La
grotta di Angera è l’unico mitreo conosciuto fino ad oggi in Lombardia e
al suo esterno sono ancora visibili antiche incisioni legate ai culti
misterici
Le Fate sono al centro di storie e leggende legate alla cittadina di Angera, in provincia di Varese, nota per la sua imponente Rocca, che sorge in posizione strategica sin dai tempi romani e longobardi. Alla base della parete rocciosa sulla quale s’innalza severa l’antica fortezza, si apre una cavità naturale del diametro di otto metri per cinque, di forma ellittica, circondata da folta vegetazione, chiamata dagli abitanti del luogo “tana del lupo”. In essa sono stati ritrovati importanti reperti del mesolitico, risalenti a circa settemila anni prima di Cristo, mentre in età romana, dal II sec. d.C. in poi, venne adibita al culto del dio persiano Mitra, i cui riti venivano celebrati in locali sotterranei, e presentavano una particolare somiglianza con quelli tipici del cristianesimo.
La grotta di Angera è l’unico mitreo conosciuto fino ad oggi in Lombardia e al suo esterno sono ancora visibili antiche incisioni legate ai culti misterici oltre a diversi incavi rettangolari predisposti per accogliere lapidi e rilievi votivi.
Dio guerriero, strettamente legato al sole e forse proprio per questo venerato negli antri della terra, Mitra, il cui nome significa “amico”, rappresenta il giorno con la sua luce e con esso l’aspetto benevolo della divinità. A questa caratteristica è probabilmente dovuta la leggenda secondo cui la grotta sarebbe da sempre abitata da una stirpe di fate buone e bellissime, custodi di una magica porta, invisibile e metafisica, che solo ogni cento anni si dice aprirsi all’entrata della grotta.
Secondo l’antica narrazione, questo misterioso passaggio rappresenterebbe un’apertura verso altre dimensioni, una porta d’accesso a mondi paralleli che solo gli iniziati potevano oltrepassare. Finora tuttavia, ancora nessuno è mai riuscito a scoprire quale sia il giorno esatto in cui la magica porta apra i suoi misteri….
Le Fate sono al centro di storie e leggende legate alla cittadina di Angera, in provincia di Varese, nota per la sua imponente Rocca, che sorge in posizione strategica sin dai tempi romani e longobardi. Alla base della parete rocciosa sulla quale s’innalza severa l’antica fortezza, si apre una cavità naturale del diametro di otto metri per cinque, di forma ellittica, circondata da folta vegetazione, chiamata dagli abitanti del luogo “tana del lupo”. In essa sono stati ritrovati importanti reperti del mesolitico, risalenti a circa settemila anni prima di Cristo, mentre in età romana, dal II sec. d.C. in poi, venne adibita al culto del dio persiano Mitra, i cui riti venivano celebrati in locali sotterranei, e presentavano una particolare somiglianza con quelli tipici del cristianesimo.
La grotta di Angera è l’unico mitreo conosciuto fino ad oggi in Lombardia e al suo esterno sono ancora visibili antiche incisioni legate ai culti misterici oltre a diversi incavi rettangolari predisposti per accogliere lapidi e rilievi votivi.
Dio guerriero, strettamente legato al sole e forse proprio per questo venerato negli antri della terra, Mitra, il cui nome significa “amico”, rappresenta il giorno con la sua luce e con esso l’aspetto benevolo della divinità. A questa caratteristica è probabilmente dovuta la leggenda secondo cui la grotta sarebbe da sempre abitata da una stirpe di fate buone e bellissime, custodi di una magica porta, invisibile e metafisica, che solo ogni cento anni si dice aprirsi all’entrata della grotta.
Secondo l’antica narrazione, questo misterioso passaggio rappresenterebbe un’apertura verso altre dimensioni, una porta d’accesso a mondi paralleli che solo gli iniziati potevano oltrepassare. Finora tuttavia, ancora nessuno è mai riuscito a scoprire quale sia il giorno esatto in cui la magica porta apra i suoi misteri….
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