mercoledì 31 maggio 2023

La nascita di Dioniso, mosaico datato alla metà del 4 ° secolo dC, da Paphos (Casa di Aion), Cipro

In "Le due nascite di Dioniso", Robert Graves ci dice chi siamo.
"L'amore romantico era sconosciuto a Roma fino all'VIII secolo, quando i Saraceni lo portarono in Europa dopo aver invaso la Spagna, la Francia meridionale, l'Italia settentrionale e la Svizzera meridionale. La parola " Trabadour ", sebbene comunemente derivata dal francese meridionale "trobrar" è in realtà la parola saracena che significa suonatore di liuto. Nessun tentativo è stato fatto di identificare l'amore romantico con il matrimonio perché implicava un flirt innocuo e poetico tra il giocatore di lode e la donna che viveva in schiavitù coniugale a un uomo convenzionalmente bruto. In teoria, non osò mai consumare l'amore con lui, anche se a poco a poco gli concesse tutti i tipi di affetti tranne quelli che Ovidio considerava realisticamente come quelli che costituivano l'unico aspetto dell'amore... "
Robert Graves ( 1895-1985 )



lunedì 29 maggio 2023

I santi cristiani sono sovente la continuità di culti di divinità pagane

Gli dèi sono ancora presenti, particolarmente in alcuni luoghi dove la divinità è nascosta sotto le vesti del santo. Spesso infatti la venerazione dei santi non è nulla se non quella degli dèi sotto mentite spoglie, perciò è falso dire che non esiste più la tradizione ed io non posso per onestà intellettuale seguire una processione senza pensare alle divinità. Spesso i santi conservano epiteti e simboli, mentre nelle voci pie del popolo i santi si dice controllino le forze della natura e gli avvenimenti. Quante persone del popolo hanno ricevuto grazie dai cosiddetti santi e quante avevano ed hanno per uno di questi una devozione ineguagliabile? Se con cuore pio si venera in alcune grandiose processioni il vero principio che esse rappresentano non c'è differenza col venerare le divinità.


domenica 28 maggio 2023

Il Dio innominabile Creatore che era sopra Baal

"Egli [El], non Baal, è il dio creatore del pantheon, il 'creatore delle creature', il 'padre dell'umanità', e il 'padre degli anni', i.e., governatore del corso del tempo. Il titolo 'toro' è sempre usato con la prima di queste espressioni e il titolo 're' con la terza di esse. Forse il riferimento più importante è quello contenuto nelle parole che Anat e Athirat pronunciarono quando, immediatamente dopo aver chiamato Baal loro re, esse presentarono la supplica di Baal al 're che lo ha insediato'."
J.C.L. Gibson, "La teologia del ciclo ugaritico di Baal", in Orientalia, NOVA SERIES, Vol. 53, No. 2, MEMORIAL MITCHELL J. DAHOOD (February 2, 1922 – March 8, 1982) (1984), pp. 207 - 208



venerdì 26 maggio 2023

Una tomba trasformata in ninfeo

Roma, al quartiere Ottavia....
Lavori di restauro da parte della Soprintendenza ai Beni archeologici di Roma hanno portato alla luce un nuovo sito sotterraneo.
Sotto i tralci di vite delicatamente affrescati, uno stretto corridoio dalle pareti blu conduce a un'aula circolare: un'oasi di svago e ozio per i proprietari di una ricca villa romana, che nel III secolo d.C. trasformarono questa tomba precedente in uno spettacolare ninfeo con splendidi mosaici e scenografici giochi d'acqua. Oggi della villa, solo parzialmente scavata, restano poche tracce. Ma il Ninfeo della Lucchina, è invece tornato al suo splendore, dopo il restauro condotto dalla Soprintendenza per il Colosseo. Risale al III secolo d.C.nell'edilizia domestica o residenziale romana, i ninfei erano sale generalmente affacciate sul giardino-peristilio, destinate a banchetti e caratterizzate da un'edicola mosaicata da cui scaturiva l'acqua. Il Ninfeo della Lucchina forse costituiva la dipendenza di una vicina villa romana scoperta nella tenuta Colonna. Nel III secolo d. C. il ninfeo, originariamente luogo di sepoltura, divenne luogo di balneazione, di ricerca dell’otium e del relax, riservato ad una classe sociale elevata in fuga dal caos della città e alla ricerca di silenzio, per, riposare e godere della natura, dei vigneti e del canto degli uccelli, i quali sono impressi sulle pareti e sul pavimento del Ninfeo. Caratterizzato da pareti affrescate ben preservate e da un bellissimo mosaico pavimentale perfettamente conservato ed accessibile attraverso un piccolo portoncino addossato in una piccola collinetta, l’affascinante e misteriosa entrata al sito risveglierà la curiosità e la fantasia di grandi e piccini...Oggi per visitarlo, gratuitamente , si può contattare il numero 06.47788336 con prenotazione obbligatoria, perché purtroppo non è aperto sempre, ma solo a chi è desideroso di conoscere da più vicino questo raro gioiello periferico.



giovedì 25 maggio 2023

Il concilio di laodicea

Nel 364, cioè un anno dopo la morte di Giuliano, si riunì un concilio, a Laodicea sul Lico (nel disegno le sue rovine). Tra le altre cose fu condannata l'astrologia e il culto degli angeli chiamati per nome, compreso Uriel. Si salvarono Gabriele, Michele e Raffaele. Mi spieghino gli esoteristi e kabbalisti cristiani come fanno a conciliare exoterismo ed esoterismo....




sabato 20 maggio 2023

L'enigma egizio

L’ ENIGMA EGIZIO
La Grandi Piramide di Cheope contiene un enigma di cui nessuno storico o archeologo preferisce parlare. Tutti gli archeologi sono concordi nel dire che la struttura della piramide è composta da circa 2.400.000 blocchi di roccia con un peso che varia tra le 2 e le 70 tonnellate. Ciascuno di questi blocchi di roccia è stato posizionato con una precisione assoluta, visto che la piramide ha un margine di errore di solo 1 centimetro alla base, e di solo 1 grado di allineamento verso il nord. Un risultato simile si ottiene oggi solo con dei sistemi di costruzione guidati dai laser.
Ma non è la precisione con cui è stata costruita la Grande Piramide a lasciare impressionati. E nemmeno vogliamo addentrarci sul modo in cui sono stati trasportati i blocchi. La “domanda dalle cento pistole” è invece un’altra: quanto tempo ci hanno messo? Perché è questa “la domanda di tutte le domande” da farsi?
Ammesso che gli operai egizi siano riusciti a tagliare, trasportare e posizionare 1 blocco al giorno, per costruire la Grande Piramide ci sarebbero voluti esattamente (2.400.000 : 365) anni, vale a dire 6.575 anni per terminarla. Questo vuole dire che la piramide, data per terminata nel 2.500 a.C. circa, sarebbe stata iniziata come minimo nel 9.000 a.C. Ma secondo gli archeologi la Grande Piramide venne costruita in soli 10 anni verso il 2.500 a.C. Cosa comporta questa affermazione?
Per essere costruita in circa 10 anni, come insegna l’archeologia ufficiale, calcolando che si lavorava solo con la luce del giorno e quindi 10 ore al giorno, ogni blocco della piramide deve essere stato tagliato, trasportato e posizionato al ritmo di meno 1 ogni minuto, ossia uno ogni 60 secondi o poco più. (1 blocco x 60 minuti x 10 ore x 365 giorni x 10 anni) = 2.190.000. Vi immaginate un gruppo di lavoratori dotati di strumenti teneri come il rame, che non conoscono nemmeno la ruota in quel tempo, tagliare blocchi da 2 a 70 tonnellate, trasportarli su tronchi tramite rampe e posizionarne 1 ogni minuto senza interruzione, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno, per 10 anni? Io onestamente ho qualche difficoltà.
La Grande Piramide fu sicuramente costruita da gente che viveva nel posto in cui è stata rinvenuta. Ma è piuttosto evidente che il tempo in cui venne realizzata, e forse anche gli autori che la
realizzarono, probabilmente non sono quelli che in molti pensano.






Pietre e divinità


 

Menhir di schiuma

denominano Pierre Bonde, “Pietra-Tappo”, “e di esso si dice che ‘tappi l’entrata dell’abisso’. Togliendolo, le acque dell’abisso allagherebbero i terreni”; un altro è chiamato La Clé, “La Chiave”, “in grado, sembra, di girare su se stesso; ma girandolo si aprirebbe un varco alle acque”; inoltre, “a Saint-Samson, vicino a Rance, il menhir di La Thiemblaye è uno dei tre tappi dell’inferno (lì si trova una delle tre chiavi del mare, perché le altre due sono andate perdute o sono finite nelle mani di una strega). Girando la pietra il mare fuoriuscirebbe ribollendo, e sarebbe il diluvio”. Perfino certi dolmen della zona del Caucaso, costruiti come scrigni la cui serratura è riempita da una chiave a forma di tappo, ripropongono queste immagini (fig. 21)."
A. Casella, "La macchina del tempo. Saggio sulla cosmoteologia arcaica"

Conosci te stesso

 


venerdì 19 maggio 2023

L'antica Città di Telmesso e le Tombe dei Lici


La città di Telmesso, oggi territorio di Fethiye nell'attuale Turchia, resiste in alcune suggestive rovine, come le Tombe Licie.
Erodoto nelle sue Storie la chiama Mylias e i suoi abitanti Solimi e Termili. Secondo Omero, Bellerofonte, antenato di Glauco di Licia, ne mutò il nome in Licia e Lici erano detti i suoi abitanti, provenienti in gran parte dall'isola di Creta. L'origine del nome è comunque antica e incerta pur trovandolo in talune iscrizioni di epoca egizia. Come ci narra Omero, i Lici parteciparono alla Guerra di Troia, guidati da Sarpedone e Glauco, che erano cugini, essendo entrambi nipoti di Bellerofonte (il primo era anche figlio di Zeus).


La città invisibile

Konstantin Gorbatov - La città invisibile di Kitezh (1913)
La leggenda della città invisibile di Kitezh e la fanciulla Fevroniya è un'opera in quattro atti di Nikolaj Rimskij-Korsakov. Il libretto è stato scritto da Vladimir Belsky, e si basa su una combinazione di due leggende russe: quella di Santa Fevroniya di Murom, e la città di Kitezh, che divenne invisibile quando fu attaccata dai Tartari.
Kitezh è una leggendaria e mitica città sotto le acque del lago Svetloyar nel Voskresenskij rajon dell ' Oblast ' di Nižnij Novgorod nella Russia centrale. Il riferimento a Kitezh appare per la prima volta nella Cronaca di Kitezh, un libro anonimo della fine del 18 ° secolo, che si ritiene abbia avuto origine tra i Vecchi Credenti.

La Pigna simbolo femminile di fecondità

La tradizione ci informa che questa pigna trovata nell'Adige fosse posta sulla sommità del timpano triangolare del tempio posto al vertice di Monte Gallo poi chiamato in epoca cristiana Colle San Pietro




giovedì 18 maggio 2023

Per scacciare le malignità, oggi come ieri

Con la lingua fuori, un atteggiamento apotropaico che ci riporta alla gorgonie medusa, e anche da questo possiamo dedurre che i riti degli esorcismi hanno radici greco etrusche.........è sempre la solita storia


martedì 16 maggio 2023

L'Acropoli sullo sfondo

Il console Louis Fauvel al suo cavalletto, l'Acropoli sullo sfondo. Louis Dupré (Francese, 1789-1837).
Il console è raffigurato sulla veranda della sua casa, dietro l'Acropoli. Accanto a lui si trova una cameriera armena e una metope, Lapithe e Centauro che combattono , simboleggiando la disputa tra Francia e Inghilterra per l'acquisizione di oggetti d'antiquariato all'inizio del 19 ° secolo. Questa metafora fu scoperta da Fauvel ad Atene. La inviò in Francia ma la nave fu attaccata e saccheggiata dalla flotta inglese, che portò la metope a Londra.

Elémire Zolla

Il grande intellettuale a cui tutti dovremo fare conto, ha messo in crisi il sistema religioso ispirato dalla sua musa: Cristina Campo, il cristianesimo ed in particolare quello romano evita attentamente ogni approccio costruttivo con gli studi di questa grande mente, in fondo anche lui un profeta che intuiva il malessere dell'Occidente dando soluzioni di un ritorno alle origini religiose dell'uomo, sottolineando che lo sciamanesimo domina da sempre la scena riguardante l'approccio con il sacro e le sue manifestazioni mistiche


venerdì 12 maggio 2023

Il mondo gnostico è un universo di teologie, di liturgie e di costumi ed i catari sono legati a queste concezioni

I Fibioniti, così come i naaseni, ofiti, e barbelo gnostici, rientrano nel gruppo delle comunità gnostiche che oltre a presentare una peculiare interpretazione del cosmo, la accompagnano anche a pratiche magiche, che vedono l'uomo come centro integrale delle medesime.
Di loro ne parla così Sant'Epifanio di Salamina (ca.310-403): "Venivano serviti pasti sontuosi con carni e vino anche se essi sono poveri. Quando mangiano assieme in tal modo e ricolmano per così dire le loro vene, volgono il sovrappiù di energie in eccitamento. L'uomo, lasciando sua moglie, dice alla sua stessa moglie: "alzati e fai l'amore con il fratello". Quindi gli sciagurati si accoppiano fra loro e in verità sono pieno di vergogne nel dire le cose vergognose che fanno... Dopo essersi abbandonati alla fornicazione, innalzano al cielo le loro bestemmie. L'uomo e la donna prendono nelle loro mani il liquido eiaculato dall'uomo, si alzano in piedi e rivolti al cielo, le mani insozzate dall'impurità, dicono: "Ti offriamo questo dono, il corpo di Cristo", mangiano quindi la loro stessa ignominia, dicendo: "Questo è il corpo di Cristo e questa è la Pasqua per cui i nostri corpi soffrono e sono costretti a confessare la sofferenza di Cristo". Lo stesso avviene con la donna: quando accade che essa abbia il flusso di sangue, raccolgono il sangue mestruale della sua impurità e lo mangiano insieme dicendo: "Questo è il sangue di Cristo".
A prescindere i toni della polemica di Sant'Epifanio possiamo sicuramente affermare che al centro della speculazione dei Fibioniti risiedessero elementi tipicamente gnostii:. Il Demiurgo, il mondo della manifestazione come espressione di un errore e la prigionia dell'anima dello gnostico. Attraverso le pratiche sessuali i Fibioniti cercavano di interrompere la linearità del mondo demiurgico e di raccogliere il pneuma proprio attraverso tale atto. Partendo dall’assunto che come si crea la vita su questo piano attraverso l’atto sessuale, si crea i corpi interiori partendo da un atto sessuale ritualizzato.
Così, più recentemente, Mircea Elide descriveva la filosofia alla base delle loro pratiche. Vista come reintegrazione dello stadio precosmogonico, di accelerare la fine del mondo e d'avvicinarsi a Dio attraverso una progressiva "spermatizzazione".
La setta si inserisce quindi nel filone Barbelognostico, che vede un ente spirituale femminile come causa della caduta e dinamismo dell'ascesa dell'anima gnostica. I Fibioniti ritenevano che la sostanza spirituale divina fosse presente in ogni creatura, specie nella carne e nel sangue, e seppur osteggiando la riproduzione, onde impedire che la carne raccogliesse nuove anime, essi praticavano il sesso rituale, onde traslare su di un piano spirituale il corpo del cristo (che loro individuavano nel seme) e il suo sangue (individuato nel flusso mestruale femminile). I due fluidi erano poi offerti in comunione ai fedeli, oppure assimilati individualmente.
ll possesso della gnosi consente agli pneumatikoi di considerarsi al di sopra della condizione umana, liberi dalle norme sociali e dai divieti morali; questa situazione ha paralleli in altre parti del mondo e specialmente in India. La libertà degli Gnostici di praticare l'ascetismo od il libertinaggio ricorda i rishi upanishadici e gli yogin tantrici. Non si potrebbe trovare corrispondente più adeguato dei riti sessuali śaiva e tantrici di quelli della setta gnostica dei Fibioniti. …...Tali riti strani ed ignominiosi sono legati alla cosmologia e teologia fibionite. Secondo le quali il Padre (o Spirito Primordiale) generò Barbelo (chiamata anche Prounikos), che viveva nell'ottavo cielo. Barbelo generò Ialdabaoth (o Sabaoth), creatore del mondo inferiore. Ogni cosa creata e vivente, e anzitutto gli Arconti, che governano il mondo inferiore, avevano una scintilla del potere di Barbelo. Quando Barbelo udì Ialdabaoth dire: "Io sono il Signore e non c'e' alcun altro, ecc." (Isaia, 45:5), capì che la creazione del mondo era stata un errore e comincio a gridare. Onde poter riconquistare quanto più potere possibile, "essa apparì agli Arconti in bella forma, li sedusse, e quando ebbero eiaculato raccolse il loro sperma, che conteneva il potere che in origine le apparteneva". La salvazione veniva cercata e realizzata all'interno d'una prospettiva cosmica. Già i Nicolaiti avevano proclamato: "Tramite i fluidi del potere generatore (gone) ed il sangue mestruale, noi raccogliamo dai corpi la dynamis di Prounikos" (Panarion 25, 3.2). I Fibioniti vanno oltre: chiamavano psyche il potere che sta nelle mestruazioni e nello sperma, da loro raccolti e mangiati. Qualsiasi cosa noi mangiamo, noi avvantagiamo la creatura perchè da ogni cosa raccogliamo la psyche. La procreazione è un errore ed un crimine: rinnova la divisione della psychee ne prolunga il soggiorno nel mondo. Il fine ultimo dei riti sessuali dei Fibioniti era quello d'accellerare la reintegrazione dello stadio precosmogonico, accellerare la fine del mondo, e d'avvicinarsi a Dio attraverso una progressiva "spermatizzazione". I
Fibioniti non solo consumavano sacralmente lo sperma, ma, con lo sperma che eiaculavano siimbrattavano le mani ed il corpo durante le loro cerimonie; caduti in uno stato di sfrenatezza (estasi?), pregavano di poter instaurare mediante tali pratiche un libero colloquio con Dio. Secondo simili sistemi l'unità spirituale primordiale può ricostituirsi tramite la felicità erotica ed il consumo del seme e del sangue mestruale: le secrezioni genital

i rappresentano i due modi divini d'essere - il dio o la dea - per cui il loro consumo rituale accresce ed accelera la santificazione dei celebranti. Prima Lettera di Giovanni (3, 9): "Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perchè lo sperma divino dimora in lui, e non può peccare perchè è nato da Dio". Secondo la dottrina stoica del logos spermatikos concepito come pneuma igneo, il seme umano contiene un pneuma grazie al quale l'anima si forma nell'embrione. La teoria stoica era la logica conseguenza della collocazione, operata da Alcmeone di Crotona, del seme nel cervello, cioè nello stesso organo in cui si supponeva risiedere l'anima, la psiche. Come osserva Onians, per Platone la psiche è seme, sperma (Timeo 73c), "o meglio è nel seme" (91a), e questo seme è racchiuso nella testa e nel midollo (73 e segg.). esso alita attraverso gli organi genitali (91b). Che il seme stesso aliti od abbia un alito (pneuma), che la procreazione stessa sia un alitare o soffiare è molto esplicito in Aristotele.
tratto da Occultismo, stregoneria e mode culturali, di Mircea Eliade - Sansoni
E’ interessante notare come nella strutturazione della Chiesa Gnostica di Julus Doinel (1842-1903. Nome “episcopale” Valentino II, da non confondere con Valentino maestro gnostico di Alessandria) inserisca nella prima classe di gradi, e per precisione il numero 5, il grado “FIBIONITA”. Si aprono quindi due ipotesi. La prima vede Doinel “ignorante”, condizione intellettiva che si riscontra abbastanza sovente in tali ambienti, innanzi alla vera sostanza della speculazione di questa comunità gnostica. La seconda è che Doinel fosse in realtà conscio di tale particolarità magica-operativa e che la sua Chiesa Gnostica, che avrebbe dovuto avere nella marchesa di Pomar la “SOPHIA TERRESTRE”, più o meno segretamente ammetteva una qualche forma di dinamica magica sessuale.
Filippo Goti (eremitadaisettenodi@gmail.com)

giovedì 11 maggio 2023

Un'Imperatore demoniaco: Teodosio

L'11 maggio (data solarmente emblematica dato che era il secondo giorno di Lemuria nel calendario arcaico romano...) 391 Teodosio emana, dopo il tremendo "Nemo se hostiis pulluat", il secondo dei cosiddetti decreti teodosiani.
Dopo aver dichiarato religione unica di stato il cristianesimo niceano il secondo decreto teodosiano tende ad entrare nel privato dei cittadini, punendoli qualora dovessero ricadere, dopo il battesimo quindi la formalità cristiana, nel ritorno al paganesimo e ne stabilisce le pene che sono tremende, vanno dall'esclusione dalla società civile dell'epoca, all'impossibilità per i non cristiani di fare testamento o ereditare, col risultato che molte di queste proprietà finirono nelle mani della Chiesa, sempre più società parallela allo Stato simile a ciò che è attualmente.
Il testo del decreto:
«Gli augusti imperatori Valentiniano II, Teodosio e Arcadio a Flaviano, prefetto del pretorio:
Coloro che hanno tradito la santa fede [cristiana] e hanno profanato il santo battesimo, siano banditi dalla comune società: dalla testimonian

za [in tribunale] siano esentati, e come già abbiamo sancito non abbiano parte nei testamenti, non ereditino nulla, da nessuno siano indicati come eredi. Coloro ai quali era stato comandato di andarsene lontano ed essere esiliati per lungo tempo, se non sono stati visti versare un compenso maggiore tra gli uomini, anche dell'intercessione degli uomini siano privati. Se casomai nello stato precedente [il paganesimo] ritornano [i neo-convertiti], non sia cancellata la vergogna dei costumi con la penitenza, né sia riservata loro alcuna particolare protezione di difesa o di riparo, poiché certamente coloro i quali contaminarono la fede, con la quale Dio hanno riconosciuto, e orgogliosamente trasformarono i divini misteri in cose profane, non possono conservare le cose che sono immaginarie e a proprio comodo. Ai lapsi ed anche ai girovaghi, certamente perduti, in quanto profanatori del santo battesimo, non si viene in soccorso con alcun rimedio di penitenza, alla quale si ricorre ed è solita giovare negli altri peccati.
A Concordia, in data V Idi di maggio sotto il consolato di Taziano e Simmaco»
(Codice Teodosiano, XVI.7.4)

martedì 9 maggio 2023

Renato Caccioppoli nipote del padre dell'anarchismo Bakunin




“Mi domando: a che vale adoperarsi per fare ancora della matematica quando ha rinunciato a essa uno che poteva farla nel modo che tutti noi ammiravamo?”
L’8 maggio del 1959 con un colpo di pistola Renato Caccioppoli metteva fine alla sua esistenza.
Pochi giorni prima, il 30 aprile, venne visto per l’ultima volta. I primi giorni di maggio il matematico Salvatore Rionero fu “invaso da un senso di desolato stupore e di malinconia indescrivibile” nel guardalo. Sembra reggersi a stento in piedi, cammina con difficoltà e la sua figura è scheletrica. Come scrive Lorenza Foschini nel libro L’attrito della vita, indagine su Renato Caccioppoli, “appare fragile come il vetro e dà l’impressione che, come il vetro, possa infrangersi da un momento all’altro.”
Rionero gli va incontro e affettuosamente domanda: “Professore, come sta?” E lui, dandogli la mano rispose: “Rionero, come vuole che stia?”.
Caccioppoli, nella sua Napoli, era soprannominato o’Genio. Fu, senz’altro, un matematico di grandissimo valore, il cui impatto sull’Analisi Matematica fu notevole. Il suo lavoro rivela una personalità scientifica di eccezionale originalità. Come scrisse Carlo Miranda:
“Caccioppoli non amava il lavoro di lima e di rifinitura, ma preferiva affrontare costantemente problemi nuovi e con l’intuito geniale di cui era dotato sapeva spesso precorrere i tempi, aprendo nuove via al progresso della scienza. I suoi lavori hanno avuto perciò un’importanza di primo piano sia per i risultati conseguiti, sia per il largo apporto di nuove idee e di nuovi indirizzi con cui essi hanno profondamente influenzato l’attività scientifica di tutta una generazione di analisti.”
Anche Edoardo Vesentini spese parole di stima:
“Caccioppoli resta un matematico classico, fuori dal tempo in cui è vissuto, che scriveva i suoi lavori per precisare anzitutto a sé stesso, e poi a chi fosse in grado di seguire le sue argomentazioni, i termini dei problemi, lasciando nelle sue note traccia, sovente molto succinta delle intuizioni che l’avevano condotto alla soluzione. Molti di quei lavori sono di lettura difficile, ed alcuni susciterebbero oggi le riserve di più di un referee. Ma, a chi voglia e sappia comprenderli, essi offrono spesso la sensazione inebriante di partecipare- a fianco di un ingegno raffinato- alla costruzione di un nuovo capitolo della scienza.”
Per citare uno dei suoi lavori, nel 1932 dimostrò un importantissimo risultato (l’analiticità delle soluzioni delle equazioni ellittiche con coefficienti di classe C^2) che venne poi ripreso, nel 1957, da Ennio de Giorgi (altro genio matematico del XX secolo) che riuscì a risolvere il diciannovesimo problema di Hilbert. Il problema venne risolto indipendentemente anche da John Nash. De Giorgi in quegli anni era borsista presso L’Istituto per le Applicazioni del Calcolo (IAC) e Caccioppoli fu uno dei primissimi firmatari delle prime pubblicazioni dell’IAC, Istituto fondato e diretto da Mauro Picone, il Maestro di Renato.
De Giorgi aveva una grande ammirazione per Caccioppoli e a più riprese ricordò la sua figura:
“Al di là di quelle che possono essere le dolorose vicende umane, c’era indubbiamente nella visione di Caccioppoli dell’arte e della matematica, della scienza, non l’idea del disordine ma piuttosto l’idea dell’armonia pitagorica, cioè l’idea che alla fine dei contri la costruzione matematica veramente interessante doveva essere una costruzione belle e armonica.
Per quanto sia difficile e incauto entrare nel mistero di un uomo, però se dovessi vedere un filo tra l’interesse artistico, scientifico, sociale e civile di Caccioppoli, lo vedrei in questa aspirazione di fondo all’armonia e nel dolore che tutte le varie disarmonie ai vari livelli gli procuravano. Riconosco che ad un certo punto bisogna fermarsi di fronte al mistero dell’uomo perché solo Dio legge nei cuori degli uomini, noi possiamo fare solo delle deboli congetture.”
Aveva detto, a più riprese, ai suoi colleghi e amici di non voler nessuna celebrazione dopo la sua morte ma il periodo immediatamente successivo fu accompagnato da sconforto e smarrimento. Picone, che come scritto sopra fu il Maestro di Renato, scrisse in una lettera a Fichera appena dopo il tragico atto:
“Mi domando: a che vale adoperarsi per fare ancora della matematica quando ha rinunciato a essa uno che poteva farla nel modo che tutti noi ammiravamo?"

lunedì 8 maggio 2023

MONTE DEL GRANO IL MAVSOLEVM ALEXANDER SEVERVS (MAUSOLEO DI ALESSANDRO SEVERO)



Il Monte del Grano è il nome popolare del mausoleo di Alessandro Severo, collocato all'interno del Parco XVII Aprile 1944, in un'area di Roma che è attualmente parte del moderno quartiere del Quadraro. Conosciuto sin dal medioevo con il nome di Monte del Grano per la sua forma di MODIVS (Modio) di grano rovesciato, dovuto alla forma che aveva assunto la collinetta dopo l'asportazione dei blocchi di travertino, avvenuta nel 1387 per opera di tal Nicolò Valentini (uno dei tre nobili veneziani che, durante il giubileo del 1350, offrirono alla basilica di San Pietro una pulcherrimam et myrabilem tabulam de Chrystallo, pulchris laminis argenti deaurati (una tavola di cristallo) per custodire la reliquia del sudario del volto di Cristo. Celato sotto una collinetta di alberi di olivo nel parco pubblico di piazza dei Tribuni.
È il terzo mausoleo, in ordine di grandezza, di Roma, ovvero la terza tomba a tumulo dopo la MAVSOLEVM HADRIANI (Mole Adriana) ed il MAVSOLEVM AVGVSTI (Mausoleo di Augusto). Attualmente si presenta come una collinetta di circa dodici metri di altezza un po' nascosta dai palazzi sortile accanto negli anni '70.
Nel '500 venne ritrovato al suo interno un imponente sarcofago attico, oggi conservato nelle sale al piano terreno dei Musei Capitolini, dove i personaggi raffigurati sul sarcofago, sono stati identificati con l'imperatore ALEXANDER SEVERVS (Alessandro Severo) e di sua madre IVLIA AVITA MAMÆA (Giulia Avita Mamea).

martedì 2 maggio 2023

Giustino Filosofo

I cristiani successivi a lui avrebbero dovuto e soprattutto quelli attuali dovrebbero prendere più spunto dal loro antico sodale Giustino Filosofo che non da altri personaggi ben più conosciuti, criminali come Saul di Tarso, eminenze grigie come Ambrogio e pseudo-filosofi come Agostino
"Quando noi diciamo che il Logos, che è il primogenito di Dio, Gesù Cristo il nostro Maestro, è stato generato senza connubio, e che è stato crocifisso ed è morto e, risorto, è salito al cielo, non portiamo alcuna novità rispetto a quelli che, presso di voi, sono chiamati figli di Zeus. 2. Voi sapete infatti di quanti Figli di Zeus parlino gli scrittori onorati da voi: Ermete, il Logos interpretativo e maestro di ogni arte; Asclepio, che fu anche medico e, colpito dal fulmine, ascese al cielo; Dioniso, che fu dilaniato; Eracle, che si gettò nel fuoco per sfuggire alle fatiche; i Dioscuri, figli di Leda; e Perseo, figlio di Danae; e Bellerofonte, che di tra gli uomini ascese con il cavallo Pegaso. 3. Che bisogno c'è poi di parlare di Arianna, e di quanti, al pari di Lei, si dice siano stati trasformati in astri? O dei vostri imperatori che, morti, sempre ritenete degni dell'immortalità, anzi producete persino qualcuno che giura di aver visto il Cesare cremato, elevarsi dalla pira verso il cielo! 4. Ma a chi già conosce questi fatti non è necessario dire quali azioni si raccontino di ciascuno dei Figli di Zeus; dirò solo che tutto questo è stato scritto per aiutare ed esortare i discepoli: tutti infatti stimano bello farsi iettatori degli Dèi! 5. Ma da ogni anima retta sia lontano questo convincimento circa gli Dèi, che persino colui che, secondo loro, è Re e Genitore di ogni cosa, Zeus, sia parricida e figlio di simile padre, e che, vinto dalla smania di malvagi e turpi piaceri, sia arrivato a corrompere Ganimede e molte donne, e che i suoi figli abbiano continuato a compiere azioni simili alle sue. Invece, come abbiamo già detto, furono i demoni cattivi a compiere queste azioni. Noi abbiamo appreso che ottengono l'immortalità solo coloro che conducono una vita santa e virtuosa, vicino a Dio e crediamo che coloro che vivono iniquamente e non si pentono sono puniti nel fuoco eterno. XXII.- 1. Il Figlio di Dio, chiamato Gesù, se anche fosse solo uomo comune per sapienza, sarebbe degno di essere chiamato figlio di Dio. Infatti tutti gli scrittori chiamano Dio padre sia degli uomini sia deGli Dèi. 2. Se poi, come abbiamo affermato sopra, noi affermiamo che Egli è stato generato da Dio come Logos di Dio stesso, in modo speciale e fuori dalla normale generazione, questa concezione è comune alla vostra, quando dite che Ermete è il Logos messaggero di Zeus. 3. Se poi qualcuno ci rimproverasse il fatto che Egli fu crocifisso anche questo è comune ai figli di Zeus annoverati prima, i quali, secondo voi, furono soggetti a sofferenze. 4. Anche di loro infatti si narrano patimenti di morte non eguali, ma diversi. [...] Se poi diciamo che è stato generato da una vergine, anche questo sia per voi un elemento comune con Perseo. 6. Quando affermiamo che Egli ha risanato zoppi e paralitici ed infelici dalla nascita, e che ha resuscitato dei morti, anche in queste affermazioni appariremo concordare con le azioni che la tradizione attribuisce ad Asclepio."