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Spiriti, fantasmi, apparizioni è ampio il
repertorio degli orrori che invadono la scena dell’uomo medievale. E’
stato sfatato, ormai, il tabù che vuole il Medioevo un periodo triste e
buio. Dagli occhiali all’orologio, dalla carta ai bottoni, dalle note
musicali fino alla danza la cui attività, prima che venisse elaborata
grazie ad una serie di trattati scritti dai maestri di ballo, era
considerata ancora festosa, quasi si confondeva al gioco. La società
medievale, improntata principalmente sulle teorie del Cattolicesimo, è
un sistema religioso chiuso in cui tutto è spiegabile ricorrendo alla
Fede. E con l’avvento del Cristianesimo, le invettive contro il danzare
diventano sempre più frequenti tant’è che Sant’Agostino, uno dei Padri
della Chiesa, si esprimeva in questi toni: “…codesti infelici e miseri
uomini che praticano i balli e le danze proprio davanti alle basiliche
dei santi, non hanno timore nè arrossiscono…”. Una delle caratteristiche
basilari della danza è quella di avere un forte potere comunicativo.
Nel corso della storia, infatti, Re e Regine hanno ben governato
servendosi di quella formula magica conosciuta con il nome di danza. Ciò
si traduceva in rituali, feste, matrimoni, banchetti che forgiano le
coscienze delle masse attraverso lo svago coreutico. Nel Medioevo “il
corpo è luogo di un paradosso” , poiché è sede del peccato. Con le
deliberazioni di alcuni Concili tenutisi tra il 589 ed il 654 d.c. si
tenta di regolamentare le manifestazioni nei luoghi sacri.
Si
stabilisce, ad esempio, che l’avversione per la pratica coreica dovesse
considerarsi accentuata se praticata negli edifici sacri, oppure se
praticata dal Clero. Ma perché la danza è stata ostacolata dalla Chiesa?
Le condanne hanno come obiettivo l’oscenità proprie dell’esibizione in
quanto, secondo le autorità ecclesiastiche, chi danza usa il proprio
corpo per fini illeciti, spettacolarizzando il peccato. Dunque immorale.
Nell’Alto Medio Evo i Padri della Chiesa si scagliano a più riprese
contro l’uso del danzare specialmente nei cimiteri, nelle Chiese, nelle
Processioni anche se i divieti non sempre vengono rispettati. Premesso
che l’atteggiamento censorio è comunque connesso al binomio danza-culto
pagano, la religione Cattolica nel Medioevo mostra comunque un duplice
atteggiamento nei confronti degli spettacoli di danza. Se da un lato il
corpo in movimento è oggetto di trasgressione e pertanto perseguibile
moralmente, d’altro canto viene utilizzata come mezzo di edificazione e
di propagazione della Fede. Ciò è vero poiché sono attestate nella
Chiesa d’Oriente forme liturgiche assimilabili del tutto a danze
religiose. Verosimilmente il Cristianesimo non ha cambiato il modo di
concepire ed eseguire le danze, difatti ritroviamo tutti i temi delle
civiltà precedenti, dalla fertilità alla morte ai raccolti alle nozze. A
partire dal XI secolo, una nuova spinta innovativa avviene ad opera
delle concezioni di San Tommaso d’Aquino e San Bonaventura secondo i
quali il divertimento può essere utile per il riposo dell’anima. Bisogna
sottolineare, infatti, come la danza abbia la finalità di ammaliare, di
attirare a sé, di facilitare la persuasione proprio perché rientra
nella sua natura. Probabilmente per troppo tempo la Chiesa ha
considerato l’arte al servizio della gloria di Dio allo scopo di
migliorare gli uomini. E’ il concetto dell’ancilla theologiae, la storia
si trasforma in teologia della storia in considerazione dei disegni
divini, ma sarà così ancora nei secoli a venire? Già nel Quattrocento,
d’altronde, una bolla di Papa Eugenio IV autorizza lo svolgimento di
certe manifestazioni coreutiche, a testimonianza di un atteggiamento
positivo della Chiesa nei confronti dell’arte coreutica. Con la scoperta
delle Americhe il “millennio medievale” volge al termine, almeno
secondo gli storici. Una nuova concezione dell’uomo, di Rinascita, vede
impegnata la società. Non fa eccezione la danza che entrerà a far parte
dell’alveo di altri vitali spazi istituzioni, quelle delle Corti
Rinascimentali…
venerdì 26 luglio 2019
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