Pilastro della Sainte-Chapelle:
Mercurius e Rosmerta
L'archeologia ci ha consegnati numerosissimi monumenti figurati di epoca gallo-romana che ritraggono Mercurius e una dovizia di iscrizioni a lui dedicate, le quali ci tramandano i suoi molti epiteti. Ciò è perfettamente in linea con la testimonianza di Caius Iulius Caesar, il quale afferma:
Deorum maxime Mercurium colunt, huius sunt plurima simulacra, hunc omnium inuentorem artium ferunt, hunc uiarum atque itinere ducem, hunc ad quaestus pecuniae mercaturasque habere uim maximam arbitrantur. post hunc Apollinem et Martem et Iouem et Minerua.
Il dio che i Galli onorano di più è Mercurius: le sue statue sono le più numerose, essi lo considerano come l'inventore di tutte le arti, egli è per loro il dio che indica il cammino, che guida il viaggiatore, egli è il più abile ad assicurare i guadagni e a proteggere il commercio. Dopo di lui adorano Apollo, Mars, Iuppiter e Minerva. Le molte testimonianze gallo-romane di Mercurius, raffigurato sia secondo i canoni classici sia con aspetto celtico, testimoniano un'assimilazione parziale del dio greco-romano con uno o più divinità locali. È forse questo il caso del Cissonius dei Treveri o del Gebrinius degli Ubii il cui nome e le cui immagini sono regolarmente associate al dio romano. Popolare soprattutto nel centro e nel nord-est della Gallia romana, Mercurius proteggeva i mercanti, i pellegrini e anche gli artigiani.
Nel suo aspetto classico, il Mercurius è rappresentato nudo, o con un mantello, il petaso in capo, il caduceo stretto in mano e calzari ai piedi. A volte, le caratteristiche ali presenti sul petaso, che nel mondo classico simboleggiavano la rapidità di Mercurius, quale messaggero degli dèi, sono rappresentati come pinne piatte che emergono dalla capigliatura. Quest'anomalia indica la provenienza gallica delle immagini, dovuta ad artigiani che non avevano ben compreso la natura del petaso. Anche la borsa per il denaro, che il dio regge in mano, è un attributo presente nelle immagini galliche. Esso simboleggia il guadagno e, in generale, la prosperità. Le iscrizioni epigrafiche diffuse nella Gallia romana rivelano che erano devoti a Mercurius soprattutto i mercanti.
Alcune immagini del dio rivelano interpretazioni indigene. A volte Mercurius ha la barba, oppure indossa un ampio mantello con cappuccio. In certi casi è dotato di tre falli, ha tre teste, o è seduto a gambe incrociate. Queste letture riflettono probabili assimilazioni del dio classico con una o più divinità celtiche.
Caratteristica della figurazioni gallo-romane di Mercurius, una serie di animali caratteristici che accompagnano il dio: un gallo, un cinghiale, un caprone una tartaruga. Essi sono perlopiù ignoti all'iconografia classica, per quanto la tartaruga sembri riecheggiare il mito greco. Particolarmente degno di nota è il serpente criocefalo, con testa e corna d'ariete, che però non è esclusivo di Mercurius. In alcuni casi, Mercurius regge in braccio un neonato, il quale rappresenta, con ogni probabilità, Bacchus infante.
Sebbene il Mercurius romano non abbia una compagna o una paredra, in Gallia è spesso rappresentato accanto a una divinità femminile: questa in molti casi è Maia, la madre del dio, ma viene spesso sostituita, sopratutto nella parte centro-orientale della Gallia, con la dea indigena Rosmerta. Quest'ultima è generalmente rappresentata con aspetto classico e a volte identificata con Fortuna. Regge in mano una cornucopia o, in certi casi, un caduce…..
Immagini di Mercurius e Rosmerta, scolpite in bassorilievo su due delle quattro facce di un pilastro in calcare alto 1,56 m, forse originariamente sormontato da una colonna recante il gruppo statuario del cavaliere e dell'anguipede, o la statua di un'altra divinità. Nelle altre due compaiono Apollo e un genio alato.
Il pilastro, scoperto nel 1784 dietro la Sainte-Chapelle, sull'Île de la Cité (Paris, Francia), risale al I sec. a.C. ed era stato eretto all'aria aperta, in Lutetia Parisiorum. Tale tipi di monumenti erano abbastanza diffusi in Gallia orientale e in Renania, soprattutto a partire dal II sec. d.C.
Mercurius appare nel suo tipico aspetto classico, sebbene accompagnato dal gallo e dalla capra; regge il caduceo in una mano e nell'altra la borsa per il denaro. Rosmerta è invece abbigliata con velo e tiara, come una dea romana, ma in assenza di un'iscrizione è facilmente riconoscibile grazie al caduceo che regge in mano.
Musée des Antiquités Nationales, Saint-Germain-en-Laye (dép. Yvelines, Francia).
Mercurius e Rosmerta
L'archeologia ci ha consegnati numerosissimi monumenti figurati di epoca gallo-romana che ritraggono Mercurius e una dovizia di iscrizioni a lui dedicate, le quali ci tramandano i suoi molti epiteti. Ciò è perfettamente in linea con la testimonianza di Caius Iulius Caesar, il quale afferma:
Deorum maxime Mercurium colunt, huius sunt plurima simulacra, hunc omnium inuentorem artium ferunt, hunc uiarum atque itinere ducem, hunc ad quaestus pecuniae mercaturasque habere uim maximam arbitrantur. post hunc Apollinem et Martem et Iouem et Minerua.
Il dio che i Galli onorano di più è Mercurius: le sue statue sono le più numerose, essi lo considerano come l'inventore di tutte le arti, egli è per loro il dio che indica il cammino, che guida il viaggiatore, egli è il più abile ad assicurare i guadagni e a proteggere il commercio. Dopo di lui adorano Apollo, Mars, Iuppiter e Minerva. Le molte testimonianze gallo-romane di Mercurius, raffigurato sia secondo i canoni classici sia con aspetto celtico, testimoniano un'assimilazione parziale del dio greco-romano con uno o più divinità locali. È forse questo il caso del Cissonius dei Treveri o del Gebrinius degli Ubii il cui nome e le cui immagini sono regolarmente associate al dio romano. Popolare soprattutto nel centro e nel nord-est della Gallia romana, Mercurius proteggeva i mercanti, i pellegrini e anche gli artigiani.
Nel suo aspetto classico, il Mercurius è rappresentato nudo, o con un mantello, il petaso in capo, il caduceo stretto in mano e calzari ai piedi. A volte, le caratteristiche ali presenti sul petaso, che nel mondo classico simboleggiavano la rapidità di Mercurius, quale messaggero degli dèi, sono rappresentati come pinne piatte che emergono dalla capigliatura. Quest'anomalia indica la provenienza gallica delle immagini, dovuta ad artigiani che non avevano ben compreso la natura del petaso. Anche la borsa per il denaro, che il dio regge in mano, è un attributo presente nelle immagini galliche. Esso simboleggia il guadagno e, in generale, la prosperità. Le iscrizioni epigrafiche diffuse nella Gallia romana rivelano che erano devoti a Mercurius soprattutto i mercanti.
Alcune immagini del dio rivelano interpretazioni indigene. A volte Mercurius ha la barba, oppure indossa un ampio mantello con cappuccio. In certi casi è dotato di tre falli, ha tre teste, o è seduto a gambe incrociate. Queste letture riflettono probabili assimilazioni del dio classico con una o più divinità celtiche.
Caratteristica della figurazioni gallo-romane di Mercurius, una serie di animali caratteristici che accompagnano il dio: un gallo, un cinghiale, un caprone una tartaruga. Essi sono perlopiù ignoti all'iconografia classica, per quanto la tartaruga sembri riecheggiare il mito greco. Particolarmente degno di nota è il serpente criocefalo, con testa e corna d'ariete, che però non è esclusivo di Mercurius. In alcuni casi, Mercurius regge in braccio un neonato, il quale rappresenta, con ogni probabilità, Bacchus infante.
Sebbene il Mercurius romano non abbia una compagna o una paredra, in Gallia è spesso rappresentato accanto a una divinità femminile: questa in molti casi è Maia, la madre del dio, ma viene spesso sostituita, sopratutto nella parte centro-orientale della Gallia, con la dea indigena Rosmerta. Quest'ultima è generalmente rappresentata con aspetto classico e a volte identificata con Fortuna. Regge in mano una cornucopia o, in certi casi, un caduce…..
Immagini di Mercurius e Rosmerta, scolpite in bassorilievo su due delle quattro facce di un pilastro in calcare alto 1,56 m, forse originariamente sormontato da una colonna recante il gruppo statuario del cavaliere e dell'anguipede, o la statua di un'altra divinità. Nelle altre due compaiono Apollo e un genio alato.
Il pilastro, scoperto nel 1784 dietro la Sainte-Chapelle, sull'Île de la Cité (Paris, Francia), risale al I sec. a.C. ed era stato eretto all'aria aperta, in Lutetia Parisiorum. Tale tipi di monumenti erano abbastanza diffusi in Gallia orientale e in Renania, soprattutto a partire dal II sec. d.C.
Mercurius appare nel suo tipico aspetto classico, sebbene accompagnato dal gallo e dalla capra; regge il caduceo in una mano e nell'altra la borsa per il denaro. Rosmerta è invece abbigliata con velo e tiara, come una dea romana, ma in assenza di un'iscrizione è facilmente riconoscibile grazie al caduceo che regge in mano.
Musée des Antiquités Nationales, Saint-Germain-en-Laye (dép. Yvelines, Francia).
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