Mi thesathei : “Io sono l’aurora” Mi amnuarce : “Io ho generato”
Queste frasi si trovano incise sull’oinochoe di Tragliatella, un vaso funebre manufatto dell’etruria arcaica, (VIII-VII a.C.) ritrovato nel 1878 nella località omonima in zona nord del Lazio, vicina all’abitato dell'antica e illustre Caere (oggi Cerveteri).
Due cavalieri, uno dei quali armato, escono da un labirinto sviluppato in sette corridoi come quello cretese. Alla destra si trova scritta la parola “Truia”.
Questa scena è anticipata da un'altra, raffigurante un offerente e da quattro figure intente nell’atto dell’accoppiamento.
L’offerente, una figura femminile, sembrerebbe introdurre con il gesto della mano destra allo svolgimento delle rappresentazioni che seguono. Sta in piedi accanto quattro pietre, indicanti un sicuro contesto rituale, il cui numero rappresenta l'evidente riferimento alla dimensione materiale stessa dignificata dalla realtà del simbolo.
E' altresì evidente, l’allegoria della generazione: accadimento visibile, il cui significato maggiore risiede nel maggior dominio costituito dalla dimensione invisibile da cui tutto scaturisce.
Un'altro lato del vaso offre una diversa scena, in cui sette guerrieri armati muniti di scudo, su cui è presente l’effige del cinghiale, muovono solenni, tutti con uguale passo cadenzato, verso il reciproco scambio d’offerte votive che avviene fra tre personaggi; una donna, un uomo e un’altra figura femminile di dimensioni assai ridotte, forse una bambina, o anche un genio tutelare, che fa da testimone recando un altro pegno.
Da notare, il cinghiale è connesso con il ciclo solare, la frenesia riproduttiva maschile e l'aggressività dei guerrieri. La costellazione oggi chiamata dell'Acquario, un tempo era proprio quella del Cinghiale, considerata sede dell'energia mistica e dell'iniziazione, della spiritualità rinnovantesi attraverso il corso delle Ere.
Alcuni studiosi, hanno riconosciuto nella raffigurazione il giudizio di Paride mentre altri negano ogni correlazione con l’episodio stesso...
Queste frasi si trovano incise sull’oinochoe di Tragliatella, un vaso funebre manufatto dell’etruria arcaica, (VIII-VII a.C.) ritrovato nel 1878 nella località omonima in zona nord del Lazio, vicina all’abitato dell'antica e illustre Caere (oggi Cerveteri).
Due cavalieri, uno dei quali armato, escono da un labirinto sviluppato in sette corridoi come quello cretese. Alla destra si trova scritta la parola “Truia”.
Questa scena è anticipata da un'altra, raffigurante un offerente e da quattro figure intente nell’atto dell’accoppiamento.
L’offerente, una figura femminile, sembrerebbe introdurre con il gesto della mano destra allo svolgimento delle rappresentazioni che seguono. Sta in piedi accanto quattro pietre, indicanti un sicuro contesto rituale, il cui numero rappresenta l'evidente riferimento alla dimensione materiale stessa dignificata dalla realtà del simbolo.
E' altresì evidente, l’allegoria della generazione: accadimento visibile, il cui significato maggiore risiede nel maggior dominio costituito dalla dimensione invisibile da cui tutto scaturisce.
Un'altro lato del vaso offre una diversa scena, in cui sette guerrieri armati muniti di scudo, su cui è presente l’effige del cinghiale, muovono solenni, tutti con uguale passo cadenzato, verso il reciproco scambio d’offerte votive che avviene fra tre personaggi; una donna, un uomo e un’altra figura femminile di dimensioni assai ridotte, forse una bambina, o anche un genio tutelare, che fa da testimone recando un altro pegno.
Da notare, il cinghiale è connesso con il ciclo solare, la frenesia riproduttiva maschile e l'aggressività dei guerrieri. La costellazione oggi chiamata dell'Acquario, un tempo era proprio quella del Cinghiale, considerata sede dell'energia mistica e dell'iniziazione, della spiritualità rinnovantesi attraverso il corso delle Ere.
Alcuni studiosi, hanno riconosciuto nella raffigurazione il giudizio di Paride mentre altri negano ogni correlazione con l’episodio stesso...
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