martedì 24 marzo 2020

La Danza della gioia...

Il 15 novembre 1833, a Ruvo di Puglia, venne rinvenuta una tomba dell’Età Minoica con un affresco illustrante il mito di Teseo, legato cioè al mistero della morte e della rinascita. L’affresco venne ritagliato dalla parete della tomba e inviato in dono al re di Napoli. La raffinata pittura mostra una trenodía di fanciulle che eseguono una danza corale, formando una catena, le braccia incrociate, porgendo la destra alla compagna che sta dietro e la sinistra a quella posta davanti, animando una coreografia circolare evocante il mito orfico delle continue rinascite
Plutarco scrive del mito di Teseo e fa riferimento proprio al significato della performance coreutica delle fanciulle: «Nel viaggio di ritorno da Creta, Teseo si fermò a Delo. Dopo aver sacrificato al dio e offerto come dono votivo l’immagine di Afrodite che aveva ricevuto da Arianna, eseguì, insieme a delle ragazze , una danza che dicono sia ancora in uso presso quelli di Delo e che riproduce i giri, i passaggi del Labirinto: una dan­za consistente in contorsioni ritmiche e movimenti circolari. Gli antichi la chiamarono “danza della gru”, giustificando spesso la denominazione con la disposizione dei ballerini in fila li­neare, come fanno gli uccelli migratori».
È, secondo gli studiosi, in allegoria pittorica, la “danza di gioia”, della liberazione delle anime dalla prigione della materia caduca, in volo verso l’Elisio dell’eternità senza dolore né morte. I festoni di melagrane, il panneggio ondulante delle vesti delle danzatrici, riportano la vittoria sull’oltretomba del fluire inarrestabile della vita, esplodente in colori e ritmo irrefrenabile.
L’affresco è attualmente al Museo Archeologico Nazionale di Napoli...

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