Ogni
scuola pratica discipline per l’iniziazione di natura e tendenza
diverse, ma tradizionalmente la differenza sostanziale è fra
l’insegnamento attraverso l’uso di simboli e immagini e quello basato
sulla parola orale. Nei primitivi testi egizi di tradizione ermetica,
tramandatici per lo più in lingua greca, i due metodi erano denominati
rispettivamente epoptico e mystes. Alcune scuole li usavano entrambi.
Per esempio nel culto eleusino di Demetra, molto diffuso nell’antica
Grecia, i mystes venivano iniziati ai misteri minori e gli epoptes a
quelli maggiori. Ma anche in sistemi combinati in questo modo i due
metodi erano considerati così diversi che fra un’iniziazione e l’altra
dovevano trascorrere almeno cinque anni.
Il metodo epoptico insegnava attraverso i simboli e le immagini, mentre il mystes di solito era verbale e prevedeva la figura di un maestro che dava istruzioni, a volte in forma di dialogo. Da queste due vie principali si diramavano diversi sentieri che correvano in direzioni differenti, ma aventi tutti come fine il perfezionamento dell’uomo: attraverso vari gradi ascendenti l’uomo «naturale» veniva condotto fino allo stadio di un uomo «spirituale».
Un documento dà un’idea della forza dell’antico metodo epoptico: è il misterioso Libro di Dzyan, al quale sosteneva di essersi ispirata Madame Blavatsky, l’esoterista del secolo scorso, per il suo capolavoro sulla scienza occulta The Secret Doctrine. Ma questo antico libro di immagini, questo libro senza parole, al quale fa riferimento Madame Blavatsky è ritenuto ben più di una semplice raccolta di simboli. L’esoterista G.S. Arundale, che sulla conoscenza di questo testo ha costruito un’intera disciplina meditativa, scrive che il libro era dotato di un tale «magnetismo» che chiunque ne contemplasse le immagini ne ricavava intuizioni di grande profondità.
Anche oggi, seguendo una via, si può raggiungere un analogo rapporto epoptico meditando su quei simboli antichi, e questa era sicuramente una delle pratiche di meditazione seguite da Mark Hedsel. Alcuni simboli sono dotati della capacità di «parlare» una lingua che non è assolutamente paragonabile alle forme di linguaggio scritte e parlate, né in queste può essere tradotta. I simboli possono aggirare il meccanismo pensante del cervello (abituato ad avere a che fare con le parole) e agire direttamente sull’anima. Ed è precisamente così che opera il metodo epoptico di iniziazione.
Nella maggior parte delle scuole arcane moderne prevale la tradizione orale del mystes. Da quando, cinque secoli fa, fu introdotta la stampa in Europa si è sviluppata una fiducia quasi ipnotica nel potere della parola, mentre è scomparsa quasi interamente l’antica capacità di leggere il contenuto interiore delle figure e dei simboli in un senso che non sia puramente interpretativo e analitico. Questa degenerazione di una facoltà naturale dell’anima ha influenzato le scuole occulte non meno che il pensiero e la vita quotidiani. Ci sono state invero alcune scuole che proprio per questo hanno insistito sulla necessità di sviluppare la sensibilità alla forza dei simboli e l’antica via epoptica attraverso quella che potremmo chiamare «visione meditativa». Il metodo consiste in un addestramento alla visione, basato su una verità dimostrabile: nell’uomo esiste una facoltà – attualmente sepolta nel profondo – in grado di sentire le parole della natura.
Che cosa distingue la Via del Matto dalla normalità della vita, dai comportamenti consueti? Soltanto il suo impegno a sondare il sapere occulto e la sua «visione meditativa». È tutto qui il grande segreto, forse l’unico, di questa strada, perché quella del Matto è essenzialmente la via dell’esperienza, con cui si entra nel regno della materia, per contemplarla nel profondo e potergli strappare i suoi segreti.
Mark Hedsel, L’iniziato
Il metodo epoptico insegnava attraverso i simboli e le immagini, mentre il mystes di solito era verbale e prevedeva la figura di un maestro che dava istruzioni, a volte in forma di dialogo. Da queste due vie principali si diramavano diversi sentieri che correvano in direzioni differenti, ma aventi tutti come fine il perfezionamento dell’uomo: attraverso vari gradi ascendenti l’uomo «naturale» veniva condotto fino allo stadio di un uomo «spirituale».
Un documento dà un’idea della forza dell’antico metodo epoptico: è il misterioso Libro di Dzyan, al quale sosteneva di essersi ispirata Madame Blavatsky, l’esoterista del secolo scorso, per il suo capolavoro sulla scienza occulta The Secret Doctrine. Ma questo antico libro di immagini, questo libro senza parole, al quale fa riferimento Madame Blavatsky è ritenuto ben più di una semplice raccolta di simboli. L’esoterista G.S. Arundale, che sulla conoscenza di questo testo ha costruito un’intera disciplina meditativa, scrive che il libro era dotato di un tale «magnetismo» che chiunque ne contemplasse le immagini ne ricavava intuizioni di grande profondità.
Anche oggi, seguendo una via, si può raggiungere un analogo rapporto epoptico meditando su quei simboli antichi, e questa era sicuramente una delle pratiche di meditazione seguite da Mark Hedsel. Alcuni simboli sono dotati della capacità di «parlare» una lingua che non è assolutamente paragonabile alle forme di linguaggio scritte e parlate, né in queste può essere tradotta. I simboli possono aggirare il meccanismo pensante del cervello (abituato ad avere a che fare con le parole) e agire direttamente sull’anima. Ed è precisamente così che opera il metodo epoptico di iniziazione.
Nella maggior parte delle scuole arcane moderne prevale la tradizione orale del mystes. Da quando, cinque secoli fa, fu introdotta la stampa in Europa si è sviluppata una fiducia quasi ipnotica nel potere della parola, mentre è scomparsa quasi interamente l’antica capacità di leggere il contenuto interiore delle figure e dei simboli in un senso che non sia puramente interpretativo e analitico. Questa degenerazione di una facoltà naturale dell’anima ha influenzato le scuole occulte non meno che il pensiero e la vita quotidiani. Ci sono state invero alcune scuole che proprio per questo hanno insistito sulla necessità di sviluppare la sensibilità alla forza dei simboli e l’antica via epoptica attraverso quella che potremmo chiamare «visione meditativa». Il metodo consiste in un addestramento alla visione, basato su una verità dimostrabile: nell’uomo esiste una facoltà – attualmente sepolta nel profondo – in grado di sentire le parole della natura.
Che cosa distingue la Via del Matto dalla normalità della vita, dai comportamenti consueti? Soltanto il suo impegno a sondare il sapere occulto e la sua «visione meditativa». È tutto qui il grande segreto, forse l’unico, di questa strada, perché quella del Matto è essenzialmente la via dell’esperienza, con cui si entra nel regno della materia, per contemplarla nel profondo e potergli strappare i suoi segreti.
Mark Hedsel, L’iniziato
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