giovedì 19 settembre 2019

Verona: la trascendenza si impone oltre all'immane bellezza


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Essere in Via Pellicciai a Verona o al Piloton sopra Montorio, come in corso Palladio a Vicenza ad aspettare il sole che nasca il giorno del solstizio si rivive la stessa emozione che si può provare a Stonehenge o dentro le gallerie delle grandi piramidi d’Egitto all’alba del giorno più lungo, come a Kainua (Marzabotto), l’antica città fondata dagli etruschi. Si rivive l’antico mistero della magia della notte più lunga, dove secondo le grandi tradizioni mediterranee il cielo apre le sue porte e si mette in comunicazione con la terra, gli eroi scendono e gli uomini possono salire, tutto nella “notte di mezza estate” portata in scena dal grande William Shakespeare.

Verona e Vicenza sono due città ri-fondate entrambe dai romani che hanno mantenuto ancora oggi il sistema ortogonale imposto dall’urbanistica romana, costituto dal cardo e dal decumano, entrambe inoltre, mantengono il medesimo angolo rispetto al nord geografico del reticolo dove il cardo è orientato sul solstizio d’estate.
A Verona la notte più lunga si viveva coralmente, con una grande festa notturna, nel quartiere di San Giovanni in Valle, dove con canti, balli, cibi e libagioni si attendeva la nascita del sole raccoglieva la rugiada o le erbe medicinali nel loro massimo turgore, si facevano abluzioni terapeutiche alla Fontana del Fero, luogo legato alla divinità ctonia Feronia preposta alla salvaguardia degli schiavi ed invocata, da questi, per l’affrancamento affinché potessero diventare uomini liberi.

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