Nel quartiere Appio Latino
Sulla via Appia Antica, di fronte alla tomba di Cecilia Metella, sorgono i resti della chiesa di S. Nicola a Capo di Bove rimasta senza soffitto, come la più nota chiesa di San Galgano in Toscana. Qui non ci sono spade conficcate nella roccia ma l’atmosfera, complici i pini e i cipressi che si ergono come verdi obelischi e le mura medievali che la circondano, è affascinante. Innanzitutto è detta “a Capo di Bove” per via delle decorazioni presenti sulla tomba di Cecilia Metella raffiguranti appunto teste di buoi. Venne costruita dai Caetani, nel XIII secolo, all’interno del loro castello del quale il mausoleo romano fungeva da poderoso torrione difensivo. La chiesa, raro esempio di architettura gotica sacra a Roma, mostra anche come fosse consuetudine nel medioevo costruire edifici sacri all’interno delle corti fortificate. A differenza di altri siti, nei quali il livello di calpestio originale è più basso di quello attuale, qui il pavimento primitivo era situato a circa 35 centimetri al di sopra di quello attuale, che oggi è costituito da semplice terriccio. La struttura della chiesa è a navata unica con una facciata liscia, sormontata, sul lato sinistro, da un campanile a vela costruito molto probabilmente in un periodo successivo, come si evince anche dal diverso tipo di muratura. Caratteristiche le monofore presenti sui due fianchi della navata che, unitamente all’assenza di aperture nell’abside, fanno pensare ad un modello costruttivo vicino alle costruzioni sacre legate agli Angioini. In particolare, è stato avvicinato a questa chiesa l’architetto Tommaso de’ Stefani discepolo di Masuccio, e per questo detto Masuccio II, che soggiornò a Roma per studiare i monumenti antichi dell’Urbe e che a Napoli realizzò due chiese (S. Chiara e S. Lorenzo) nelle quali ripropose proprio la scelta di queste monofore trilobate inserite nello stesso tipo di struttura a navata unica. La dedicazione a San Nicola, lega questa chiesa a numerose altre cappelle di palazzo secondo una consuetudine prevalentemente francese di consacrare questo tipo di edifici sacri dedicati al culto privato proprio a San Nicola. Questa tradizione parte però ancora da più lontano: da Costantinopoli, con la costruzione della cappella del palazzo imperiale intitolata da Giustiniano a San Nicola di Mira.
o di Bove,
Sulla via Appia Antica, di fronte alla tomba di Cecilia Metella, sorgono i resti della chiesa di S. Nicola a Capo di Bove rimasta senza soffitto, come la più nota chiesa di San Galgano in Toscana. Qui non ci sono spade conficcate nella roccia ma l’atmosfera, complici i pini e i cipressi che si ergono come verdi obelischi e le mura medievali che la circondano, è affascinante. Innanzitutto è detta “a Capo di Bove” per via delle decorazioni presenti sulla tomba di Cecilia Metella raffiguranti appunto teste di buoi. Venne costruita dai Caetani, nel XIII secolo, all’interno del loro castello del quale il mausoleo romano fungeva da poderoso torrione difensivo. La chiesa, raro esempio di architettura gotica sacra a Roma, mostra anche come fosse consuetudine nel medioevo costruire edifici sacri all’interno delle corti fortificate. A differenza di altri siti, nei quali il livello di calpestio originale è più basso di quello attuale, qui il pavimento primitivo era situato a circa 35 centimetri al di sopra di quello attuale, che oggi è costituito da semplice terriccio. La struttura della chiesa è a navata unica con una facciata liscia, sormontata, sul lato sinistro, da un campanile a vela costruito molto probabilmente in un periodo successivo, come si evince anche dal diverso tipo di muratura. Caratteristiche le monofore presenti sui due fianchi della navata che, unitamente all’assenza di aperture nell’abside, fanno pensare ad un modello costruttivo vicino alle costruzioni sacre legate agli Angioini. In particolare, è stato avvicinato a questa chiesa l’architetto Tommaso de’ Stefani discepolo di Masuccio, e per questo detto Masuccio II, che soggiornò a Roma per studiare i monumenti antichi dell’Urbe e che a Napoli realizzò due chiese (S. Chiara e S. Lorenzo) nelle quali ripropose proprio la scelta di queste monofore trilobate inserite nello stesso tipo di struttura a navata unica. La dedicazione a San Nicola, lega questa chiesa a numerose altre cappelle di palazzo secondo una consuetudine prevalentemente francese di consacrare questo tipo di edifici sacri dedicati al culto privato proprio a San Nicola. Questa tradizione parte però ancora da più lontano: da Costantinopoli, con la costruzione della cappella del palazzo imperiale intitolata da Giustiniano a San Nicola di Mira.
o di Bove,
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