martedì 17 settembre 2019

La dea Pale

Pale, una divinità arcaica, il cui culto era diffuso in tutta Italia, lungo gli Appennini. Per i Romani era Pales, presso i popoli sanniti e osco-umbri, era conosciuta con il nome di Perna, Penna, Pelina . Presso i Liguri, secondo alcuni storici romani come Catone, si tratterebbe di una misteriosa divinità femminile, la Dea Pennina, associata al Dio Penn. Con la romanizzazione Pelino e Pennino finirono per diventare appellativi di Giove. Il culto della Dea Pelina e di Giove Pelino, viene, nell'era cristiana, trasformato nel culto di San Pelino che è presente nella Marsica Abruzzese, ma conserva anche delle affinità con il culto di Sant’Antonio. .. A Nola in località pozzo Ceravolo si dice ci fosse un Tempio a Pale. Letteralmente "penn" significa "cima", "sommità". Pale, potrebbe essere una variante meridionalizzata di Bale, quindi di Baleno/Beleno, o nella sua versione femminile, Belena, antica divinità celtica, di cui assume parecchie caratteristiche. La Dea Pale, venne più volte identificata con Minerva, Bona Dea e Dea Dia, fu chiamata anche Pale montana, Pale pastoria, Berenice Cibale Dea e Magna Pale, come manifestazione della Dea Opi. Era la Dea dei confini, di tutto ciò che era manifesto, protettrice della pastorizia, dei pastori, dei pascoli ed in genere di tutta la Natura, colei che tutela l’equilibrio tra il selvatico e il coltivato. Dea legata profondamente alla terra e al fuoco. Molti l’associano anche alla morte, come rinnovamento e alla guerra. Veniva invocata per la purificazione, la protezione, il parto e la guarigione di greggi e esseri umani, probabilmente aveva anche una funzione di protezione dal pericolo degli incendi montani e degli animali selvatici.
Pale è identificata con le BALdorie pastorali. Deriva dall'illirico paliti (bruciare). PALia, o meglio paglia, è ciò che brucia. Nelle Feste a Pale si usava infatti bruciare la paglia e stoppie. Palilia sono le feste in onore di Pale. A Pale è legato anche il termine PAllido, che potrebbe associarla alla Luna, come Dea Bianca, al candore delle rocce e alla morte, come rinascita. Ma soprattutto Pale è il BALzo , la roccia che affiora dalla montagna e che da lontano sembra un “palazzo”. La parola PALazzo deriva appunto da Pale e anche il colle Palatino, era così chiamato in onore della Dea Pale. Per gli antichi la roccia affiorante era la manifestazione della divinità. Anche il termine Palo, Paletto deriva da Pele, non a caso era anche una divinità dei confini, delimitati appunto da pali di legno. Palese, deriva da Pale (manifesto). PALilicium è anche il nome antico della stella più brillante della costellazione del Toro (Aldebaran)che sorge il 21 aprile, festa natale di Roma e di Pale.
Pale era celebrata il 21 aprile, durante una festa di purificazione delle greggi, i Palilia, durante le quali si accendevano mucchi di paglia disposti in file e vi si conducevano attraverso i capi di bestiame, seguiti dai pastori stessi, che procedevano saltando. e Feste a Pale erano l’occasione per ripulire le stalle e le pecore . Il pastore spruzzava d'acqua il gregge, scopava l'ovile e lo ornava di fronde. Poi si andava al tempio di Vesta e ci si procurava il suffimen, il composto organico, quindi lo si bruciava su un fuoco acceso appositamente per quel rito; si saltava tre volte questo fuoco e ci si aspergeva d'acqua mediante un ramoscello d'alloro. Il salto sul fuoco e l'aspersione d'acqua costituivano un rito chiamato suffitio che si compiva anche per purificarsi dopo esser stati ad un funerale, come ci informa Festo. Sempre con acqua e fuoco si purificava a sera il gregge e l'ovile. Si lavava e si spazzava nuovamente il pavimento. Si ornavano le pareti con fronde e la porta con festone di fiori. Si bruciava zolfo su un fuoco di legna resinosa, rami di ginepro e foglie d'alloro. Si offrivano a Pales focacce di miglio in un paniere di miglio, latte e cibi esclusivamente vegetali.
Le offerte alla Dea venivano distribuite tra i presenti che le consumavano ritualmente. Si pregava Pale, assimilata o associata a Silvano, con una preghiera che veniva ripetuta quattro volte, guardando verso l'oriente.
"Benedici la mandria e perdona se a volte siamo entrati nei boschetti a te consacrati e, ignorando il tuo nome, abbiamo tolto foglie al ramo per una pecora malata; perdona se le bestie intorbidarono involontariamente l'acqua chiara della tua fonte ".
Nella preghiera si chiedeva perdono a Pale per un'infrazione del pastore o del suo gregge e se ne chiedeva l'intervento per placare le divinità. L'officiante infine beveva da una ciotola latte mescolato a mosto cotto e faceva un salto sul fuoco. Quindi si offrivano latte, miglio e pizze di miglio a Pale

4 commenti:

carla ha detto...

Grazie all'autore di questo articolo. Vivo in un località dove c'è Monte Pallano e dove c'è una estesa area archeologica e, finora, nessuno ha attribuito il nome alla dea Pale. Qui si praticava una intensa pastorizia e, a mio avviso, il riferimento è "palesemente" legato alla Dea Pale. Grazie! di questo articolo molto esplicativo.

gianoquadriforme ha detto...

Non ho compreso il luogo di cui parli, potresti essere più precisa e delucidami
?

gianoquadriforme ha detto...

Non è un luogo ma vari luoghi

carla ha detto...

Si si sono vari luoghi ma io parlo di Monte Pallano, ultimo crinale montano lungo il percorso del fiume Sangro prima che questo finisca nell'Adriatico. Siamo in Abruzzo. Il monte è in territoio dei comuni di Archi, Tornareccio e Bomba. Grazie di questo bell'articolo che ha ispirato la costituzione di un'associazione dedicata proprio alla Dea Pale.
Corialmente
Carla