venerdì 17 gennaio 2020

Giordano Bruno e il neoplatonismoGiordano Bruno e la dimensione simbolica del Mondo delle idee


Per far comprendere meglio il complesso pensiero di Bruno offro
agli utenti e amici che seguono questa pagina uno spezzone tratto
dal libro "Giordano Bruno e la dimensione simbolica del Mondo delle idee - un percorso esoterico nel cuore della Nolana Filosofia":
DOVEROSA PREMESSA:
“ Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta ”. (Platone – Apologia di Socrate)
Sul frontone dell’antico tempio di Apollo, a Delfi, risalente al IV secolo a.C., vi era un’iscrizione che si esprimeva in questi termini: Conosci te stesso (γνῶθι σαυτόν).
Il filosofo neoplatonico del III secolo Plotino nelle Enneadi fa di questo precetto delfico la centralità di un percorso iniziatico volto al perfezionamento interiore; conoscere noi stessi è funzionale al congiungimento con la nostra parte più nobile, quella divina, l’anima.
Per capire e assimilare nel migliore dei modi la cosiddetta Nolana filosofia, ed entrare finalmente in quel prezioso e quasi inaccessibile forziere riposto nella sublime mente del filosofo e mago naturale Filippo Giordano Bruno (1548-1600), è necessario, in primis, scardinare tutte quelle presunte certezze che noi tutti grosso modo coltiviamo sull’idea di Dio e sull’origine della nostra esistenza.
Questo vale sia per le persone che oggigiorno si considerano massimi estimatori della scienza, e si illudono per questo di avere quasi sempre tutte le verità a portata di mano, sia per coloro che invece le verità si convincono di trovarle per la maggiore nelle religioni e si abbandonano ciecamente verso una fede che si avvalla della prerogativa di dare risposte più o meno esaudienti sull’origine di tutto ciò che circonda.
Un classico per l’uomo che non ha voglia di sforzarsi più di tanto nell’arte del pensare o, per certi versi, che non sente la necessità di andare oltre tutto quello che già gli viene presentato dall’ufficialità e si accontenta di ciò poiché si sente in qualche modo appagato e protetto da un presunto ente superiore che vigilerebbe indisturbato su lui e su tutto ciò che lo circonda.
Sembra proprio così: alcune persone amano chiudersi definitivamente in un palazzo d’avorio mentale il quale conduce a sua volta ad una stagnazione emotiva, la cosiddetta zona di comfort che tende ad annichilire il loro essere e la loro voglia di conoscere nuovi orizzonti impantanandole nelle loro presunte certezze.
In un mondo pieno di informazioni come quello di oggi tutto ciò può sembrare più che lecito, ma a nostro modo di vedere occorre fare uno sforzo in più se si vuole realmente ricercare qualcosa di più profondo e al tempo stesso elevato che ci riguarda e che sia effettivamente capace di fornirci un senso reale alla nostra esistenza; in pratica stiamo dicendo che deve essere sempre presente in noi quella voglia di cambiamento che può condurci ad un miglioramento concreto sotto ogni punto di vista.
Sembra proprio che l’atto di pensare sia sempre stato una sorta di azione rivoluzionaria; le persone comuni, che ci piaccia ammetterlo o no, si sono sempre rifugiate tra le forti braccia del pensiero unico riconoscendo in esso l’unica guida autoritaria come se questa fosse per qualche ragione realmente discesa dall’alto.
Se vogliamo realmente comprendere la nostra vera natura, e questo vale oggi più che mai, dobbiamo per forza di cose liberare le nostre menti dai lacci del condizionamento e capire che quello che vediamo intorno a noi altro non è che solo una piccolissima frazione rispetto a ciò che potrebbe nascondersi nell’infinito.
Secondo la fisica, infatti, il 90% della massa totale calcolata è in realtà oscura e invisibile, mentre solo il 10% si può vedere e misurare con gli strumenti scientifici in nostro possesso; l’universo visibile che siamo oggi in grado di osservare, e con esso ovviamente le miriadi di stelle e galassie, sono solo una piccola parte limitata della ridotta percentuale visibile, cioè il 10%.
Non è per niente ragionevole, pertanto, credere che non vi sia altro da scoprire oltre a quello che l’ufficialità ci ha già presentato sinora.
Proprio per questo motivo, guai se l’uomo rinunciasse a valutare l’esistenza di altre vie perché pensa che in qualche modo tutto ciò potrebbe condurlo ad una sorta di sovraccarico mentale o ad una rivoluzione culturale o interiore che potrebbe in qualche modo turbarlo o destabilizzarlo e quindi è preferibile ignorare la possibilità di conoscere nuovi orizzonti; questo modo di pensare non porta che ad alimentare le proprie paure e l’inerzia nell’uomo, ossia la morte stessa dell’anima.
Bruno, attraverso la sua elevata visione filosofica e metafisica, ci invitata ad estendere i nostri confini mentali per esplorare senza timori ciò che veniva considerato da molti territorio proibito.
Del resto logica e ragione non hanno mai saputo domare la passione dell’uomo, quell’eroico furore di cui parla Bruno che può condurre la mente dell’intrepido a sfiorare le alte vette del pensiero dove senza confini agisce l’infinito e, di conseguenza, la Divina Potenza: l’Amore.
Giordano Bruno è l’antesignano della ‘nova filosofia’, una scienza dell’essere destinata ad essere prima o poi accettata sotto diversi aspetti, non ultimo quello simbolico che riflette, come vedremo in tutta quest’opera, i principi universali che ancora la scienza non ha capito del tutto.
Quando si parla di verità bisogna prendere in considerazione vari livelli di verità, ovverosia quella spirituale, quella matematica e, infine, quella scientifica.
Nel primo caso il più delle volte l’uomo si affida alla fede, e questo, per ovvie ragioni, può non essere sufficiente come riscontro esterno di una effettiva conferma di verità; nel secondo caso, invece, ricercare la verità non equivale a credere bensì a verificare, cioè a studiare una dimostrazione matematica che può dimostrare se quella presunta verità, come ad esempio il teorema di Pitagora o l’equazione di Ramanujan, corrispondono o no al vero.
La ricerca della verità nel campo scientifico è ancora più complessa perché richiede, invece, delle verifiche che possono essere assai complicate per l’uomo comune perché occorrono per forza di cose strumenti assai complessi e non agibili a tutti (non essendo alla portata di chiunque), come dei semplici microscopi o come i mastodontici e costosi strumenti come quelli che furono utilizzati dal CERN per dimostrare l’esistenza della cosiddetta particella di Dio (Bosone di Higgs) e simulare un nuovo Big Bang attraverso l’esperimento scientifico.
Gli uomini comuni non possono verificare se questi sperimenti sono effettivamente veri o no, devono fidarsi della scienza, cioè affidarsi a ciò che viene detto loro dagli scienziati e perciò, anche questo, può essere considerato a tutti gli effetti un atto di fede, seppure laica.
Stessa cosa vale per le missioni spaziali della NASA; le persone comuni non sono in grado di verificare quanto queste siano effettivamente reali o no e quindi dobbiamo per forza di cosa fidarci di quello che ci viene detto a tal riguardo dall’agenzia governativa statunitense.
Anche la meccanica quantistica, per ragioni quasi identiche, viene vista come una scienza non del tutto veritiera al 100% proprio perché non può essere dimostrata effettivamente e quindi non è ritenuta da diversi scienziati come una reale disciplina scientifica.
Alla luce di quanto appena espresso è assai difficile disincantare il credente, religioso o laico che sia; l’uomo sembra essere davvero sotto un incantesimo che tiene vincolata la sua mente a delle credenze assolutistiche di cui ne è in qualche modo vittima.
Nei suoi lavori Bruno ci rivela continuamente che siamo tutti in questo mondo per conseguire la verità e non per confermare ciò che altri hanno accettato per fede.
Che ci piaccia riconoscerlo o no, avere un atteggiamento chiuso, integralista, o una condotta morale di matrice complottista, piuttosto che un’indole esclusivamente scientista, che esclude di fatto l’esistenza stessa di Dio o di una logica superiore che avrebbe disposto tutto, il più delle volte alimenta l’ego, l’ignoranza, e il senso di separazione.
Tutte queste vie non portano ad una crescita interiore, e né tantomeno alla ricerca della verità, semmai tendono a far leva sulle nostre più recondite paure e sulle nostre presunte e spesso ridicole convinzioni.
L’uomo che ha realmente sete di conoscenza, innanzi tutto deve uscire da certe logiche malsane che gli attanagliano la mente, e deve soprattutto tornare a chiedersi il perché delle cose come fanno da sempre i bambini e non dare tutto per scontato; in secondo luogo deve essere sempre pronto a mettere in discussione ogni cosa se vuole intraprendere un genuino cammino di ricerca della verità; non può in alcun modo mai lontanamente pensare di poter possedere la verità su Dio così come su altre tematiche non verificabili.
L’uomo può tuttavia affidarsi alla fede, questo sì, ma senza pretendere di dimostrare che ciò che egli crede sia la verità indiscussa, soprattutto l’unica e la sola.
Tutto questo già ai suoi tempi Bruno lo sapeva, ed è proprio per queste ragioni che egli filosofava sull’essenza di Dio da riscontrare non nei dogmi religiosi, ma in ogni dove, e ci invitava attraverso i suoi lavori ad interiorizzare e ad armonizzare le due realtà: quella fisica, esaltata oggigiorno dalla scienza materialista, e quella metafisica, da sempre alla base di ogni tradizione spiritualista.
Dio non sottostà ad alcuna religione!
Tuttavia Bruno dà un grande risalto alla fides perché senza il presupposto della fede, sostiene il Nolano nel De gli eroici furori e nel Sigillus Sigillorum, i maghi, i profeti, i medici non ottengono nulla, non hanno successo.
La fede che intende Bruno è però effectus e actus della conoscenza, non è un affidarsi ad un qualcosa di invisibile senza fare alcuna esperienza diretta.
A nostro avviso, e questo ci teniamo a rimarcarlo in maniera netta, non è possibile capire concretamente il complesso pensiero di Giordano Bruno se accettiamo come uniche verità sia quelle fornite dalle religioni, sia quelle che invece vengono presentate oggi dalla scienza. Occorre qualcosa in più.
La dimensione simbolica del mondo delle idee, che la società odierna ha quasi dimenticato, oltre ad essere aldilà dello Spazio e del Tempo, situata quindi in una dimensione diversa dalla nostra, non è né misurabile e né quantificabile con gli strumenti scientifici presenti nel mondo fisico…
…Gli elaborati scritti di Bruno sono come dei traghetti capaci di trasportare la nostra mente dal mondo della parola, in cui tutti quanti noi siamo centrati, al mondo delle idee e viceversa.
Per capire e assimilare tutto questo dobbiamo avere il coraggio di denudarci del nostro ego, annullando in tal modo quasi completamente il nostro moderno bagaglio culturale; non a caso nel corso della sua esistenza Giordano Bruno abbracciò le nuove dottrine scientifiche antiaristoteliche e si scagliò spesso contro i cosiddetti pedanti, anzitutto contro i peripatetici, uomini che secondo il filosofo partenopeo erano pappagalli della cultura, ottusi sia nel campo della letteratura, così come in quello della teologia e della matematica (geometria euclidea).
“... quanto men sanno e sono imbibiti de false informazioni, tanto più pensano di sapere ”.
(Giordano Bruno – Cabala del cavallo pegaseo con l’aggiunta dell’asino cillenico)
Giordano Bruno fu un intellettuale scomodo perché condannava le menzogne e l’ipocrisia, soprattutto quando queste venivano propinate dal cosiddetto mondo della cultura, trasformato da bigotti pedanti in un’accademia del pensiero unico.
Per Bruno i pedanti erano persone di mente infantile che non hanno saputo in alcun modo elevarsi al di sopra delle nozioni più elementari e raggiungere verità più elevate.
Bruno oltre al dogmatismo religioso dei cristiani cattolici e riformati entrò in diatriba con i grammatici dell’aristotelismo: fanatici della lettera, della metafisica, della fisica e della cosmologia aristotelica.
Riprendendo la concezione cusaniana di universo infinito, esplicazione di Dio in quanto implicito infinito, Bruno realizza l’idea di infiniti mondi e di un universo sempre più in espansione animato da una forza infinita unica, la natura divinizzata.
Bruno concepisce Dio come principio primo sovrannaturale insito nella materia: la creazione materiale.
Una è la sostanza che genera ogni aspetto della realtà, uno è lo Spirito artefice, principio di ogni cosa e infinita forza vitale.
Eliminata ogni trascendenza, così come veniva interpretata dalla mistica cristiana medievale, nella nova filosofia il Naturalismo è centrale:
Dio è concepito come la natura stessa, intesa come infinita potenzialità e infinita presenza, ossia come natura naturans (natura naturante) e natura naturata, “vera essenza de l’essere tutto” (De la causa principio et uno) - Questi concetti li esamineremo dettagliatamente nel paragrafo ‘Dio e la Natura – la materia come matrice divina nella vita’.

Il pensiero di Bruno ed il suo modo di vedere le cose, sia quelle fisiche che quelle metafisiche, risultava essere diverso rispetto ai classici studi tradizionali pur non essendo effettivamente quasi mai in antitesi con essi, anzi; la 'nova filosofia' che produce Bruno durante la sua esistenza equivale ad una sapienza universale avversa ad ogni forma di dogmatismo religioso e pseudoscientifico...
...Il complesso pensiero di Bruno detiene in sé la peculiarità sia di attrarre che di respingere gli animi degli esseri umani e, proprio per questa ragione, può sembrare per certi versi non del tutto idoneo, obsoleto, o persino quasi inarrivabile per l’uomo comune; questa è una regola che paradossalmente vale oggi più che mai.
Molte persone, oggigiorno come in passato, parlano di cambiamento affermando di volerlo fortemente, ma poi rimangono imbrogliate volentieri, per un motivo o per un altro, in quelle stesse dinamiche che le fanno soffrire o quantomeno non avanzare di un solo centimetro verso un cambiamento effettivo.
La via per la realizzazione interiore, essendo a tutti gli effetti un’elevata conquista (un’iniziazione naturale), risiede principalmente nella via dell’azione, non certo in quella dell’inerzia dove le anime preferiscono lamentarsi o baloccarsi disquisendo sterili concetti, e magari accontentandosi di quello che già hanno restando comodamente adagiati sugli allori.
Occorre lavorare seriamente su noi stessi per ottenere realmente un drastico cambiamento; ecco perché la via iniziatica, così come le conoscenze più elevate, non sono comprensibili o adatte a tutti.
Tutto questo Giordano Bruno lo sapeva benissimo.
Continua...
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