
... Sappiamo che, durante tutto il Medioevo, in Francia si officiavano cerimonie religiose strane ma assai gradite al popolo, come la festa dei pazzi con una processione che partiva dalla chiesa e lì ritornava con i suoi dignitari, i suoi fedeli, il suo popolo. Il popolo rumoroso, malizioso, scherzoso, pieno di traboccante vitalità, di entusiasmo e di foga si riversava nella città dai sobborghi e dalle popolate colline scendeva per ritrovare la gioia e unirsi, fra il sacro e il profano, in processioni come nella “Festa dei Pazzi” o nella “Processione della volpe” o nella “Festa dell’asino”. Liturgie colme di entusiasmo e di grandissima partecipazione, dove giovani e vecchi, donne e bambini, erano coinvolti e liberi di esprimere e sfogare la loro gioia di vivere e la loro sessualità.
Sappiamo anche del “riso pasquale”: lo si è praticato per secoli nelle chiese. Infatti, in certi paesi di lingua tedesca, durante la messa di Pasqua, i predicatori solevano incitare il popolo concelebrante a ridere (per la resurrezione di Cristo) sonoramente, anche ricorrendo a pantomime oscene e a storielle ambigue. Risus pascalis, riso pasquale, veniva chiamata questa usanza.
Ancora, secondo un rituale pagano come la “Festa degli innocenti” del XIV secolo, il Vescovo stesso era solito giocare a palla con i chierici... e ricordo anche lo strano "Gioco della Pelota", praticato nella navata di Saint-Étienne, cattedrale d’Auxerre, e che scomparve, poi, intorno al 1538. Giorni inversi, dove non esistevano più le gerarchie: la "Festa del Papà del Gnoco", a Verona, era colma di queste inversioni di ruoli, affinché il popolo si sentisse libero e senza condizionamenti; in una sorta paese della cuccagna, dove la penuria alimentare e il peccato erano dimenticati per un giorno.
Le feste di tipo carnascialesco, come quelle dei folli, si svolgevano spesso in chiesa, finché non furono soppresse nel XVII secolo; l’asinade era legata alla festa dei folli, la trasgressione delle regole fra tragico e grottesco. Il tragicomico liberava l’individuo dalle sue paure verso l’incerto futuro: la fame, le malattie, la precarietà della vita, l’insicurezza continua, l’oppressione e la paura della morte superata con l’eros.
Ordine e disordine, ma il caos è la sorgente segreta della vita; il sesso genera anarchia, ma anche liberazione. I pagani lo capivano assai meglio di noi. Lasciavano uno spazio all’anarchia nelle loro ben ordinate vite.
Nel medioevo il folle porta sempre una cuffia da cui spuntano le orecchie d’asino e stringe in mano una clava. Il nesso fra asino e sacro è sottolineato da una delle tradizioni più discusse: il “Festum Asinarum”, solennizzato soprattutto in Francia, dove addirittura un arcivescovo, Pierre de Corbeil, scrive i versi che si cantano durante il rito.
E’ chiamata anche messa dell’asino o festa “ragliata”. La domanda che poniamo dopo tutte queste storie è: nelle due processioni veronesi si portava alla venerazione della città Cristo o l’asino? ...
Tratto da <<L’animale degli umili: l’asino, il suo palio, ma anche divinità Mediterranea>>. Articolo apparso su "Percorsi della mente" di Luigi Pellini.
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