lunedì 9 marzo 2020

La strabiliante Cappella del Cardinale Bessarione.Roma


la strabiliante Cappella del Cardinale Bessarione.roma
Gli affreschi che decorano il monumento funerario, restituito da pochi anni alla visione del pubblico, rappresentano uno dei più alti capolavori rinascimentali della pittura romana della seconda metà del ‘ 400.
La cappella contiene un ciclo di affreschi quattrocenteschi realizzati da Antoniazzo Romano con la collaborazione di Melozzo da Forlì negli anni 1464-68. Due affreschi sono dedicati alle apparizioni dell’arcangelo Michele sul Gargano e a Mont Saint-Michel. Il ciclo angelico prosegue in alto con la visione delle nove schiere angeliche che fanno corona al Cristo trionfante.Giovanni Bessarione,monaco basiliano, nato nel 1403 a Trebisonda in Turchia e morto a Ravenna nel 1472 è una delle figure chiave del Rinascimento italiano. Umanista e grande uomo di cultura aprì la sua casa a letterati e studiosi facendone un centro dell’umanesimo rinascimentale. Famoso è il suo impegno per l’unificazione della chiesa orientale con quella di Roma e l’azione diplomatica per la liberazione di Costantinopoli e dell’oriente dall’espansionismo turco. Il ciclo pittorico della sua cappella funebre è una sorta di testamento spirituale a cui il cardinale affida le personali convinzioni religiose e le speranze di un nuovo assetto religioso e politico del mondo contemporaneo. Le storie dell’arcangelo Michele, germinate nel mondo bizantino in Frigia e Pisidia, poi giunte a Siponto sul Gargano e di qui diffuse nell’occidente cristiano.
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La cappella è emersa nel 1959 dietro la settecentesca cappella Odescalchi: la costruzione aveva infatti completamente obliterato l’antica cappella funeraria voluta dal Cardinale Bessarione.
La scoperta, avvenuta casualmente durante i lavori di ristrutturazione dell’adiacente palazzo Colonna eseguiti da Clemente Busiri Vici, è di eccezionale rilievo ed importanza: le pareti mostrano infatti ancora intatte le bellissime pitture quattrocentesche, opera di un grande artista che lavorò nell’Urbe sullo scorcio del secolo. Le pitture sono attribuite, sulla base di contratti e documenti d’archivio, ad Antoniazzo Romano, artista nato e cresciuto a Roma, che però assimila il linearismo energico e l’impianto dell’arte fiorentina, e che trae ispirazione dalle opere di Piero della Francesca. Oltre ad Antoniazzo, artista fondamentale nell’Urbe per il suo ruolo di aggiornamento delle discipline figurative, ma che è rimasto spesso sconosciuto al grande pubblico, la critica ha individuato altre mani all’opera. Si è parlato di Melozzo da Forlì, autore anche dei bellissimi affreschi del coro dei Santi Apostoli, purtroppo oggi distaccati (famosissimo il Cristo conservato al Quirinale), e di Lorenzo da Viterbo: tutte personalità artistiche di grande impatto nella Roma di fine secolo.



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