Lidia Storoni Mazzolani, ricostruendo l'incontro di Sant'Agostino con i
pagani, propone all'attenzione e alla riflessione un problema
storiograficamente trascurato e assai spesso sottovalutato, ma di
fondamentale importanza nella storia occidentale quello dello scontro
fra cristianesimo e paganesimo nei secoli della decadenza dell'Impero
romano quando tutti, pagani e cristiani conoscevano l'angoscia di vivere
in un mondo In cui erano crollate certezze che sembravano
incrollabili, e in cui la ricerca di nuovi valori era condizione della
sopravvivenza sia individuale sia politica.
A partire dall'atteggiamento di Agostino verso i pagani, Lidia Storoni
Mazzolani pone nella sua interezza, il problema di una società che a
ben vedere, nonostante il cristianesimo fosse ormai religione
ufficiale, era rimasta pagana in misura assai maggiore di quanto si sia
soliti credere.
Le costituzioni imperiali non consentono molti dubbi in proposito. La
loro lettura conferma che il paganesimo, come del resto è ovvio non
scompare da un giorno all'altro: gli antichi culti continuarono ad
essere praticati e la durezza della repressione imperiale sta a
testimoniare della loro vivacità e della loro pericolosità.
Da un canto c'era chi accusava il cristianesimo di essere la causa
principale della decadenza di Roma, dall'altra chi credeva che esso
fosse la sola possibilità di riscatto collettivo. Agostino fu appunto
colui che propose Cristo come fondatore della «nuova città», come
risposta a tutti gli interrogativi dell'epoca, leggendo il suo
messaggio in chiave non solo religiosa ma anche e soprattutto politica.
Nessuna meraviglia, quindi, che Agostino pensasse che il paganesimo
dovesse essere annientato. E nessuna meraviglia che la stessa cosa
pensasse il potere imperiale, che da tempo tentava di imporre con la
forza del diritto la nuova religione. Già nel 331 Costanzo aveva
ordinato che contro «la demenza dei sacrifici» si applicassero le «pene
adeguate» stabilite da suo padre Costantino. Nel 346 si stabilì più
esplicitamente che chi osava compiere sacrifici fosse abbattuto «con la
spada vendicatrice» Ma evidentemente la minaccia della pur definitiva
sanzione non fu sufficiente: la pena di morte venne ribadita del 385,
il divieto dei sacrifici venne riconfermato nel 392 e nel 399. Il 9
aprile del 399 Arcadio, Onorio e Teodosio stabilirono che «i pagani che
sussistono, benché ormai riteniamo che non ve ne siano siano, tenuti a
freno dal rigore delle leggi già promulgate». Ma evidentemente i
pagani sussistevano. Due mesi dopo 18 giugno gli stessi imperatori
furono costretti a ripetere «i pagani che tuttora esistono se colti
nell'atto di compiere sacrifici benché passibili della pena capitale
siano costretti alla confisca dei beni e all'esilio». Dietro le scarne
disposizioni di legge si coglie la disperata «resistenza» pagana al
tentativo di imporre il culto di Stato e i principi della mora le
cristiana reprimendo ferocemente ogni comportamento contrario ai nuovi
precetti. E a dimostrarlo basterà un esempio la durissima repressione
dell omosessualità maschile tradizionalmente consentita e largamente
praticata a Roma, colpita a partire da una costituzione di Costanzo e
Costante del 342 da pene severissime come la castrazione e la
vivicombustione comminate in nome della «natura» e di Dio che voleva il
sesso limitato al solo rapporto eterosessuale in funzione procreativa.
Il libro di Lidia Storoni Mazzolani propone alla riflessione un
problema fondamentale nonostante le ricerche di Brown, nonostante gli
studi raccolti da Arnaldo Momigliano con il titolo Il conflitto tra
paganesimo e cristianesimo nel secolo IV nonostante un libro come
Paganism in the Roman Empire di MacMullen . Esiste tuttora una lacuna
storiografica una zona d'ombra nella quale è difficile cogliere le
condizioni che da un tanto consentirono a una fede umile nata fra i
poveri di conquistare le maggiori personalità dell'epoca e dall'altro
tennero in vita la credenza in divinità antiche che non promettevano né
resurrezione né immortalità ma continuarono ad essere adorate ad onta
dei rischi che «la demenza del culto».
(archivio Unità)
sabato 21 settembre 2019
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