giovedì 16 maggio 2019

POMBIA: LA CHIESA DI SAN VINCENZO IN CASTRO

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Un tesoro medioevale nascosto ed ignorato.
Pombia è un paese sconosciuto, o meglio, ignorato.
A Pombia si trova una chiesa altrettanto sconosciuta quanto lo è il paese. Tuttavia è un edificio che racchiude un esempio di arte romanica forse unico nel suo genere; e si parla dell’anno Mille, secoli più, secolo meno. la chiesa di San Vincenzo in Castro…. è una chiesa da osservare con attenzione per scoprire la curiosa convivenza di elementi di devozione con caratteristiche che li pongono tra loro in opposizione, ma non in antitesi. Piccoli, come l'antica acquasantiera, e grandi, come la riproduzione plastica dell'apparizione della Vergine. Antichi, come l'affresco della Panaghia Galaktotrophousa cioè una suggestiva Madonna del latte, e moderni, come le scene brillantemente smaltate della Via Crucis. In piena luce, come le pareti laterali alla sinistra ed alla destra dell'altare con le presenze a figura intera degli Evangelisti assieme a San Pietro e San Paolo, e nell'oscurità, come i simboli dei Quattro Evangelisti che decorano una piccola volta laterale. Testimonianze di epoche diverse, di eventi trascorsi, del travaglio che ha accompagnato la vita dall'edificio, delle sue ferite e delle sue cicatrici, ovunque presenti... nella navata di sinistra si trova l'altare di San Giuseppe ed un quadro ne evoca la dedicazione..Attraverso una piccola porta aperta sul lato destro della controfacciata si scorge una scala in pietra che sale. E' sufficiente entrare nel piccolo vano per trovarsi di fronte ad un affresco la cui squisita fattura tenta di riemergere dalle rovine del tempo. Sono ritratte due figure, una femminile e l'altra maschile, che sembrano intente ad osservare con tenerezza qualcuno o qualcosa che, ahimè, non c'è più; la donna tiene uno scialle serrato al petto;l'uomo è in secondo piano e si trova dietro un muretto di mattoni, come fosse affacciato ad una finestra, e nella mano sembra impugnare una torcia o una clava, un po' in contrasto con l'atteggiamento amorevole dei due. Cosa si volesse rappresentare rimarrà forse un mistero per sempre.
Salendo la ripida scala in questo angusto passaggio si arriva all'altezza della balconata dell'organo e girando a destra ci si trova finalmente sopra il portico del nartece, dove è ricavata una piccola sala buia, la cui unica illuminazione proviene proprio da quelle finestre che all'esterno inducevano a pensare che si aprissero in un abside. Per rivelare il tesoro nascosto è necessario attendere che l'occhio si abitui alla penombra; ed ecco apparire, come per miracolo, uno scenario fantastico.Ciò che si vede, esteso su un vasto arco proprio nella zona delle finestre, è una pittura monocroma con soggetti, a prima vista, animali; in termini tecnici questo tipo di affresco viene chiamato velarium, perché simula la presenza di una tenda dipinta e sostenuta da anelli tra loro regolarmente spaziati; e qui l'effetto è palese….la collocazione temporale delle pitture è posta a cavallo tra XI e XII secolo; in questo modo l'aspetto simbolico può essere meglio valutato anche valorizzando il contesto storico del cristianesimo.Al centro un cespuglio pare inserito appositamente per dividere due diverse scene; nella sua unicità appare come un elemento anomalo, solitario, estraneo, ma aprendo lo sguardo in una visione d'insieme potrebbe ben collocarsi con l'aquila che si trova sulla destra. Infatti diversi studi iconografici interpretano il cespuglio nel ricordo biblico di ciò che brucia ma non si consuma, e per similitudine ecco rappresentare Maria, madre di Dio seppur vergine. Ed allora l'aquila a fianco è la rappresentazione più usuale, oltre che simbolicamente più antica, del Cristo che risorge La madre e suo figlio.ella parte destra si affrontano due bestie immaginarie: un grifone ed una chimera. Anche in
questo caso i bestiari medioevali richiamano nel grifone e nei suoi simboli la doppia natura del Cristo che, in diverse figurazioni, combatte contro le forze del male, qui rappresentate dalla chimera. Da notare che tale interpretazione propone anche un ulteriore rafforzamento nel riconoscere la direzione della battaglia, che si sviluppa con la posizione stessa delle figure che scagliano una forza difensiva sprigionandola dal centro verso l'esterno.Anche nella parte sinistra è probabile vi fossero due figure tra loro contrapposte, ma solo una di esse rimane sufficientemente integra per essere studiata; l'altra è persa e ne rimangono solo pochi inutili lacerti. Per quanto riguarda l'animale che si può tuttora osservare, alcuni lo hanno identificato con una fiera maculata...
intorno, pezzi sparsi, ovunque. Una scena con una belva incatenata, un vestito drappeggiato, un volto aureolato, un arco dipinto...
Nonostante il degrado, comunque è l'ambiente stesso che emana un'atmosfera che ci porta mill'anni addietro, in un tempo nel quale ogni immagine aveva un significato preciso per il luogo e per chi vi risiedeva. Perdere quelle immagini o trascurare il messaggio che trasportano oltre il loro tempo significa perdere la conoscenza di quella storia locale che rappresenta una piccola tessera del grande mosaico che è il nostro passato.

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