Il
paganesimo è vivo, nascosto ma vivo. Esso pulsa nei documenti antichi,
negli inni delle civiltà più diverse, nella dimensione esoterica della
dottrina cattolica e in quella popolare dei suoi culti: la Grande Madre,
il Dio divorato che risorge ogni volta dalla propria morte, il pantheon
dei santi…Il paganesimo vive nei movimenti e negli individui che hanno
ancora rispetto per la natura e in essa percepiscono la perennità del
Sacro.. Pagana è l’accoglienza di tutte
le religioni, di tutti gli Dèi, di tutte le fedi, quel sentimento
irenico che fa dire a Proclo : «Voi che reggete il timone della saggezza
santa / dèi che accendete il fuoco del grande Ritorno (…) Che infine
possa vedere io / l’uomo che sono e il dio / immortale in me» (Inno a
tutti gli Dèi).
L’umanità è intrisa di Luce dionisiaca e di titanica
cecità. L’umanità è una goccia del Sacro annegata nel mare
dell’ignoranza. Lo scopo vero dell’esistenza, quello per il quale merita
esserci, consiste nel conoscere questa nostra natura, nel riconoscerla,
nella immensa serenità che tale sapere offre. La comprensione
intellettuale non è mai -se è davvero comprensione- separata dai gesti e
dal corpo. Il Corpo è sacro. I corpi degli Dèi che gli umani hanno
bisogno di sentire accanto a sé, impressi nel marmo e nel bronzo. Le
chiese cristiane sono davvero povere e malinconiche. Esse sostituiscono
al tripudio della carne il gusto del soffrire, alla gloria di Zeus
quella di un condannato a morte, sostituiscono ad Afrodite la paura del
corpo. Ma il bisogno della Bellezza Sacra permane, e con esso quella
degli Dèi. Morto il Dio monoteistico vive il Divino molteplice,
panteistico, enoteistico.
Nelle pieghe del mondo. È lì che gli Dèi
si sono nascosti ma è nello spazio sacro, nel loro tempo eterno, che
abitano ancora. «Tauta de egheneto men oudepote, esti de aei»
(Salustio, 4, 8, 26), queste cose mai avvennero e sempre sono.
giovedì 2 maggio 2019
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