Theopoli, la città perduta delle alpi provenzali
«C’è nel territorio di Saint Geniez una montagnola o piccolo monte a forma di mezzaluna, posto all ’oriente di questa parrocchia; è inaccessibile su tre lati a causa del roccione che fa da mura... Ai piedi di questo monticolo, a settentrione, c’è un’antica cappella o chiesa a due navate, edificata secondo tutte le regole dell’architettura, sotto la quale c’è un’altra chiesa sotterranea. È dedicata a Notre Dame de Dromon, dove i popolani del cantone vengono in processione, in certi giorni, durante l ’estate». Ben al di là delle chimere, delle devianze e di altre fantasie che fioriscono a Dromon, oggetto di tanti fantasmi, è talvolta difficile ricollegarsi alla Verità, risalire il filo della Tradizione. [...] Notre Dame de Dromon può essere paragonata a un albero antichissimo le cui radici sono profonde, forse più di quanto si crede... »
iI Prefetto pretorio delle Gallie, Claudio Postumo Dardano, nel 406 d.C. il patrizio romano di origine tracia, insieme a sua moglie Nevia Galla, di nobile famiglia autoctona, a Sisteron deviarono a Est, su per le montagne dell’Alta Provenza, attraverso le strette gole delle Prealpi, e fondarono Theopolis. Lui, Dardano, interessato ai fenomeni esoterici, stanco degli intrighi di palazzo, delle lotte tra fazioni politiche, delle controversie religiose tra i seguaci dell’antico sistema panteistico e quelli della nuova dottrina cristiana; lei, Nevia Galla, convertita alla fede del Cristo rivelato, e legata a una particolare comunità di credenti. Intanto i Vandali erano alle porte e distruggevano quanto restava dell’Impero d’Occidente. Claudio Postumo Dardano era stato in rapporti epistolari sia con Girolamo, dalmata, estensore della Vulgata, sia con Agostino di Tagaste, che dopo essere stato tra i Manichei aveva scritto La città di Dio. E forse da quest’opera Dardano aveva tratto l’idea di fondare una città regolata da leggi spirituali, che si rifacessero alle pie comunità cristiane delle origini. Poche le tracce superstiti di Theopoli, ma rimane un’epigrafe rupestre, nota ai francesi come “Pierre Écrite”, incisa in caratteri latini, che parla di un locus approntato per dare rifugio e protezione. Enigma insoluto dell’esistenza di un’enclave cristiana, preludio forse al successivo catarismo di Linguadoca. La grande pietra parla di Claudio Postumo Dardano, di sua moglie Nevia Galla e di altri, che nella pace di un luogo quasi inaccessibile cercavano il Paracleto promesso dal Cristo, il Consolatore che portasse infine il riscatto e la redenzione agli uomini di buona volontà....
«C’è nel territorio di Saint Geniez una montagnola o piccolo monte a forma di mezzaluna, posto all ’oriente di questa parrocchia; è inaccessibile su tre lati a causa del roccione che fa da mura... Ai piedi di questo monticolo, a settentrione, c’è un’antica cappella o chiesa a due navate, edificata secondo tutte le regole dell’architettura, sotto la quale c’è un’altra chiesa sotterranea. È dedicata a Notre Dame de Dromon, dove i popolani del cantone vengono in processione, in certi giorni, durante l ’estate». Ben al di là delle chimere, delle devianze e di altre fantasie che fioriscono a Dromon, oggetto di tanti fantasmi, è talvolta difficile ricollegarsi alla Verità, risalire il filo della Tradizione. [...] Notre Dame de Dromon può essere paragonata a un albero antichissimo le cui radici sono profonde, forse più di quanto si crede... »
iI Prefetto pretorio delle Gallie, Claudio Postumo Dardano, nel 406 d.C. il patrizio romano di origine tracia, insieme a sua moglie Nevia Galla, di nobile famiglia autoctona, a Sisteron deviarono a Est, su per le montagne dell’Alta Provenza, attraverso le strette gole delle Prealpi, e fondarono Theopolis. Lui, Dardano, interessato ai fenomeni esoterici, stanco degli intrighi di palazzo, delle lotte tra fazioni politiche, delle controversie religiose tra i seguaci dell’antico sistema panteistico e quelli della nuova dottrina cristiana; lei, Nevia Galla, convertita alla fede del Cristo rivelato, e legata a una particolare comunità di credenti. Intanto i Vandali erano alle porte e distruggevano quanto restava dell’Impero d’Occidente. Claudio Postumo Dardano era stato in rapporti epistolari sia con Girolamo, dalmata, estensore della Vulgata, sia con Agostino di Tagaste, che dopo essere stato tra i Manichei aveva scritto La città di Dio. E forse da quest’opera Dardano aveva tratto l’idea di fondare una città regolata da leggi spirituali, che si rifacessero alle pie comunità cristiane delle origini. Poche le tracce superstiti di Theopoli, ma rimane un’epigrafe rupestre, nota ai francesi come “Pierre Écrite”, incisa in caratteri latini, che parla di un locus approntato per dare rifugio e protezione. Enigma insoluto dell’esistenza di un’enclave cristiana, preludio forse al successivo catarismo di Linguadoca. La grande pietra parla di Claudio Postumo Dardano, di sua moglie Nevia Galla e di altri, che nella pace di un luogo quasi inaccessibile cercavano il Paracleto promesso dal Cristo, il Consolatore che portasse infine il riscatto e la redenzione agli uomini di buona volontà....
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