martedì 3 marzo 2020

Il dio Mercurio, il più venerato dai Galli

Il dio che i Galli onorano di più è Mercurio: … essi lo considerano come l’inventore di tutte le arti, egli è per loro il dio che indica il cammino” (Cesare)
Lug
Le più antiche rappresentazioni iconografiche di divinità celtiche risalgono al V secolo a.C. e le loro forme sono mutuate dal repertorio iconografico orientale, giunto ai Celti attraverso la mediazione degli Etruschi. L’Albero della vita, palmette e fiori di loto, volti umani con attributi animali, il grifone, la sfinge, le chimere, vengono scelti dagli artigiani latèniani per esprimere in modo figurativo un mondo religioso che nei secoli precedenti aveva trovato espressione attraverso composizioni di forme geometriche semplici. Prende così forma una divinità le cui rappresentazioni più frequenti sono la testa maschile, spesso con barba e baffi, e il cavallo dalla testa umana.
La ruota o la triscele, il calderone dell’abbondanza, l’insegna di guerra con il cinghiale, i rapaci, la coppia di draghi accompagnano queste raffigurazioni legando la divinità all’astro solare e conferendole un carattere guerriero e regale. In mancanza di documenti che associno un nome alle rappresentazioni, si ritiene che possa essere identificata con la grande divinità celtica che Cesare nel De Bello Gallico assimila al Mercurio romano perché inventore delle arti, signore dei viaggi e protettore dei commerci. Nel ciclo epico irlandese questo importante dio è chiamato Lug, il luminoso, spesso accompagnato dall’epiteto ildànach , così come Cesare definisce il Mercurio celtico omnium inventorem artium (inventore di tutte le arti).

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