Pierre
Saintyves era lo pseudonimo di Émile Nourry. Figlio di librai, con
l’intenzione mai realizzata di farsi prete, si specializzò negli studi
di folklore e a lui si devono non pochi saggi che trattano, per esempio,
della leggenda di Faust o delle concezioni magiche che stanno alla base
di credenze o miracoli. Nato nel 1870 ad Autun, nella regione della
Borgogna-Franca Contea, ebbe una sua libreria prima a Digione e poi a
Parigi. Nel 1936, l’anno dopo la morte, il rettore dell’Accademia di
Parigi, Sébastien Charléty, così ne scriveva sulla Revue de folklore
française: «Aveva ottenuto dai suoi studi la serena filosofia della
saggezza. La sua fisionomia, a volte grave a volte sorridente,
traspirava bontà. Calmo, si animava subito nella conversazione e
qualunque fosse l’argomento, stupiva sempre per l’immensità del sapere».
Di Nourry, o meglio di Saintyves, esce ora, a cura di Vittorio Fincati, la traduzione italiana di un saggio del 1907: I santi successori degli dei. In esso si scava nel culto degli eroi o dei morti, ovviamente in quello dei santi; si indaga sulle filiazioni verbali (usando tra l’altro il metodo astronomico) e si va alle radici della civiltà cristiana cercando, per esempio attraverso lo studio delle festività, quegli dei pagani che anticiparono talune tradizioni. Saintyves parte dal libro dell’abate di Saint Michel, don Cabrol, dedicato alle Origini della liturgia; riprende le argomentazioni che sovente derivano da Loisy («Posto che si possa dimostrare l’origine pagana di un certo numero di riti cristiani, tali riti hanno cessato di essere pagani quando sono stati accettati e interpretati dalla Chiesa»), altre volte ricorre a quella miniera di notizie lasciata da Tillemont in Mémoires pour servir a l’Histoire ecclésiastique. Senza elencare tutte le fonti e indipendentemente dal metodo, che non rispecchia criteri filologici, il lavoro di Saintyves tocca argomenti di notevole interesse e le numerose citazioni riportano l’attenzione su ricerche preziose riguardanti eroi o santi intercessori o tutelari, sul ritrovamento delle reliquie e le loro traslazioni, le inevitabili falsificazioni. Così come Agostino si lamenta dei monaci girovaghi che vendono frammenti di ossa raccolte non si sa dove, allo stesso modo Pausania segnala dei resti degli argonauti Linceo e Ida che si conservavano a Sparta e che si era liberi di considerare con sospetto.
E poi ecco storie degne di essere conosciute. Come quella del Sudario di Lirey, che vide i canonici della città intentare una causa a Roma per avere il diritto di continuare l’ostensione della reliquia: papa Clemente VII fece aggiungere l’obbligo che a ogni esposizione occorreva proclamare che non si trattava del vero sudario di Cristo ma di un dipinto. Ci sono anche i furti dei corpi dei santi, già presenti prima del cristianesimo e riguardanti personaggi divenuti mitici. O le reliquie curiose: non è difficile tentare paragoni tra i frammenti che si esponevano della scrofa bianca con i suoi trenta porcelli sacrificata da Enea ad Alba e due o tre lische di pesce con cui il Salvatore saziò cinquemila persone, mostrate nella cattedrale di Marsiglia.
Un libro ricco di sorprese e curiosità. Per conoscere meglio le nostre radici e per non dimenticare che il sacro è indispensabile all’uomo.
(Pierre Saintyves, I santi successori degli dei , Arkeios)
Di Nourry, o meglio di Saintyves, esce ora, a cura di Vittorio Fincati, la traduzione italiana di un saggio del 1907: I santi successori degli dei. In esso si scava nel culto degli eroi o dei morti, ovviamente in quello dei santi; si indaga sulle filiazioni verbali (usando tra l’altro il metodo astronomico) e si va alle radici della civiltà cristiana cercando, per esempio attraverso lo studio delle festività, quegli dei pagani che anticiparono talune tradizioni. Saintyves parte dal libro dell’abate di Saint Michel, don Cabrol, dedicato alle Origini della liturgia; riprende le argomentazioni che sovente derivano da Loisy («Posto che si possa dimostrare l’origine pagana di un certo numero di riti cristiani, tali riti hanno cessato di essere pagani quando sono stati accettati e interpretati dalla Chiesa»), altre volte ricorre a quella miniera di notizie lasciata da Tillemont in Mémoires pour servir a l’Histoire ecclésiastique. Senza elencare tutte le fonti e indipendentemente dal metodo, che non rispecchia criteri filologici, il lavoro di Saintyves tocca argomenti di notevole interesse e le numerose citazioni riportano l’attenzione su ricerche preziose riguardanti eroi o santi intercessori o tutelari, sul ritrovamento delle reliquie e le loro traslazioni, le inevitabili falsificazioni. Così come Agostino si lamenta dei monaci girovaghi che vendono frammenti di ossa raccolte non si sa dove, allo stesso modo Pausania segnala dei resti degli argonauti Linceo e Ida che si conservavano a Sparta e che si era liberi di considerare con sospetto.
E poi ecco storie degne di essere conosciute. Come quella del Sudario di Lirey, che vide i canonici della città intentare una causa a Roma per avere il diritto di continuare l’ostensione della reliquia: papa Clemente VII fece aggiungere l’obbligo che a ogni esposizione occorreva proclamare che non si trattava del vero sudario di Cristo ma di un dipinto. Ci sono anche i furti dei corpi dei santi, già presenti prima del cristianesimo e riguardanti personaggi divenuti mitici. O le reliquie curiose: non è difficile tentare paragoni tra i frammenti che si esponevano della scrofa bianca con i suoi trenta porcelli sacrificata da Enea ad Alba e due o tre lische di pesce con cui il Salvatore saziò cinquemila persone, mostrate nella cattedrale di Marsiglia.
Un libro ricco di sorprese e curiosità. Per conoscere meglio le nostre radici e per non dimenticare che il sacro è indispensabile all’uomo.
(Pierre Saintyves, I santi successori degli dei , Arkeios)
Nessun commento:
Posta un commento