èUn superbo complesso basilicale al crocevia
tra il romanico e il gotico che sorge nell’entroterra del Levante
ligure, a Cogorno accanto a Lavagna (Genova), immerso in uno scenario
quasi irreale, affiorante sopra un colle ricco di uliveti.La facciata
della chiesa è a doppio spiovente, ed è rivestita in pietra locale,
l’ardesia, alternata a fasce di marmo bianco. Al centro spicca un ampio
ed elaborato rosone. Sotto agli spioventi, la tradizionale cornice ad
archetti pensili è impreziosita da piccole sculture marmoree simboliche,
testine umane, gigli, figure varie anche a carattere astrale, situate
sia all’interno degli archi che nei peducci. Altri quattro fregi che
raffigurano gli animali degli Evangelisti e del tetramorfo di Ezechiele
si trovano, in posizione simmetrica al rosone, nelle due lesene
corrispondenti alla navata di mezzo.Gli archetti sotto agli spioventi
sono divisi in due serie. Una prima è quella che sovrasta il rosone. Sei
archetti su entrambi i lati congiunti in uno centrale, il settimo,
all’interno del quale si trova la scultura stilizzata di una Sirena.Agli
esordi del cristianesimo assistiamo a un riclico delle figure fatali
della mitologia antica, tra esse le Sirene diventano presenze costanti
dell’immaginario romanico. In origine sono creazioni mitologiche dal
volto femminile e corpo di uccello. Più tardi il mondo tardo-antico le
raffigurerà come donne nella parte superiore del corpo e pesci
nell’inferiore. Così farà la cultura medievale, riflessa nel poema di
Dante, unendo le due rappresentazioni.Ma c’è di più. Nella serie di
archetti sulla sinistra della facciata, il quarto partendo dal basso
porta nel suo interno un rilievo significativo: il mitico cavallo
Pegaso.
la presenza del favoloso cavallo sulla facciata della basilica guelfa ha un significato astronomico e astrologico.
Pegaso si trova nel cielo boreale, all’equatore, incuneato tra i due Pesci dell’omonima costellazione, a nord dell’Aquario. È un grande quadrato i cui vertici sono le tre stelle più luminose della costellazione e la più luminosa della finitima Andromeda, e che gli antichi chiamavano semplicente «il Cavallo»; un nome proveniente dall’astromantica babilonese...
La presenza di Pegaso è un chiaro riferimento ai giorni dell’Equinozio. Tanto più che l’archetto corrispondente sull’altro lato della facciata ospita un altro rilievo alquanto singolare: una testina di donna alata. Tale creazione angelomorfica ci ricorda che la costellazione della Vergine, segno dell’Equinozio di autunno, è spesso rappresentata come una donna o una fanciulla alata. Assieme alla Sirena, ritratta all’apice della facciata, la Vergine designa il simbolismo della basilica afferente ai moti equinoziali. Il succedersi delle stagioni è cruciale nel mutare del tempo, il loro avvicendarsi indica il rinnovarsi ciclico della natura che declina e muore in autunno e rinasce in primavera. Con queste sculture i maestri edificatori hanno quindi voluto lasciare una traccia indelebile di una sapienza arcaica, ermetica, che univa il macrocosmo al microcosmo….
la presenza del favoloso cavallo sulla facciata della basilica guelfa ha un significato astronomico e astrologico.
Pegaso si trova nel cielo boreale, all’equatore, incuneato tra i due Pesci dell’omonima costellazione, a nord dell’Aquario. È un grande quadrato i cui vertici sono le tre stelle più luminose della costellazione e la più luminosa della finitima Andromeda, e che gli antichi chiamavano semplicente «il Cavallo»; un nome proveniente dall’astromantica babilonese...
La presenza di Pegaso è un chiaro riferimento ai giorni dell’Equinozio. Tanto più che l’archetto corrispondente sull’altro lato della facciata ospita un altro rilievo alquanto singolare: una testina di donna alata. Tale creazione angelomorfica ci ricorda che la costellazione della Vergine, segno dell’Equinozio di autunno, è spesso rappresentata come una donna o una fanciulla alata. Assieme alla Sirena, ritratta all’apice della facciata, la Vergine designa il simbolismo della basilica afferente ai moti equinoziali. Il succedersi delle stagioni è cruciale nel mutare del tempo, il loro avvicendarsi indica il rinnovarsi ciclico della natura che declina e muore in autunno e rinasce in primavera. Con queste sculture i maestri edificatori hanno quindi voluto lasciare una traccia indelebile di una sapienza arcaica, ermetica, che univa il macrocosmo al microcosmo….
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