martedì 7 gennaio 2020

Tradizioni fra cristianesimo ortodosso e paganesimo

SERBIA: Oggi si festeggia il Natale. Tra tradizione ortodossa e paganesimo

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Nei paesi cristiano ortodossi oggi ricorre il giorno di Natale. Come per il rito cattolico, si tratta della festività religiosa più sentita, in quanto si festeggia la nascita di Cristo. La differenza di tredici giorni rispetto al Natale cattolico è dovuta all’utilizzo di un diverso calendario da parte delle chiese ortodosse – ovvero quello giuliano, precedente a quello gregoriano, in uso in Italia e nel resto del mondo occidentale.
I paesi dell’Unione Europea a maggioranza cristiano-ortodossa sono la Romania, la Bulgaria, la Grecia e Cipro. Al di fuori dell’UE, invece, i principali paesi ortodossi sono la Russia, l’Ucraina, la Bielorussia e la Serbia.
In quest’ultima, le festività natalizie iniziano il 6 gennaio, giorno della vigilia, e sono caratterizzate da vari rituali a dir poco singolari, frutto sia della natura autocefala della chiesa ortodossa serba, sia del retaggio pre-cristiano e pagano che è andato a fondersi con i costumi legati alla tradizione del Natale.
Il Natale secondo i serbi: la vigilia
La vigilia di Natale, il 6 gennaio, in serbo si chiama “badnji dan”. Prende il nome dal “badnjak”, ovvero un ramo di quercia ricco di foglie. Secondo la tradizione, nelle prime ore del mattino della vigilia, prima che sorga il sole, i membri più anziani delle famiglie si recano nel bosco portando con sé del grano. Il badnjak viene quindi trattato alla stregua di una persona: gli viene dato il buongiorno e gli vengono fatti gli auguri. Quindi, orientati verso est, il ramo di quercia prescelto viene cosparso di grano e viene tagliato. Da qui viene portato davanti casa, dove resterà fino a sera, insieme a della paglia, che simboleggia sia la nascita di Cristo, essendo nato in una stalla, sia il pane e il grano, che secondo la tradizione pagana rappresentano il sostentamento dell’umanità. La paglia verrà poi portata in casa e messa al di sotto del tavolo dove verrà consumato il pranzo di Natale, arricchita di noci e dolcetti per i bambini; mentre il ramo di quercia verrà posizionato vicino al focolare e in alcune sue parti verrà cosparso di miele, a simboleggiare quanto sia caro il Natale per i membri della famiglia.
Il badnjak, alla sera, viene gettato nel focolare. Si tratta del rituale principale della vigilia, per la sua carica di significato. Secondo la tradizione cristiana, rappresenta il fuoco acceso dai pastori presso la grotta di Betlemme affinché riscaldassero il neonato e la sua famiglia; il badnjak simboleggia inoltre la croce in cui verrà crocifisso Cristo e il calore del suo ardere nel fuoco la salvezza per il genere umano.
Secondo la tradizione pagana, invece, il badnjak rappresenta l’incarnazione dello spirito della natura nonché della divinità che muore nel fuoco per poi risorgere e alla quale vengono rivolte preghiere per la fertilità dei campi, oltre che per la salute e felicità della famiglia.
Il giorno della vigilia, sempre secondo la tradizione, rappresenta anche l’ultima giorno del digiuno iniziato 40 giorni prima, e i fedeli si astengono dal consumare carne o pesce, tutti i derivati animali, così come tutto ciò che è cucinato o fritto.
Il 7 gennaio
Il 7 gennaio rappresenta il giorno di Natale vero e proprio. Gli auguri si rivolgono con la formula Hristos se rodi (è nato Cristo) a cui si risponde con vaistinu se rodi (è nato per davvero). Nelle prime ore del mattino i fedeli si recano in chiesa per ricevere il corpo di Cristo dopo essersi confessati.
Il rito principale del giorno di Natale riguarda la colazione. Poco prima che inizi, la tradizione vuole che un giovane maschio, anche bambino, entri nella casa e getti nel focolare la parte superiore del badnjak (avanzata dal giorno prima) ed esprima tanti desideri quante sono le scintille. Questi poi parteciperà alla colazione insieme alla famiglia.
Il pasto inizia con la “česnica”, una torta circolare decorata da motivi religiosi e al cui interno viene inserita una moneta. Tutti i commensali ne staccano contemporaneamente un pezzo con le mani e a colui che capiterà la moneta spetterà una anno di gioia e prosperità.
La rakija fatta in casa viene riscaldata e bevuta calda, mentre il pranzo prevede la consumazione dell’arrosto di maiale.
Infine, sono molte le credenze locali, frutto del legame tra tradizione pagana e cristiana. Tra queste, si crede che in caso di pioggia nel giorno di Natale l’anno a seguire vedrà la nascita di tutto quanto è stato sotterrato. In alcune zone della Serbia, si dice che in caso il badnjak nel focolare provochi molte scintille, l’anno a seguire sarà ricco di miele. Si crede inoltre sia buona cosa restituire oggetti e soldi ricevuti in prestito nel corso dell’anno.
Un’altra usanza diffusa è quella che vuole che dalla vigilia fino a Santo Stefano, per quei tre giorni, la casa non venga pulita.
Questo insieme di usanze e tradizioni rendono lo spirito natalizio in Serbia unico nel panorama cristiano-ortodosso. Tuttavia, i riti natalizi così come descritti sono rimasti un’esclusiva dei villaggi, dove le tradizioni sono più radicate, mentre nei centri urbani, anche grazie all’eredità del periodo socialista, i festeggiamenti sono più sobri e meno rappresentativi della tradizione contadina del paese.

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