domenica 25 luglio 2010

Un mondo di professionisti che non servono a nulla






LA FAMIGLIA E I SUOI NEMICI(7) I PROFESSIONISTI DEL BISOGNO di Ivan Illich

(Da: AA. VV, Esperti di troppo, Erickson 2008)
Un modo per chiudere un’ epoca è quella di attribuirle un nome che rimanga impresso. Propongo di chiamare la seconda metà del Ventesimo secolo l’ «Era delle Professioni Disabilitanti»: un’ epoca nella quale le persone avevano dei «problemi», gli esperti possedevano delle «soluzioni» e gli scienziati misuravano realtà sfuggenti quali le «abilità» e i «bisogni». Quest’ era volge ora al termine, proprio come si può dire che sta già terminando l’era degli sprechi energetici. Le illusioni alla base di entrambe queste epoche risultano sempre più chiare a tutti, tuttavia non è ancora stata presa nessuna contromisura da parte delle istituzioni. L’accettazione acritica da parte della gente dell’onniscienza e dell’onnipotenza dei professionisti può sfociare in dottrine politiche autoritarie (con possibili nuove forme di fascismo) o in un’ulteriore esplosione di follie neoprometeiche ma essenzialmente effimere. (…)
Per vedere chiaramente il presente, immaginiamo i bambini del futuro che tra breve giocheranno fra le rovine degli edifici scolastici, degli aeroporti e degli ospedali. In questi moderni castelli, trasformati in cattedrali costruite per proteggerci dall’ignoranza, dal disagio, dal dolore e dalla morte, i bambini di domani riprodurranno, nei loro giochi, le illusioni della nostra «Era delle Professioni», come negli antichi castelli e nelle antiche cattedrali noi, oggi, ricostruiamo le crociate dei cavalieri contro i peccatori o contro i Turchi nell’«Era della Fede». I bambini nei loro giochi mescoleranno il gergo televisivo che ora inquina il nostro linguaggio con arcaismi ereditati dal medioevo o dai western. Li vedo rivolgersi l’un l’altro chiamandosi «presidente» e «segretario» piuttosto che «capo» e «signore». Già adesso qualche adulto ha la delicatezza di arrossire quando infila nel suo inglese manageriale termini quali «policy-making», «social planning» e «problem-solving».
L’Era delle Professioni sarà ricordata come l’epoca nella quale dei politici un po’ rimbambiti, in nome degli elettori, guidati da professori, affidavano ai tecnocrati il potere di legiferare sui bisogni; rinunciavano di fatto al potere di decidere in merito alle esigenze della gente diventando succubi delle oligarchie monopolistiche che imponevano gli strumenti con i quali tali esigenze dovevano essere soddisfatte. Sarà ricordata come l’Era della Scolarizzazione, in cui alle persone per un terzo della loro vita venivano imposti i bisogni di apprendimento ed erano addestrate ad accumulare ulteriori bisogni, cosicché, per gli altri due terzi della loro vita, divenivano clienti di prestigiosi «pusher» che forgiavano le loro abitudini. Sarà ricordata come l’era nella quale dedicarsi a viaggi ricreativi significava andare in giro intruppati a guardare la gente con l’aria imbambolata, e fare l’amore significava adattarsi ai ruoli sessuali indicati da sessuologi come Masters e Johnson e i loro vari allievi; l’epoca in cui le opinioni delle persone erano una replica dell’ultimo talk-show televisivo serale e alle elezioni il loro voto serviva a premiare imbonitori e venditori perché potessero fare meglio i comodi propri.
Gli studenti futuri saranno altrettanto confusi nel dover determinare le differenze tra istituzioni di ispirazione socialista e quelle capitaliste, al pari degli studenti di oggi quando sono chiamati a chiarire le pretese differenze tra le diverse sette per la Riforma cristiana dei secoli passati. Scopriranno che gli studiosi professionisti, o i chirurghi o i progettisti di supermercati nei Paesi poveri e/o socialisti, verso la fine di ogni decennio, utilizzavano gli stessi dati, gli stessi strumenti, costruivano gli stessi edifici dei loro colleghi dei Paesi ricchi, che però l’avevano già fatto all’inizio dello stesso decennio. Gli archeologi suddivideranno le ere della nostra generazione non attraverso i frammenti di vasellame, ma grazie alle mode professionali, riflesse nelle tendenze aggiornate delle pubblicazioni ONU.
Sarebbe pretenzioso voler predire se questa era, nella quale i bisogni vengono modellati da progetti di professionisti, sarà ricordata con un sorriso o con un’imprecazione. Io mi auguro, naturalmente, che essa venga ricordata per quello che è: un periodo buio nel quale il padre di famiglia si dava a spese pazze, dissipava tutti i risparmi e obbligava poi i figli a ricominciare da zero. Molto più probabilmente, purtroppo, verrà ricordata come l’epoca nella quale un’intera generazione se ne andò alla ricerca frenetica di un benessere che impoverisce, dove tutte le libertà umane furono svendute; un’ epoca che, dopo aver impostato ogni politica pubblica sulle lamentele organizzate degli utenti del welfàre state, si è finalmente estinta in un totalitarismo bonario.
Io ritengo inevitabile questo declino della nostra epoca verso un tecno-fascismo, a meno che delle forze più fresche non riescano a reagire sul serio, non limitandosi a sostenere un nuovo mistificante professionalismo pseudo radicale, bensì perorando uno scetticismo integrale verso gli esperti, specialmente nella loro presunzione di fare diagnosi e imporre prescrizioni. Dal momento che è la tecnologia ad essere chiamata in causa per il degrado ambientale, una vera critica sociale dovrebbe sostenere che gli ingegneri si dedichino allo studio della biologia.
Finché gli scandali ospedalieri verranno imputati a singoli medici avidi o a infermieri negligenti, il problema se in linea di principio un paziente possa trarre vantaggio dall’ ospedalizzazione non verrà mai posto. Fintanto che è il puro e semplice profitto capitalista ad essere messo sotto accusa come causa delle disuguaglianze economiche, la standardizzazione e la concentrazione delle industrie – che è causa strutturale di ogni disuguaglianza – non verrà mai presa in considerazione ed eliminata.
Solo se comprendiamo il modo in cui la dipendenza dalle merci ha legittimato le domande, le ha trasformate in bisogni urgenti ed esasperati mentre contemporaneamente ha distrutto la capacità delle persone di provvedere da se stesse, noi potremmo evitare di avanzare verso una nuova epoca buia nella quale una autoindulgenza edonista sarà scambiata per la forma più alta di indipendenza.
Soltanto se la nostra cultura, già così intensamente mercificata, verrà sistematicamente messa di fronte alla sorgente profonda di tutte le sue connnaturate frustrazioni, potremo sperare di interrompere l’attuale perversione della ricerca scientifica, le sempre più forti preoccupazioni ecologiche e la stessa lotta di classe. Al momento presente queste istanze sono principalmente al servizio di una crescente schiavitù degli individui nei confronti delle merci.
Il ritorno a un’ era di politica partecipativa, nella quale i bisogni siano definiti dal consenso comune, è impedito da un ostacolo tanto fragile quanto non considerato: il ruolo che elite professionali sempre nuove giocano nel legittimare quella sorta di religione mondiale che promuove la cupidigia che impoverisce. (…)

Consideriamo prima di tutto questo dato di fatto: che le corporazioni di specialisti che ora controllano i processi di creazione, attribuzione e implementazione dei bisogni rappresentano un nuovo tipo di oligopolio. Sono radicate più profondamente di una burocrazia bizantina; più internazionali di una chiesa universale; più stabili di qualsiasi sindacato; dotate di più competenze che uno sciamano; con una presa ferma sopra le loro vittime più di qualsiasi mafia.
I nuovi specialisti organizzati, tuttavia, devono essere attentamente distinti dai gangster. (…) Questi ultimi, in realtà, semplicemente monopolizzano per il proprio profitto un bisogno di base, controllandone gli approvvigionamenti. Oggigiorno invece vediamo che i nuovi specialisti, soprattutto i medici e gli operatori sociali – come in precedenza facevano soltanto i sacerdoti e i giuristi – acquisiscono il potere legale di creare il bisogno, che, in base alla legge, essi soli hanno poi il potere di soddisfare. A differenza delle proofessioni liberali di ieri che erano al servizio dei ricchi mercanti, le odierne professioni dominanti rivendicano il controllo sopra i bisogni umani tout court. Trasformano lo Stato moderno in una holding che ha lo scopo di facilitare le proprie imprese nell’esercizio delle loro competenze autocertificate che sono quelle di assegnare uguali bisogni ai cittadini/clienti, da soddisfare solo in un gioco a somma zero.
Il controllo sul lavoro non è una novità di oggi. Il professionalismo è una delle molte forme assunte dal controllo del lavoro nel corso della storia. Nei tempi andati, i soldati di ventura si rifiutavano di combattere fino a quando non avevano ottenuto licenza di saccheggio. Lisistrata organizzò la proprietà del corpo femminile per costringere alla pace, pena il rifiuto del sesso. I medici di Cos promettevano con giuramento di trasmettere il segreto del mestiere solo ai propri figli. Le gilde fissavano il curriculum, le preghiere, le prove, i pellegrinaggi e gli scherzi attraverso cui gli Hans Sachs di allora dovevano passare prima che fosse loro permesso di calzare i concittadini borghesi.
Nei paesi capitalisti, i sindacati cercano di controllare chi lavorerà, per quante ore e per quale salario minimo. Tutte le corporazioni sono tentativi compiuti da coloro che vendono il loro lavoro di determinare come il lavoro sarà svolto e da chi. Anche le professioni fanno tutto questo, ma vanno oltre: decidono che cosa sarà fatto, per chi e in che modo le loro decisioni dovranno essere applicate. Rivendicano un’ autorità speciale, tacita, di deeterminare non solo il modo in cui devono essere fatte le cose, ma anche il motivo per il quale i loro servizi sono obbligatori. Molte professioni sono ora così altamente sviluppate che esse non soltanto esercitano la tutela sui “cittadini-divenuti-clienti», ma determinano anche la forma di questo loro «mondo- messo-sotto- tutela».
Esiste un’ulteriore distinzione tra il potere professionale e quello delle altre occupazioni. La sua autorità deriva da una fonte differente. Una gilda, un sindacato o una gang obbligano al rispetto dei propri interessi e dei propri diritti mediante lo sciopero, il ricatto o la violenza esplicita. Una professione, invece, al pari del sacerdozio, detiene il potere per concessione di una élite della quale sostiene i relativi interessi. Così come il sacerdozio si occupa della salvezza eterna, una professione rivendica la legittimazione a interpretare, proteggere e a servire qualche speciale (mondano questa volta) interesse della popolazione intera. Questo tipo di potere professionale esiste soltanto in quelle società nelle quali la stessa appartenenza alle élite è legittimata o acquisita in base allo status professionale. Il potere professionale è una forma specializzata del «privilegio di prescrivere». È questo potere di prescrizione il vero controllo nello stato industriale. Il potere delle professioni sul lavoro dei propri membri è quindi diverso da tutti gli altri e nuovo tanto in relazione agli scopi che alla sua origine.
I mercanti vendono le merci che hanno accumulato. I membri delle corporazioni garantiscono la qualità. Alcuni artigiani adattano il loro prodotto alle esigenze e ai gusti del cliente. I professionisti vi dicono invece ciò di cui avete bisogno e rivendicano il potere di prescrivere. Non vi propongono solo ciò che è buono, ma vi ordinano di fatto ciò che è giusto. Non è il livello del reddito, la lunga formazione, i compiti delicati e nemmeno la posizione sociale che contraddistingue il professionista. È piuttosto la sua autorità a definire una persona come cliente, a decidere di che cosa questa ha bisogno e nel fornirle una prescrizione.
Questa autorità professionale comprende tre ruoli: l’autorità sapienziale del consigliare, istruire e dirigere; l’autorità morale che rende non solo utile ma obbligatorio quanto prescritto; e l’autorità carismatica che permette al professionista di appellarsi a qualche interesse superiore del suo cliente che non solo travalica la coscienza individuale ma talvolta anche la ragion di stato. Per esempio, il «medico generico» è divenuto il «dottore» quando ha lasciato il commercio delle medicine al farmacista e ha tenuto per sé quello delle ricette. È divenuto uno «scienziato della salute» quando la sua corporazione ha avocato a sé tutte queste autorità e ha cominciato a trattare con «casi» anziché con «persone», ritrovandosi, quindi, a tutelare gli interessi della società invece che quelli dell’individuo.
Le «autorità» che, durante l’era liberale, erano fuse nel singolo operatore nell’atto del singolo trattamento, sono ora legittimate attraverso la corporazione professionale. Questa entità formale si costruisce una propria missione sociale.
È un fatto che soltanto (…) la medicina si è trasformata da una «professione liberale» a una «professione dominante», ottenendo appunto il potere di decidere che cosa costituisce un bisogno sanitario per «gli individui in genere». Gli specialisti sanitari in quanto corporazione hanno acquisito l’autorità di determinare quale assistenza sanitaria debba essere erogata nella società. Non è più un singolo professsionista che «imputa un bisogno» a un singolo cliente entro una singola relazione terapeutica, ma un organismo corporativo che «imputa a un’intera collettività» i propri bisogni. La corporazione medica rivendica il potere di sottoporre a diagnosi l’intera popolazione al fine di identificare tutti coloro che potrebbero essere dei clienti potenziali.
La differenza tra artigiani, professioni liberali e i nuovi tecnocrati può essere chiarita mettendo in evidenza come tipicamente si reagisce di fronte a coloro che trascurano di seguire il parere che è stato dato loro. Se non seguo il consiglio dell’ artigiano, sono uno sciocco. Se non seguo quello del professionista liberale sono un masochista. Ora, invece, se tento di sfuggire al chirurgo o allo strizzacervelli che hanno deciso per me, posso addirittura aspettarmi di essere raggiunto dal braccio armato della legge.
Rispetto al mercante-artigiano o al consulente esperto, il professionista si è trasformato in un crociato e in un filantropo inquisitore. Egli sa in che modo devono essere allevati i bambini, quali studenti devono o meno proseguire negli studi e quali droghe si possono o meno ingerire. Da un tutor che vi guidava e sorvegliava mentre voi stessi mandavate a memoria la lezione, l’insegnante si è trasformato in un educatore il cui status giuridico lo autorizza a una crociata moralizzatrice che gli permette di inserirsi fra voi e qualsiasi cosa vogliate studiare. Gli stessi accalappiacani di Chicago sono oggi divenuti esperti pubblici di controllo canino.
I professionisti rivendicano il possesso di conoscenze segrete sulla natura umana, conoscenze che soltanto loro hanno il diritto di dispensare. Esigono un monopolio sulla definizione di devianza e sui rimedi necessari. Per esempio, gli avvocati sostengono che essi soltanto hanno la competenza e il diritto legale di fornire assistenza in caso di divorzio. I becchini diventano membri di una professione mutando il loro nome in impresari di pompe funebri, questo attraverso il possesso di un titolo di studio o accrescendo lo status della loro attività nominando qualcuno di loro presidente del Lyon’s Club. Gli impresari di pompe funebri si trasformano in «professionisti» quando ottengono il potere di richiedere l’intervento della polizia per impedire la sepoltura di una salma che non sia stata imbalsamata e messa nella bara presso di loro.
In ogni ambito in cui possa essere immaginato un bisogno umano, queste nuove professioni, dominanti, autoritarie, monopolizzatrici, legalizzate – e, nello stesso tempo, disabilitanti – sono divenute le depositarie esclusive del bene pubblico.

Il padre nostro ha radici egizie come il monoteismo





Sapete che la preghiera del "Padre Nostro" è stata tratta da un inno al Dio pagano Amon?
"Oh Amon, Amon, che sei nei Cieli

Padre di Chi non ha Madre.

Quanto e' dolce pronunciare il tuo nome.

Dacci come la gioia di vivere, il sapore del pane per il bimbo,

sia fatta la tua volonta' come in Cielo cosi in Terra.

Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me.

Fammi dono della tua grazia, fa che io veda te ininterrottamente!


Amon."

(Le preghiere sono tratte dal libro: A. Barucq – F. Daumas, Hymnes et prières de l’Egiypte ancienne, Le Cerf, Paris 1980)

mercoledì 7 luglio 2010

La sanità è sopra tutto un affare economico


Dittatura terapeutica
di Barbara Boniardi - 05/07/2010

Fonte: Disinformazione

Il metodo Di Bella per la cura del tumore: il Convegno tenutosi a
Bologna l'8 maggio 2010 cerca di fare il punto della situazione

L’8 Maggio presso l’Aula Magna dell’Università di Bologna si è tenuto
un incontro tra i medici e i farmacisti che attuano il Metodo Di Bella
con lo scopo di fare il punto della situazione.
Io ero presente e da quanto emerso risulta chiaro che è in atto una
vera e propria dittatura terapeutica con il controllo, da parte di chi
sta ai vertici, di tutto il mercato farmaceutico.
Interessante la testimonianza di un oncologo neo-pensionato che ha
fatto luce su come si svolge l’assurdo protocollo nei reparti di
oncologia del nostro Paese e le intimidazioni cui sono sottoposti i
medici che non si attengono scrupolosamente a tale protocollo.

I medici che hanno scelto di esercitare la loro professione per curare
le persone dal cancro (non è così scontato purtroppo che tutti abbiano
questa finalità) non possono rimanere inermi nel constatare il
pressoché totale fallimento da parte dell’oncologia ufficiale (che
impiega la chemioterapia) pertanto cercano di percorrere altre strade.
Secondo dati scientifici ufficiali, documentati e verificabili, non
quelli mediatico-televisivi, oggi la guarigione degli ammalati
oncologici nei tumori solidi, è indissolubilmente, unicamente e
interamente legata al successo della chirurgia, ma questo dato è
totalmente censurato nelle statistiche oncologiche diffuse al
pubblico.

Una delle massime e più note riviste scientifiche, "Lancet",
ha
pubblicato tempo fa uno studio sui tumori broncopolmonari inoperabili
dal titolo Treatment of inoperabile carcinoma of bronchus firmato da
Laing, Berry, Newman. Un gruppo molto importante di pazienti fu
trattato con chemioterapia, un altro gruppo identico di controllo è
stato trattato solo con farmaci palliativi; questi ultimi pazienti
hanno avuto una mediana di sopravvivenza oltre che doppia rispetto a
quelli che hanno fatto la chemio. Ma il dato non è pubblicizzato.
Quando organizzano le giornate della vita e questue varie non
informano la gente di questi dati, il messaggio al pubblico è molto
diverso.

Secondo il più ampio e noto studio clinico (condotto su 220.000
pazienti, per 14 anni, e in tutte le forme più frequenti di tumore)
pubblicato da Morgan G. e AA The contribution of cytotoxic
chemotherapy to 5 year survival in adult malignancies sulla
prestigiosa rivista oncologica "Clin. Oncol" il 16 dicembre
2004 (8):
549-60: la chemio su 100 ammalati di tumore, consente a due, di
sopravvivere 5 anni, e all’1% 10 anni.
È bene evidenziare che secondo un criterio internazionalmente
condiviso, al di sotto del 30% di risultati una cura si ritiene
inutile.
Per l’entusiasmante risultato di una sopravvivenza del 2,3% a 5 anni,
lo Stato Italiano spende il 32,37% dell’intera spesa farmaceutica
(Rapporto dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Registro farmaci
oncologici sottoposti a monitoraggio, Rapporto 2007, p. 5).

Il fatturato annuale in Italia della chemio è di 1.341 milioni di euro
su 4.142,6 di spesa complessiva per i farmaci. La chemio rappresenta
pertanto il 32,37% della spesa di farmaci, anche se su cento ammalati
consente solo al 2,3% di raggiungere i 5 anni, dopo di che, Lopez, su
“GacMed Mex" (1998, marzo-aprile, 134 (2): 145-5) ha accertato che
metà dei pazienti, sopravvissuti a cinque anni, nel lungo termine
muore per tumore. È documentata anche l’inaccettabile percentuale di
mortalità da chemio denunciata da un’agenzia della Reuters Healt
(Wesport, CT 2001-05-17): Unexspected high mortality rated associated
with chemoterapy regimen (“Non ci si aspettava un tasso di mortalità
così elevato associato ai protocolli chemioterapici...”). Il dato è
confermato dalla pubblicazione di Gerrard ["Br. J. Cancer",
1998,
giugno 77 (12) 281-5] con l’11% di decessi, non causati dal tumore ma
unicamente da chemioterapia in alcuni protocolli oncologici relativi a
malattie linfoproliferative.

Ho avuto modo di parlarne nei miei convegni e di scrivere un articolo
(ved. Scienza e Conoscenza n. 27) sul Metodo dello scomparso professor
Luigi Di Bella, ma da poco ho appreso la reale grandezza di questo
meraviglioso uomo, che a suo tempo era stato anche proposto per il
Premio Nobel, (a breve potrete leggere nella sua biografia che sta per
essere pubblicata, anche la vicenda del Nobel).
Da diversi anni a continuare l’opera del professore è suo figlio, il
dottor Giuseppe di Bella, insieme al fratello Adolfo.
Ammiro molto il dottor Giuseppe Di Bella il quale ha il grande merito
di aver reso inattaccabile scientificamente il Metodo messo a punto da
suo padre (pubblicando sulle riviste internazionali i risultati della
sua applicazione); è una persona di grande umanità e umiltà, disposto
ad ascoltare e a confrontarsi con i colleghi (perché sempre a
differenza dei molti, crede nella sinergia che porta a migliorare
continuamente). Le pressioni che riceve continuamente sono davvero
troppe da parte di coloro che temono di dover ammettere che il vecchio
professore ci aveva visto giusto. Quali altri motivi ci potrebbero
essere per un tale accanimento? Perché un libero cittadino non può
scegliere come curarsi?

L’azione mediatica volta a screditare il Metodo presso l’opinione
pubblica è stata creata magistralmente, come sapete, con quella
assurda farsa che è stata la sperimentazione del 1998 ad opera del
ministro Bindi.
Ancora oggi, gli attacchi più virulenti, vengono (non a caso) da quei
giornali finanziari così contigui alle multinazionali, come Il Sole 24
Ore.
Perché impedire che i prodotti del MDB vengano dispensati dal Servizio
Sanitario Nazionale costringendo i pazienti a pagare cifre così
elevate da indurli a desistere dal continuare la terapia, oppure
costringendoli ad andare all’estero per curarsi? Perché è stato posto
un divieto ai medici che lavorano in ospedale di prescrivere i farmaci
del Metodo di Bella qualora i pazienti lo richiedano?

Il 16 Gennaio scorso si è tenuto nella Repubblica di San Marino un
interessantissimo Congresso dal titolo “Terapia Biologica nelle
malattie neoplastiche e degenerative”. Il Congresso ha voluto, oltre
alla presentazione di dati scientifici e clinici, lanciare un segnale,
informare documentare e sensibilizzare sul crescente, inarrestabile e
avvilente asservimento della medicina al profitto, nell’inerzia e
nella totale disinformazione della gente, tenuta all’oscuro da un
controllo capillare e da una censura ferrea dell’informazione.
Alcuni giornalisti che hanno assistito al Convegno hanno scritto gli
articoli, ma i direttori li hanno regolarmente cestinati. Lo stesso
dicasi riguardo al Convegno di Milano del 2005. La censura ferrea sul
Metodo Di Bella è di una evidenza clamorosa!

Si è arrivati al punto che il medico non può prescrivere
mutualisticamente, una serie di prodotti essenziali per la vita del
paziente neoplastico, costretto a spese insostenibili, dopo aver
pagato come contribuente il diritto alle erogazioni di farmaci
essenziali per la sua vita. Non solo, ma ultimamente al medico libero
professionista [non inquadrato in enti pubblici, e pertanto soggetto
alle linee terapeutiche imposte da commissioni ministeriali di carica
politica] viene fatto divieto di prescrivere anche a pagamento e su
ricettario libero professionale, farmaci essenziali e spesso urgenti
per la vita come i fattori di crescita dei globuli rossi o dei globuli
bianchi, che può prescrivere unicamente il medico inquadrato o
convenzionato secondo linee ministeriali.

La Repubblica di San Marino era l’unico luogo dove la Terapia Di Bella
veniva erogata gratuitamente. Due settimane dopo il congresso, è stata
rapidamente organizzata una conferenza del professor Veronesi a San
Marino. Oggi il Metodo Di Bella non è più erogato dal governo di San
Marino ed è venuta meno in questa Repubblica la collaborazione di
qualche illustre personalità che aveva dato disponibilità a sostenere
il MDB. Se l’obiettivo reale dei circoli di potere che gestiscono la
medicina e il cancro fosse la ricerca di un’efficace terapia del
cancro, e non il costante incremento del fatturato delle
multinazionali, non si imporrebbero da parte di commissioni
ministeriali di carica politica, linee guida e prontuari vincolanti e
in gran parte inefficaci.

Questa dittatura terapeutica umilia la libertà del medico di
prescrivere secondo scienza e coscienza, disattende e ignora in gran
parte le evidenze scientifiche reperibili nelle banche dati medico
scientifiche mondiali, il Giuramento di Ippocrate, il Codice
Deontologico formulato dalla Conferenza Internazionale di Helsinki
sull'etica medica, la Codificazione Internazionale della Medicina
Basata sull’Evidenza (EBM, pubblicata da Rosemberg sul "British
Medical Journal"). Il medico non solo può, ma ha il dovere morale,
umano, professionale, di applicare in ogni singolo caso e circostanza,
il farmaco meno tossico e più efficace, e nessuno Stato, Commissione,
Comitato, Agenzia, politico o burocrate ha il diritto di impedirlo.

Questa dittatura terapeutica ignorando una parte rilevante delle
indicazioni cliniche certificate dalla ricerca, vanifica quella
ricerca stessa di cui ciarlano continuamente e ossessivamente per
questue di finanziamenti, e che poi ignorano creando una grave ed
evidente frattura tra ricerca e clinica.
Ci sono indubbiamente altri modi per curare il cancro (come ho
dimostrato al primo Convegno di Medicina Integrata del 2006) ma il
Metodo Di Bella è, secondo me, uno dei migliori e ritengo vada
sostenuto in tutti i modi.
Riferimenti utili
Nella sezione "in evidenza" del sito www.metododibella.org in
prima
pagina, sono scaricabili tutti gli atti del congresso di S Marino e i
video.
Su You Tube cliccando "Metodo Di Bella" compaiono una serie
di video,
il più interessante dei quali è l'intervista al professor Peter
Freybergh, eminente ricercatore e clinico, noto a livello
internazionale, sulle basi scientifiche e le indicazioni cliniche del
MDB.
Per comprendere la strategia delle varie commissioni ministeriali, la
creazione di "Prontuari e Linee guida" vincolanti per i
medici, è
utile leggere l'articolo di Marcia Angell La verità sulle Case
Farmaceutiche.

-- letture consigliate

Rimedi Naturali per Prevenire il Cancro
Una guida alle sostanze scientificamente approvate nella lotta contro i
tumori
Autore: Autori Vari
Prezzo: € 14,50

Il cancro è senza dubbio il male del secolo e anni di ricerche non
hanno ancora consentito di scoprire una vera e propria cura per la sua
totale sconfitta. Questo libro non vuole dare l’illusione di poter
debellare una patologia per la quale sono necessarie specifiche
terapie chirurgiche e mediche, ma si propone di fornire consigli
pratici e suggerimenti ai fini della sua prevenzione.
Le informazioni qui raccolte, tratte dalle pubblicazioni scientifiche
sull’argomento, sono il frutto della pratica clinica di medici di
tutto il mondo, nonché dell’esperienza dei pazienti, di naturopati,
nutrizionisti, omeopati ed esperti della salute.
Questo libro, in particolare, tratta delle sostanze naturali – come,
ad esempio, alcuni tipi di funghi o erbe – ritenute efficaci da un
punto di vista scientifico nella lotta e nella prevenzione del cancro.

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__rimedi-naturali-per-prevenire-il-cancro.php?pn=870



EBooks - Curare con il Calore
La terapia dolce dei tumori
Autore: Paolo Pontiggia
Prezzo: € 5,90 (invece di €5,90)

L’ipertermia è un metodo di cura basato sull’innalzamento artificiale
della temperatura del corpo in maniera da “bruciare” le tossine e le
cellule cancerogene in esso contenute.
Il metodo imita il principio naturale di autoguarigione attraverso il
quale la febbre elimina “ospiti indesiderati” dal nostro organismo. Il
riscaldamento indotto può essere applicato all’intero corpo oppure a
una sua singola parte. Le tecniche per ottenerlo sono varie e in
continuo sviluppo.
Oltre a illustrare i recenti risultati ottenuti dall’ipertermia
applicata alla lotta al cancro, il prof. Pontiggia illustra pure le
terapie biologiche: l’immunoterapia e l’uso di determinate sostanze
naturali in ambito oncologico, come interferone, tossine batteriche,
derivati timici ecc., sono ormai procedimenti curativi efficaci e
riconosciuti. La vasta bibliografia allegata ce ne dà conferma.
L’esposizione è infatti documentata e aggiornatissima.
Ampio spazio viene dedicato alle direttive dietetiche da seguire in
funzione anticancerogena, con tabelle, schemi e illustrazioni per
ritrovare il piacere di alimentarsi in modo sano e per recuperare le
energie e la forza di autoguarigione indispensabili in caso di
malattia già avanzata.
Paolo Pontiggia è ematologo e oncologo nonché professore nella Scuola
di specializzazione in oncologia dell’Università di Pavia. Presidente
dell’International Clinical Hyperthermia Society e membro
dell’Advisory Board delle riviste Medical Oncology, Biomedicine and
Pharmacotherapy, Medicine, Biologie, Environment, è autore di numerose
pubblicazioni scientifiche sul tema oncologico e immunologico.

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Cura del Cancro con Terapie Naturali
Cancro, tumori e leucemie sono curabili con particolari terapie
alimentari e naturali
Autore: C. Moerman
Prezzo: € 7,75

Da oltre mezzo secolo il medico olandese Moerman ha dato un contributo
fondamentale alla soluzione del problema cancro, elaborando una
terapia basata su un particolare regime alimentare. Il nostro sistema
immunitario non dovrebbe venire ostacolato con antibiotici, ormoni,
radioterapia e interventi chirurgici.
Un'alimentazione adeguata è già da sola in grado stimolare la nostra
resistenza alle malattie: persino in casi considerati disperati, una
dieta sana può portare alla guarigione completa. I risultati di questa
terapia sono sorprendenti. Solo oggi, dopo essere stato denigrato per
anni, il dottor Moerman comincia ad avere i dovuti riconoscimenti
scientifici.
Dalle ricerche condotte in tutto il mondo risulta che la crescente
incidenza del cancro va di pari passo con il maggior consumo di
alimenti prodotti industrialmente, di carne e grassi animali, di
cereali e zucchero denaturati. Al contrario, dove l'alimentazione si
basa principalmente su cibi crudi e ad alto contenuto di fibre, su
cereali integrali, frutta e verdure fresche (contenenti vitamine A,
del complesso B, E e D, acido citrico, iodio, zolfo e ferro)
l'insorgenza di molte forme tumorali risulta impossibile, dal
momento
che queste sostanze fondamentali contribuiscono a mantenere sempre
alta la guardia difensiva dell'organismo.
Pertanto, mentre sconsiglia alimenti quali carne, pesce, caffè, tè,
patate, acqua, zuccheri e lassativi, al contrario consiglia una dieta
costituita da succhi di frutta, verdure, pane integrale, vegetali e
insalate in genere, frutta, burro, formaggi, olio d'oliva, cereali e
latte magro. Questa dieta, che nel volume è ampiamente illustrata, può
prevenire ed evitare numerose malattie e sofferenze, diventando anzi
la formula della buona salute.

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__cura_del_cancro_con_terapie_naturali.php?pn=870

venerdì 2 luglio 2010

Son tutti parenti, però nu poco serpenti! o no?




Lo zio della Gelmini (ministro) è il don Gelmini incriminato. Un bel quadro Armonioso.
In questo contesto la Gelmini assume sempre nuovi prof, d religione..

Per certi (i soliti noti) un modo concreto per superare la crisi!
Wiva l'ItaGlia