Chiesa di San Nicola de' Cesarini, demolita nel 1926, dove ora sorge
Largo di Torre Argentina. La chiesa fu demolita insieme a tutto
l'isolato ...
. S. Nicola a’ Cesarini nell’Area Sacra di piazza
Argentina La piccola chiesa di San Nicola a’ Cesarini o de’ Cesarini era
situata nella cosiddetta “Area Sacra” di epoca repubblicana, al centro
dell’attuale piazza Argentina. Il predicato al titolo deriva
dall’omonima famiglia, tra le più rinomate di Roma, che aveva nella
zona, fin dal Quattrocento, numerose proprietà. La chiesa è ricordata
per la prima volta in un documento dell’XI secolo, anche se le sue
origini si attestano all’VIII secolo, con il nome di “San Nicola de
Calcarario in regione vineae Thedemarii”. Nella Bolla di Urbano III del
1186 la chiesa è annoverata tra le filiali di San Lorenzo in Damaso e
compare come “san Nicolao de Calcalariis”, dopo di allora è ricordata
con predicati diversi, ma tutti attinenti al toponimo della zona ove nel
medioevo esistevano molte fornaci nelle quali si trasformavano in calce
pezzi di antichi marmi. La chiesa si ubicava nell’Area Sacra di piazza
Argentina, che venne ritrovata per caso nel 1926-1929 durante i lavori
che attuavano una delibera comunale del 1918 la quale prevedeva la
demolizione di tutto l’antico tessuto edilizio della “zona Cesarini”,
inclusa la chiesa, per la costruzione di un grande edificio che, per
fortuna, non venne mai costruito. La scoperta consiste in quattro templi
con le loro are. Il nome dei templi è semplicemente A,B,C,D, in quanto
non è stato ancora verificato a quali divinità appartengano, anche se
non mancano importanti ipotesi. . Il tempio più antico è quello C è
visibile il suo podio e si conserva ancora nelle sue dimensioni il tipo
arcaico sine postico . Alcuni studiosi lo attribuiscono a Feronia,
antica divinità italica, che esternava i suoi oracoli in un tempio ai
piedi del monte Soratte. Il secondo in ordine cronologico è il tempio
che ospita al di sopra della cella le absidi della nostra chiesetta
medievale di San Nicola “de’ Calcario”. Periptero esastilo, esso è da
identificare con molta probabilità con il tempio di Giuturna, edificato
nel 241 a.C. da Q. Lutezio Catulo dopo la vittoriosa battaglia delle
Egadi sui Cartaginesi.
Ultimo in ordine di posizione e terzo in
ordine di antichità è il tempio D, che rimane in parte nascosto alla
vista dal piano stradale di via Florida. È un tempio tutto di travertino
e viene interpretato generalmente come la sede del culto dei Lares
permarini, protettori delle vie del mare. Infine, il tempio B, il più
grande e il più bello di tutti che con il suo anello circolare di
colonne rompe la rigida assialità degli altri. A lui spettano i resti di
un colossale acrolito di fattezze femminili che qualcuno ha voluto
assegnare alla Fortuna Huiusce Diei , fondato da Q. Lutezio Catulo
console nel 101 insieme a Mario, in seguito alla vittoria di Vercelli
sui Cimbri. La superficie attuale dell’Area Sacra è il risultato dello
scavo e si conforma fedelmente al complesso sacro. L’estremità
settentrionale è costituita dal muro del portico detto Hecatostylon di
epoca imperiale: ad esso si appoggia il muro di fondo del portico che
concludeva, almeno su questo lato, l’intera “area sacra”; in questo
settore nord dell’area, cioè verso Corso Vittorio, si mise in luce,
demolendo la cinquecentesca chiesa di S. Nicola “de’ Cesarini”, la
chiesa medievale di S. Nicola “de’ Calcarario”. La chiesa medievale,
mononave, occupava una parte del tempio A nella sua ultima fase
dell’epoca di Domiziano. Era intitolata, in origine, ai SS. Nicola e
Biagio. La chiesa invase inizialmente la sola navata centrale del tempio
romano. Il muro posto a sud della cella del tempio divenne il muro di
sinistra della navata e le colonne della peristasi settentrionale
rimasero incorporate nella parete destra della chiesa. La parete di
fondo della cella venne rimossa e sul suo piano originario si gettarono
le basi dell’abside e del presbiterio che risultano così innalzate sul
piano generale della cella. La chiesa si ampliò nella navata di sinistra
nel 1132 durante il pontificato di papa Innocenzo II. Al di sotto del
presbiterio si rinvenne la cripta. Questa fu ricavata all’interno del
podio del tempio, scavando il piano della terza fase, cioè quella
domizianea, raccordata al piano della navata della chiesa tramite delle
scale. Della chiesa di S. Nicola de’ Cesarini rimangono oggi, tra i
resti del tempio romano “A”, le due absidi con tracce di affreschi del
XII secolo, la cripta e un cippo di altare contenente una coppa di vetro
con reliquie di santi.---
venerdì 10 maggio 2019
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