.Al centro dell'arco di fondo della "cappella greca" nelle catacombe di
Priscilla si staglia la suggestiva scena di un banchetto dipinto, alla
metà del iii secolo, su un vivace fondo rosso...La scena, propone una
situazione conviviale costituita da sette personaggi sistemati attorno a
una tavola a forma di sigma: tra questi, un uomo anziano, che occupa il
posto di onore in cornu dextro, sembra spezzare il pane con grande
solennità, mentre sulla tavola sono disposti coppe e piatti colmi di
pesci e pani. Ai lati, sono sistemati sette cesti di pani, a memoria del
miracolo neotestamentario della moltiplicazione. Un'altra particolarità
della scena è rappresentata dalla presenza di una donna a capo velato,
che partecipa al banchetto, secondo un uso che si diffonderà per la
solennità della celebrazione eucaristica.
La pittura della "cappella greca", che è associata ad altre scene neotestamentarie e veterotestamentarie e ad alcuni simboli riconducibili alla Resurrezione , ha dato luogo a molte discussioni relativamente alla sua interpretazione. Se, infatti, il grande iconografo tedesco Joseph Wilpert intese la situazione figurativa come una vera e propria fractio panis, più di recente la nostra scena è stata interpretata come un più semplice banchetto funerario, secondo una tradizione iconografica già sorta nell'arte pagana e ripresa anche dai cristiani, specialmente negli affreschi delle catacombe dei santi Pietro e Marcellino, dove molte rappresentazioni alludono, con ogni evidenza, al rito funerario del refrigerium, ossia a quel banchetto simbolico organizzato in onore dei defunti, in occasione del dies natalis dei fratelli scomparsi.
Tutto questo fa pensare che l'immagine del banchetto, nella cultura paleocristiana, propone diverse accezioni, nel senso che può alludere ora ai banchetti edonistici di puro intrattenimento, ora a un rito funerario, ora a una condizione paradisiaca, ora alla moltiplicazione dei pani, ora all'Eucarestia.
Ancora più sintetici appaiono i cosiddetti "pesci eucaristici" dipinti, nella prima metà del iii secolo, nelle cripte di Lucina. Qui, due grandi pesci fungono da base ad altrettanti cesti di pani, al cui interno si intravedono due bicchieri di vino rosso. Se tutta la prima stagione figurativa dell'arte delle catacombe presenta scene ancora ambigue dal punto di vista di una interpretazione sicuramente eucaristica, dal momento bizantino, le allusioni iconografiche divengono più chiare, come possiamo riscontrare nel presbiterio di San Vitale a Ravenna, dove Abele e Melchisedech sono rappresentati ai lati di un altare, mentre Abramo offre ospitalità ai tre personaggi a Mambre e si accinge a sacrificare Isacco. Ancora a Ravenna, la più antica scena dell'ultima cena si riconosce nel ciclo cristologico concepito in età teodoriciana, nella basilica di Sant'Apollinare Nuovo. Lo schema riprende l'organizzazione classica del banchetto e viene utilizzato anche, sempre nel vi secolo, nel codice purpureo di Rossano Calabro e in quello di Rabula, ora conservato nella Biblioteca Laurenziana di Firenze---
La pittura della "cappella greca", che è associata ad altre scene neotestamentarie e veterotestamentarie e ad alcuni simboli riconducibili alla Resurrezione , ha dato luogo a molte discussioni relativamente alla sua interpretazione. Se, infatti, il grande iconografo tedesco Joseph Wilpert intese la situazione figurativa come una vera e propria fractio panis, più di recente la nostra scena è stata interpretata come un più semplice banchetto funerario, secondo una tradizione iconografica già sorta nell'arte pagana e ripresa anche dai cristiani, specialmente negli affreschi delle catacombe dei santi Pietro e Marcellino, dove molte rappresentazioni alludono, con ogni evidenza, al rito funerario del refrigerium, ossia a quel banchetto simbolico organizzato in onore dei defunti, in occasione del dies natalis dei fratelli scomparsi.
Tutto questo fa pensare che l'immagine del banchetto, nella cultura paleocristiana, propone diverse accezioni, nel senso che può alludere ora ai banchetti edonistici di puro intrattenimento, ora a un rito funerario, ora a una condizione paradisiaca, ora alla moltiplicazione dei pani, ora all'Eucarestia.
Ancora più sintetici appaiono i cosiddetti "pesci eucaristici" dipinti, nella prima metà del iii secolo, nelle cripte di Lucina. Qui, due grandi pesci fungono da base ad altrettanti cesti di pani, al cui interno si intravedono due bicchieri di vino rosso. Se tutta la prima stagione figurativa dell'arte delle catacombe presenta scene ancora ambigue dal punto di vista di una interpretazione sicuramente eucaristica, dal momento bizantino, le allusioni iconografiche divengono più chiare, come possiamo riscontrare nel presbiterio di San Vitale a Ravenna, dove Abele e Melchisedech sono rappresentati ai lati di un altare, mentre Abramo offre ospitalità ai tre personaggi a Mambre e si accinge a sacrificare Isacco. Ancora a Ravenna, la più antica scena dell'ultima cena si riconosce nel ciclo cristologico concepito in età teodoriciana, nella basilica di Sant'Apollinare Nuovo. Lo schema riprende l'organizzazione classica del banchetto e viene utilizzato anche, sempre nel vi secolo, nel codice purpureo di Rossano Calabro e in quello di Rabula, ora conservato nella Biblioteca Laurenziana di Firenze---
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