto quelle trasformazioni architettoniche che, come uno specchio, riflettono fedelmente la fine di un’epoca e l’inizio di un mondo nuovo....
La chiesa di San Lorenzo de’ Speziali in Miranda
si trova nel Foro Romano, all’interno del tempio che nel 140 d.C. l’imperatore Antonino Pio fece erigere in onore della consorte Faustina e in cui fu venerato egli stesso, dopo la sua morte. Tra il VII e l’VIII secolo d.C., la cella interna fu trasformata in chiesa e dedicata a San Lorenzo, per ricordare il luogo in cui il martire venne condannato a morte. Nel 1430, Papa Martino V concesse l’edificio all’Università degli Speziali, che ne hanno ancora la giurisdizione. La denominazione “in Miranda” si riferisce alla mirabile vista sul Foro. Dell’antico tempio sono attualmente visibili le dieci colonne del portico antistante la facciata seicentesca in laterizio, opera di Orazio Torriani. L’interno, visitabile solo il giovedì, ospita celebri opere quali il Martirio di San Lorenzo di Pietro da Cortona e la Madonna col Bambino e Santi del Domenichino.

giovedì 26 ottobre 2017

Eremitaggio e socialità

Nella solitudine il solitario divora se stesso.
Nella moltitudine lo divorano in molti.
Friedrich Nietzsche

mercoledì 25 ottobre 2017

La Grande Moschea di Damasco sorta sopra il tempio dedicato a Giove


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La città romana di Damasco era divisa a scacchiera da ampie vie a colonnati, che si tagliavano ad angolo retto;. Lungo questa strada sul lato meridionale s'innalzavano un teatro e l'Odeon, sulla parte settentrionale la fortezza romana, il santuario di Giove Damasceno. Il tempio era dedicato al dio Hadad (identificato con Zeus, poi con Giove) e alla sua paredra Atargati. La decorazione era romana, ma la pianta completamente orientale. Un primo recinto rettangolare, circondato da portici e da bazar, racchiudeva un piazzale di 380 m. per 310, e un secondo recinto conteneva l'altare dei sacrifici e la cella; questo peribolo del tempio, lungo 156 m. e largo 97, che godeva del diritto d'asilo, forma ancora adesso il recinto della moschea degli Ommiadi, ovvero la Grande Moschea di Damasco. 
Sotto Teodosio I (379-395) i cristiani occuparono il tempio e nel sec. V lo ridussero probabilmente ad ampia basilica dedicata al Battista, perché secondo la tradizione vi si conservava il suo capo. Il califfo al-Walīd I, al principio del sec. VIII, diede all'edificio l'aspetto attuale (v. appresso). Della stessa epoca erano i musaici che rivestivano le pareti e rappresentavano, come quelli della moschea d'Omar a Gerusalemme, fogliami e giardini sparsi di abitazioni reali o di chioschi fantastici: nel 1928 se ne sono ritrovati cinquecento metri quadrati. Sono opera certamente di musaicisti bizantini.