lunedì 30 giugno 2014

Il grande entomologo e scrittore Giorgio Celli

UN ALBERO PER GIORGIO CELLI

Dal blog Narrabillando

SI è celebrato 
l'anniversario 
della morte
sabato 14 Giugno, 
presso il giardino del Baraccano
Via Santo Stefano 119/2
Bologna


Il 14 giugno 2014 si celebrerà l’anniversario della scomparsa del Professor Giorgio Celli,grande artista e scienziato, nato a Verona nel 1935, ma vissuto per tutta la vita a Bologna. Per questo la famiglia e gli amici hanno scelto di ricordarlo assecondando le sue ultime volontà. Al figlio Davide, poco prima di entrare in sala operatoria per un intervento (al quale non sarebbe sopravvissuto) disse: “devi dire a tutti di non spendere soldi in fiori recisi o corone di alloro se va male, non si celebra la morte con la morte. Devi dire che chi vuole potrà onorare la mia memoria piantando un albero o adottando un gatto”.
Quest’anno è stato scelto il giardino del Baraccano per la piantumazione dell’albero (un tasso, Taxus baccata). 
L’anno scorso fu scelto un melograno e la commemorazione si tenne nel giardino San Leonardo che, tra l’altro, il Consiglio del Quartiere San Vitale, ha recentemente deciso di dedicare all’illustre professore di Bologna con un Ordine del Giorno che ha trovato il consenso di tutte le forze politiche essendo stato votato all’unanimità.
L’associazione “Salviamo gli orsi della luna” ha curato l’organizzazione dell’evento che, per raccogliere il maggior numero di adesioni, (ndr il giorno esatto della scomparsa è l’11 giugno), è stato spostato a sabato 14 giugno 2014.
Quest’anno l’evento (che avrà inizio alle ore 18.00) prevede la consegna del “Premio Giorgio Celli 2014” per coloro che si sono distinti - come avrebbe detto lo stesso Celli - “nella difesa dell’ambiente, degli alberi e degli animali”. 
“In particolare” – dichiara Davide Celli – “si è ritenuto che il premio dovesse in un qualche modo aiutare chi si è trovato a difendere questi tre simboli cari a mio padre in un frangente di particolare emergenza. Quando conoscerete i nomi dei vincitori vi sarà chiaro il senso del riconoscimento”.

Culti pagani e culti cristiani

   San Calogero di Agrigento: l'Ercole di memoria 

    ciceroniana

La  maggior parte elle feste patronali sparse per la penisola hanno radici pagane.
Sicretizzate e fortemente alterate dal cristianesimo invasivo, ancora oggi
mantengono le tracce di antichi
culti legati agli antichi dèi, ora sotto
sembianze di santi cristiani.
di Rosamaria Rita Lombardo
http://narrabilando.blogspot.it/2014/05/culti-pagani-e-culti-cristiani.html
S. CALOGERO 
DI AGRIGENTO: 
L’ERCOLE DI 
MEMORIA 
CICERONIANA

domenica 29 giugno 2014

Un rito pagano ancora in uso nella chiesa di Pagani

Pagani (SA) - La processione della ''Madonna delle Galline'' - Apertura ...

sabato 28 giugno 2014

Voragini paurose che si aprono per cause artificiali


Sinkhole in Florida
Sinkhole in Florida

Queste sono le Sinkhole generate da un potenziale scorretto sfruttamento del suolo da parte dell’uomo. Il fattore di pericolo è rappresentato dal fatto che il cedimento del tetto della struttura, il suolo, avviene senza preavviso alcuno e quindi rappresentando un fenomeno assai insidioso ed a volte anche mortale, come accaduto a Tampa, in Florida, a Febbraio. La formazione di queste voragini può essere generata da una errata valutazione geotecnica del sottosuolo che viene caricato con le sovrastrutture ma anche dallo svilupparsi di fenomeni di erosione derivanti dalla mutazione della circolazione delle acque sotterranee e nel caso di tessuto urbano può essere indotta anche dall’uomo per la modifica dei sottoservizi e degli schemi idraulici sotterranei anche nel caso di perdite di acqua. Come anticipato il cedimento è improvviso e senza preavviso e per questo assai insidioso. Ovviamente non si esclude anche l’impossibilità dell’uomo nel prevedere tali cedimenti in sede di realizzazione delle strutture e quindi una sua deresponsabilizzazione. A volte possono generarsi a causa di cedimenti molto profondi della formazione rocciosa del tutto imprevedibili.

venerdì 27 giugno 2014

STRANE DEE LE “KUMARIS” DEL NEPAL

STRANE DEE - VIAGGIO FOTOGRAFICO TRA LE “KUMARIS” DEL NEPAL, VERGINI SCELTE DA PICCOLE PER INCARNARE LA DEA “KALI” - NON POSSONO TOCCARE TERRA, ANDARE A SCUOLA O APPARIRE IN PUBBLICO FINO ALLA PRIMA MESTRUAZIONE -

Sono creature speciali, sempre trasportate sul trono, in spalla, il che significa che non imparano a camminare quasi finché non finisce il loro mandato. A quel punto si cancellano il terzo occhio disegnato sulla fronte, e tornano alla vita che non hanno mai conosciuto… -

da www.dailymail.co.uk

SAMITA TORNA IN FAMIGLIA

In gran parte del mondo le divinità appartengono al regno dell’invisibile. In Nepal invece le donne divine sono in carne e ossa. Vengono chiamate “Kumaris”, vergini, scelte da piccolissime per il ruolo di Kali e adorate dalla comunità. Sono costrette a lasciare casa e a vivere nei templi, dove passano il tempo sedute. Le “kumaris” sono troppo speciali per toccare terra, vengono trasportate sul trono, in spalla, il che significa che non imparano a camminare quasi finché non finisce il loro mandato. Non possono andare a scuola (hanno un tutor privato) né partecipare alla vita pubblica E’ concesso loro di uscire dal tempio tra le 9 e 13 volte l’anno, in occasione di festival e celebrazioni speciali.

SAMITA TORNA A SCUOLA

Il ruolo finisce all’arrivo della prima mestruazione. A quel punto inizia il “Gufa”, un rituale di 12 giorni che segna la fine del mandato: la ragazzina si scioglie i capelli, si lava il viso al fiume per cancellare il terzo occhio disegnato sulla fronte, e torna alla vita normale che non ha mai conosciuto.

FOTOGALLERY

La letteratura e gli dei

Roberto Calasso
La letteratura e gli dèi
Biblioteca Adelphi
2001
...
RISVOLTO
A lungo gli scrittori hanno parlato degli dèi perché la comunità
affidava loro questo compito. Ma poi hanno continuato a scriverne,
anche quando la comunità avrebbe ignorato o avversato quegli stessi
dèi e il divino da cui promanano. Chi erano quelle figure? Perché i
loro nomi affioravano sempre, imperiosamente o allusivamente?
Innanzitutto gli dèi della Grecia, che sin dalla Firenze quattrocentesca
degli Orti Oricellari – dove poeti, pensatori e pittori quali Botticelli,
Poliziano o Marsilio Ficino si proponevano di tornare a celebrare i
misteri pagani – attraversano per secoli, come onde possenti e
capricciose, la vita mentale dell’Europa, depositandosi in statue, quadri,
versi. E in seguito, a partire dai primi anni del Romanticismo tedesco,
dèi provenienti da ogni spicchio dell’orizzonte, e in particolare dall’Oriente.
Dèi dai nomi oscuri, ma ancora una volta paurosi e ammalianti. Le loro
figure si mescolano ora a un rivolgimento delle forme, a una fuga della
letteratura dal maestoso edificio della retorica, che a lungo l’aveva ospitata,
verso una terra che non è descritta sulle mappe ma dove – da Hölderlin e
Novalis a Mallarmé, a Proust e sino a oggi – siamo ormai abituati a ritrovare
la letteratura stessa nella sua metamorfosi più azzardata ed essenziale,
insofferente di ogni servitù verso la società e portatrice di un sapere
irriducibile a ogni altro, che qui viene delineato sotto il nome di
letteratura assoluta.
Questo volume raccoglie le otto Weidenfeld Lectures che l’autore ha tenuto
all’Università di Oxford nel maggio 2000.
Altro...

 

giovedì 26 giugno 2014

E ancora un segno di Giove a Verona

Scossa di terremoto a Verona città

Epicentro in zona Duomo, magnitudo 2,9 alle 15.24. Avvertita in tutta la provincia



Questa è la notizia delle ultime ore: terremoto sentito da tutta la provincia con epicentro proprio sotto, a grande profondità,  al complesso del Duomo di Verona (dato che in questo luogo esistono più chiese adossate alla costruzione principale nominata Santa Maria Matricolare).
Questo luogo durante l'epopea romana era adibito a luogo delle terme pubbliche e dedicato secondo Grancelli (dal suo testo: PIANO DI FONDAZIONE DI VERONA ROMANA)(vedi video http://www.youtube.com/watch?v=7Eiq-FBQiHo) a Giove il principe degli dèi.
Dopo l'incendio della funicolare (quasi completamente restaurata), che sia un altro segno preciso di non violare il tempio ritrovato sotto la caserma austriaca sopra Castel San Pietro?

martedì 24 giugno 2014

Il Pantheon non è una chiesa ma un grandioso tempio PAGANO

   
perché tanta cattiveria e mistificazione verso un monumento che è il vanto dell'Urbe. Rappresenta la sacralità e la maestosità della religiosità pagana nonostante varie manomissioni distruttive, operate PER PIU' DI UN MILLENNIO condotte su due versanti, quello della memoria del luogo e gli interventi demolitori sull'edificio mirati, che hanno causato gravi alterazione operati
Nell'anno 609, dopo oltre quattro secoli dalla sua costruzione, il Pantheon divenuto chiesa cristiana, S. Maria ad Martyres.Fu papa Bonifacio IV fece collocare nel Pantheon carri e carri di ossa prelevate dalle catacombe cristiane ed il tempio passò ufficialmente al Cristianesimo, come chiesa, sotto il nome di Santa Maria ad Martyres. Dovette subire varie mutilazioni per l'adattamento al nuovo culto: tuttavia lo scavo di corridoi e cappelle nei piloni, e cioè nei punti più inopportuni; la creazione di altre nicchie e la trasformazione di quelle esistenti; più tardi la sistemazione di sepolture, come quella di Raffaello e di varî altri artisti; le asportazioni delle decorazioni in bronzo, soprattutto ad opera di Urbano VIII, che diede motivo alla nota pasquinata "quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini"; la distruzione dei marmi policromi dell'attico compiuta dall'arch. Posi nel 1747; l'abusivo addossamento esterno di case; l'installazione di forni i cui camini portavano la fuliggine nel tempo attraverso le crepe della cupola; i tagli enormi di murature per la costruzione dei campanili del Bernini (le famose "orecchie d'asino" che Guido Baccelli fece demolire nel 1883); l'asportazione d'opere di rinforzo non credute tali; e soprattutto l'azione edace del tempo, non sono riusciti né a menomare la stabilità né a turbare l'armoniosa grandiosità del tempio. Come ultimo atto fu adibito come sede sepolcrale per i re d'Italia. Questo TEMPIO deve tornare alla paganita, nan ha nulla di cristiano e non è un sepolcreto per nessuno, ma un luogo di vita e di speranza,
CHE TORNI ALLA SUA ORIGINE!

Sciamani degenerati del secolo scorso

Patetici, hanno perso non solo lo spirito, ma anche l'essenza della loro e della nostra gioventù. Questo tempo e definitivamente perduto e questa è solo senescenza. Reliquie di una religione demenziale, dove anch'io ho partecipato!
 

lunedì 23 giugno 2014

Chiese cristiane e riti pagani

Come in un grande numero ci chiese esite un culto "segreto " al sole attraverso meridiane e punti fissi che sono segnati dai raggi solari di un particolare giorno che coincide con il magico giorno solstiziale di San Giovanni, altre offrono spettacoli straordinari e sbalorditivi.
Queste chiese sono: La cattedrale di Bari, la chiesa dedicata a San Leonardo a Spotorno, la dasilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, Santa Maria novella a Firenze, in più di una chiesa a Montespertoli e nella prima  cattedrale gotica di Francia e d'Europa di Cartes.
Riprendendo l'articolo una ci servirà da traccia per quelle citate e sopratutto per la grandiosa maggioranza di quelle non menzionate.

Solstizio d’estate alla Basilica Romanica di San Minato a Monte. di Stefano Mori


21 giugno. E’ il giorno più lungo dell’anno. Basilica Romanica di San Minato a Monte.Immagine Ore 13:00 circa. Un folto gruppo di persone si accalca tutto intorno al corridoio centrale della navata. Le porte della chiesa vengono chiuse e tutti, dentro, restiamo ansiosi in penombra….Il relatore inzia a parlare, del cristianesimo dell’anno mille, del romanico, di astronomia, di Fede…mi appassiono… E’ lui che ha ri-scoperto questo antico funzionamento dello zodiaco pavimentale di San Miniato. Ne ha scritto il tutto sul suo libro “Sole e simboli. Gli zodiaci di San Miniato a Monte” edito da Polistampa. Ogni anno ci sono sempre più persone ad osservare questo fenomeno, si sta spargendo la voce dal 2011 ad oggi. Abbiamo quasi dimenticato che le nostre bellezze romaniche erano costruite con sapienza e maestria e che quindi non ci sarebbe niente di strano nell’osservare la bravura dell’uomo nel mostrarci eventi naturali ricolmi anche di un notevole significato spirituale.
 
Ci siamo, solstizio d’estate, ore 13,45 circa…il sole spunta da una finestra in alto, alle mie spalle, le zampette del segno del cancro nel grande zodiaco sembrano arrossire..poi d’improvviso il cancro si accende, dal sole illuminato, preciso, tutto dura solo poco meno di un minuto. Ma ne vale la pena. Ve lo garantisco. Stupore, curiosità, brividi,
la Grande Bellezza delle nostre chiese Romaniche.

 
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Leggete anche l’articolo del Corriere Fiorentino.IT

domenica 22 giugno 2014

L'inversione dei poli prevista da Fulcanelli!

Campo magnetico sempre più debole. Che succederà alla Terra?

Il satellite europeo Swarm ha iniziato a mappare il campo magnetico terrestre. Confermando alcuni trend e aiutandoci a capire l’evoluzione del magnetismo terrestre.
Il colore blu indica un indebolimento del campo magnetico terrestre, quello rosso un rafforzamento
Il campo magnetico terrestre che ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo e che indirizza la bussola verso il Polo Nord si sta indebolendo.
Lo si sapeva già da tempo, ma ora c’è una certezza assoluta. Lo ha stabilito il satellite Swarm dell’Esa. Lanciato nel novembre 2013, Swarm fornisce dati senza precedenti sul complesso funzionamento del campo magnetico della Terra.
Le misurazioni effettuate nel corso degli ultimi sei mesi confermano la tendenza generale di indebolimento del campo magnetico, con un calo davvero drammatico che sta verificandosi nell’emisfero occidentale. In altre aree del pianeta, tuttavia, come sull’Oceano Indiano meridionale, il campo magnetico si sta rafforzato da gennaio.

E si sposta. Le ultime misurazioni, tra l’altro, confermano anche il movimento del Polo Nord magnetico verso la Siberia. Questi cambiamenti sono basati sui segnali magnetici che hanno il loro motore nel nucleo della Terra. In particolare nel nucleo esterno dove il movimento del ferro allo stato liquido produce il campo magnetico terrestre.
Nel corso dei prossimi mesi, gli scienziati analizzeranno i dati per svelare i contributi magnetici provenienti da altre fonti, vale a dire dal mantello, dalla crosta, dagli oceani, dalla ionosfera e dalla magnetosfera.
Ciò fornirà una nuova visione di molti processi naturali, da quelli che si verificano in profondità all’interno del nostro pianeta fino a quelli prodotti dall’attività solare. A sua volta, questa informazione produrrà una migliore comprensione del perché il campo magnetico si sta indebolendo.
«Questi primi risultati dimostrano l’ottima performance di Swarm», ha dichiarato Rune Floberghagen, Mission Manager di Swarm. «Con una risoluzione senza precedenti, i dati mostrano valori molto particolareggiati per ogni singola area del pianeta, fondamentale per capire cosa sta avvenendo a livello globale al campo magnetico».
I primi risultati sono stati presentati 19 giugno 2014 presso il terzo Swarm Science Meeting a Copenhagen, Danimarca.
I più colpiti saranno gli animali. Ma cosa significa un campo magnetico sempre più debole? Al momento gli scienziati non si sbilanciano, ma stando ad alcune previsioni potrebbe voler dire che siamo vicini ad un’inversione del campo medesimo. Questo potrebbe portare il Polo Nord a diventare il Polo Sud e viceversa. Tranquilli, ci metterà migliaia di anni e non sarà un evento così repentino.
Il fenomeno dell’inversione dei poli è già successo tante volte nel passato remoto della Terra, ma mai da che esiste l’Homo sapiens e dunque non sappiamo esattamente si ci potrebbero essere delle ripercussioni.
Certo è che ce ne potrebbero essere per molti animali, soprattutto uccelli, che utilizzano il campo magnetico per le migrazioni.

sabato 21 giugno 2014

L'onestà di mussolini e la prassi del ladrocigno politico di oggi!

L'onestà del Duce nessuno ha mai osato contestarla. E' uno storico di matrice socialista, Silvio Bertoldi, che lo ammette. "Mussolini non tradì cupidigia di denaro, egli non mostrò mai interesse alla ricchezza: e non si può contestare che un uomo che ebbe come lui in mano per vent'anni una nazione, e che non subì alcun controllo in nessun campo, avrebbe avuto facoltà - purché avesse voluto - di costruirsi una fortuna. Invece quando morì, alla vedova non lasciò praticamente nulla, la già citata villa Carpena e una casetta a Riccione; la sua famiglia uscì netta da qualsiasi indagine della commissione per gli illeciti arricchimenti". Prima della morte, a Gargnano, viveva in povertà certosina. Giovanni Dolfin racconta che non volle accettare nemmeno lo stipendio di capo della RSI, dicendogli: "Ma di che cosa ho bisogno io, ormai? Mangiare, non mangio più nulla. Vestiti non me ne occorrono. Cento lire al giorno mi bastano". Quinto Navarra, il fedele e pettegolo cameriere, testimonia che nei due anni di permanenza sul Garda, si comprò solo due paia di stivali e, per gli abiti, mandò a stringere da un sarto quelli che aveva per non comprarne di altri. Chiavolini, suo segretario particolare, narra che dovendo il Duce venire a Roma da Milano ed alloggiare in albergo, prese con sé venti biglietti da dieci lire ed era turbatissimo poiché pensava di avere addosso un patrimonio. Come si sa, per tutta la durata del Regime, non prese mai lo stipendio di Primo Ministro e viveva scrivendo articoli sulla stampa estera. Lo conferma anche Nicola De Cesare, che fu suo segretario dal '41 al '43, il quale aggiunge: "Tutti i denari che gli pervenivano come lasciti, elargizioni e altro, li consegnava a me perché li amministrassi. Andavano, fino all'ultima lira, in sussidi e beneficenza. Distribuivamo circa diciotto milioni di sussidi all'anno, milioni di allora"
 
L'onestà del Duce nessuno ha mai osato contestarla. E' uno storico di matrice socialista, Silvio Bertoldi, che lo ammette. "Mussolini non tradì cupidigia di denaro, egli non mostrò mai interesse alla ricchezza: e non si può contestare che un uomo che ebbe come lui in mano per vent'anni una nazione, e che non subì alcun controllo in nessun campo, avrebbe avuto facoltà - purché avesse voluto - di costruirsi una fortuna. Invece quando morì, alla vedova non lasciò praticamente nulla, la già citata villa Carpena e una casetta a Riccione; la sua famiglia uscì netta da qualsiasi indagine della commissione per gli illeciti arricchimenti". Prima della morte, a Gargnano, viveva in povertà certosina. Giovanni Dolfin racconta che non volle accettare nemmeno lo stipendio di capo della RSI, dicendogli: "Ma di che cosa ho bisogno io, ormai? Mangiare, non mangio più nulla. Vestiti non me ne occorrono. Cento lire al giorno mi bastano". Quinto Navarra, il fedele e pettegolo cameriere, testimonia che nei due anni di permanenza sul Garda, si comprò solo due paia di stivali e, per gli abiti, mandò a stringere da un sarto quelli che aveva per non comprarne di altri. Chiavolini, suo segretario particolare, narra che dovendo il Duce venire a Roma da Milano ed alloggiare in albergo, prese con sé venti biglietti da dieci lire ed era turbatissimo poiché pensava di avere addosso un patrimonio. Come si sa, per tutta la durata del Regime, non prese mai lo stipendio di Primo Ministro e viveva scrivendo articoli sulla stampa estera. Lo conferma anche Nicola De Cesare, che fu suo segretario dal '41 al '43, il quale aggiunge: "Tutti i denari che gli pervenivano come lasciti, elargizioni e altro, li consegnava a me perché li amministrassi. Andavano, fino all'ultima lira, in sussidi e beneficenza. Distribuivamo circa diciotto milioni di sussidi all'anno, milioni di allora"

Il sole che nasce nel magico giorno di San Giovanni

Semplice cerimonia al sorgere del sole il giorno del solstizio. GRANCELLI era con tutti noi il suo spirito aleggiava con serenità!

venerdì 20 giugno 2014

Chi era in realtà melkitsedek!

Melkitsedek. Il mistero di una figura biblica
di Nuccio D'Anna - 17/06/2014

Fonte: Arianna editrice 


Lo scritto che segue costituisce la Presentazione del libro di Nuccio D’AnnaMelkitsedek. Il mistero di una figura biblica (ed. Il Leone Verde, Torino 2014, € 16). Ringraziamo l’Autore per il gentile consenso alla pubblicazione.
* * *
melkitsedekLa figura di Melkitsedek si trova menzionata nell’Antico Testamento solamente nel Genesi (14, 18-20) e nel Salmo CX (v. 4). Nel canone neotestamentario, indirizzando ad una comunità cristiana la sua Epistola agli Ebrei (7, 1-18), anche San Paolo si sofferma sul significato ontologico di questo straordinario personaggio con un’ampia esegesi che sembra persino rimodulare formule midrashiche. Melkitsedek ritorna ancora con mansioni particolari in un paio di rotoli scoperti a Qumrân, affiora in alcuni aspetti del simbolismo e delle speculazioni rabbiniche (Targum di GerusalemmeTalmud di BabiloniaTargum della Biblioteca VaticanaMidrash Rabba, ecc.), infine lo ritroviamo in vari scritti gnostici e in qualche opera dei primi Padri cristiani. Tuttavia, rispetto ai testi biblici tutte queste speculazioni presentano importanti variazioni che spesso ne cambiano la funzione, i riferimenti simbolici, il radicamento dottrinale e la stessa prospettiva complessiva.
Gli elementi essenziali del sostrato spirituale che è stato sempre saldamente connesso con Melkitsedek vanno ricercati nello speciale radicamento dottrinale che ha alimentato la sua apparizione biblica e ne ha fatto senza alcuna incertezza “il re di Salem” e “il sacerdote dell’Altissimo”. C’è una continuità profonda che lega il Melkitsedek “re e sacerdote” del Genesi, la sua fugace menzione nel Salmo CX (il più ricco di princìpi e dottrine messianico-regali) e l’articolata esegesi sul “sacerdozio eterno” fatta da San Paolo nella sua Epistola agli Ebrei. Né si può ritenere  frutto di una pura casualità il fatto che la prima apparizione biblica di Melkitsedek ha comportato la missione tutta particolare di Abramo quale artefice del “Patto di Alleanza” con Dio; la seconda menzione ha toccato la funzione “assiale” della regalità di Davide, l’”Unto del Signore” che avrà il compito di edificare Gerusalemme, la “Città Santa”; e infine l’esegesi paolina ha indirizzato l’intero sostrato messianico emerso attraverso le precedenti apparizioni antico-testamentarie verso la figura di Gesù Cristo, il “Sacerdote Universale”. D’altronde, la presenza di Melkitsedek nella storia della spiritualità cristiana non è stata certo episodica e può farsi rientrare nell’ambito di quegli eccezionali personaggi che il p. Jean Daniélou ha definito non senza acume storiografico “santi pagani dell’Antico Testamento”. La sua importanza nella vita ecclesiale è testimoniata persino dall’elevazione agli onori degli altari di un San Melkitsedek celebrato il 26 luglio nel calendario liturgico armeno, il 26 agosto in quello della Chiesa Cattolica e l’8 settembre in quello etiope.
i-due-corpi-del-reE tuttavia, nonostante le continue menzioni Melkitsedek resta una figura enigmatica con una sua particolare storia che ha toccato ambienti culturali e spirituali diversissimi. Alois Dempf e Ernst Hartwig Kantorowicz hanno potuto documentare l’esistenza di una vera e propria “religione regale” che durante tutto il Medioevo si è richiamata costantemente a Melkitsedek, alle radici spirituali che ne hanno sostanziato l’importanza e al ruolo dottrinale sotteso dalla sua presenza nel Salmo CX. I loro studi li convincevano che il richiamo a Melkitsedek da parte di molti dottori e scrittori di “teologia politica” indicava una sorta di riferimento “esemplare” inteso a realizzare una organizzazione della società medievale fondata sulla centralità spirituale del sovrano e sulla sacralità della sua persona. Persino Dante fa fuggevolmente menzione di Melkitsedek e nel Paradiso (VIII,125) lo raffigura come l’esempio tipico di colui che ha corrisposto felicemente agli “influssi celesti” che ne hanno indirizzato la specialissima vocazione sacerdotale. La “sostanza” umana è stata plasmata totalmente dall’”essenza” divina e perciò nella sua persona si è realizzata in pienezza la Volontà del Creatore. Ma il Medioevo ha visto anche la circolazione del De tribus impostoribus, uno strano libello attribuito dal papa Gregorio IX agli intrighi politici e alle mene anti-ecclesiali dell’imperatore Federico II e del suo cancelliere Pier delle Vigne. In realtà, gli elementi essenziali di questo racconto erano affiorati per la prima volta nel mondo culturale degli Ebrei di Spagna (poi nel XV secolo verranno trascritti nelloSchévet Jehudà di Salomon ben Verga), ma li ritroviamo anche nel Li dis dou vrai aniel, nei Gesta Romanorum (cap. 89), nel Novellino (LXXIII), nell’Avventuroso Ciciliano (III, 5) di Bosone da Gubbio e con più dottrina, completezza e perizia narrativa nella celebre terza novella del Decameron di Giovanni Boccaccio. Dietro il velo di una divertente, ma feroce satira contro i “falsi profeti” Mosè, il Cristo e Maometto, veniva orgogliosamente rivendicato non uno sconsolato scetticismo, ma l’esistenza di un’unica tradizione spirituale rimasta sempre nascosta dietro queste forme esteriori rispetto alla quale le tre religioni di origine abramica si sarebbero configurate come semplici anelli di un’unica catena. E l’autore di questa straordinaria favola raccontata certo non casualmente al sultano Salah-ed-din (considerato dagli scrittori cristiani del tempo un autorevole rappresentante di quella “cavalleria spirituale” che attraversava senza distinzione alcuna il Cristianesimo e l’Islam), era un “savio giudeo” di nome Melkitsedek…
L’intento del presente studio non è solamente quello di delineare i tratti di un interessante personaggio che, pur presente autorevolmente in alcuni momenti del canone liturgico, per tanti aspetti sembrerebbe essere rimasto comunque impenetrabile, ma essenzialmente quello di fare emergere l’ambientazione religiosa e la dimensione ontologica dalla quale è fuoruscito Melkitsedek, i suoi legami con la storia spirituale israelitica, il ruolo “esemplare” che ha avuto nella fondazione della monarchia sacra davidica e la portata universale delle sue apparizioni nei momenti “epocali” delle vicende di questo popolo. Solo dopo aver delineato il valore universale della sua presenza nell’Antico Testamento si potrà capire perché San Paolo si sia  premurato di soffermarsi con inusuale ampiezza esegetica sul significato spirituale di un personaggio così enigmaticamente poco presente nella Bibbia tratteggiandolo come il Typus del “sacerdote eterno” che il Cristo incarnerà nella Sua stessa persona e proclamando senza dubbio alcuno la sua “uguaglianza” (aphōmoiōmenos) reale ed effettiva con il Figlio di Dio.
Infine, in un capitolo specifico del libro si avrà cura di esaminare la portata teologica del personaggio di Melkitsedek quale appare in alcuni rotoli di Qumrân, nelle sette eterodosse, nelle correnti gnostiche e nel folklore. Si tratta di una variegata quantità di narrazioni che a volte mostrano rilevanti aperture dottrinali, ma che in massima parte fluiscono da una forma di cultura crepuscolare ormai definitivamente staccata dal radicamento rituale che l’aveva animata e spesso si presentano come  pure sopravvivenze di cicli spirituali ormai spenti.


Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it 

LA NASCITA DI VERONA SULL'ALLINEAMENTO DEL SOLSTIZIO D'ESTATE

Domani mattina prestissimo, sabato, dietro il Castello di Montorio per aspettare l'alba di un giorno speciale, la nascita di Verona

Fulmini notturni e diurni.........


Summanus, il dio dei fulmini notturni

Summano (Summanus), il dio dei fulmini notturni era una divinità minore assimilata a una manifestazione di Giove (o Zeus) che era la divinità del fulmine diurno.

Questo dio sarebbe stato importato a Roma insieme ad altri culti sabini dal re Tito Tazio.
Ogni 20 giugno, giorno del solstizio d'estate, ricorreva la festa di Giove Summano, il dio nell'atto di scagliare fulmini notturni, considerati molto più temibili di quelli diurni.
A Giove Summano venivano fatte offerte come un segno propiziatorio, prevalentemente si trattava di focacce di farina, latte e miele a forma di ruota, dette Summanalia. La ruota potrebbe essere un simbolo solare.
Un tempio in onore di Summano costruito nel 278 a.C. sorgeva a Roma. Nel 197 a.C. però questo tempio venne colpito da un fulmine. Si racconta che il fulmine colpì proprio la statua del dio, staccandogli la testa la quale cadde poi nelle acque del Tevere.
Questo fatto fu interpretato come se il dio pretendesse un tempio tutto suo; così lo ebbe e gli fu dedicato nel Circo Massimo.

Dopo aver avuto il proprio tempio, pare che Summano si staccò da Giove, per diventare uno degli dei Infernali, addetto ai fulmini notturni.

Secondo Marziano Capella (De nuptiis 2.164) Summanus è un altro nome per indicare Plutone come il "più alto" (summus) del Manes .
Questa identificazione è ripresa dai successivi scrittori come Camões ("Se nel regno tenebroso Summanus '/ punizione più severa ora sopportare ...") e Milton , in una similitudine per descrivere Satana in visita a Roma: 
"Proprio così Summanus, avvolto in un vortice di fumo fiamma blu, cade su persone e città "

Sant'Agostino ricorda che in tempi precedenti Summanus era stato più elevato di Giove, ma con la costruzione di un tempio che era più magnifico di quello di Summanus, Giove è diventato più onorato...

L'economia del mondo e del più forte. La Cina si affaccia sulla scena militare mondiale!

LEGGETE MOLTO ATTENTAMENTE QUESTO BREVE ARTICOLO DI MAURIZIO BLONDET E' DI ESTREMO INTERESSE..
Washington ha studiato il primo strike atomico
Maurizio Blondet 18 Giugno 2014



Lunedì 9 giugno quattro bombardieri strategici russi Tu-95 Bear H si sono avvicinati alla costa della California, a meno di 50 miglia, in un attacco di bombardamento simulato. Questi sono aerei strategici capaci di portare sul territorio nemico testate nucleari.
Hanno sorpreso i sistemi aerei di difesa USA. «Nemmeno nei momenti più caldi della guerra fredda li ho mai visti tanto vicini», ha detto un Generale delle forze aeree in pensione,secondo quanto riferisce The Washington Free Beacon. Il senatore Connaway, membro della Commissione Servizi Armati, ha strillato fuori di sé: «Avremmo dovuto schiacciarli tutti uno ad uno [i bombardieri] come cuccioli di foca».
Forse che Vladimir Putin ha voluto fare una provocazione inutile?
No: quella russa è stata una risposta a qualcosa che fanno gli americani, e di cui non si parla. Putin ha voluto ricordare che il suo Paese resta una potenza nucleare perfettamente capace di ritorsione mettere a segno una ritorsione atomica ad un primo attacco atomico. Pechino, con una dichiarazione ancor meno riportata, ha fatto di più: ha avvertito esplicitamente Obama che la Cina ha due sottomarini nucleari al largo della California capaci di incenerire tutto dalla costa del Pacifico alle Montagne Rocciose; e missili balistici a testata multipla che, passano sulla verticale del Polo Nord, cancellerebbero l’America dalle Montagne Rocciose alla Costa atlantica.
Il tutto, come si vede, con un linguaggio durissimo, insolito per i cinesi. Anche il presidente Xi è uscito di senno?
No. Il punto è che gli USA hanno formulato una dottrina del «primo colpo nucleare», e messo a punto la strategia per assestarlo. Gli studi del Pentagono sono giunti (fin dal 2006) alla conclusione che «i russi e i cinesi non sarebbero più in grado di fare rappresaglia, oppure se una piccola forza [atomica] gli restasse, non oserebbero rischiare un secondo attacco [atomico] USA rispondendo» al primo attacco. Questo piano «incita alla guerra nucleare gli USA, approfittando della sua supremazia atomica». Lo ha rivelato un medico addentro ai segreti degli effetti del nucleare, Steven Starr, del Clinical Laboratory Science Program dell’università del Missouri e fra i dirigenti dell’associazione Physicians for Social Responsibility (psr.org).
La novità è che il presidente Obama (il Nobel per la Pace...), esattamente da un anno (giugno 2013) ha modificato la dottrina americana per le forze nucleari, stabilendo che la «deterrenza atomica» non è più il suo solo scopo. Ne segue che la strategia del primo colpo (first strike) diventa un elemento legittimo della politica estera USA.
Naturalmente la cosa è sottolineata con estremo allarme dai media russi ed anche iraniani. Qui apprendiamo che Mosca interpreta alla luce della dottrina di aggressione (first strike) l’ostinato sforzo americano di posizionare missili anti-missile (ABM) in Polonia, a ridosso della frontiera russa. E presto, l’intera Russia sarà circondata da queste armi. Gli ABM servono, quando l’America sferrerà il primo colpo nucleare, ad intercettare e distruggere i missili balistici intercontinentali russi (ICBM) lanciati dalla Russia per l’apocalittica rappresaglia. Un simile accerchiamento con l’identica intenzione ha luogo ai danni della Cina: sia col massiccio spiegamento di bombardieri invisibili sia aprendo nuove basi militari nel Pacifico.
Sia – fatto particolarmente sinistro – commissionando allo US Strategic Command (STRATCOM) uno studio speciale sul come neutralizzare l’immenso reticolo di tunnel cinesi (3 mila miglia) in cui Pechino nasconderebbe al sicuro da attacchi – secondo l’intelligence (o propaganda) USA – 3 mila testate atomiche (pochi anni fa, la stessa intelligence attribuiva alla Cina 300 bombe).
Con ciò, gli USA hanno distrutto l’equilibrio detto del “terrore”, nel gergo militare MAD (Mutual Assured Destruction), che ha scongiurato la guerra atomica per un settantennio: la certezza che se una parte arrischia il primo colpo il nemico ancorché incenerito, sarebbe in grado di lanciare automaticamente le sue piattaforme di rappresaglia incenerendo te; ciò rendeva una vittoria atomica impensabile, e la buona deterrenza attiva.
Adesso invece, ha scritto Paul Craig Roberts, «Washington crede di poter vincere una guerra nucleare senza o con pochi danni per gli USA. Questa convinzione rende la guerra nucleare probabile»: E continua: accettando i missili sul suo suolo, «il demente Governo polacco può aver firmato il mandato di morte per l’umanità. Il Congresso USA è complice, perché non ha indetto alcuna audizione per interrogare il potere esecutivo sulla sua intenzione di scatenare preventivamente una guerra nucleare. I vassalli, l’Europa orientale, il Canada, l’Australia e il Giappone sono complici perché accettano il piano americano e forniscono le basi per attuarlo».
Dall’altro lato, «dato che Russia e Cina sono così apertamente minacciate di primo colpo nucleare, potrebbero decidere di essere loro a fare il primo colpo. Perché dovrebbero Russia e Cina stare a far niente in attesa dell’inevitabile, mentre il loro avversario completa la propria capacità di proteggersi perfezionando il suo scudo ABM? Una volta che Washington avrà completato il suo scudo, Russia e Cina hanno la certezza che saranno aggredite, a meno che non si arrendano preventivamente».
Ma davvero la dirigenza di Washington, il grumo d’interessi e messianismi che hanno elaborato la dottrina del first strike, sono a tal punto dementi?
Basti pensare che l’efficacia dei missili ABM per annullare la rappresaglia atomica russo-cinese è ben lungi dall’essere dimostrata... l’amico Webster Tarpley, intervistato da Russian Today, ha risposto sì: angosciati dal terrore di perdere la supremazia storica, «i dominatori USA sono pronti a rischiare guerre di notevoli dimensioni per mantenere la dominanza globale»: «Forse questo non è evidente al mondo esterno, ma l’umore nelle élites lunatiche di Washington è che cercano un modo di contrattaccare da una posizione che sentono in qualche modo debole, e soprattutto hanno paura della Russia».
Avventurismo nichilista, messianismo ebraico esaltato, l’incestuoso intreccio fra il complesso militare-industriale e i neocon israeliti – due lobbies onnipotenti su Governo e Congresso –congiurano con la volontà americanista di «non cedere mai volontariamente la dominanza globale» nella conformazione di una mentalità che preferisce morire in un’apocalisse generale, che vedere altre nazioni al primo posto. Le continue brutali provocazioni contro Mosca in Ucraina e in Siria, lo scatenamento dei jihadisti armati e finanziati dagli USA, mostrano una chiara volontà di trascinare la Russia (e la Cina) verso l’irreparabile.
Mosca interpreta tutte le provocazioni, unite all’insediamento di missili in Polonia e ai preparativi americani di guerre stellari come «una dichiarazione di guerra non-ufficiale»; ha persino valutato la data in cui Washington può tentare il primo colpo atomico: il 2016. Non sotto Obama, ma sotto il nuovo presidente USA, che può essere Hillary clinton.
Questo può spiegare una strana battuta di Vladimir Putin durante l’intervista del 5 giugno scorso ai media francesi. Quando gli hanno ricordato che Hillary Clinton lo aveva paragonato ad Hitler, ha risposto: «Sapete, è preferibile non polemizzare con le donne. Madame Clinton non è stata mi troppo sottile nelle sue dichiarazioni... Ciò non ci ha impedito di incontrarla durante diversi eventi internazionali o di discutere normalmente. Penso che anche qui potremmo trovar un linguaggio comune». Poi, come pentendosi di essere stato poco cavalleresco, ha aggiunto: «Del resto, per una donna, la debolezza non è un grosso difetto...».
Ciò ha scatenato le prevedibili indignazioni nei media occidentali: ecco Putin, oltre che «omofobo», è anche «nemico delle donne»! La vetta inarrivabile della stupidità l’ha toccata Valerie Trierweiler – sì, proprio lei, l’ex prima signora dell’Eliseo, che Hollande ha cornificato per andare di nascosto con l’amante ulteriore, l’attrice Julie Gayet. Ebbene: cotanta personalità ha espresso il suo schifo via twitter, dichiarandosi «felice di non dover stringere la mano a Putin» (1). Magari è Putin che non ha voglia di stringere la mano a lei... ma ovviamente una simile escort stagionata non poteva cogliere il vero senso della notazione di Putin.
Questa sta nella metamorfosi che il Dipartimento di Stato ha subìto durante il quadriennio (2009-2013) in cui Hillary ha tenuto la massima poltrona. Una metamorfosi che un noto analista, J.P. Sottile, ha chiamato «la militarizzazione» del Ministero degli Esteri americano.
«Con sorpresa di molti, il Dipartimento di Stato è divenuti l’apparato più “falco” dell’Amministrazione Obama , superando il Pentagono che ha raccomandato moderazione quando il Dipartimento di Stato premeva per la guerra. Il mutamento risale al tempo in cui Hillary Clinton è stata segretaria». La signora ha lasciato dietro a sé delle «donne» sfegatate guerrafondaie – Victoria Nuland (2), Samantha Power, Susan Rice (a cui si è aggiunta la portavoce Jen Psaki) – delle erinni, attivissime nella sovversione internazionale e provocazione avventurista; sono essenzialmente loro ormai, più che il Pentagono, a gestire la guerra di nuova generazione per interposte milizie, «primavere arabe» e «rivoluzioni colorate» che hanno dato le belle prove in Libia , in Siria e adesso in Iraq; loro che armano i jihadisti e finanziano ed addestrano i neonazisti ucraini, loro che fanno passare l’interventismo bellicista come un «diritto di proteggere» (in sigla R2P).
Basterà ricordare l’Ambasciatore Chris Stevens, funzionario del Dipartimento di Stato, è stato trucidato a Bengasi l’11 settembre 2012 nel corso di una losca e mai chiarita «operazione» ordinatagli da Hillary, sembra una trattativa con tagliagole libici (da arruolare e spedire in Siria per instaurarvi la democrazia) per la distribuzione andata a male degli armamenti saccheggiati negli arsenali di Gheddafi. È stato dopo questo oscuro incidente, e per evitare un’inchiesta, che la Clinton ha dato le dimissioni dal ministero pochi mesi più tardi. Ma ha lasciato dietro a sé le sue erinni di fiducia, e – domani – può tornare: non più come ministra ma come Presidente degli Stati Uniti. Pronta ad aprire il dossier «Nuclear First Strike».
Del resto sul New York Times del 13 giugno è apparso uno studio, in cui l’economista Tyler Cowen teorizza che la bassa crescita economica è dovuta alla «mancanza di guerre importanti», alla «persistenza ed aspettativa di pace». Lo storico Ian Morris (docente a Stanford), ha scritto un libro in cui dimostra come la guerra sia il massimo motore del progresso: titolo, «War – What is Good For? Conflict and the Progress of Civilization from Primates to Robots». Kwasi Kwarteng, parlamentare britannico conservatore (di origini africane), ha scritto un saggio dal titolo «War and Gold: A 500-Year History of Empires, Adventures, and Debt» in cui sostiene che il bisogno di finanziare le guerre ha fatto sì che i Governi sviluppassero le istituzioni finanziarie e monetarie che hanno prodotto l’enorme sviluppo capitalistico dell’Occidente... insomma la creazione dell’opportuno stato d’animo collettivo viene alacremente perseguita: guerra sola igiene del mondo, con la guerra si guadagna, la pace fa male all’economia.
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1) Secondo le ultime notizie dei rotocalchi, l’inquilino che occupa l’Eliseo, la sede che fu di Da Gaulle, avrebbe lasciato la giovane amante e starebbe riannodando con la Tierweiler (detta Rotweiler dai giornalisti). La telenovela sta per farci conoscere nuove puntate.
2) La Nuland (Nudelman) ha ammesso pubblicamente di aver investito 5 miliardi di dollari nella destabilizzazione dell’Ucraina. Suo marito, Robert Kagan, è un neocon di primo piano: co-fondatore nel 1997 del «Project for a New American Century» (il think tank che auspicò «una nuova Pearl Harbor» per convincere gli americani ad un piano di costosissimo riarmo – auspicio avveratosi l’11 Settembre 2001), Kagan ha fondato nel 2009 il think tank successivo, «Foreign Policy Initiative», con lo stesso scopo: assicurare la dominazione e la superiorità militare globali per gli USA (e Israele). Kagan ha appena pubblicato un saggio, The World America Made: qui il neocon dettaglia la strategia di assedio della nuova Russia di Putin con sanzioni e accerchiamento NATO; raccomanda anche al futuro Governo USA di confrontare la potenza cinese in quanto violatrice dei diritti umani.

La tragedia e le violenze subite dalle popolazioni dislocate nei dintorni di Montecassino durante il II Conflitto Mondiale

                 
…e Guillaume ordinò: “potete stuprare le donne di Lauro di Sessa Aurunca”
Durante tutta la guerra e, in modo particolare, durante il periodo dell’occupazione prima dei tedeschi e poi degli alleati, la caserma dei Carabinieri di Lauro di Sessa Aurunca. Aurunca svolse un ruolo importantissimo: era il solo punto di riferimento e di protezione per tutta la popolazione civile.
Papà era solito dire che a guerra finita, la caserma di lauro una delle più antiche d’Italia fondata nell’anno 1903, sarebbe stata degna di ricevere la medaglia d’oro per l’abnegazione per la protezione e per gli aiuti costanti offerti a tutta la popolazione dai Carabinieri della nostra caserma che non vennero mai meno al loro giuramento. La caserma di Lauro aveva allora, come oggi, sotto la sua giurisdizione ben 15 frazioni del comune di Sessa Aurunca che di frazioni ne contava ben 36; lascio, perciò, immaginare il lavoro immane dei nostri Carabinieri in tempi in cui bisognava proteggere tutto e tutti.
Come quando avendo saputo che il comando alleato aveva dato ordine al Generale Guilloume, Comandante della IV Divisione marocchina in Italia, di guidare i suoi uomini sul Garigliano per stanare con micidialii scontri di terra e con combattimenti corpo a corpo i tedeschi ancora arroccati fra i monti e le macerie della riva destra del fiume, non esitarono a presentarsi al Comando Alleato di Lauro e chiedere una massiccia protezione per tutti i centri abitati: Rongolisi, Aulpi, Corigliano, Lauro, S. Castrese, Maiano situati lungo la strada interna, che da Sessa porta al Garigliano, attraverso la quale strada i Marocchini dovevano passare.
Fummo tutti avvisati tempestivamente e consigliati di restare chiusi in casa, ben nascosti. Ci barricammo tutti nei sotterranei e nelle cantine delle nostre abitazioni e molti uomini, come fece anche mio padre, portarono con loro armi di ogni tipo, disposti a fare una carneficina se quelle soldataglie si fossero avvicinate.
Passarono… e i centri abitati, sopramenzionati, furono salvi.
Solo Lauro ebbe due donne barbaramente violentate, due contadine: madre e figlia, che, col rispettivo marito e padre, uscirono tutti e tre dal centro abitato e, pensando di essere più sicuri nascosti nelle grotte della loro terra, si stavano dirigendo verso la loro campagna, quando furono avvistati e raggiunti da un branco di marocchini inferociti e le due povere donne furono violentate e stuprate.
A guerra finita, ogni volta che con i miei genitori andavo in campagna, incontravo queste due poverette, che sembravano, a me bambina, un pò fuori di testa e vedevo invece che i miei genitori le salutavano con affetto e rispetto e che, dopo averle salutate, sia papà che mamma, avevano gli occhi pieni di lacrime.
Chiedevo il perché, ma ero troppo piccola per sentire cose tanto brutte, mi distraevano con altri discorsi.
Diventata grande, seppi cosa era successo a quelle due poverette: dal quel branco di lupi famelici il povero uomo fu legato vicino al tronco di un albero, mentre la moglie e la figlia venivano violentate e stuprate con selvaggia ferocia. Poi, soddisfatti i loro istinti bestiali, i marocchini andarono via (i tre derelitti rimasero buttati lì, quasi privi di vita, non so per quanto tempo).
Nel sentire queste atrocità mi commossi fino alle lacrime cercai di incontrare quelle poverette per offrire loro il mio saluto, il mio affetto e la mia stima, ma non le vidi più. Seppi, poi, che erano morte.
Immaginate, perciò, cosa sarebbe successo se tutti i civili dei paesi, attraverso i quali, quelle orde dovevano passare non fossero stati tempestivamente avvisati e se fosse mancata la protezione militare voluta e richiesta dai nostri Carabinieri. Protezione, invece, che mancò completamente a tutte le cittadine e a tutti i paesi della riva destra del Garigliano, “Che dopo nove mesi difronte, dopo nove mesi passati sotto i famigerati bombardamenti a tappeto fatti dagli Alleati, dopo nove mesi di occupazione Tedesca, aspettavano l’arrivo degli “Alleati-Liberatori“, invece arrivarono, come premio, i marocchini con violenze e stupri”, come ha ricordato l’Pnorevole Pierferdinando Casini, Presidente della Camera dei Deputati, nel suo commovente discorso tenuto nella piazza Medaglia d’Oro di Castelforte, quando il giorno 17 novembre 2003 gli fu conferita la cittadinanza onoraria della città di Castelforte, città martire della Seconda Guerra Mondiale e Medaglia d’Oro al valor civile.
Quando, infatti, il generale Guillaume, comandante della IV Divisione Marocchina in Italia, arrivò sul Garigliano, prima di iniziare l’assalto contro i Tedeschi con terribili scontri di terra, a corpo a corpo, ebbe il coraggio di arringare la sua soldataglia con queste parole
Oltre quei monti degli Aurunci, oltre quei nemici, che stanotte ucciderete, c’è una terra larga e
ricca di donne, di vino e di case Se voi riuscite a passare oltre quella linea, senza lasciare vivo
un solo nemico, il vostro generale vi promette, vi giura che quelle donne, quelle case, quel vino e
tutto quello che troverete, insomma sarà vostro, a vostro piacimento!. . . Per cinquanta ore…
E potete avere tutto, fare tutto, distruggere e portar via se lo avrete meritato.
Il vostro generale manterrà la promessa se voi obbedirete per l’ultima volta fino alla vittoria…”
I Tedeschi furono stanati e subito dopo, così come il Generale Guillaume aveva promesso, iniziò la strage dei civili innocenti e la caccia alle donne dalla pelle bianca in questo triste maggio di sangue del ’44 fra le macerie di Castelforte, di Suio, di San Lorenzo, di San Cosma, di San Andrea, Esperia, di Coreno Ausonio, di Ausonia, di Spigno Saturnia, di Minturno, di Cassino, di Pontecorvo…. E per tutte le aspre gole dei monti Aurunci.
A guerra finita il Governo Italiano ha conferito a quei paesi la medaglia d’oro, che fa, oggi, bella mostra dei Gonfaloni dei loro Comuni, ma non potrà mai cancellare dai nostri monti il ricordo di quell’infamia: “Guillaume ha superato lo stesso Attila, perché quello che la storia definisce flagello di Dio e martello del Mondo non ordinò mai ai suoi uminini di violentare le donne degli alleati, perché noi italiani dal settembre del’43 eravamo alleati!” Sono ancora parole del Presidente Pierferdinando Casini Castelforte 17 novembre 2003.
Ora, dopo 60 anni, la terra degli Aurunci è ritornata essere bella, luminosa, operosa e vivace.
Dal Libro:  Fascino del Paesaggio, Leggende e Verità nascoste della Terra Aurunca – Zano Editore 2004
della Professoressa Cecilia Aida Maria Del Mastro
(autorizzazione richiesta all’autrice)