Obelisco Aureliano di Antinoo
alla Passeggiata del Pincio, Roma, è alto 9,24 metri,con il basamento è alto 17,26 metri, fu voluto da Augusto addolorato per la perdita di Antinoo annegato nelle acque del Nilo, e per ricordarlo volle ornare il suo cenotafio, monumento funebre commemorativo senza le spoglie del defunto, con un obelisco, sul quale fece scolpire geroglifici che narrano la triste storia di Antinoo, probabilmente era stato innalzato nei pressi nel Mausoleo di Augusto. Nel 1713 Donna Cornelia Barberini lo donò a Papa Clemente XIV che lo mise nel cortile della Pigna ai Musei Vaticani, e quando si pose fine alla sistemazione del Pincio dall'Architetto Marini venne innalzato nel 1822 nel piazzale dove ancora oggi possiamo ammirarlo. Il Pincio in antico era chiamato Collis Hortolorum, e già in epoca romana, repubblicana, era stato scelto come luogo per le dimore residenziali delle famiglie romane più importanti, qui vi erano gli horti di Lucullo e gli horti degli Acili. Gli ultimi ad abitare il colle furono i "Pinci" che diedero il nome ai giardini, si insediarono qui nel IV secolo in una ricca domus il cui terrapieno noto oggi come il Muro Torto, fungeva da muraglione di terrazzamento e di contenimento dei fianchi del colle, sul quale c'erano giardini e piccoli padiglioni. Nel 1564 nei giardini del Pincio fu edificata la villa del Cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano, poi acquistata da Ferdinando de Medici che la trasformò; tutta la zona restò sempre a vocazione agricola, gestita dagli operosi agostiniani di Santa Maria del Popolo. Nel 1816 Giuseppe Valadier costruì una piazza terrazzata sulla cresta del colle creando un mirabile connubio tra natura, paesaggio e costruzioni urbane. Fu il primo giardino pubblico di Roma voluto da Napoleone e da Papa Pio VII, e da questa terrazza si gode una impareggiabile vista di Roma e della Città del Vaticano sullo sfondo. Il Valadier pose in posizione panoramica anche la sua residenza privata che oggi conosciamo come la "Casina Valadier", un piccolo ed aggraziato cubo porticato presto trasformato in Kaffeehaus. Fu nel 1822 che in un viale del colle ad opera dell'architetto Giuseppe Marini, venne collocato per volere di Papa Pio VII, l'obelisco di Antinoo. L'obelisco di Antinoo, a differenza degli altri obelischi, ad eccezione dell'Obelisco Agonale e dell'Obelisco Sallustiano, era stato portato a Roma dall'Egitto, quando era già diventato provincia Romana, fu trasportato per volere dell'Imperatore Adriano per ornare il monumento funebre di Antinoo. I geroglifici furono copiati dal monolito dell'Iseo Capitolino e intagliati dagli artigiani locali, che non avevano familiarità con la scrittura egizia per cui le iscrizioni risultarono incerte e con contorni modificati. L'obelisco del Pincio doveva commemorare Antinoo, che era annegato nel Nilo durante il viaggio dall'Egitto a Roma, il committente Adriano aveva uno spiccato interesse per l'Egitto e per i suoi monumenti che aveva replicato nella sua villa, la villa di Adriano a Tivoli. Dopo questa disgrazia, Antinoo venne divinizzato ed in suo onore vennero costruiti templi in Egitto e a Roma. In Egitto gli venne anche dedicata una città, Antinopoli. A Roma gli venne dedicato un tempio, che conteneva anche l'obelisco, tra il 130 e il 138, ma di cui purtroppo non si dove fosse ubicato. Nel III secolo d.C. il monolito venne trasferito nel Circo Variano, da Eliogabalo, che risiedeva nella villa del Sessorium, dove costituiva l'elemento principale della spina. L'obelisco crollò durante il Medioevo, ma la sua memoria rimase sempre viva. Antonio da Sangallo nel 1525, lo descrisse e lo disegnò, dicendo che era posto mezzo miglio fuori Porta Maggiore, nel Circo Navale situato sul lato dell'acquedotto di fronte a San Giovanni, nella vigna di Messer Girolamo Milanese. Andrea Fulvio, ricorda l'obelisco di Antinoo nell'Antiquitates Urbis, e lo colloca "tra la via Labicana e l'Acquedotto Claudio, fuori le mura del monastero di Santa Croce, dove c'era un circo, i cui contorni e le mura si possono ancora oggi vedere nella vicina vigna, con un obelisco rotto in due pezzi abbandonati nel centro". Anche Pirro Ligorio, nel suo "Libro delle Antichità Romane", del 1553, e racconta "l'ottavo circo era quello che oggi senza nome si vede rovinato fuori delle mura moderne, si vedono i segni di questo circo, e vi sono due pezzi dell'obelisco che vi era dedicato, molto bello, e probabilmente eretto qui dall'Imperatore Aureliano". Per cui anche il nome di obelisco Aureliano. Nella seconda metà del Cinquecento il Circo e l'area intorno al circo erano di proprietà dei fratelli Saccocci, che nel 1570, scavarono ed estrassero i 3 frammenti dell'obelisco, e considerando l'evento, del ritrovamento, straordinario, apposero una lapide a memoria su uno dei pilastri dell'Acqua Felice, a 60 metri a sud dove viale Castrense si apre sulla via Casilina. Questi orti dove giaceva l'obelisco, passarono di mano a vari proprietari, tra cui i Barberini e tra questi, Papa Urbano VIII che voleva farlo erigere dal Bernini nei suoi giardini, successivamente a Papa Clemente XIV, al soglio dal 1769 al 1772, che lo collocò in Vaticano nel Cortile della Pigna. Poi per volontà di Papa Pio VII, al soglio dal 1800 al 1823, venne trasferito al Pincio, nel viale dell'Obelisco dove oggi lo ammiriamo, e come lo ricorda l'iscrizione opposta sul lato nord dell'obelisco.
alla Passeggiata del Pincio, Roma, è alto 9,24 metri,con il basamento è alto 17,26 metri, fu voluto da Augusto addolorato per la perdita di Antinoo annegato nelle acque del Nilo, e per ricordarlo volle ornare il suo cenotafio, monumento funebre commemorativo senza le spoglie del defunto, con un obelisco, sul quale fece scolpire geroglifici che narrano la triste storia di Antinoo, probabilmente era stato innalzato nei pressi nel Mausoleo di Augusto. Nel 1713 Donna Cornelia Barberini lo donò a Papa Clemente XIV che lo mise nel cortile della Pigna ai Musei Vaticani, e quando si pose fine alla sistemazione del Pincio dall'Architetto Marini venne innalzato nel 1822 nel piazzale dove ancora oggi possiamo ammirarlo. Il Pincio in antico era chiamato Collis Hortolorum, e già in epoca romana, repubblicana, era stato scelto come luogo per le dimore residenziali delle famiglie romane più importanti, qui vi erano gli horti di Lucullo e gli horti degli Acili. Gli ultimi ad abitare il colle furono i "Pinci" che diedero il nome ai giardini, si insediarono qui nel IV secolo in una ricca domus il cui terrapieno noto oggi come il Muro Torto, fungeva da muraglione di terrazzamento e di contenimento dei fianchi del colle, sul quale c'erano giardini e piccoli padiglioni. Nel 1564 nei giardini del Pincio fu edificata la villa del Cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano, poi acquistata da Ferdinando de Medici che la trasformò; tutta la zona restò sempre a vocazione agricola, gestita dagli operosi agostiniani di Santa Maria del Popolo. Nel 1816 Giuseppe Valadier costruì una piazza terrazzata sulla cresta del colle creando un mirabile connubio tra natura, paesaggio e costruzioni urbane. Fu il primo giardino pubblico di Roma voluto da Napoleone e da Papa Pio VII, e da questa terrazza si gode una impareggiabile vista di Roma e della Città del Vaticano sullo sfondo. Il Valadier pose in posizione panoramica anche la sua residenza privata che oggi conosciamo come la "Casina Valadier", un piccolo ed aggraziato cubo porticato presto trasformato in Kaffeehaus. Fu nel 1822 che in un viale del colle ad opera dell'architetto Giuseppe Marini, venne collocato per volere di Papa Pio VII, l'obelisco di Antinoo. L'obelisco di Antinoo, a differenza degli altri obelischi, ad eccezione dell'Obelisco Agonale e dell'Obelisco Sallustiano, era stato portato a Roma dall'Egitto, quando era già diventato provincia Romana, fu trasportato per volere dell'Imperatore Adriano per ornare il monumento funebre di Antinoo. I geroglifici furono copiati dal monolito dell'Iseo Capitolino e intagliati dagli artigiani locali, che non avevano familiarità con la scrittura egizia per cui le iscrizioni risultarono incerte e con contorni modificati. L'obelisco del Pincio doveva commemorare Antinoo, che era annegato nel Nilo durante il viaggio dall'Egitto a Roma, il committente Adriano aveva uno spiccato interesse per l'Egitto e per i suoi monumenti che aveva replicato nella sua villa, la villa di Adriano a Tivoli. Dopo questa disgrazia, Antinoo venne divinizzato ed in suo onore vennero costruiti templi in Egitto e a Roma. In Egitto gli venne anche dedicata una città, Antinopoli. A Roma gli venne dedicato un tempio, che conteneva anche l'obelisco, tra il 130 e il 138, ma di cui purtroppo non si dove fosse ubicato. Nel III secolo d.C. il monolito venne trasferito nel Circo Variano, da Eliogabalo, che risiedeva nella villa del Sessorium, dove costituiva l'elemento principale della spina. L'obelisco crollò durante il Medioevo, ma la sua memoria rimase sempre viva. Antonio da Sangallo nel 1525, lo descrisse e lo disegnò, dicendo che era posto mezzo miglio fuori Porta Maggiore, nel Circo Navale situato sul lato dell'acquedotto di fronte a San Giovanni, nella vigna di Messer Girolamo Milanese. Andrea Fulvio, ricorda l'obelisco di Antinoo nell'Antiquitates Urbis, e lo colloca "tra la via Labicana e l'Acquedotto Claudio, fuori le mura del monastero di Santa Croce, dove c'era un circo, i cui contorni e le mura si possono ancora oggi vedere nella vicina vigna, con un obelisco rotto in due pezzi abbandonati nel centro". Anche Pirro Ligorio, nel suo "Libro delle Antichità Romane", del 1553, e racconta "l'ottavo circo era quello che oggi senza nome si vede rovinato fuori delle mura moderne, si vedono i segni di questo circo, e vi sono due pezzi dell'obelisco che vi era dedicato, molto bello, e probabilmente eretto qui dall'Imperatore Aureliano". Per cui anche il nome di obelisco Aureliano. Nella seconda metà del Cinquecento il Circo e l'area intorno al circo erano di proprietà dei fratelli Saccocci, che nel 1570, scavarono ed estrassero i 3 frammenti dell'obelisco, e considerando l'evento, del ritrovamento, straordinario, apposero una lapide a memoria su uno dei pilastri dell'Acqua Felice, a 60 metri a sud dove viale Castrense si apre sulla via Casilina. Questi orti dove giaceva l'obelisco, passarono di mano a vari proprietari, tra cui i Barberini e tra questi, Papa Urbano VIII che voleva farlo erigere dal Bernini nei suoi giardini, successivamente a Papa Clemente XIV, al soglio dal 1769 al 1772, che lo collocò in Vaticano nel Cortile della Pigna. Poi per volontà di Papa Pio VII, al soglio dal 1800 al 1823, venne trasferito al Pincio, nel viale dell'Obelisco dove oggi lo ammiriamo, e come lo ricorda l'iscrizione opposta sul lato nord dell'obelisco.
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